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Bioetica

Che cos’è la sofferenza fetale?

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Ad un incontro tenutosi nella capitale USA, il famoso neurochirurgo pediatrico ed ex candidato repubblicano Dr. Ben Carson ha spiegato che i bambini abortiti sentono dolore.

Lo riporta Lifesitenews.

 

Parlando alla folla riunitasi in occasione della Conservative Political Action Conference (CPAC), il Dr. Carson ha esposto le sue considerazioni – venate di stupore e meraviglia – come solo un uomo che ha amorevolmente aiutato, salvato e curato migliaia di giovani vite può fare.

 

«Dio ha orchestrato una situazione incredibile, quando un ovulo e uno spermatozoo si uniscono e, in 10-12 settimane, si possono vedere le piccole dita delle mani e dei piedi, il naso, il viso, il cuore inizia a battere», ha detto il dr. Carson. «È meraviglioso».

 

«Da lì (il cervello) si sviluppa molto rapidamente», ha continuato. «Centinaia di migliaia di neuroni ogni singolo giorno».

«Ho avuto il privilegio di operare bambini alla 25°, 26°, 27°, 28° settimana di gestazione», racconta il neurochirurgo. «Vi garantisco che possono sentire e reagire».

 

«Ho avuto il privilegio di operare bambini alla 25°, 26°, 27°, 28° settimana di gestazione», racconta il neurochirurgo. «Vi garantisco che possono sentire e reagire».

 

«Bisogna fare l’anestesia per operare. Credetemi,» aggiunge, «possono rispondere alla comodità e al calore».

 

«Chi dice che si tratta solo di un grumo di cellule, onestamente», dice il Dr. Carson, «è assolutamente ignorante.»

 

«Bisogna fare l’anestesia per operare. Credetemi, possono rispondere alla comodità e al calore».

Il Dr. Carson ha affermato che l’atto di abortire un bambino è «barbaro», e per l’aborto tardivo, quando il bambino può vivere al di fuori del grembo, ha utilizzato il termine «omicidio».

 

«Il livello di brutalità che (l’aborto tardivo) richiede … francamente non mi spiego come si possa fare», ha dichiarato.

 

Più avanti, il Dr. Carson ha raccontato una sua conversazione con il presidente della American Civil Liberty Union (ACLU) in cui parlava di una donna incinta di 33 settimane – che portava in grembo un bambino con un’anomalia congenita – che aveva appena praticato un aborto tardivo.

 

Quando il capo dell’ACLU ha dichiarato «Parliamo per chi non può parlare», Carson ha ribattuto: «E per il bambino?».

 

«Dopo avergli detto che operavo bambini di 25, 26, 27 settimane» il Dr. Carson gli ha chiesto «Parleresti per quei bambini?» L’uomo ha riposto di sì.

 

«Quindi loro sono fuori dal grembo, e parleresti per loro, ma per uno più piccolo che si trova nel posto più sicuro che esista, non parleresti per lui?».

 

«Parlersti per un bambino piccolo che si trova nel posto più sicuro che esista? Mi ha risposto: “So che non ha senso, ma credo che una donna possa uccidere il suo bambino fino al secondo in cui nasce.”»

«Mi ha risposto: “So che non ha senso, ma credo che una donna possa uccidere il suo bambino fino al secondo in cui nasce.”» ha riportato il Dr. Carson.

 

Carson gli ha anche chiesto se sarebbe disposto ad ammetterlo pubblicamente, e la risposta è stata «No».

 

«Ora vogliono proclamarlo in pubblico», ha affermato il Dr. Carson, riferendosi ai recenti eventi a New York e in Virginia, dove i legislatori liberali hanno dichiarato non solo il loro supporto all’aborto fino al momento della nascita, ma anche all’infanticidio.

 

«Le cose sono arrivate fino a questo punto» ha aggiunto Carson. «Siamo noi, persone con una morale e dei valori, che dobbiamo prendere posizione perché non possiamo permettere che questo accada nella nostra società».

 

Il Dr. Carson, che ora serve come nell’amministrazione Trump come Ministro della Casa e dello Sviluppo Urbano, ha espresso queste osservazioni al National Harbor Resort and Convention Center, nei pressi di Washington, DC.

