Spirito
Il vero significato del Sinodo per l’Amazzonia
Qualche lettore ci ha chiesto un commento sul Sinodo per l’Amazzonia – il cui nome per esteso è «Amazzonia: Nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale»– apertosi il 6 ottobre scorso e che si concluderà domenica 27 ottobre.
Non ci soffermeremo su grandi questioni teologiche e su quelle che secondo noi sono le evidenti divergenze circa quello che dovrebbe essere il mandato di un Pontefice (dal latino pontifex, ovvero colui che si situa come ponte fra il Cielo e le terra), lontano anni luce dal mandato che invece, come ora vedremo brevemente, si propone Jorge Mario Bergoglio, alias Papa Francesco.
Bergoglio è l’esecutore principale del passaggio necessario a ridurre la religione ad una vaga e neo-pagana forma di superstizione
È evidente che questo sinodo eco-ambientalista rientra fra i temi della grande mission che Francesco si è proposto (o forse gli è stata proposta o, meglio, imposta?) di portare a compimento: dal pan-cristianesimo un po’ steineriano del «Cristo tutto in tutti» iniziato da quel che fu il Concilio Ecumenico Vaticano II e poi solennizzato con il Pontificato di Giovanni Paolo II, al panteismo duro e puro.
Bergoglio è, infatti, l’esecutore principale di questo fondamentale passaggio, necessario per ridurre la religione ad una vaga e neo-pagana forma di superstizione.
Il papa «venuto dalla fine del mondo» (così si presentò dal balcone di San Pietro dopo l’elezione del 2013) doveva e deve ricoprire le vesti di una presunta rivoluzione all’interno della Chiesa. Rivoluzione volta a scardinare ogni elemento di trascendenza e teologia per occuparsi di questioni sociali con risvolti completamente compatibili ed organici al sistema.
Il tema dell’Amazzonia è, infatti, un tema di tendenza, una questione legata al momento e principalmente spinta in avanti dai neo-movimenti eco-ambientalisti che hanno fatto, insieme alla neo-chiesa, dei temi sociali il loro dio.
La global class dominante vuole gretini ambulanti per le piazze e vuole i sinodi sull’Amazzonia.
La global class dominante vuole gretini ambulanti per le piazze e vuole i sinodi sull’Amazzonia.
Vuole, cioè, una teoria ridotta al nulla e una pratica portata avanti dalle masse che spingono verso la direzione che viene loro imposta e che loro, beotamente e senza nemmeno sentire il pizzico della siringa, si fanno prontamente inoculare.
L’obiettivo è creare una nuova religione universale, perché, come ben sapeva e scriveva lo psicanalista Carl Gustav Jung, persino l’ateismo materialista dell’Unione Sovietica professava la propria religione spargendo le politiche comuniste in tutto il mondo. La laicità e lo stato laico, a ben vedere, non sono altro che pretesti per colonizzare religiosamente la modernità attraverso una religione laicista, la quale però pare aver adempiuto a sufficienza il proprio compito, pronta a lasciare spazio alla nuova ed imperante religione che si appresta a governarci: la religione del Cambiamento Climatico.
E ad una nuova religione del Cambiamento Climatico deve per forza corrispondere, piegata alle logiche del mundus, una «chiesa climatica» che affondi le proprie radici nei temi sociali dell’inquinamento, del surriscaldamento globale e dalle politiche «per gli ultimi».
Dalle «periferie esistenziali» all’Amazzonia che brucia, la neo-chiesa livellata orizzontalmente dona il proprio appoggio alla nuova religione del Cambiamento Climatico anche e soprattutto attraverso il Partito «papulista», che ha fatto di Papa Francesco il leader totale, perché capace di accaparrarsi elogi e lodi di tutte le logge massoniche dei paesi a cui fa visita e perché supportato dell’intera classe globalista dominante.
Il Sinodo per l’Amazzonia affronta i nuovi argomenti di cui i poteri nazionali e sovranazionali hanno bisogno per commuovere le masse dietro ai falsi miti e riti
Mondialismo integrale e capitalismo già compiuto sono tendenze del pontificato del papa venuto davero dalla fine del mondo, totalmente estraneo ad ogni logica di evangelizzazione cristiana se non attraverso la stessa contraffazione di essa. Pillole di pretestuosa e presunta «misericordia» (così come la vorrebbe il mondo, ovvero priva di Giustizia) per lanciare un messaggio forte e chiaro: immigrazione e porti aperti così come da definizione sorosiana di Open Society — quella che piace alla Bonino, «grande donna dell’Italia di oggi», così come la definì proprio Bergoglio.
