Bioetica
Lo Stato totalitario dell’eutanasia: Intervista al professor Luca Marini
Luca Marini insegna diritto internazionale alla Sapienza di Roma. Tra i più noti esperti di biodiritto a livello internazionale, è stato a lungo vicepresidente del Comitato Nazionale per la Bioetica. Attualmente è presidente dell’European Centre for Science, Ethics and Law (ECSEL), e anima il Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB) e l‘Osservatorio contro la Transizione Ecologica (OCTE), dei cui comunicati spesso Renovatio 21 ha dato conto.
Renovatio 21 ha intervistato il professor Marini in merito alle recenti dichiarazioni del ministro della Salute Roberto Speranza sui farmaci eutanatici, per poi spaziare oltre, dalla condizione dell’ora presente al «pendio scivoloso» che ci ha portato qui.
Le parole del professore di lucidità impressionante. Il quadro generale che dipinge Marini – quello del nuovo ordine biopolitico liberista e transumanista – è qualcosa su cui ogni lettore dovrebbe tenere sempre presente.
Professor Marini, in pratica con l’uscita del ministro Speranza sull’eutanasia gratis, quale quadro si va a comporre?
Quello di uno Stato totalitario che intende controllare anche il momento finale dell’esistenza umana, decidendo chi deve morire, quando e come. Perché è evidente che, al di là delle dichiarazioni di facciata sulla libertà e sull’autodeterminazione del morente, una legge sull’eutanasia porterà a questo risultato, e prima di quanto si pensi.
Uno Stato totalitario che intende controllare anche il momento finale dell’esistenza umana, decidendo chi deve morire, quando e come
Uno dei quesiti referendari bocciati dalla Corte Costituzionale riguardava la legalizzazione dell’omicidio del consenziente. Con i farmaci gratis ai suicidi, non è lo stesso Stato italiano che diviene legalmente omicida di consenzienti?
Forse l’espressione è un po’ forte, ma non c’è dubbio che il referendum avrebbe potuto portare a risultati non del tutto graditi ai promotori, mentre un intervento legislativo permetterà al Parlamento o magari al Governo di scavalcare agevolmente – lo si è visto con il COVID – qualsiasi orientamento abbiano i cittadini in materia.
No alle cure domiciliari per il COVID, sì alla pillola che ammazza il cittadino…
Dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti che tanto il COVID quanto l’eutanasia conducono al risultato di espropriare i cittadini dei loro diritti fondamentali, a cominciare da quello alla vita. Del resto sono le due facce della stessa medaglia: è stata proprio la gestione politica del COVID a sdoganare il ricorso a soluzioni eutanasiche, come è successo ad esempio in Svizzera.
Il COVID quanto l’eutanasia conducono al risultato di espropriare i cittadini dei loro diritti fondamentali, a cominciare da quello alla vita
È possibile pensare che l’eutanasia di Stato violi la Costituzione ed altre leggi nazionali?
Ovviamente sì, anche se dopo due anni di stupro sistematico della Costituzione non c’è ora da meravigliarsi di questo sviluppo ulteriore che, presto o tardi, c’è da scommetterci, sarà giustificato e legittimato mediante alchimie giuridiche dalle istituzioni di ciò che noi, per abitudine, continuiamo a chiamare Stato, ma che in realtà è ormai soltanto lo spin-off di conglomerati finanziari globalisti e transumanisti.
Per anni Lei è stato nel CNB. Possiamo dire quindi che ha seguito dalla prima fila la mutazione bioetica nel Paese. Come descrive il pendio scivoloso sull’eutanasia?
Posso rispondere con una domanda? Se lei volesse soggiogare e controllare l’intera popolazione mondiale, cosa farebbe?
Probabilmente metterebbe in pratica un piano volto a cancellare, prima di tutto sul piano culturale, ogni forma di autonomia individuale; poi instillerebbe nel pubblico il dogma del primato della scienza e della società sull’essere umano; quindi pianificherebbe crisi di natura diversa (ambientale, sanitaria, strategica, energetica, alimentare), ma tutte volte a giustificare l’introduzione di misure restrittive basate su evidenze scientifiche manipolate e funzionali ai suoi scopi.
… Un piano volto a cancellare, prima di tutto sul piano culturale, ogni forma di autonomia individuale… il dogma del primato della scienza e della società sull’essere umano
Esempi in tal senso si rinvengono, solo per fare alcuni esempi, nella distruzione sistematica dell’agricoltura italiana ed europea a partire dagli anni Cinquanta; nella manipolazione del genoma vegetale, animale e umano spacciato come fattore di modernità e di progresso; nel biopandemismo avviato con il COVID e proseguito con la guerra e i già annunciati razionamenti energetici e alimentari.