 

Hanno partecipato anche la deputata dello stato di Washington Cathy McMorris Rodgers, e la presidentessa di Concerned Women of America Penny Nance, che ha moderato la discussione.

 

 

Fonte: Lifesitenews

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Bioetica

Anche la Spagna vuole l’aborto in Costituzione

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Il governo spagnolo di sinistra si è impegnato a sancire il diritto all’aborto nella Costituzione del Paese. La decisione segue una controversia sulla scelta del consiglio comunale di Madrid di promuovere informazioni sulla «sindrome post-aborto» per le donne che intendono interrompere la gravidanza.

 

Venerdì, il primo ministro Pedro Sanchez ha annunciato che la sua coalizione, formata da socialisti ed estremisti di sinistra, presenterà al parlamento una proposta di riforma costituzionale, sottolineando che i diritti delle donne non saranno compromessi dai partiti di opposizione.

 

Il Sanchez accusato il Partito Popolare (PP) conservatore di «fondersi con l’estrema destra» dopo che i consiglieri del PP a Madrid hanno sostenuto un’iniziativa del partito Vox, che obbliga i centri sanitari a fornire informazioni alle donne che stanno valutando l’aborto.

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«Con questo governo, non ci saranno passi indietro sui diritti sociali», ha scritto Sánchez su X, specificando che la riforma modificherà le leggi esistenti per impedire alle donne incinte di ricevere «informazioni fuorvianti o antiscientifiche sull’aborto». La modifica costituzionale in Spagna richiede una maggioranza di tre quinti, il che implica che la coalizione guidata dai socialisti avrà bisogno del supporto dell’opposizione.

 

Il consiglio comunale di Madrid, guidato dal Partito Popolare, ha approvato martedì una misura che obbliga i servizi sanitari ad avvertire le donne del trauma post-aborto. Vox ha sostenuto che questa condizione può portare a dipendenza da droghe, pensieri suicidi o cancro. La proposta ha suscitato critiche, con esperti medici che hanno evidenziato l’assenza di consenso scientifico. Giovedì, il sindaco di Madrid, José Luis Martínez-Almeida, ha riconosciuto che la sindrome non è una categoria scientifica riconosciuta e ha chiarito che le donne non saranno obbligate a ricevere tali informazioni.

 

In Spagna, l’aborto è stato depenalizzato nel 1985 in casi specifici, mentre una riforma del 2010 lo ha permesso fino alla 14ª settimana.

 

Il dibattito si inserisce in un contesto di crescenti preoccupazioni per il futuro demografico dell’Europa, con Elon Musk che ha recentemente avvertito che l’Europa potrebbe «scomparire» se il tasso di natalità non tornerà al livello di sostituzione di 2,1 figli per donna. Alcuni studi suggeriscono che la soglia di sopravvivenza a lungo termine sia più vicina a 2,7 figli.

 

Secondo dati recenti, il tasso di fertilità della Spagna è attualmente di 1,41 nascite per donna, tra i più bassi dell’UE. Anche l’Europa nel suo complesso registra un forte calo, con quasi tutti i Paesi che segnalano un tasso di fecondità al di sotto del parametro di sostituzione.

 

Come riportato da Renovatio 21, il primo Paese a inserire l’aborto in Costituzione è stato la Francia di Emanuele Macron. Il quale, a quanto sembra, non intende fermarsi lì: l’eutanasia è dietro l’angolo.

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Un anno fa a Brusselle è stato approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta Europea. L’anno precedente gli eurodeputati avevano chiesto che il feticidio divenisse «diritto fondamentale».

 

Altri Paesi non marciano nella stessa direzione, Cinque giorni fa il Parlamento Olandese ha respinto una risoluzione che dichiarava l’aborto come «diritto umano», idea alla base di tanti progetti di enti transnazionali

 

Due mesi fa la Repubblica Domenicana ha riconfermato il divieto totale di aborto.

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Immagine di Ministry of the Presidency. Government of Spain via Wikimedia pubblicata secondo indicazioni.