Il Sinodo per l’Amazzonia, in conclusione, affronta i nuovi argomenti di cui i poteri nazionali e sovranazionali hanno bisogno per commuovere le masse dietro ai falsi miti e riti ambientalisti, utili per spargere il verbo della nuova dea Madre Terra, alla quale in Vaticano si è materialmente già prestato culto.
La Cultura della Morte avanzerà in modo ecosostenibile, buttando la plastica nella plastica, la carta nella carta, e i resti di feti umani fatti a pezzi negli appositi contenitori o nei cessi, non senza tirare, ovviamente, lo sciacquone
Papa Francesco è il papa giusto al momento giusto, l’uomo capace di compiere l’ultimo atto di disgiunzione fra orizzontale e verticale, eliminando ogni componente che miri verso l’Alto. È, di fatto, proprio colui che sta compiendo la profanazione del sacro: ovvero porre fuori dal tempio ciò che dovrebbe stare dentro, scendendo in piena adesione alle logiche del mondo e sdivinizzando ogni elemento teologico e trascendente.
Religiosamente, filosoficamente o simbolicamente che lo si voglia descrivere, l’anticristo in cui alcuni rividero i grandi dittatori, primo fra tutti Adolf Hitler, non si presenterà con nero mantello e forcone, ma si paleserà nel sistema del «Nuovo Umanesimo» citato da Giuseppe Conti e della «Fratellanza Universale» professata dalla neo-Chiesa di Bergoglio, dove le banche e la finanza sono i motori della corruzione dei corpi e delle anime, dove le ideologie transumaniste propagate ai piccoli e agli innocenti diventano gli edulcoranti educativi delle nuove generazioni ringretinite e pervertite.
L’anticristo siederà su un trono certamente ecologico e biodegradabile, farà la raccolta differenziata e si esprimerà con linguaggio aulico e impeccabilmente buonista.
L’anticristo, quando avrà tolto di mezzo ogni potere che frena, siederà su un trono certamente ecologico e biodegradabile, farà la raccolta differenziata e si esprimerà con linguaggio aulico e impeccabilmente buonista.
A quel punto il neo-malthusianesimo non sarà più solo una già fin troppo applicata teoria demo-sociologica, ma diventerà lo scettro pratico del grande principe di questo mondo.
Ma restate sereni: anche la Cultura della Morte avanzerà in modo assolutamente ecosostenibile, buttando la plastica nella plastica, la carta nella carta, e i resti di feti umani fatti a pezzi negli appositi contenitori o nei cessi, non senza tirare, ovviamente, lo sciacquone.
Cristiano Lugli
Spirito
Ritorno all’affare del catechismo olandese (1966-1968)
È utile raccontare la vicenda del Catechismo olandese, che è stata richiamata da mons. Peter Kohlgraf come punto di paragone con l’evoluzione della Chiesa in Germania.
Sfondo
I cattolici olandesi sono da tempo noti per la loro fede, perché fin dal XVI secolo hanno dovuto lottare contro un clima protestante ostile. Nel XX secolo sono diventati la maggioranza, con strutture importanti, una forte identità e numerosi missionari in tutto il mondo.
Ma dopo la guerra, il materialismo trasformò la vita. La pratica, superiore al 70%, era in declino. Dall’inizio degli anni ’60, tra i cattolici olandesi si diffuse l’uso dei contraccettivi, con la conseguente riduzione delle dimensioni delle famiglie, del numero dei candidati al seminario e una diminuzione del senso di fede. La tradizionale presa di distanza dai protestanti non aveva più senso.
Contesto
Dal 1956 i professori dell’Istituto catechetico superiore di Nimega furono incaricati dall’episcopato olandese di comporre un catechismo per i bambini. Nel 1960 si decise di realizzarlo per adulti. Fu pubblicato nel 1966 con l’imprimatur del cardinale Bernardus Alfrink.
La direzione si deve al gesuita olandese Piet Schoonenberg (1911-1999) e al domenicano belga Edward Schillebeeckx (1914-2009), professori dell’Istituto. Fr. Schillebeeckx era una voce ascoltata al Concilio Vaticano II, anche se non era stato nominato esperto.
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Le origini delle gravi carenze del Catechismo
Il testo considera la situazione del mondo, cercando di cogliere in modo positivo le diverse religioni, compreso il marxismo, come espressioni della ricerca di Dio. Integra la prospettiva delle scienze e quella dell’evoluzione. Questo approccio era difettoso.
Ciò nonostante, la cosa peggiore non fu questa. Sono stati scoperti gravi errori, la cui radice risiedeva in due intenzioni sottostanti. Il primo: andare d’accordo con la parte protestante del Paese, cercando di migliorare le spiegazioni cattoliche, ma evitando anche ciò che potrebbe dispiacere ai riformati.
