Persecuzioni
Vescovo cristiano assiro anti-lockdown accoltellato in streaming
Un vescovo della chiesa cristiana assira è stato accoltellato mentre stava predicando in chiesa nella città di Sydney, in Australia. Lo riporta il Daily Mail.
La tragedia si è consumata poche ore fa. La polizia antisommossa è stata chiamata in azione per sedare tensioni creatasi nella parte occidentale della città.
Il vescovo Mar Mari Emmanuel, un iracheno della chiesa assira, stava predicando alla Chiesa di Cristo Buon Pastore a Wakeley, nella zona ovest di Sydney, oggi poco dopo le 19, quando un uomo vestito di nero si è avvicinato all’altare e presumibilmente lo ha pugnalato più volte.
Il filmato agghiacciante dell’incidente, trasmesso in diretta sulla pagina YouTube della chiesa, mostra il vescovo Emmanuel alzare lo sguardo stupito mentre l’aggressore lo pugnala improvvisamente con rapidi colpi sul viso e sulla testa.
Bishop Mar Mari Emmanuel has been attacked and stabbed by a suspected Islamist during a service in Sydney Australia.
Or it could be another white Christian with mental health issues.
You decide. pic.twitter.com/QLh561HIGQ
— Tommy Robinson 🇬🇧 (@TRobinsonNewEra) April 15, 2024
Nel video si sentono urla di terrore mentre altri fedeli si precipitano in aiuto del vescovo mentre cade a terra. Secondo le prime notizie filtrate dalla scena, almeno altri quattro fedeli sarebbero stati accoltellati nella rissa che ne è seguita.
Un portavoce della polizia dello Stato australiano del Nuovo Galles del Sud ha dichiarato che il vescovo Emmanuel ha subito «lesioni non mortali». «Gli agenti hanno arrestato un uomo e lui sta collaborando con la polizia nelle indagini», ha aggiunto il portavoce. Non vi è al momento alcuna informazione sull’identità del sospetto, né sulle sue possibili motivazioni.
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Il vescovo Emmanuel dispone di un cospicuo seguito sui social media, con oltre 17.000 follower su Facebook. La Chiesa di Cristo Buon Pastore ha quasi 200.000 iscritti su YouTube.
Due giorni fa il canale YouTube «Follower of Christ» aveva pubblicato un video in cui il vescovo aveva lanciato un messaggio al popolarissimo influencer Andrew Tate, rimproverandolo di credere che i cristiani di oggi siano codardi. Tate mesi fa si è convertito all’Islam. Nel filmato sostiene di essere stato in Cielo e di aver visto solo Gesù, e nessun’altra figura di altre religioni – compreso, ripete, l’Islam.
«Questa storia potrebbe mettermi nei guai» dice Mar Mari Emmanuel alla fine del video. «Mister Andrew Tate, io prego per te, mio caro amico, di tornare al Signore Gesù, perché hai fatto un grande errore negando il tuo Dio. Il più grande errore fatto nella tua vita. Io prego che il Signore tocchi il tuo cuore, e ti riporti alla verità, perché non c’è altra verità di Gesù Cristo di Nazareth».
Mar Mari Emmanuel un mesi fa aveva pubblicato anche un messaggio agli ebrei, dove diceva che almeno i musulmani avevano riconosciuto la venuta di Gesù «e lo hanno chiamato “profeta”… non male», mentre i giudei – come spiega il sionista Ben Shapiro in un segmento che precede la predica del vescovo assiro – neanche quello.
In un altro video apparso di recente il vescovo assiro aveva attaccato la dichiarazione vaticana Fiducia Supplicans con cui Roma ammette ora la possibilità di benedire le «coppie» omosessuali.
«Io vi prego, papa Francesco, questo documento deve essere ritirato come se non fosse mai esistito perché… mi dispiace di dirlo, lo dico con umiltà… Voi non avete la giurisdizione di dare una benedizione del genere…. voi non possedete di quella chiave».
