Terrorismo
La resistenza tagika accusa: «i talebani stringono accordi con gruppi terroristi stranieri»
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Lo afferma la resistenza tagika del Panjshir. Ci sarebbero stati incontri con al-Qaeda, formazioni tagike, uzbeke e uigure. I timori del confinante Tagikistan. I talebani si erano impegnati a non ospitare centrali terroristiche, prima del ritiro Usa dall’Afghanistan.
Il Fronte di opposizione nazionale (FON) dell’Afghanistan, il gruppo della resistenza del Panjshir fondato da Ahmad Massoud, ha comunicato che in base alle sue fonti vi sarebbe stato a Kabul un incontro segreto tra la dirigenza talebana e 16 leader di gruppi terroristici stranieri. I talebani avrebbero accompagnato poi i loro ospiti nelle provincie settentrionali di Baghlan, Kunduz e Badakšan. Il governo talebano non ha rilasciato commenti su questa circostanza.
Secondo il sito del FON, i leader coinvolti sarebbero Hadji Forgan, capo del Movimento islamico del Turkestan orientale, Mawlavi Ibrohim, guida del gruppo «Jamaat Ansarullah» (composto da militanti provenienti dal Tagikistan), Shayk Zakir, capo del Movimento islamico dell’Uzbekistan, Abdullah Uygur, rappresentante di al-Qaeda nel nord dell’Afghanistan e altri, giunti a Kabul già a fine agosto come ospiti di Hadji Afzal, esponente di primo piano della «rete di Haqqani» nel quartiere Wazir Akbar Khan di Kabul.
I capi terroristi si sarebbero incontrati con il ministro dell’Interno del governo talebano, Sirajuddin Haqqani, per discutere di piani per la formazione di una rete di combattenti nel nord del Paese.
In base all’accordo raggiunto, nei prossimi sei mesi circa la metà dei membri delle organizzazioni terroristiche potranno essere inviati in vari Paesi dell’Asia centrale. La rete di Haqqani avrebbe affidato il coordinamento di questa nuova formazione a Mawlavi Ibrohim, visto di recente vicino a Kunduz insieme ad alcuni rappresentanti di al-Qaeda.
Gli altri leader sarebbero stati riconosciuti a Baghlan, dove ha sede un quartier generale dei talebani al nord, mentre Zakir si sarebbe diretto nella provincia del Badakšan insieme ad alcuni capi talebani. Queste manovre hanno già suscitato l’ennesima reazione del governo del Tagikistan, che ha più volte denunciato la minaccia per l’Asia centrale proveniente dall’Afghanistan.
Il ministro degli Esteri di Dušanbe, Sirojiddin Mukhriddin, è intervenuto il 24 settembre all’Assemblea dell’ONU, esprimendo tutta la preoccupazione per la situazione, in quanto «l’Afghanistan sta cercando in tutti i modi di diventare un rifugio per i terroristi e una base per la diffusione dell’estremismo islamico in tutta la regione».
Proprio gli spostamenti verso il nord dell’Afghanistan di gruppi terroristici, secondo i tagiki, evidenziano questo piano, coinvolgendo i fuorusciti da altri Paesi dell’Asia centrale per creare tensioni alle frontiere, e come ha ricordato Mukhriddin: «le conseguenze per il Tagikistan saranno enormi, avendo 1.400 chilometri di confine con l’Afghanistan».
Solo il 26 settembre un rappresentante dei talebani, Zabihullah Modjahid, ha assicurato ai corrispondenti di Radio Ozodi che «i talebani negano la possibilità, che Allah non voglia, di trasformare il nostro Paese in un concentrato di terroristi pronti ad attaccare gli Stati vicini, noi daremo garanzie per la sicurezza di tutti, e i timori del Tagikistan sono senza fondamento».
I talebani invitano i tagiki a discutere ufficialmente questi problemi, ma da Dušanbe si insiste sulla non rappresentatività del governo di Kabul, che nonostante i numerosi appelli non ha voluto integrare le tante espressioni etniche, politiche e geografiche del Paese, di cui la componente tagika è una delle più significative.
Anche il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, il principe Faysal bin Farhan Al Saud, ha invitato i talebani a non permettere di trasformare l’Afghanistan in un centro internazionale del terrorismo e «per questo è necessario sviluppare una stretta collaborazione a livello internazionale».
Intervenendo alla 77ª sessione dell’Assemblea generale dell’Onu, una certa preoccupazione è stata espressa anche dal primo ministro del Pakistan, Shehbaz Sharif.
I timori erano accresciuti anche dopo l’eliminazione del capo di al-Qaeda, Ayman Al-Zawahiri, da parte degli USA, identificando proprio a Kabul la sua base segreta, dove un drone di Biden lo ha ucciso.
