Cina
Hong Kong adotta lo «zero COVID» di Pechino: lockdown totale
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews.
I membri del Parlamento cittadino grati a Xi Jinping per le sue «istruzioni». In preparazione test di massa e strutture di quarantena. Veicoli per gli esami e operatori medici in arrivo dalla Cina continentale. Approccio sanitario nella città legato alla «correttezza politica» a livello statale.
I contagi locali da COVID-19 hanno raggiunto ieri un livello record con 6.116 nuovi casi; più di altri 6mila risultano positivi preliminari. Il presidente cinese Xi Jinping ha ordinato al governo di Hong Kong di «mobilitare tutte le forze disponibili» e «prendere tutte le misure necessarie» per controllare l’epidemia in corso. Di fronte alla variante Omicron, altamente contagiosa, finora le autorità cittadine non sono riuscite a sostenere la politica di quarantena dei pazienti diagnosticati e dei loro contatti stretti.
Xi ha incaricato anche il governo centrale di assistere quello di Hong Kong nella prevenzione dell’epidemia. Il vice premier Han Zheng, responsabile degli affari per l’ex colonia britannica, richiede alla confinante provincia del Guangdong di fornire i materiali necessari per contenere l’emergenza sanitaria.
Con una dichiarazione congiunta, i membri del Consiglio legislativo della città (Legco) hanno ringraziato Xi per il suo sostegno, sottolineando di credere che le «istruzioni» del presidente daranno fiducia alla popolazione. Il fronte pro-democrazia ha boicottato le elezioni legislative del 19 dicembre, e l’affluenza alle urne è crollata al minimo storico. In sostanza il campo pro-Pechino ha ottenuto tutti i seggi in palio.
Alcuni ospedali pubblici di Hong Kong hanno quasi raggiunto o superato la piena capacità. Gli esperti avvertono che il rapido aumento delle infezioni farà collassare il sistema sanitario. Al momento, alcuni ospedali sono sovraccarichi e i pazienti in attesa di ricovero sono sistemati in letti mobili sui marciapiedi esterni o in tende all’aperto.
Nel frattempo, i cittadini sono obbligati a lunghe code per fare i tamponi. Carrie Lam, capo dell’esecutivo cittadino, ha ribadito l’osservanza di una politica «zero COVID dinamica», in linea con quella di Pechino: la maggior parte dei Paesi del mondo ha adottato invece una strategia di coesistenza con il virus per i sintomi relativamente lievi di Omicron.
Il governo di Hong Kong ha chiesto aiuto a Pechino. In una riunione interna di alti funzionari della città, Lam ha detto che questa ondata dell’epidemia è oltre la capacità di gestione delle autorità locali. Secondo la leader cittadina, Hong Kong dovrebbe fare uso dell’esperienza dell’amministrazione centrale nella prevenzione delle epidemie, e nella gestione delle risorse umane e del materiale sanitario.
Il giornale filo-Pechino Wen Wei Pao scrive che le misure d’intervento includono l’invio dalla Cina continentale di reagenti per il rilevamento del COVID e strumentazione medica. Prevista anche assistenza nella creazione di strutture di quarantena, così come l’arrivo di specialisti nella prevenzione delle epidemie. Il resoconto evidenzia anche che è stato istituito un meccanismo di coordinamento per la prevenzione delle epidemie: comprende funzionari e specialisti del governo centrale, della provincia del Guangdong e di Hong Kong.
I media pro-Pechino a Hong Kong sostengono la politica sanitaria in vigore, mentre la proposta di seguire la coesistenza con il morbo polmonare è messa a tacere.
Il segretario capo dell’Amministrazione cittadina, John Lee, e la segretaria per l’Alimentazione e la salute Sophia Chan sono andati a Shenzhen (Guangdong) la settimana scorsa per chiedere aiuto.
Veicoli per i test diagnostici e personale medico dalla Cina continentale sono arrivati a Hong Kong per aumentare la capacità di controllo e tracciamento.
Notizie locali dicono che il governo di Hong Kong sta considerando la costruzione di strutture temporanee per scopi medici e di quarantena, simili a quelle adottate durante la fase iniziale dello scoppio del virus a Wuhan.