«Stiamo vivendo alla fine dei tempi miei amati… non andate nel panico… non siate sfiduciati, non lasciate la vostra Fede, non lasciate la vostra Chiesa, la Chiesa è costruita sulla pietra, ma se il capo non vuole essere costruito sulla pietra, quello è un suo problema… dovrà rendere conto al vero padrone della Chiesa, Gesù Cristo il Nazzareno».
Il vescovo Emmanuel aveva guadagnato grande notorietà durante la pandemia quando ha definito il lockdown COVID di Sydney «schiavitù di massa» e ha affermato che i vaccini sono inutili perché vivere «normalmente» aumenta l’immunità.
L’attacco ha scatenato disordini fuori dalla chiesa mentre centinaia di persone si sono radunate per protestare, lanciando bottiglie e mattoni contro una barriera della polizia eretta frettolosamente. Gruppi di agenti di polizia, in totale inferiorità numerica, si sarebbero stretti fra loro mentre venivano lanciati contro di loro bottiglie e mattoni.
Crowds of peolle in Sydney are not happy with the police at the scene outside the mass stabbing. pic.twitter.com/f8wbQuLfP5
— Ian Miles Cheong (@stillgray) April 15, 2024
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Alcuni tra la folla inferocita paiono esultare quando i finestrini dell’auto sono stati rotti. I filmati sui social media sembravano mostrare una scala utilizzata per abbattere una finestra.
🚨Police cars are being ransacked as riots break out outside the church in Wakeley were the #stabbing of Bishop Mari Mari has just occurred.
Western Sydney is rising. pic.twitter.com/SpVofTgPu6
— Aussie Cossack (@aussiecossack) April 15, 2024
Un altro filmato riprende la folla che ripete compatta «Bring him out / Bring him out», ossia «portatelo fuori». È immaginabile che stesse serpeggiando in molti la voglia di linciaggio.
BREAKING: Thousands of angry protesters have surrounded the Wakeley church and chanting ‘bring him out’ after mass stabbing attack in Sydneypic.twitter.com/MupeOEQ4ra
— Insider Paper (@TheInsiderPaper) April 15, 2024
Una foto di un ragazzo dall’aspetto levantino che sorride mentre è al suolo probabilmente arrestato sta circolando sui social media. L’immagine, messa su Twitter anche dal noto utente russo-australiano Aussie Cossack e ripresa da tanti altri, ovviamente non è verificata.
L’attacco al prelato assiro arriva dopo appena 48 ore dopo che sei persone sono state uccise a Westfield Bondi Junction, un’altra zona di Sydney, da un folle armato di coltello. Joel Cauchi, 40 anni, ha pugnalato a morte cinque donne e una guardia di sicurezza e ne ha feriti molti altri prima di essere ucciso da un agente di polizia.
Come riportato da Renovatio 21, attacchi in chiesa durante le funzioni si sono visti di recente in Turchia e, in numero impressionante per quantità di violenza e vittime, in Africa occidentale.
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Immagine screenshot da Twitter
Persecuzioni
Adolescente armato entra in chiesa durante le prime comunioni: fermato dai fedeli
USA
An anti Catholic terrorist was arrested after entering a Catholic Church with a rifle, intending to massacre children and families during a First Holy Communion ceremony in Abbeville, Louisiana pic.twitter.com/5MI36mq20t — Catholic Arena (@CatholicArena) May 12, 2024
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Persecuzioni
Arcivescovo prega nelle chiese distrutte in Manipur
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Un anno fa iniziavano le violenze tra Meitei e i Kuki che hanno dilaniato la Stato nord-orientale provocando almeno 220 morti. In una situazione che resta tesa e piena di ferite mons. Linus Neli ha indetto tre giornate di digiuno e preghiera: «conosciamo bene l’attuale scenario di segregazione etnica. Ma noi invochiamo il giorno in cui sapremo vivere di nuovo insieme e chiediamo gesti concreti alle autorità».
Da solo, in ginocchio con le braccia rivolte al cielo, tra le macerie della chiesa di San Giuseppe a Sugnu, una delle centinaia di chiese distrutte nel Manipur.