L’eutanasia è solo l’ultimo anello di questa catena. Mi rendo conto che ci sarà sempre qualcuno – in genere i più pavidi, i più ignoranti o più collusi – disposto a liquidare questa ricostruzione alla stregua di un mero complotto, ma tutto ciò appariva ben chiaro già negli anni Novanta a chi si occupava di bioetica e di biopolitica.
Il contribuente ha modo di evitarsi la cooperazione con lo Stato-moloch che stermina i suoi stessi cittadini? Qualcuno ha mai pensato seriamente all’opzione di sciopero fiscale?
Direi di no. Del resto, tutti i cittadini italiani finanziano indirettamente, mediante le tasse, la ricerca europea sulle cellule staminali embrionali, anche se sono a essa contrari per ragioni politiche, ideologiche, culturali o confessionali. Lei pensa che siano in molti a saperlo?
Sarà possibile la foglia di fico dell’obiezione di coscienza?
Temo di no. Del resto, nella vicenda COVID non mi sembra che l’obiezione di coscienza abbia spostato di molto i termini della questione.
Crisi di natura diversa (ambientale, sanitaria, strategica, energetica, alimentare) tutte volte a giustificare l’introduzione di misure restrittive basate su evidenze scientifiche manipolate e funzionali ai suoi scopi
In Olanda e in Belgio tengono banco i casi di persone eutanatizzate contro la loro volontà. Ritiene che avremo inevitabilmente casi simili anche in Italia?
È evidente che presto o tardi ci arriveremo: è proprio quanto vogliono le forze liberiste, globaliste e transumaniste che hanno proposto e avallato queste pretese battaglie di civiltà, concionando di «libertà», «autonomia» e «autodeterminazione» e abbindolando con questi slogan i cittadini in buona fede.
In tutto questo, la Chiesa cattolica e le sue propaggini sociopolitiche («i cattolici») lavorano per la spirale del silenzio?
Noto molta confusione e molto sgomento nel mondo cattolico, come mai prima d’ora, e non è da escludere che una parte della Chiesa, e una parte dei cattolici, lavori nel senso che Lei ricorda.
Professor Marini, dobbiamo arrenderci di fronte alla prospettiva di uno Stato eutanasico che mette fine all’idea di legge naturale come fondamento dell’ordinamento? O c’è la possibilità, secondo lei, di vedere i responsabili rispondere del loro operato? Il popolo vessato e ferito, riuscirà ad avere giustizia?
Arrendersi mai: il modo migliore per perdere una battaglia è convincersi di essere più deboli del proprio nemico. In ogni caso, il nocciolo della questione è rimettere al centro della politica il primato dell’uomo sulla scienza e sulla società, nonché l’intangibilità dei diritti e delle libertà fondamentali: che sono tali proprio perché intimamente connesse alla natura e alla dignità dell’essere umano.
Il nocciolo della questione è rimettere al centro della politica il primato dell’uomo sulla scienza e sulla società, nonché l’intangibilità dei diritti e delle libertà fondamentali: che sono tali proprio perché intimamente connesse alla natura e alla dignità dell’essere umano
Per fare ciò esistono due strade: una, più tortuosa, è quella che fa leva sulla formazione, allo scopo di rifondare le basi culturali dei cittadini; l’altra, che io chiamo «scorciatoia», è quella che fa leva sul confronto, e sull’eventuale successo, politico-elettorale.
Personalmente reputo molto difficile che queste due vie trovino punti di convergenza: ma certamente sono entrambe necessarie per creare le condizioni affinché i responsabili del tracollo del Paese siano assicurati alla giustizia nazionale o internazionale.
Immagine di nihiski via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-NC-ND 3.0)
Bioetica
Il Quebecco si muove per riconoscere il «diritto» all’aborto nella proposta di costituzione
Il Quebecco ha proposto una legge per sancire un apparente «diritto» all’aborto nella bozza di costituzione della provincia canadese.
Il 9 ottobre, l’Assemblea nazionale del Quebecco ha presentato il disegno di legge n. 1, Legge costituzionale del 2025 sul Quebec, che mira a stabilire una costituzione per il Quebec che dia priorità ai valori della provincia, tra cui la cosiddetta «libertà» di aborto.
«Ora dobbiamo andare oltre», ha dichiarato il primo ministro François Legault all’Assemblea Nazionale. «Il Quebecco ha scelto di restare in Canada, ma ha anche scelto di affermare il suo carattere nazionale e distintivo».
