Nucleare
Putin annuncia che le strutture bielorusse per le atomiche tattiche russe saranno pronte per il 7-8 luglio
Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha utilizzato la visita del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko per rendere pubblico il fatto che gli impianti di stoccaggio in preparazione per ospitare le armi nucleari tattiche russe in Bielorussia saranno pronti il 7-8 luglio.
In una parte dello scambio tra i due leader che è stata pubblicata sul sito del Cremlino, Putin ha affermato che i progressi nella costruzione delle strutture necessarie «si stanno sviluppando inaspettatamente bene o almeno a un ritmo veloce».
«Per quanto riguarda la sicurezza, ne parleremo a porte chiuse, uno a uno. Nel complesso la situazione è stabile, anzi direi buona. Stiamo collaborando con fiducia in questo settore» ha dichiarato il presidente russo.
Per quanto riguarda gli impianti nucleari, «stiamo procedendo nei tempi previsti per quanto riguarda le questioni più delicate, che abbiamo coordinato. Come sapete, la preparazione delle relative strutture sarà terminata il 7-8 luglio, dopodiché inizieremo immediatamente il processo di schieramento dei corrispondenti tipi di armi nel vostro territorio. Quindi, tutto si pianificherà in modo coerente».
Lo scorso 9 giugno il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti John Kirby ha rilasciato una dichiarazione riguardo le osservazioni di Putin: «stiamo facendo del nostro meglio per monitorare», ha detto alla nota giornalista Christiane Amanpour della CNN. «Non vediamo nulla là fuori che ci dimostri che c’è un’indicazione imminente di movimento di capacità nucleari, o un rischio imminente di guerra nucleare all’interno dell’Ucraina o addirittura nel continente. Non abbiamo visto nulla che ci induca a cambiare la nostra posizione deterrente quando si tratta di questo tipo di capacità», ha aggiunto Kirby.
Washington ha aspramente criticato la decisione di Putin di localizzare alcune armi nucleari tattiche sul territorio della Bielorussia – presa in risposta all’invio da parte del Regno Unito di munizioni all’uranio impoverito a Kiev – ma il governo russo ha fatto notare che gli Stati Uniti hanno avuto armi nucleari americane su suolo straniero in Europa e altrove per decenni.
Come riportato da Renovatio 21, con lo spostamento di armi nucleari russe in Bielorussia il Cremlino adotterebbe di fatto un programma di condivisione bellico-atomica dello stile della NATO. La NATO, e in particolare i francesi, hanno però reagito scompostamente, sapendo di avere la coda di paglia: come noto, armi atomiche americane sono presenti in vari Paesi, compresa l’Italia.
Come riportato da Renovatio 21, già due mesi fa il presidente bielorusso Lukashenko aveva dichiarato che Minsk era pronta ad ospitare le atomiche russe. L’anno scorso il Lukashenko aveva detto che gli aerei dell’aviazione bielorussa erano equipaggiati per il trasporto di armi termonucleari.
Il presidente bielorusso, durante questi mesi di conflitto ucraino, ha spesso paventato la prospettiva di una Terza Guerra Mondiale di carattere atomico – e pure dichiarato, pochi giorni fa, che l’operazione militare russa avrebbe dovuto partire nel 2014 all’indomani del golpe di Maidan, di cui teme una ripetizione ora a Minsk sotto forma dell’ennesima rivoluzione colorata.
Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr.
Nucleare
Reattore a fusione stabilisce il record di temperatura: 100 milioni di gradi centigradi
Gli scienziati sudcoreani hanno stabilito un nuovo record mondiale utilizzando il dispositivo Korea Superconducting Tokamak Advanced Research (KSTAR), un reattore a fusione nucleare con «sole artificiale».
Il team è stato in grado di generare temperature del plasma di 100 milioni di gradi Celsius – sette volte più calde del nucleo del Sole – per 48 secondi. Questa nuova frontiera indica nuovi modi per confinare il materiale e potenzialmente trasformarlo in una valida fonte di energia per un periodo più lungo. Il record precedente della struttura, stabilito nel 2021, era di 30 secondi.
