Economia
Sanzioni, oltre la metà dei tedeschi ammette di essere più povera rispetto al 2021
Il 53% dei tedeschi ha affermato che la propria situazione finanziaria è peggiorata rispetto allo scorso anno a causa delle sanzioni imposte dai paesi occidentali alla Russia, ma il sostegno rispetto alle sanzioni rimane allo stesso livello. Lo dimostrerebbe un recentissimo sondaggio di Morning Consult.
Il 53% dei tedeschi intervistati tra il 27 aprile e il 3 maggio ha riconosciuto che la propria situazione finanziaria è peggiorata rispetto a un anno fa, mentre in un sondaggio condotto dal 23 al 26 febbraio, quando sono state imposte le prime sanzioni, solo il 36% degli intervistati affermava la stessa cosa.
Secondo il sondaggio, solo il 13% degli intervistati si aspetta «periodi positivi continui» per l’economia.
Il numero di tedeschi che sostengono le sanzioni contro il petrolio e il gas russi è rimasto quasi lo stesso rispetto a un sondaggio del 16-18 marzo, con il 40% degli intervistati che sostiene le sanzioni anche se provoca inflazione e il 32% delle persone sostiene la decisione solo se non porta a prezzi più alti, afferma un sondaggio condotto dal 5 al 10 maggio.
Il 45% dei tedeschi afferma di sostenere l’invio di più armamenti in Ucraina, mentre il 38% si è espresso contro questa misura.
I sondaggi sono stati condotti dal 27 aprile al 3 maggio e dal 5 al 10 maggio su campioni rappresentativi di circa 1.000 adulti tedeschi ciascuno, con margini di errore non ponderati di più o meno 3 punti percentuali.
La Germania è il Paese più colpito, assieme all’Italia, dallo sconquasso economico, finanziario, energetico e industriale delle sanzioni verso Mosca.
Paese ritenuto solitamente avverso al debito, la Germania tre settimana fa ha preso in prestito altri 40 miliardi di euro per contenere le conseguenze della guerra ucraina.
Come riportato da Renovatio 21, i supermercati tedeschi hanno già ufficialmente applicato un aumento dal 20% al 50% sui prodotti, mentre i prezzi alla produzione nel Paese sono in aumento del 31%.
La popolazione tedesca è per soprammercato costretta allo spettacolo osceno dei giornali che consigliano di lavarsi meno e del loro nuovo cancelliere che incassa fantozzianamente gli insulti dell’ambasciatore ucraino, che, in questo mondo rovesciato fino all’incomprensibile, come rappresentante del Paese più povero d’Europa e forse prossimo alla disfatta militare lancia ordini e sputi contro il vertice della fu locomotiva d’Europa.
La Germania sarà il primo Paese d’Europa ad andare verso il collasso, o meglio, quello che un presunto network di estrema destra locale chiama il Tag X, il giorno X?
Cina
La Cina supera il trilione di dollari di surplus commerciale
Per la prima volta, il surplus commerciale della Cina ha superato i mille miliardi di dollari nei primi 11 mesi del 2025. Mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite di circa un terzo a causa dei dazi, le esportazioni verso Europa, Australia e Sud-est asiatico sono aumentate.
Gran parte di questa impennata è stata trainata dalla forte crescita dei beni high-tech, che ha superato del 5,4% l’aumento delle esportazioni complessive. Le esportazioni di automobili hanno registrato un boom, sostituendo Giappone e Germania in termini di quota di mercato. Le esportazioni di semiconduttori sono aumentate del 24,7% nello stesso periodo e le esportazioni di cantieristica navale sono aumentate del 26,8%.
Il canale all-news cinese CGTN ha pubblicato un articolo che attacca le narrative occidentali di «sovracapacità» o «dumping» come spiegazioni del boom delle esportazioni cinesi.
«Per i politici e i leader dell’industria occidentali, la questione non è come presentare la Cina come un rivale, ma come riconoscere le realtà strutturali che rappresenta. Comprendendo il surplus come parte del panorama economico globale, si apre l’opportunità di adattare le strategie, esplorare le complementarietà, promuovere la collaborazione e ricercare miglioramenti dell’efficienza che vadano a vantaggio di entrambe le parti».
Vari allarmi sulla tenuta dell’economia cinese erano stati lanciati negli ultimi anni.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina, dopo la guerra dei dazi di Trump, è ancora impegnata in un conflitto con gli USA e i satelliti occidentali per i chip.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
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Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.
A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.
Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.
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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.
Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.
Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.
Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».
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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
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