«È giunto il momento di affermare, in modo chiaro, l’esistenza costituzionale della nazione del Quebecco», ha proseguito. «La Costituzione riunirà tutte le nostre regole, tutti i nostri valori fondamentali in un’unica legge. Diventerà la legge di tutte le leggi».
La proposta di legge costituzionale comprende diversi emendamenti contrari alla vita, tra cui l’inserimento delle leggi sull’aborto e sull’eutanasia nella costituzione provinciale. La legge è stata approvata con 71 voti favorevoli e 30 contrari. «Lo Stato protegge la libertà delle donne di abortire», promette l’articolo numero 29.
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Il Quebecco ha recentemente confermato il suo sostegno all’aborto quando la Corte superiore provinciale ha stabilito che le “zone bolla” delle strutture per l’aborto sono incostituzionali, ma «giustificate».
Attualmente, la legge del Quebec impedisce l’attività di advocacy pro-life entro un raggio di 50 metri da qualsiasi struttura o sede di un’attività che offre di eseguire il feticidio. Tra le attività vietate rientrano anche scoraggiare una donna dall’aborto od offrire risorse alternative per aiutare la madre a tenere il bambino.
Inoltre, la legge promette di prendere di mira i malati e gli anziani attraverso l’eutanasia. La legge si impegna a garantire che «qualsiasi persona le cui condizioni lo richiedano abbia il diritto di ricevere cure di fine vita», un termine che include il ricorso all’eutanasia. Da notare come l’anno scorso era emerso uno studio sul Quebecco che rivelava che più di uno su dieci bambini abortiti nel secondo trimestre nasce vivo, ma solo il 10% sopravvive più di tre ore.
Allo stesso tempo, il Quebecco, una provincia notoriamente liberale, ha il tasso più alto di suicidio assistito in Canada.
La provincia ha registrato un aumento del 17% dei decessi per eutanasia nel 2023 rispetto al 2022, con il programma che ha causato la morte di 5.686 persone. Questa cifra elevata rappresenta un impressionante 7,3% di tutti i decessi nella provincia, collocando il Québec in cima alla lista a livello mondiale. Di conseguenza, si è avuto anche il rivoltante record per la predazione degli organi, con la triplicazione dei trapianti da vittime di eutanasia.
Come riportato da Renovatio 21, ad agosto l’Ordine dei medici del Quebecco ha dichiarato che l’eutanasia è un «trattamento appropriato» per i bambini nati con gravi problemi di salute. L’eutanasia per i neonati era stata sostenuta dai medici quebecchesi ancora tre anni fa, mentre è discussa apertamente l’eliminazione eutanatica dei malati di demenza.
Gli sforzi quebecchesi si iscrivono in un contesto globale in cui, come per un silenzioso ordine dipanato in tutta la Terra, vari Paesi a trazione progressista sta cercando di costituzionalizzare l’aborto, sulla scorta di quanto fatto da Emanuele Macron in Francia due anni fa.
Come riportato da Renovatio 21, anche il governo spagnuolo sta lavorando per sancire il diritto al feticidio nella Costituzione.
Un anno fa a Brusselle è stato approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta Europea. L’anno precedente gli eurodeputati avevano chiesto che il feticidio divenisse «diritto fondamentale».
Altri Paesi non marciano nella stessa direzione, Cinque giorni fa il Parlamento Olandese ha respinto una risoluzione che dichiarava l’aborto come «diritto umano», idea alla base di tanti progetti di enti transnazionali
Due mesi fa la Repubblica Domenicana ha riconfermato il divieto totale di aborto.
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Bioetica
Morte cerebrale, trapianti, predazione degli organi, eutanasia: dai criteri di Harvard alla nostra carta d’identità
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Ambiente
Studi sui metodi per testare le sostanze chimiche della pillola abortiva nelle riserve idriche
I funzionari governativi USA stanno valutando se sia possibile sviluppare metodi per rilevare le sostanze chimiche contenute nella pillola abortiva nelle riserve idriche degli Stati Uniti, in seguito all’iniziativa del gruppo Students for Life. Lo riporta LifeSite.
Quest’estate, i funzionari dell’Agenzia per la Protezione Ambientale americana (EPA) hanno incaricato gli scienziati di determinare se fosse possibile sviluppare metodi per rilevare tracce di pillole abortive nelle acque reflue. Sebbene al momento non esistano metodi approvati dall’EPA, è possibile svilupparne di nuovi, hanno recentemente dichiarato al New York Times due fonti anonime.
La divulgazione fa seguito alla richiesta di 25 membri repubblicani del Congresso USA che hanno chiesto all’EPA di indagare sulla questione.