In teoria, l’energia da fusione è semplice. Fondendo insieme gli atomi all’interno di un reattore, gli scienziati sperano di generare una quantità netta positiva di energia sicura e priva di inquinamento, nello stesso modo in cui funzionano le stelle e il Sole. Tuttavia, nonostante gli ultimi progressi e molti decenni di ricerca, siamo ancora lontani dal punto in cui i reattori a fusione potrebbero sostituire su larga scala i reattori nucleari convenzionali.
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Gli scienziati dell’Istituto coreano per l’energia da fusione (KFE) sono comunque ottimisti. Quest’ultimo record «sarà di grande aiuto per garantire in tempo le prestazioni previste per il funzionamento di ITER e per far avanzare la commercializzazione dell’energia da fusione», ha detto alla CNN il direttore della KFE Si-Woo Yoon, riferendosi al più grande reattore nucleare del mondo attualmente in costruzione nel Francia meridionale.
Proprio a questo reattore francese, la Russia ha inviato uno dei sei magneti giganti necessari per il programma di fusione nucleare, uno degli ultimi progetti scientifici internazionali che si rifiuta di escludere la partecipazione russa.
Confinando il plasma bollente all’interno di un reattore a fusione a forma di ciambella chiamato «tokamak», i ricercatori sperano di ottenere una quantità netta positiva di energia dalla reazione riscaldando l’acqua e trasformando il vapore risultante in elettricità utilizzando turbine e generatori.
Secondo lo Yoon, l’obiettivo è quello di sostenere temperature superiori a 100 milioni di gradi Celsius per 300 secondi entro il 2026, momento in cui i ricercatori potrebbero trovare nuovi modi per aumentare le operazioni.
Come riportato da Renovatio 21, anche la Cina sta portando avanti queste ricerche in una enorme struttura composta da 14 edifici che copre 400.000 metri quadri. Il team di scienza della fusione termonucleare presso l’Istituto del Plasma di Hefei ha condotto ricerche sulle prestazioni globali dei materiali, sulle prestazioni dei superconduttori, dei magneti superconduttori, delle camere a vuoto del reattore di fusione, dei componenti del divertore e dell’interazione tra plasma e materiali.
In Giappone si è recentemente inaugurato il più grande reattore sperimentale a fusione nucleare del mondo, nominato JT-60SA, il quale rappresenta l’ultimo banco di prova per una fonte di energia rinnovabile raccolta da atomi che si fondono insieme sotto una pressione immensa a temperature incredibilmente elevate, senza rischiare una fusione nucleare.
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In questa corsa verso sistemi avanzati di produzione energetica, non potevano mancare gli Stati Uniti.
Come riportato da Renovatio 21, il Lawrence Livermore National Laboratory National Ignition Facility (NIF) ha condotto un esperimento di fusione di grande successo: «Abbiamo continuato a eseguire esperimenti per studiare questo nuovo entusiasmante regime scientifico. In un esperimento condotto il 30 luglio, abbiamo ripetuto l’accensione» ha dichiarato il portavoce del NIF Paul Rhien.
Nel frattempo, alcuni ricercatori del Princeton Plasma Physics Laboratory hanno fatto una importante scoperta: rivestendo la superficie interna del recipiente contenente un plasma di fusione con litio liquido, porta verso una migliore alimentazione del plasma, passo necessario all’ottenimento dell’energia per fusione nucleare.
Tale tecnica promette di cambiare il mondo facendo arrivare all’umanità quantità di energia a buon mercato in condizione di relativa sicurezza.
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Immagine di Michel Maccagnan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported, 2.5 Generic, 2.0 Generic e 1.0 Generic
Nucleare
La Svezia è disposta ad ospitare testate nucleari USA
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Nucleare
Londra vuole spezzare il monopolio russo sull’uranio
La scorsa settimana il Regno Unito ha annunciato che investirà 196 milioni di sterline (246 milioni di dollari) per costruire il primo impianto in Europa occidentale per la produzione di uranio ad alto dosaggio e basso arricchimento (HALEU), nel tentativo di rompere il monopolio della Russia sul mercato.
Il finanziamento sarà fornito a Urenco, un consorzio britannico-olandese-tedesco per la produzione di HALEU, che è il combustibile richiesto dai piccoli reattori modulari (SMR) più avanzati.
Reattori modulari avanzati, più piccoli e fabbricabili in fabbrica, potrebbero trasformare il modo in cui vengono costruite le centrali elettriche, rendendo la costruzione più rapida e meno costosa.