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Il Parlamento olandese respinge la risoluzione che dichiara l’aborto un «diritto umano»

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Il 23 settembre, il Parlamento olandese ha respinto una proposta che intendeva riconoscere l’aborto come «diritto umano». Lo riporta il Christian Network Europe News.   La mozione, presentata da membri privati, esortava il governo a promuovere presso un «gruppo di paesi affini» l’inserimento del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e nel Patto internazionale sui diritti civili e politici.   La proposta ha ricevuto il sostegno del governo e di diversi partiti, tra cui D66, il Partito Socialista SP, il Partito Liberale VVD e altri, che insieme rappresentano 68 dei 150 seggi. Il Reformatorisch Dagblad ha riportato che il partito riformato SGP, insieme all’Unione Cristiana e al Forum per la Democrazia, ha avanzato una contromozione per opporsi agli sforzi dell’UE di includere l’aborto come «diritto umano» nei trattati europei; tale contromozione sarà votata successivamente.   PVV, SGP e l’Unione Cristiana (CU) si sono opposti a una mozione che proponeva di includere l’assistenza all’aborto come «parte standard dell’assistenza di base d’emergenza» in casi di violenza sessuale; questa mozione è stata invece approvata. SGP e CU hanno anche presentato una mozione per fare della riduzione degli aborti un obiettivo esplicito della politica estera olandese, ma è stata respinta.

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In concomitanza con il voto sulla mozione per dichiarare l’aborto un diritto umano, il Centro Olandese per la Riforma Bioetica (DCBR) ha distribuito volantini pro-life fuori dal parlamento, accompagnati da cartelli con immagini di vittime di aborto.   «In vista del voto parlamentare sulla mozione per riconoscere l’aborto come diritto umano, abbiamo inviato a ogni parlamentare una panoramica obiettiva delle procedure di aborto, inclusi fermo immagine di video di aborti in tempo reale, per chiarire cosa avrebbero sostenuto o contrastato con il loro voto», ha dichiarato Irmgard Averesch del DCBR. «Chris Stoffer dell’SGP e Gideon van Meijeren dell’FvD hanno difeso con forza la causa della vita, sottolineando l’umanità del nascituro e la gravità dell’aborto.   Entrambi hanno espresso compassione per le situazioni difficili, evidenziando però che l’aborto coinvolge due vite, inclusa quella del nascituro. Van Meijeren è persino riuscito a mostrare le immagini delle vittime di aborto».   Il risultato rappresenta una vittoria per i movimenti antiabortisti. «Siamo grati a Dio che, indipendentemente dall’influenza del nostro lavoro o di altre organizzazioni pro-life, la proposta sia stata respinta», ha commentato Averesch. «Tuttavia, è stata una decisione sofferta, e non dobbiamo abbassare la guardia. C’è ancora molto da fare, poiché la voce pro-choice sta tornando a farsi sentire».   In Europa, gli attivisti abortisti  stanno spingendo per il riconoscimento del feticidio come diritto umano sia a livello nazionale che continentale. Come riportato da Renovatio 21, la Francia lo ha già sancito a livello costituzionale, e la Camera dei Comuni del Regno Unito ha recentemente depenalizzato l’aborto fino al momento della nascita.   Nei Paesi Bassi, per ora, questi tentativi sono stati bloccati; all’inizio di questo mese, un tribunale olandese ha anche revocato il divieto per i pro-life di parlare con le donne che accedono alle cliniche per l’aborto.

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Immagine di Tweede Kamer der Staten-Generaal via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
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Bioetica

L’OMS aggiunge la pillola abortiva alla lista dei «medicinali essenziali»

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L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha aggiunto la pillola abortiva alla sua lista di «medicinali essenziali» poche settimane dopo la morte di un’adolescente canadese in seguito a un aborto chimico.

 

Il 5 settembre l’OMS ha pubblicato la 24a edizione del suo Elenco modello dei farmaci essenziali, che ora include una sezione sui farmaci abortivi, tra cui il mifepristone e il misoprostolo, utilizzati per porre fine chimicamente alla vita dei bambini nel grembo materno.

 

«I farmaci essenziali sono quelli che soddisfano i bisogni sanitari prioritari di una popolazione», ha scritto l’OMS nell’introduzione al nuovo elenco. «Sono selezionati tenendo in debita considerazione la prevalenza della malattia e la rilevanza per la salute pubblica, le prove di efficacia e sicurezza e il rapporto costo-efficacia comparativo».

