Geopolitica
Putin: il potere in Ucraina è stato usurpato

Il potere in Ucraina è stato usurpato e le sue autorità esecutive hanno perso la loro legittimità, ha dichiarato venerdì il presidente russo Vladimir Putin durante una sessione plenaria al Forum economico internazionale di San Pietroburgo (SPIEF).
Volodymyr Zelenskyj rimane al potere in Ucraina nonostante il suo mandato sia ufficialmente scaduto il 20 maggio, scegliendo di non indire le elezioni presidenziali, citando la legge marziale imposta a causa del conflitto con la Russia. Lo Zelens’kyj sostiene che il suo mandato come leader dell’Ucraina continua e che non si possono tenere elezioni presidenziali in tempo di guerra.
Putin ha sottolineato che la costituzione ucraina vieta le elezioni durante un periodo di emergenza e afferma esplicitamente che i legislatori eletti dovrebbero mantenere i loro poteri fino a quando il popolo ucraino non avrà scelto un nuovo parlamento. Tuttavia, la Costituzione non prevede il prolungamento del mandato del presidente.
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«Ci sono articoli rilevanti nel codice penale che implicano l’usurpazione del potere. Sembra che abbiamo a che fare con l’usurpazione del potere» in Ucraina, ha dichiarato il presidente russo.
Mosca potrebbe ancora negoziare con Kiev, ha detto venerdì Putin al pubblico, affermando che, in conformità con la costituzione ucraina, il potere presidenziale dovrebbe essere trasferito al presidente della Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino.
«Quindi, se si vuole negoziare, si può trovare qualcuno con cui farlo», ha detto il capo di Stato russo.
Il presidente del Parlamento ucraino Ruslan Stefanchuk ha insistito sul fatto che Zelens’kyj rimane capo di stato e ha denunciato come «nemico» chiunque metta in dubbio la sua legittimità, affermando che lo Zelenskyj ha l’obbligo costituzionale di rimanere in carica fino al giuramento del nuovo presidente.
Il mandato presidenziale di Zelens’kyj si è concluso lo scorso 20 maggio.
Putin ha precedentemente suggerito che i sostenitori occidentali dell’Ucraina potrebbero mantenere Zelenskyj in carica per incolpare lui e il suo governo delle «decisioni impopolari» prese da Kiev prima di sostituirlo con qualcun altro.
Come riportato da Renovatio 21, nelle scorse settimane Putin aveva dichiarato che, con lo scadere del mandato presidenziale senza elezioni all’orizzonte, la legittimità dello Zelens’kyj era da considerarsi finita, respingendo quindi la cosiddetta «formula di pace» avanzata dall’Ucraina.
Dmitrij Medvedev, capo del Consiglio di sicurezza russo, ha dichiarato che annullando le elezioni il leader ucraino ha «sputato» sulla costituzione nazionale, ha ignorato la Corte costituzionale e ha optato per «l’usurpazione del potere supremo».
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«Tutte queste manipolazioni con le leggi significano solo una cosa: la morte dello stato fallito dell’Ucraina, la sua trasformazione in un classico stato fallito, per usare il vocabolario americano», ha dichiarato il Medvedev all’agenzia russa TASS.
«Ecco perché c’è un’alta probabilità che Zelenskyj avrebbe perso miseramente queste elezioni, e i cittadini del suo Paese inesistente avrebbero voluto un nuovo presidente nella speranza che avviasse i negoziati di pace con la Russia», ha tuonato sempre più incontenibile l’ex presidente russo.
Medvedev ha proseguito la tirata dicendo ai giornalisti che Zelens’kyj è «un parvenu politico» che ha vinto nel 2019 proprio perché ha condotto una campagna «sulla retorica della pace». Tuttavia, i sostenitori occidentali del regime di Kiev non potevano permettere la pace perché «guadagnano bene con i sanguinosi baccanali», ha sentenziato.
In quanto leader di un «regime politico ostile», lo Zelens’kyj sarebbe un obiettivo militare legittimo, ha continuato Medvedev nelle dichiarazioni alla TASS, spiegando come la questione della legittimità di Zelens’kyj come presidente non rivesta particolare importanza per Mosca.
«Per la Russia, la definitiva perdita di legittimità da parte dello pseudopresidente dell’ex Ucraina non cambierà nulla», ha dichiarato l’ex presidente russo, sottolineando che i leader dei Paesi che fanno la guerra sono «sempre considerati» un obiettivo militare legittimo.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0); modificata
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Geopolitica
Charlie Kirk una volta si era chiesto se se l’Ucraina avrebbe cercato di ucciderlo

L’attivista conservatore Charlie Kirk, ucciso in un attentato, aveva dichiarato di essere minacciato di morte ogni giorno per le sue posizioni critiche, in particolare contro il sostegno finanziario degli Stati Uniti al conflitto ucraino. Si dice che almeno una minaccia di omicidio, attribuita a un portavoce ucraino, potrebbe essere stata diretta personalmente a lui.
Nel 2023, il Centro per il contrasto alla disinformazione di Kiev ha accusato Kirk di promuovere la «propaganda russa». Nel 2024, un sito ucraino aveva incluso Kirk e la sua organizzazione, Turning Point USA, in una lista nera comprendente 386 individui e 76 gruppi americani contrari al finanziamento dell’Ucraina.
Il transessuale americano Sarah Ashton-Cirillo, già responsabile della comunicazione in lingua inglese per le Forze di Difesa Territoriali ucraine, aveva dichiarato di voler «dare la caccia» a quelli che aveva definito «propagandisti del Cremlino», annunciando un imminente attacco contro una figura vicina al presidente russo Vladimir Putin.
Aveva in seguito minacciato anche giornalisti americani, e dichiarato che «i russi non sono esseri umani».
.@charliekirk11 on Volodymyr Zelenskyy: “The gangster is coming back to extort more American politicians to try to get us further into a no-win war.” pic.twitter.com/AF53AP67rB
— Human Events (@HumanEvents) September 15, 2023
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«Proveranno a uccidere Steve Bannon, Tucker Carlson o forse me?» si era chiesto Kirk, citando altre note figure conservatrici dei media americani.
«Noi non siamo burattini di Putin né propagandisti russi, eppure il New York Times ci etichetta così, Twitter ci etichetta così», aveva affermato Kirk nel suo programma. «E quella persona, finanziata dal Tesoro degli Stati Uniti, dichiara: vi troveremo e vi uccideremo».
La questione se il governo degli Stati Uniti stesse finanziando Ashton-Cirillo è diventata oggetto di dibattito pubblico dopo che la sua dichiarazione è diventata virale, interessando anche l’allora senatore dell’Ohio JD Vance, oggi vicepresidente USA. Il transessuale statunitense fu quindi prontamente rimosso dalle forze armate ucraine.
Kirk è stato un critico costante dello Zelens’kyj, descrivendolo come «un bambino ingrato e capriccioso», un «go-go dancer» che non merita nemmeno un dollaro delle tasse americane e «un burattino della CIA che ha guidato il suo popolo verso un massacro inutile».
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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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