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Le aziende di tutto il mondo che sviluppano SMR si affidano a HALEU per alimentarli, ma attualmente questo tipo di uranio arricchito è prodotto commercialmente solo dalla russa Tenex, una filiale dell’industria nucleare statale Rosatom.
«Il potenziale è più ampio del solo mercato interno britannico», ha detto ai giornalisti Andrew Bowie, ministro del nucleare. «Abbiamo alleati che sono più esposti alla Russia e cercheranno di massimizzare la struttura di Urenco nel Regno Unito».
Secondo il Dipartimento britannico per la sicurezza energetica e l’impatto zero, il primo impianto di produzione dovrebbe essere operativo entro il 2031 nel nord-ovest dell’Inghilterra.
La Gran Bretagna punta ad aumentare la propria capacità nucleare a 24 gigawatt entro il 2050, pari a circa un quarto della domanda elettrica prevista.
Secondo i dati recenti del governo britannico e dell’unità britannica di Electricite de France SA, la produzione di energia nucleare nel Regno Unito è crollata al livello più basso in oltre 40 anni lo scorso anno, dopo che sei reattori sono stati chiusi dal 2021.
Il Regno Unito ha attualmente nove reattori nucleari operativi in cinque siti, ma alcuni di questi si stanno avvicinando alla fine della loro vita operativa.
La spinta per la produzione HALEU arriva mentre l’Occidente cerca di ridurre le proprie importazioni di energia dalla Russia alla luce del conflitto in Ucraina.
L’anno scorso, la società americana Centrus Energy annunciò di aver prodotto un primo piccolo lotto di combustibile come parte della strategia di Washington per ridurre la dipendenza dal combustibile nucleare importato dalla Russia.
Gli Stati Uniti hanno limitato le importazioni di uranio russo al 20% della domanda interna. Tuttavia, l’anno scorso ha importato quasi 1,2 miliardi di dollari di uranio russo, la quantità più grande dal 2009.
Come riportato da Renovatio 21, gli USA dipendono dal combustibile nucleare russo, continuando a spendere miliardi per l’uranio di Mosca, avendo perso la capacità di trattare la sostanza in patria.
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Rosatom rappresentava 20 dei 53 reattori nucleari in costruzione a metà del 2022, di cui 17 all’estero. L’azienda statale di energia nucleare ha recentemente terminato la costruzione della prima centrale atomica turca ad Akkuyu.
La Russia sta anche fornendo combustibile a diversi reattori in India e Cina, ampliando una centrale nucleare in Ungheria e costruendo la prima centrale nucleare in Bangladesh. È in preparazione anche un centro di scienze nucleari in Vietnam.
Mosca è il principale esportatore di tecnologia atomica al mondo. Due anni fa, il capo della diplomazia UE Josep Borrell ha dichiarato che Bruxelles stava preparando sanzioni contro Rosatom.
Tre mesi fa il capo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), Rafael Grossi ha dichiarato che l’Unione Europea dipende dalle forniture di uranio russe e sanzionarle sarebbe irrealistico.
La Rosatom è altresì al centro di una controversia che coinvolge i Clinton, accusati di corruzione in un caso che coinvolge Uranium One, una società venduta a Rosatom. Secondo le accuse, ritenute dal mainstream come teorie del complotto, vi sarebbe una scandalosa bustarella da 145 milioni di dollari dietro alla cessione. La storia è raccontata dal libro di Peter Schweizer Clinton Cash.
Il Dipartimento dell’Energia USA ha mandato a marzo 2022, allo scoccare del conflitto tra Mosca e Kiev, una strana lettera a Rosatom concernente Zaporiggia, la centrale nucleare contesa in Ucraina.
Nella missiva il direttore dell’Ufficio per la politica di non proliferazione del Dipartimento dell’Energia USA Andrea Ferkile dice al direttore generale dell’agenzia atomica russa Rosatom che la centrale nucleare di Zaporiggia «contiene dati tecnici nucleari di origine statunitense la cui esportazione è controllata dal governo degli Stati Uniti».
Qualcuno ha pensato che tale «tecnologia nucleare sensibile» di cui parla il governo americano potesse indicare, in realtà, ordigni per la guerra atomica.
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