 

L’elenco modello dei farmaci essenziali è stato istituito nel 1977 e comprende un lungo elenco di analgesici, vaccini e farmaci antimalarici. Ora, l’elenco include due farmaci pericolosi che pongono fine alla vita dei feti: il mifepristone (che va anche sotto il nome di RU486) e il misoprostolo.

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In un aborto chimico, la prima pillola, il mifepristone, tenta di far morire di fame il bambino che si sta sviluppando nell’utero bloccando l’ormone della gravidanza, il progesterone. Tuttavia, dopo aver assunto la prima pillola, una donna può ancora cambiare idea. Può sottoporsi a procedure d’urgenza per invertire gli effetti della prima pillola. A condizione che non abbia assunto la seconda pillola, il suo bambino può spesso essere salvato attraverso questo processo, noto come inversione della pillola abortiva.

 

Il secondo farmaco richiesto in un aborto chimico è il misoprostolo, che viene assunto 24-48 ore dopo, solitamente a casa. Il misoprostolo provoca la contrazione dell’utero, espellendo il bambino. Questo può causare crampi, sanguinamento e spesso richiede cure mediche. Il bambino poi, di solito viene espulso nel water di casa, quindi dopo lo sciacquone il piccolo si troverà nelle fogne dove verrà divorato da ratti, pesci, insetti, anfibi ed altre creature infime.

 

Gli aborti chimici, letali per i feti quando hanno successo, sono spesso dolorosi per le madri e possono causare infezioni o emorragie che possono richiedere cure d’urgenza. Tra il 2000 e il 2011, 14 donne negli Stati Uniti sono morte per complicazioni successive ad aborti chimici.

 

L’aggiunta dei farmaci da parte dell’OMS arriva poche settimane dopo la morte di una diciannovenne canadese a causa di un’infezione in seguito a un aborto chimico. Casi di donne morte dopo l’aborto chimico sono comuni in tutto il mondo, compresa l’Italia. Nel 2014 una donna incinta morì in un ospedale di Torino dopo la somministrazione. I parlamentari sedicenti cattolici, una pattuglia in teoria all’epoca nutrita in tutti gli schieramenti, non dissero una parola, forse mezza.

 

La menzogna della pillola feticida come «sicura ed efficace» (ricordate questo slogan?) è stata dimostrata in uno studio pubblicato mesi fa. Cinque anni fa in Gran Bretagna erano trapelate sconvolgenti email sui suoi esiti letali.

 

Attualmente diversi Stati americani hanno vietato questi farmaci pericolosi. Ben 22 procuratori generali statali americani chiedono una revisione dei pericoli del mifepristone e sollecitano l’amministrazione Trump a ripristinare le restrizioni sulla pillola abortiva. A inizio anno il segretario alla salute USA Roberto F. Kennedy aveva confermato che lo stesso presidente Donaldo Trump gli aveva chiesto di studiare i pericoli della pillola abortiva.

 

Come riportato da Renovatio 21, specularmente, due anni fa emerse una lettera pro-pillola figlicida firmata da 200 dirigenti delle multinazionali farmaceutiche, tra cui il CEO di Pfizer Albert Bourla.

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In Italia invece, ai tempi del governo pandemico, il ministro della Salute Roberto Speranza aveva iniziato l’iter per rendere sempre più facile l’uso della pillola abortiva. La cultura degli aborti fai-da-te si sta moltiplicando ovunque, con immenso inquinamento delle riserve idriche. Non si tratta della prima volta che vengono lanciati gli allarmi sull’inquinamento dei fiumi da parte della pillola abortiva RU486, detta anche «pesticida umano». È noto che anche la pillola anticoncenzionale, che è uno steroide sintetico, ha un effetto devastante sui fiumi e sulla fauna ittica, e in particolare starebbe facendo diventare i pesci transessuali.

Se il fine dell’OMS fosse davvero la salute umana, allora dovrebbero essere considerati farmaci salvavita quei farmaci come il progesterone che, se presi in tempo, possono neutralizzare l’effetto feticida dell’aborto chimico, salvando il bambino.

 

Ma sappiamo che il fine dell’OMS non è la vita. È, incontrovertibilmente, la morte.

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