La seconda: si trattava di raggiungere il mondo moderno. Ciò ha portato alla ricerca di formule morbide, a evitare argomenti difficili (il peccato originale, i miracoli) e a interpretare altri, «meno credibili», come il concepimento verginale, gli angeli e la risurrezione, come metafore. Gli scrittori si erano convinti che questi punti non fossero propriamente questioni di fede e che fossero liberi di cercarne un’interpretazione simbolica.
Infine, gli scrittori hanno cercato espressioni alternative alle formule tradizionali della Fede, sostituendo la terminologia «filosofica». Ciò ha portato a ricostruzioni difficili e insolite dei dogmi centrali – la Trinità, la personalità di Gesù Cristo, il peccato, i sacramenti – che hanno perso precisione. Il problema sta in ciò che non è stato affermato o in ciò che è stato reinterpretato.
Opposizione cattolica
L’opposizione sorse subito da parte dei cattolici ben formati. Hanno denunciato le carenze in un giornale (Confrontatiie) e hanno inviato una lettera al Papa, pubblicata sulla stampa cattolica (De Tijd). Gli autori del catechismo hanno reagito molto male.
Paolo VI nominò allora, d’accordo con Alfrink, una commissione mista composta da tre teologi romani (Edouard Dhanis, Jan Visser, Benedict Lemeer) e tre membri dell’Istituto di Nijmegen (Schoonenberg, Schillebeeckx e W. Bless). Si incontrarono a Gazzada (Italia) nell’aprile 1967, ma la delegazione dell’Istituto rifiutò per principio ogni cambiamento.
La Commissione Cardinalizia
Paolo VI nominò poi una commissione di sei cardinali (giugno 1967): Josef Frings, Joseph-Charles Lefebre, Lorenz Jaeger, Ermenegildo Florit, Michael Browne, Charles Journet. Sarebbero assistiti da sette teologi. L’elenco dei punti da correggere o chiarire è lungo:
L’esistenza degli angeli e dei demoni, la creazione immediata dell’anima da parte di Dio, il peccato originale, il poligenismo, il concepimento verginale di Cristo, la verginità perpetua di Maria, la soddisfazione espiatoria del sacrificio della Croce, la perpetuazione del sacrificio nell’uomo Eucaristia, Transustanziazione, Presenza Reale, infallibilità della Chiesa, sacerdozio ministeriale e sacerdozio comune, primato di Roma, conoscenza della Trinità, coscienza divina di Gesù, battesimo, sacramento della Penitenza, miracoli, morte e risurrezione, giudizio e del Purgatorio, l’universalità delle leggi morali, l’indissolubilità del matrimonio, il controllo delle nascite, i peccati veniali e mortali e lo stato matrimoniale.
La commissione pubblicò una Dichiarazione (15 ottobre 1968), indicando le necessarie correzioni e integrazioni. Come riferisce Omnes, «L’Istituto si rifiutò di correggere il testo e promosse traduzioni in tedesco, francese, inglese e spagnolo, senza rettifiche o nihil obstat […] [E] erano sicuri che la loro proposta fosse il futuro della Chiesa universale ed erano pronti a difenderlo ad ogni costo.
«Si è deciso poi di convertire le correzioni in un Supplemento di circa 20 pagine, che potrebbe aggiungersi ai volumi invenduti delle varie edizioni e traduzioni, previo benestare degli editori».
Influenza del «Consiglio» pastorale olandese
Questo «concilio», iniziato nel 1966, è stato influenzato dagli errori del Catechismo olandese. In particolare, la terza sessione (1969) fu molto segnata dal clima creato dalla questione del Catechismo e dalla tensione con Roma scaturita dal suo esame e poi dalla Dichiarazione della Commissione Cardinalizia.
Ciò spiega in parte gli eccessi che questo «concilio» ha esaminato e poi votato con la benedizione dell’episcopato olandese.
Paolo VI, su richiesta di Jacques Maritain e del cardinale Charles Journet, che prepararono l’ossatura del testo, reagì con la pubblicazione del Credo du peuple de Dieu, proclamato solennemente in Vaticano il 30 giugno 1968, per la chiusura dell’Anno della fede. Il Papa ha sostanzialmente riaffermato le verità di fede negate o messe in discussione dal Catechismo olandese senza nominarlo.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagini di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Spirito
Mons. Viganò: omelia per le Rogazioni contro il cancro conciliare
FIRMAMENTUM MEUM
Omelia nelle Litanie Maggiori, o Rogazioni Pozzolatico (Firenze). 25 Aprile 2024
Dominus firmamentum meum, et refugium meum, et liberator meus. Il Signore è mia roccia, mia fortezza e mio liberatore.