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Terrorismo
La Slovacchia sull’orlo di una «guerra civile»: parla il ministro degli Interni di Bratislava
La Slovacchia sembra essere sull’orlo di una guerra civile, ha avvertito il suo ministro degli Interni, dopo il tentato assassinio del primo ministro Robert Fico mercoledì.
Il capo del governo slovacco è stato colpito nella città orientale di Handlova, dove aveva presieduto una riunione di lavoro. L’uomo armato, identificato dai media come un sostenitore del partito di opposizione sulla settantina, ha agito per motivi politici, secondo il vice primo ministro Robert Kalinak.
Il ministro degli Interni Matus Sutaj Estok ha avvertito che il Paese è «sull’orlo di una guerra civile» a causa delle tensioni politiche. I social media sono pieni di «commenti di odio» in seguito all’attacco, ha aggiunto.
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Nel frattempo, secondo Kalinak, che ha parlato con i giornalisti fuori dall’ospedale della città di Banska Bystrica, dove Fico è stato portato d’urgenza per un intervento chirurgico d’urgenza, «l’incapacità di accettare la volontà di una parte del pubblico, cosa che ad alcuni gruppi non piace, è il risultato per il quale hanno lavorato oggi».
Robert Fico (che si pronunzia «fitso»), nazionalista ed euroscettico, ha assunto la carica lo scorso anno, dopo che il suo partito SMER ha vinto le elezioni Parlamentari di settembre. Ha promesso di mettere al primo posto gli interessi della Slovacchia, anche nella questione altamente controversa del conflitto in Ucraina. Il suo rifiuto di fornire più armi a Kiev era in netto contrasto con il governo precedente.
La sua vittoria è stata una sconfitta per la Slovacchia progressista (PS), che ha subito un secondo sconvolgimento elettorale ad aprile. Il candidato presidenziale sostenuto dal partito pro-UE è stato sconfitto da Pietro Pellegrini. La cofondatrice di PS Zuzana Caputova completerà il suo mandato di presidente il mese prossimo. Prende il suo posto il neoeletto Robert Pellegrini, di avi lombardi, alleato dello SMER che ha dichiarato che «solo per un pelo Robert Fico è ancora vivo».
Fico nei mesi al governo si è scagliato contro i commenti dei sostenitori dell’opposizione, in particolare di quelli sconvolti dal declino del potere dei progressisti accusando alcuni media di soffiare sul fuoco.
Alcuni slovacchi denunciano i sostenitori di forze politiche che non apprezzano definendoli «ciechi fuorviati» che si vergognano di avere come vicini, ha lamentato il premier in una dichiarazione video il mese scorso. I politici affrontano insulti per strada, ha aggiunto Fico. «Mi aspetto che questa frustrazione diventi così intensa da portare all’omicidio di uno dei principali funzionari governativi», aveva avvertito.
Robert Fico predicted a future murder attempt against someone in the government.
– Not a difficult prediction to make given the intense war propaganda in the media that fuels hatred against anyone who does not believe “weapons are the path to peace” pic.twitter.com/3HV0vsfHcX— Glenn Diesen (@Glenn_Diesen) May 17, 2024
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Molti politici slovacchi e leader stranieri hanno condannato l’attentato alla vita di Fico. Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che il leader slovacco è un «uomo coraggioso e dallo spirito forte» e che si spera che queste qualità lo aiuteranno a superare la crisi.
Il vice di Fico, Tomas Taraba, ha detto che l’intervento è stato un successo e che il primo ministro dovrebbe riprendersi.
L’attentato è stato raccontato da varie testate occidentali – in particolare da alcune testate britanniche – con vaghi accenti di giustificazione considerando l’attuale posizione filo-russa del governo di Bratislava. Anche in Italia si sono letti titoli incredibili, con l’attentatore definito nei titoli di agenzia come «noto attivista non violento nonché autore di poesie».
Juraj Cintula, l’autore dell’attacco contro il premier slovacco, è un 71enne noto come attivista non violento, nonché autore di poesie. #ANSAhttps://t.co/1Tk1l5kfmK
— Agenzia ANSA (@Agenzia_Ansa) May 15, 2024
Siamo arrivati, in Italia, persino mettendo il dubbio che in realtà proprio l’attentatore Jurij Cintula potrebbe essere filo-Mosca: «”Lupo Solitario” o miliziano filorusso”» titola Dagospia riportando un articolo di Repubblica, che parla del «suo passato di sostenitore del gruppo paramilitare Slovenskì Branci, i Coscritti slovacchi filorussi che venivano addestrati nei boschi da soldati in congedo delle forze speciali del Cremlino, indottrinati con idee di destra estrema e spinti ad azioni contro i rom».
