Droga
Ragazza uccide il fidanzato con 108 coltellate. Matriarcato? Ma no, è colpa della droga. No?
Una donna californiana è stata condannata per omicidio venerdì nella morte del suo ragazzo nel 2018 dopo averlo pugnalato più di 100 volte. Tuttavia si parla di un episodio di «psicosi indotta dalla cannabis». Lo riporta il New York Post.
Bryn Spejcher, 32 anni, è stata ritenuta colpevole di aver ucciso il suo compagno Chad O’Melia, con cui stava insieme solo da poche settimane. Secondo quanto riportato, l’attacco fatale della ragazza nei confronti del fidanzatino è avvenuto dopo che la Spejcher aveva fatto due tiri di bong, un dispositivo che serve a fumare i derivati della canabis.
La Spejcher dopo la boccata di bong ha avuto un episodio psicotico e ha pugnalato il suo nuovo boyfriend ben 108 volte, cagionando la morte del ragazzo 26enne. Si sarebbe pure pugnalata ripetutamente, secondo i funzionari che hanno seguito il caso.
La mattina seguente, gli agenti delle forze dell’ordine arrivati alla residenza dell’O’Melia a Thousand Oaks nella contea californiana di Ventura hanno trovato la Spejcher che urlava istericamente accanto al corpo inzuppato di sangue del suo ragazzo. Ancora teneva il coltello in mano. Quando gli agenti hanno tentato di disarmare la donna, questa si sarebbe conficcata un coltello da pane nel collo.
Il quotidiano locale Ventura County Star scrive che la Spejcher avrebbe pugnalato pure il suo cane durante la furia.
L’O’Melia è stato dichiarato morto sul posto.
Al processo non vi è stata alcuna discussione sul fatto che fosse stata lei a uccidere O’Melia o se la sua psicosi fosse legittima, tuttavia è stata posta la questione se la sua intossicazione da cannabis fosse volontaria. La Spejcher, la cui difesa affermava essere una fumatrice inesperta, ha fatto il primo tiro di bong, tuttavia ha percepito lo sballo; a questo punto l’O’Melia le ha detto di farne un altro, ha detto il VC Star.
L’accusa ha affermato che la donna ha avuto una reazione negativa immediata al secondo colpo ed è dovuta andare in bagno in preda al panico. La Spejcher avrebbe detto agli investigatori di aver iniziato a sentire voci sinistre nella sua testa prima di pugnalarlo a morte poco dopo mezzanotte.
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La condanna per omicidio colposo di Spejcher comporta in genere una pena di circa quattro anni di prigione statale.
Ora i giornali speculano sulle prossime udienze e il ruolo che potrà giocare la droga nelle modifiche della sentenza. Secondo la legge della California, una persona è considerata responsabile delle proprie azioni quando è alterata da droghe o alcol, a meno che la sua intossicazione non sia involontaria.
Molti in rete stanno commentando ironicamente la notizia: ma come, dare la colpa per un omicidio all’«erba», sostanza che dovrebbe rendere tutti calmi e tranquilli?
Come riportato da Renovatio 21, la psicosi da cannabis non solo esiste, ma è pure in drastico aumento. Si tratta di uno degli argomenti che il campo proibizionista (che non è costituito di geni) non pensa di usare. Casi di schizofrenia causata dall’uso di cannabinoidi – specie fra i più giovani: è assodato che il cervello in crescita, fino a 25 anni, può venire fortemente danneggiato da mariujana e hashish – sono stati registrati anche dal punto di vista medico-scientifico.
Tuttavia, quello che vogliono sottolineare molti osservatori americani, è che quando è una donna ad accoltellare a morte un uomo non si parla di maschicidio, ma del ruolo che può avervi avuto la droga.
Quando un ragazzo uccide una ragazza, è patriarcato. Quando una ragazza uccide un ragazzo, non è matriarcato: aspetta, forse è colpa del bong…
I lettori di Renovatio 21 noteranno un’altra discrasia importante: se in un assassinio efferato c’entra la droga (oramai in vari Stati USA semilegale, nel caso della cannabis), si può immediatamente parlare di raptus omicidi indotti. Invece, riguardo all’assunzione di droghe psicotrope totalmente legali e prescritte dalla classe medica – psicofarmaci – non si parla mai, anche quando nel bugiardino americano si scrive, ben evidenziato da un black box warning, che la psicodroga psichiatrica potrebbe indurre ad «ideazione suicidiaria».
Come siano riusciti a convincere tutti che tra gli effetti paradossi possibili degli SSRI (gli psicofarmaci inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, come lo Zoloft e il Prozac) vi sia il fare male a se stessi (fino ad uccidersi) e non il fare del male agli altri (fino ad uccidere) è un bel mistero, ma gli esperti sono loro.
Nel caso veneto su tutti i giornali, torniamo a chiedere, il presunto assassino prendeva psicofarmaci? Sappiamo che appena giunto in prigione ha chiesto «ansiolitici».
E poi: nel caso avesse ucciso in preda ai fumi di bong e spinelli, si sarebbe parlato di «psicosi da cannabis»?