Con questa immagine risalente al febbraio scorso l’arcivescovo di Imphal, mons. Linus Neli, ha voluto aprire sui social network le tre giornate consecutive di digiuno e preghiera per la pace e la riconciliazione a cui ha chiamato a partire da oggi tutta la comunità diocesana nell’anniversario dell’inizio delle gravi violenze etniche che da un anno ormai insanguinano lo Stato nord-orientale indiano del Manipur.
«Ho detto al mio popolo: pregate per la pace e la riconciliazione, non rinunciate alla speranza» commenta mons. Neli ad AsiaNews. «Ma gli strumenti della pace sono molto deboli. Abbiamo bisogno di azioni concrete del governo statale e delle altre autorità. Che Dio ci doni forza e sapienza».
Tre giorni di digiuno e preghiera, come quelli terribili tra il 3 e il 5 maggio 2023, quando la violenza dilagò nella città di Imphal, abitata in prevalenza dei Meitei, e nell’area delle colline, dove vivono i Kuki. Un conflitto scatenato da conflitti sulle terre alimentati dai politici locali in quest’area molto povera dell’India. Ma è anche uno scontro che finisce per ammantarsi anche di motivazioni religiose, essendo la grande maggioranza dei Kuki popolazioni cristiane in uno Stato governato dai nazionalisti indù del VJP, sostenuti dalla maggioranza dei Meitei.
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Il bilancio ufficiale parla di almeno 220 morti, ma molte fonti ritengono questo numero ampiamente sottostimato. Oggi ci sono 60mila soldati federali a cercare di tenere separate tra loro le due comunità, con fiammate di violenza che avvengono ancora sporadicamente a livello locale. E soprattutto con migliaia di persone che hanno perso tutto e restano tuttora sfollate. Il disagio per una situazione tutt’altro che pacificata è emerso in maniera chiara anche qualche giorno fa, quando in Manipur hanno fatto tappa i seggi per le elezioni del parlamento federale a New Delhi, in corso in questo mese tutta l’India.
È dunque in questo contesto che l’arcivescovo Neli ha invitato tutti i fedeli cattolici dello Stato a vivere nel digiuno e nella preghiera questo triste anniversario. Nonostante infatti la situazione appaia relativamente più calma, «conosciamo fin troppo bene – ha scritto mons. Neli in un messaggio ai fedeli – l’attuale scenario di segregazione etnica e il fatto che diverse centinaia di nostri cittadini ancora languono in grande sofferenza, dolore e incertezza nei campi di soccorso e in condizioni indesiderate. Preghiamo costantemente per il giorno in cui le persone di tutte le etnie e comunità religiose possano vivere insieme pacificamente in questa bellissima terra del Manipur».
Ricordando le giornate terribile vissute dal 3 al 5 maggio 2023, l’arcivescovo invita a «inginocchiarci per intensificare le nostre preghiere per una genuina riconciliazione e per una pace nella giustizia tra tutti gli esseri umani».
Come altre comunità e organizzazioni, la Chiesa cattolica del Manipur in questi mesi è stata in prima linea negli interventi umanitari, nel dialogo di pace e nella costante preghiera per una rapida soluzione. Citando una pagina biblica del profeta Isaia (Is 57:18-19) mons. Neli spiega che «crediamo fermamente che Dio ascolterà le nostre preghiere e guarirà la nostra terra, guiderà e consolerà il nostro popolo, darà pace a quanti sono lontani e pace a quanti sono vicini».
Facendo umilmente appello a tutte le persone di buona volontà del Manipur affinché diano una possibilità alla pace, il presule conclude esortando i cattolici dell’arcidiocesi di Imphal a «vivere con intensità» il digiuno e la preghiera nelle loro rispettive parrocchie. Lui stesso oggi ha diffuso attraverso i social network alcune immagini che lo vedono solo in preghiera in alcune delle chiese bruciate e devastate nelle violenze e che tuttora restano inagibili. Secondo il censimento più aggiornato sono ben 369 le chiese che hanno subito devastazioni, come pure centinaia di templi indù.