Il lettore di Renovatio 21 conosce l’obiettività del giornale degli Agnelli quando si tratta di Russia. Ma anche dell’obiettività del quotidiano – dei quotidiani – in generale.
Insomma #hastatoPutin anche quando sparano ad uno che si rifiuta di dare armi all’Ucraina. Semplicemente incredibile.
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Immagine di EU2017EE Estonian Presidency via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Terrorismo
Hanno sparato al primo ministro slovacco Fico, nemico di obbligo vaccinale, aiuti all’Ucraina e Trattato Pandemico OMS
BREAKING: The Prime Minister of Slovakia, Robert Fico, has just been shot in public.
This comes only days after Fico formally & publicly rejected The WHO Global Pandemic Accord. pic.twitter.com/cQKmmJKb4c — Pubity (@pubity) May 15, 2024
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🚨🇸🇰 Slovakia REJECT The WHO proposed Pandemic Accord ‼️
Only last week Prime Minister of Slovakia Robert Fico gave this speech:- “I also clearly declare that we (Slovakia Democratic Party) WILL NOT support strengthening the Powers of the World Health Organisation” “One study… pic.twitter.com/AiamzEZR8o — Concerned Citizen (@BGatesIsaPyscho) May 15, 2024
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Intelligence
Uomo d’affari ebreo ucciso a colpi di arma da fuoco ad Alessandria d’Egitto
Martedì, un uomo d’affari ebreo canadese è stato assassinato nella città di Alessandria d’Egitto, quando un uomo armato sconosciuto si è avvicinato alla sua auto e gli ha sparato a bruciapelo.
Un’oscura organizzazione terroristica avrebbe rivendicato la responsabilità come «ritorsione» per l’operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza. Il gruppo che si autodefinisce «Gruppo d’avanguardia per la liberazione del martire Mohamed Salah» (dal nome dell’ufficiale di polizia egiziano che uccise tre soldati dell’IDF in una sparatoria al confine a metà del 2023) sostiene che la vittima, identificata come Ziv Kipper, era un «agente del Mossad».
«Aspettate il prossimo», ha scritto l’organizzazione sconosciuta in un messaggio Internet. «Shalom dai bambini di Gaza». Secondo quanto riferito, il gruppo avrebbe anche pubblicato un video e un’immagine dell’omicidio, scrive il sito Zerohedge.
Tuttavia il Ministero degli Interni egiziano si è affrettato a minimizzare l’incidente, e invece di «terrorismo» fonti di sicurezza egiziane hanno scelto inizialmente di definire l’omicidio una rapina.
Secondo l’agenzia Reuters «il gruppo ha pubblicato una foto che pretende di mostrare Kipper mentre viene colpito nella sua macchina». Tuttavia «fonti della sicurezza egiziana hanno affermato di non avere informazioni sull’esistenza del gruppo o se fosse coinvolto nell’incidente».
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«La presunta organizzazione ha affermato di aver preso di mira l’uomo d’affari durante le operazioni israeliane nella città di confine palestinese-egiziana e roccaforte di Hamas a Rafah» scrive Reuters. «The Vanguard ha affermato che l’uomo d’affari, amministratore delegato di un’azienda egiziana di esportazione di frutta e verdura congelata, aveva utilizzato le sue attività commerciali come copertura per operazioni di intelligence israeliane».
«Il gruppo ha affermato che il presunto atto di terrorismo era una continuazione della storica lotta egiziana contro Israele e ha denunciato l’attuale leadership egiziana come burattini».
Il governo egiziano è tipicamente molto sensibile quando si tratta di accuse di terrorismo contro occidentali e stranieri, dato che anche gli storici incidenti terroristici hanno talvolta decimato la sua cruciale industria del turismo. L’Egitto ha motivo di voler minimizzare o nascondere le circostanze dell’attacco.
L’uomo aveva la cittadinanza israeliana insieme a quella canadese, tuttavia, «né Israele né l’Egitto hanno ancora ufficialmente nominato l’uomo ucciso» ha riportato la BBC. Ad ogni modo, « il ministero degli Esteri israeliano ha confermato che la vittima era un uomo d’affari con doppia cittadinanza canadese-israeliana. Ha aggiunto che l’ambasciata israeliana al Cairo era in contatto con le autorità egiziane. Il ministero degli Interni egiziano, nel frattempo, ha affermato in una nota che l’uomo “risiede permanentemente” nel Paese».
L’assassinio avviene in un momento delicato in cui i colloqui di tregua tra Hamas e Israele erano in corso al Cairo, tramite mediatori, ma i colloqui alla fine hanno mostrato pochi progressi o risultati, mentre l’esercito dello Stato Ebraico è pronto a progredire con la sua offensiva di terra su Rafah.
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Immagine di David Evers via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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