Quando, in tante tragedie che avvengono intorno a noi, si potrà parlare di «psicosi da psicofarmaci»?
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Immagine screenshot da YouTube
Droga
Il Pentagono annunzia l’«Operazione Lancia del Sud» contro i «narcoterroristi»
President Trump ordered action — and the Department of War is delivering.
Today, I’m announcing Operation SOUTHERN SPEAR. Led by Joint Task Force Southern Spear and @SOUTHCOM, this mission defends our Homeland, removes narco-terrorists from our Hemisphere, and secures our… — Secretary of War Pete Hegseth (@SecWar) November 13, 2025
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Droga
Il Belgio sta diventando un narco-Stato: allarme della magistratura
Il Belgio rischia di trasformarsi in uno «narco-Stato» poiché le organizzazioni criminali dedite al traffico di droga stanno infiltrando polizia e magistratura, secondo un giudice istruttore in una lettera anonima pubblicata lunedì sul portale ufficiale della giustizia belga.
Nella missiva, indirizzata alla Commissione Giustizia del Parlamento belga, si descrive una situazione ad Anversa e in tutto il Paese che ha superato i confini della criminalità ordinaria, rappresentando una minaccia organizzata capace di erodere le istituzioni nazionali.
«Si sono insediate vaste strutture di tipo mafioso, che costituiscono un potere parallelo in grado di sfidare non solo la polizia, ma anche la magistratura», si legge nella lettera.
Il documento sostiene che il Belgio esibisce ormai tutte le caratteristiche di un narco-stato: un’economia illegale su larga scala, corruzione endemica e violenza in aumento. Il traffico di stupefacenti ha generato un’«economia da miliardi di dollari operante al di fuori dei circuiti ufficiali» attraverso il porto di Anversa.
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Secondo il giudice, corruzione e intimidazioni si stanno diffondendo nelle istituzioni belghe, coinvolgendo lavoratori portuali, funzionari doganali, agenti di polizia e persino personale penitenziario, corrotti o costretti con la forza. Le bande di narcotrafficanti consolidano il loro dominio attraverso torture, rapimenti e attentati esplosivi contro abitazioni private.
Alcuni magistrati sono stati costretti a vivere per mesi in case protette sotto scorta della polizia a causa di minacce dirette alla loro vita e a quella delle loro famiglie, ha rivelato l’autore.
Lunedì, la ministra della Giustizia belga Annelies Verlinden ha definito la situazione descritta dal giudice «inaccettabile» in un’intervista all’emittente VRT, impegnandosi a rafforzare la sicurezza per gli operatori giudiziari.
Il giudice ha messo in guardia sul fatto che tali intimidazioni stanno indebolendo il sistema giudiziario belga e, di conseguenza, la democrazia del Paese. Rivolgendosi al Parlamento, la lettera ha chiesto una strategia complessiva per garantire che i magistrati possano operare in sicurezza ed efficacia.
Il Belgio rappresenta un punto d’ingresso cruciale per la cocaina in Europa tramite il porto di Anversa (e il complesso collegato di Anversa-Bruges), uno dei principali hub marittimi del continente.
Nel 2024, le autorità doganali belghe hanno sequestrato 44 tonnellate di cocaina, in calo rispetto al record di 121 tonnellate dell’anno precedente. Tuttavia, i funzionari hanno precisato che la riduzione non indica progressi, ma piuttosto un adattamento dei trafficanti, che frammentano le spedizioni in lotti più piccoli per eludere i controlli.
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Anche i Paesi confinanti con il Belgio vivono il problema del narco-Stato incipiente.
Come riportato da Renovatio 21, la polizia olandese pochi hanni fa ha dichiarato come il Paese si stia trasformando in un «narco-Stato 2.0» dominato dalla Mokro-mafia, cioè il crimine organizzato marocchino.
Il termine «Mocro» è stato coniato da un romanzo del 2014, Mocro Maffia, di Marijn Schrijver e Wouter Laumans. Il libro ha contribuito a portare la banda criminale all’attenzione del pubblico, raccontando come un gruppo di ladri di gioielli marocchini ad Amsterdam abbia creato una delle organizzazioni criminali più potenti d’Europa. Il suo nome deriva dall’insulto olandese «mocro», usato per le persone di origine marocchina che vivono in Belgio o nei Paesi Bassi. Il motto dell’organizzazione è «Wie praat, die gaat» ossia «Chi parla, muore». L’organizzazione ha iniziato contrabbandando hashish dal Marocco all’Europa prima di diventare uno dei più potenti cartelli del traffico di cocaina nei Paesi Bassi e poi in Belgio negli anni 2010.
Nel 2021 giornalista veterano di cronaca nera Peter R. de Vries, che è stato colpito a colpi di arma da fuoco l’anno scorso per le strade di Amsterdam. De Vries è morto pochi giorni dopo. Il giornalista aveva assistito un testimone nel processo di alto profilo per banda criminale «Marengo», per il quale il capo della banda è stato estradato nei Paesi Bassi nel 2019.
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Droga
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