«Esistono metodi approvati dall’EPA per rilevare il mifepristone e i suoi metaboliti attivi nelle riserve idriche?», chiedevano i deputati in una lettera del 18 giugno. «In caso contrario, quali risorse sono necessarie per sviluppare questi metodi di analisi?»
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I legislatori hanno osservato che il mifepristone è un «potente bloccante del progesterone» che altera l’equilibrio ormonale e potrebbe «potenzialmente interferire con la fertilità di una persona, indipendentemente dal sesso».
Dopo l’annullamento della sentenza Roe v. Wade, Students for Life aveva rilanciato una campagna per indagare sulle tracce di pillole abortive e sui resti fetali nelle acque reflue. Il gruppo ha affermato che il mifepristone e i resti fetali potrebbero potenzialmente danneggiare gli esseri umani, gli animali e l’ambiente.
Nel novembre 2022, i dipendenti di Students for Life si sono lamentati del fatto che le agenzie governative non controllassero le acque reflue per individuare eventuali sostanze chimiche contenute nelle pillole abortive e hanno deciso di assumere i propri «studenti investigatori» per analizzare l’acqua.
La campagna era fallita sotto l’amministrazione Biden. Nella primavera del 2024, undici membri del Congresso, tra cui il senatore Marco Rubio della Florida, attuale Segretario di Stato, scrissero all’EPA chiedendo in che modo il crescente uso di pillole abortive potesse influire sull’approvvigionamento idrico.
Secondo due funzionari, l’EPA ha scoperto di non aver condotto alcuna ricerca precedente sull’argomento, ma non ha avviato alcuna nuova indagine correlata.
Kristan Hawkins, presidente di Students for Life, ha annunciato venerdì: «tre presidenti democratici hanno promosso in modo sconsiderato l’uso della pillola abortiva chimica. Ora l’EPA sta finalmente indagando sull’inquinamento causato dalla pillola abortiva».
«Ogni anno oltre 50 tonnellate di sangue e tessuti contaminati chimicamente finiscono nei nostri corsi d’acqua», ha continuato su X. «Spetta al presidente Trump e al suo team ripulire questo disastro».
A giugno un rapporto pubblicato da Liberty Counsel Action indicava che più di 40 tonnellate di resti di feti abortiti e sottoprodotti della pillola abortiva sono infiltrati nelle riserve idriche americane.
«Come altri farmaci noti per causare effetti avversi sul nostro ecosistema, il mifepristone forma metaboliti attivi», spiega il rapporto di 86 pagine. «Questi metaboliti possono mantenere gli effetti terapeutici del mifepristone anche dopo essere stati escreti dagli esseri umani e contaminati dagli impianti di trattamento delle acque reflue (WWTP), la maggior parte dei quali non è progettata per rimuoverli».
Non si tratta della prima volta che vengono lanciati gli allarmi sull’inquinamento dei fiumi da parte della pillola abortiva RU486, detta anche «pesticida umano».
Come riportato da Renovatio 21, le acque di tutto il mondo sono inquinate da fortemente dalla pillola anticoncenzionale, un potente steroide usato dalle donne per rendersi sterili, che viene escreto con l’orina con effetto devastante sui fiumi e sulla fauna ittica. In particolare, vi è l’idea che la pillola starebbe facendo diventare i pesci transessuali.
Danni non dissimili sono stati rilevati per gli psicofarmaci, con studi sui pesci di fiume resi «codardi e nervosi».
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Nonostante i ripetuti allarmi sul danno ambientale dalla pillola, le amministrazioni di tutto il mondo – votate, in teoria, all’ecologia e alla Dea Gaia – continuano con programmi devastatori, come quello approvato lo scorso anno a Nuova York di distribuire ai topi della metropoli sostanze anticoncezionali. A ben guardare, non si trova un solo ambientalista a parlare di questa sconvolgente forma di inquinamento, ben più tremenda di quello delle auto a combustibile fossile.
Ad ogni modo, come Renovatio 21 ripeterà sempre, l’inquinamento più spiritualmente e materialmente distruttore è quello dei feti che con l’aborto chimico vengono espulsi nel water e spediti via sciacquone direttamente nelle fogne, dove verranno divorati da topi, pesci, insetti, anfibi e altri animali del sottosuolo.
Su questo non solo non si trovano ambientalisti a protestare: mancano, completamente, anche i cattolici.
Come riportato da Renovatio 21, l’OMS poche settimane fa ha aggiunto la pillola figlicida alla lista dei «medicinali essenziali». Il segretario della Salute USA Robert Kennedy jr. aveva promesso una «revisione completa» del farmaco di morte (gli sarebbe stato chiesto dallo stesso Trump) ma negli scorsi giorni esso è stato approvato dall’ente regolatore FDA.
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