Ps 17, 3
Le Rogazioni riportano molti di noi a tempi remoti, nei quali il 25 Aprile era dedicato alla Benedizione dei campi. Ed era nelle campagne, un tempo nemmeno troppo distanti dalle città, che vedevamo processioni di fedeli e popolo seguire il sacerdote al canto delle Litanie. Ut fructus terræ dare et conservare digneris… Contadini vestiti con l’abito della festa accompagnavano i nostri parroci fino ai loro poderi, dove la sua preghiera echeggiava in un silenzio rotto solo dal canto degli uccelli. Gli alberi da frutto erano in fiore e nell’aria volavano i semi dei pioppi. E si sapeva, nell’intimo di una coscienza che parlava ancora, che il Signore premia il giusto e punisce il malvagio: non solo perché questo era ciò che si sentiva predicare in chiesa, ma anche perché questa giustizia semplice nella comprensione e divina nelle sue manifestazioni mandava le cavallette nel campo di chi lavorava la domenica, e rendeva feconde le coltivazioni, generosi i fianchi delle mucche e delle pecore di chi viveva in Grazia di Dio.Sostieni Renovatio 21
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Spirito
I vescovi tedeschi preparano le «diaconesse»
Il vescovo ausiliare di Essen, mons. Ludger Schepers, ha celebrato il 15 aprile 2024 la messa di chiusura di un corso di formazione per «diaconesse». Il Netzwerk Diakonat der Frau, o Rete del Diaconato femminile, propone una serie di corsi pluriennali, volti a preparare l’inserimento delle diaconesse nella Chiesa. È stata organizzata per la terza volta nel convento di Waldbreitbach.
Presentazione della formazione deviante
Il Netzwerk Diakonat der Frau, fondato nel 1997, organizza dal 1999 corsi per donne che si sentono chiamate a diventare diaconi. La presidente, Irmentraud Kobusch, spiega: «Siamo un’organizzazione indipendente e possiamo offrire e certificare tali corsi per le donne».
Ufficialmente il corso si intitola: «Educazione continua: servizi di leadership diaconale per le donne nella Chiesa». La formazione appena conclusa è la terza, la prima ha avuto luogo nel 1999.
La formazione si svolge a Waldbreitbach, nei locali del convento delle Suore Francescane. È richiesto il corso per corrispondenza teologica di Würzburg. La formazione si estende su tre anni al ritmo di un fine settimana ogni due mesi. 37 donne sono state formate in tre cicli.
Irmentraud Kobusch dice che l’idea di questa formazione le è venuta dopo aver letto la Lettera Ordinatio sacerdotalis in cui si afferma che il sacerdozio è riservato agli uomini, per diritto divino, e conclude che «il diaconato delle donne» non riguarda.
La presidente ripone la sua speranza in Francesco e nel Cammino sinodale. «Come rete, discutiamo con il gruppo di lavoro sul diaconato permanente», spiega Kobusch. Un ministero comune per uomini e donne sarebbe il modello ideale per il futuro della Chiesa.
Irmentraud Kobusch è convinta che un giorno ci saranno donne diacono cattoliche, in modo del tutto ufficiale. «Persevereremo finché la prima donna non sarà ordinata diacono in Germania», ha detto. Ci vorrà ancora un po’ di tempo.
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La cerimonia del 15 aprile con mons. Ludger Schepers
In un comunicato si ricorda il sistema formativo delle neodiplomate. Il vescovo ausiliare, mons. Schepers, sostiene e accompagna da tempo la rete del diaconato femminile» precisa il comunicato.
E continua: «Nella sua omelia, pronunciata con suor Edith-Maria Magar, superiora generale dei francescani di Waldbreitbach, ha sottolineato che anche le donne vengono chiamate. Le donne si sentono giustamente discriminate ed emarginate nella Chiesa a causa della loro vocazione».
Il comunicato continua: «Le donne sono scioccate dal fatto che questo squilibrio non sia considerato un problema a cui bisogna porre rimedio. (…) Sebbene non potesse ancora ordinare le donne, il vescovo le ha benedette quando hanno ricevuto il certificato».
Il presidente della Conferenza episcopale tedesca, mons. Georg Bätzing, ha inviato un messaggio di congratulazioni: «Sei una benedizione per la nostra Chiesa», ha scritto.
Un percorso chiaramente scismatico ed eretico
Tutta questa energia porterà o allo scisma e all’eresia, oppure all’abbandono della Chiesa. Bisogna (ancora) ricordare che, secondo una definizione del Concilio di Trento, che sancisce soltanto una dottrina ancora creduta, il sacramento dell’Ordine è uno, ed è composto di almeno tre gradi: episcopato, sacerdozio e diaconato.
Chi riesce a ricevere l’ultimo potrà ricevere gli altri due. L’impossibilità dell’ordinazione sacerdotale implica quindi quella dell’ordinazione diaconale… o della consacrazione episcopale.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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