Anche l’All Manipur Christian Organization – l’organismo che riunisce tutte le confessioni cristiane – ha fatto proprio l’invito a vivere in preghiera in questo anniversario convocando un incontro che si è tenuto questa mattina presso la Tangkhul Baptist Church nel quartiere di Dewlahland a Imphal.
Gesti importanti perché il ricordo di quanto avvenuto dodici mesi fa non si trasformi nuovamente in una miccia capace di riaccendere l’incendio nel Manipur.
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Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Immagine da AsiaNews
Persecuzioni
Due chiese francesi profanate in poche ore
Furto del tabernacolo a Livry-Gargan
Secondo il comunicato stampa del vescovado di Seine-Saint-Denis, è stato nella notte tra domenica 5 maggio e lunedì 6 maggio che il tabernacolo della chiesa Notre-Dame de Livry-Gargan è stato strappato dalla sua sede. L’osservazione è stata fatta dal parroco, padre Joseph Zhao, lunedì mattina intorno alle 8:00. Contattata, la polizia municipale è accorsa sul posto e ha trovato il tabernacolo abbandonato su un marciapiede cittadino. Apparentemente il tabernacolo era troppo pesante per essere trasportato. «Realizzato in marmo e ferro, il tabernacolo, installato nella chiesa solo un anno e mezzo fa, pesa più di 250 kg», spiega il comunicato. «Due agenti di polizia hanno cercato di sollevarlo e non sono riusciti a trasportarlo», precisa il sacerdote per il quale è impossibile che all’origine del furto ci sia una sola persona. Stranamente, però, non è stata notata alcuna traccia di effrazione. Le porte della chiesa non erano rotte. Padre Zhao ha sporto denuncia contro ignoti e sta cercando di trovare una soluzione con il municipio per migliorare la sicurezza dell’edificio, che è al quarto atto di vandalismo in un anno. Come precisa ancora il comunicato: «questa profanazione fa seguito a danni avvenuti in precedenza in questa stessa chiesa, come la distruzione dell’impianto audio qualche settimana prima e un tentativo di effrazione la sera del Giovedì Santo». Questa mattina, martedì 7 maggio, nella chiesa è stata celebrata una messa di riparazione. «Sono scandalizzato da questo atto», reagisce il sindaco di Livry-Gargan, Pierre-Yves Martin (Horizons). «Spero che le indagini chiariscano le circostanze di questo crimine e trovino i responsabili. Cambieremo le serrature della chiesa per rendere l’edificio più sicuro». Una telecamera è già posizionata all’ingresso della chiesa.Sostieni Renovatio 21
A Louvroil, rubato il Santissimo Sacramento
Poche ore prima, la chiesa della Sainte-Trinité a Louvroil (Nord) era stata presa di mira da una profanazione. Domenica 5 maggio, al mattino, un parrocchiano ha scoperto il tabernacolo vuoto. Il Santissimo Sacramento è stato rubato e da allora non è più stato ritrovato. «Abbiamo notato un tentativo di scasso nella sagrestia. Furono attaccati i tre tabernacoli, quello degli altari laterali e quello dell’altare centrale che contenevano un ciborio e la lunula [contenitore rotondo e trasparente contenente l’ostia per l’adorazione del Santissimo Sacramento, ndr]», racconta padre Pascal Romefort, decano di Val de Sambre, molto addolorato per questa profanazione. «È stupore totale, incomprensione. È molto preoccupante perché non sappiamo cosa ne faranno», lamenta il sacerdote. La parrocchia ha sporto denuncia e padre Romefort celebrerà mercoledì 8 maggio una messa di riparazione alla presenza del sindaco e del consiglio comunale. Tra tutte le profanazioni, quella che colpisce le ostie consacrate è la più grave, perché attacca direttamente Nostro Signore Gesù Cristo realmente presente nel Santissimo Sacramento. Viene punita anche con la scomunica. Articolo previamente apparso su FSSPX.news.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
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