Economia
La multa UE da 2 miliardi per Apple è una bazecola
Lunedì l’UE ha annunciato di aver multato il gigante tecnologico Apple di 1,84 miliardi di euro (2 miliardi di dollari) per aver violato le leggi sulla concorrenza del blocco. Si tratta della prima sanzione antitrust dell’UE applicata alla società.
Secondo il braccio esecutivo dell’UE, la Commissione Europea, la società ha impedito ai servizi di streaming musicale rivali come Spotify di dire agli utenti iPhone che avrebbero potuto trovare modi più economici per abbonarsi al di fuori dell’app store di Apple.
Apple ha «abusato della sua posizione dominante» come distributore di app di streaming musicale, ha affermato Margrethe Vestager, responsabile della concorrenza e del digitale dell’UE, aggiungendo che i consumatori europei non hanno «libera scelta su dove, come e a quali prezzi acquistare musica con abbonamenti streaming».
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«Questo è illegale e ha avuto un impatto su milioni di consumatori europei», ha dichiarato Vestager durante una conferenza stampa.
Apple ha respinto le accuse, avvertendo che avrebbe contestato la decisione, che è stata «raggiunta nonostante l’incapacità della Commissione di scoprire qualsiasi prova credibile di danno ai consumatori» in tribunale. La decisione della CE «ignora la realtà di un mercato che è fiorente, competitivo e in rapida crescita», ha affermato la società in una nota.
«Il principale sostenitore di questa decisione – e il più grande beneficiario – è Spotify, una società con sede a Stoccolma, in Svezia. Spotify ha la più grande app di streaming musicale al mondo e ha incontrato la Commissione Europea più di 65 volte durante questa indagine», ha affermato Apple.
La CE ha aperto un’indagine antitrust formale su Apple nel 2020 dopo che Spotify aveva presentato una denuncia contro la società statunitense l’anno precedente, accusandola di svantaggiare ingiustamente i suoi concorrenti. Lunedì l’azienda svedese ha accolto con favore la decisione della Commissione europea, definendola «un momento importante nella lotta per un Internet più aperto per i consumatori».
Le politiche di Apple hanno attirato anche l’attenzione delle autorità di regolamentazione antitrust. Il mese scorso, la società ha dichiarato che avrebbe consentito ai clienti dell’UE di scaricare app senza passare attraverso il proprio app store, in risposta al Digital Markets Act del blocco.
Un rapido calcolo porta a capire che la supermulta di Bruxelles non pregiudica in alcun modo l’operatività del colosso di Cupertino, che è capitalizzato per 2,63 trilioni di dollari, ossia 2, 63 mila miliardi (ma tutti si attendono che arrivi a 3 trilioni). La cifra richiesta dalla UE è, quindi, letteralmente millesimale.
Tuttavia, come visto anche nel caso della softwarehouse Epic, produttrice del famoso videogame Fortnite, che aveva portato in tribunale Apple negli scorsi anni, la perdita del controllo diretto dei flussi di danaro per le app potrebbe danneggiare il modello di business dell’azienda fondata di Steve Jobs, che ha di fatto inventato – e in larga parte monopolizzato – la cosiddetta app economy.
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Come riportato da Renovatio 21, quattro mesi fa la UE ha anche riaperto per Apple un caso di «elusione fiscale» con in ballo 13 miliardi di euro. In Francia il produttore degli iPhone e dei Mac è indagato per «obsolescenza programmata». L’anno scorso l’azienda è stata accusata dalla Russia di spionaggio.
A differenza di Google e Facebook, il gigante informatico parrebbe essersi tenuto per lo più alla larga da questioni politiche, tuttavia sono emerse accuse di cristianofobia e pure censure come quella al «Tinder dei non vaccinati», un app di appuntamento per persone che hanno mantenuto il sangue libero dall’mRNA sintetico. La società era stata criticata anche per aver ristretto le comunicazioni tra iPhone durante le proteste antipandemiche cinesi dell’anno scorso.
Il politicamente corretto di Apple si era espresso anche con emoji transessuali come l’uomo incinto, della donna barbuta e del vaccino COVID nonché con le lautissime donazioni al gruppo di protesta razziale Black Lives Matter.
Aveva destato stupore e preoccupazione l’annuncio di Apple di scansionare le foto degli utenti con la motivazione di cercare materiale pedofilo.
Sin dagli inizi della pandemia, Apple aveva annunziato, parallelamente al concorrente Google, l’utilizzo di tecnologia di tracciamento integrata direttamente nei telefoni.
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Immagine di Daniel L. Lu via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Economia
Orban: l’UE ha bisogno dei soldi russi per evitare il collasso
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Economia
Angolano fermato a Francoforte con 11.000 diamanti nel bagaglio a mano
Secondo quanto comunicato venerdì dal servizio doganale tedesco, gli agenti dell’aeroporto di Francoforte sul Meno hanno sequestrato 11.276 diamanti non dichiarati a un passeggero in arrivo dall’Angola.
L’uomo, 53 anni, di cui non è stata resa nota l’identità, è stato arrestato e posto in custodia per non aver dichiarato il carico di diamanti grezzi e per essere privo della certificazione obbligatoria per il trasporto di tali pietre preziose.
Stando alla dogana tedesca, i diamanti sono stati rinvenuti durante un normale controllo di sicurezza aeroportuale. «L’uomo proveniente dall’Angola aveva nascosto i diamanti in un doppio fondo del suo bagaglio a mano, all’interno di due borse», hanno precisato le autorità.
Il valore delle pietre non è ancora stato stimato e verrà determinato tramite una valutazione esperta, ha spiegato il servizio doganale. «Ora dovrà rispondere delle violazioni alla normativa sul commercio estero», ha aggiunto l’agenzia. «Inoltre, è accusato di evasione dei dazi doganali per l’importazione di diamanti grezzi di contrabbando».
Le indagini sul caso sono ancora in corso.
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L’Angola figura tra i principali produttori di diamanti in Africa e rappresenta una delle fonti più importanti al mondo di diamanti grezzi, avendo registrato una produzione record di circa 14 milioni di carati nel 2024, secondo i dati del settore. Nel 2025, a settembre la produzione aveva raggiunto circa 10,7 milioni di carati, con l’obiettivo delle autorità di arrivare a quasi 14,8 milioni di carati entro fine anno.
Tutti i diamanti grezzi esportati dall’Angola devono essere accompagnati dal certificato del Kimberley Process, il programma internazionale creato per impedire la commercializzazione dei cosiddetti diamanti di sangue. Le spedizioni prive della documentazione richiesta sono considerate illegali sia secondo la legislazione angolana che dalle norme del commercio internazionale.
Le autorità angolane hanno già effettuato diversi sequestri legati al traffico illecito di diamanti. Nel 2024, la polizia della provincia diamantifera di Lunda Norte ha confiscato 2.468 diamanti grezzi nel comune di Lucapa nell’ambito di un’operazione contro il possesso e il commercio illegale.
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Cina
La Cina supera il trilione di dollari di surplus commerciale
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