Il portale online pro-Pechino HK01 ha riferito che i test con tampone per tutti i residenti, una popolazione di 7,5 milioni di persone, avranno luogo a marzo, e la polizia ha reclutato circa 1.000 agenti in pensione per gestire le strutture di quarantena. Milioni di campioni di tamponi saranno inviati nella Cina continentale per le analisi, il che solleva anche questioni di privacy.
Le autorità cinesi considerano un vanto la loro rigorosa politica di zero COVID e di rintracciamento dei contatti. A loro dire tale superiorità è evidente dal ridotto numero di infezioni. Secondo diversi osservatori, l’approccio sanitario di Hong Kong è legato alla «correttezza politica» a livello statale.
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Cina
La Casa Bianca annuncia l’incontro Trump-Xi
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump incontrerà il presidente cinese Xi Jinping la prossima settimana durante un viaggio in Asia, ha dichiarato giovedì la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt.
Trump si recherà in Malesia e Corea del Sud, dove incontrerà Xi Jinping giovedì prossimo a margine del Vertice di Cooperazione Economica Asia-Pacifico (APEC). Leavitt non ha fornito ulteriori dettagli sull’incontro.
L’annuncio giunge in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra i due Paesi. La settimana scorsa, Trump ha minacciato di introdurre un ulteriore dazio del 100% sui prodotti cinesi a partire da novembre.
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Questa escalation segue la decisione di Pechino di imporre restrizioni più severe sulle esportazioni di terre rare, nonostante avesse precedentemente definito «insostenibili» le tariffe elevate. La nuova politica cinese non colpisce direttamente gli Stati Uniti, ma le aziende tecnologiche americane dipendono fortemente dalle forniture cinesi di terre rare.
Sebbene Trump avesse annunciato settimane fa l’intenzione di incontrare Xi al vertice APEC, non aveva specificato la data. Tuttavia, aveva anche accennato alla possibilità di cancellare l’incontro, a causa del disappunto per le restrizioni cinesi sull’export di minerali di terre rare.
Mercoledì, il presidente statunitense ha dichiarato che i due leader avrebbero discusso di temi che spaziano dal commercio all’energia nucleare, aggiungendo che intende affrontare anche la questione degli acquisti di petrolio russo da parte della Cina.
L’incontro in Corea del Sud sarà il primo faccia a faccia tra i due leader da quando Trump è tornato al potere a gennaio. I due si sono parlati almeno tre volte quest’anno, ma l’ultimo incontro di persona risale al 2019, durante il primo mandato di Trump.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Cina
La Cina accusa gli Stati Uniti di un grave attacco informatico
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Cina
La Cina espelle 9 generali di alto rango, tra cui due dirigenti del Partito Comunista, in una purga radicale
In una delle più significative operazioni di epurazione degli ultimi decenni, il presidente cinese Xi Jinping ha avviato una nuova ondata di licenziamenti ai vertici delle forze armate. Il Partito Comunista Cinese (PCC) ha infatti espulso nove generali di alto rango, in quella che gli analisti definiscono una mossa dettata non solo da motivazioni disciplinari, ma anche da logiche di lealtà politica.
Secondo una dichiarazione del ministero della Difesa pechinese, i nove ufficiali sarebbero sotto inchiesta per «grave illecito finanziario». A rendere il caso ancora più insolito è il fatto che la maggior parte di loro erano generali a tre stelle e membri del potente Comitato Centrale del Partito.
Non si è trattato di semplici retrocessioni: la maggior parte dei militari è stata completamente espulsa dalle forze armate. Nella nota ufficiale, il ministero ha accusato i generali di aver «gravemente violato la disciplina di partito» e di essere «sospettati di gravi reati connessi al servizio, che coinvolgevano una quantità di denaro estremamente elevata, di natura estremamente grave e con conseguenze estremamente dannose».
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Le autorità cinesi hanno sottolineato che gli ufficiali «saranno puniti legalmente e militarmente» a seguito dell’indagine, definita «un risultato significativo nella campagna anticorruzione del partito e dell’esercito».
La figura più illustre tra gli epurati è il generale He Weidong, fino a poco tempo fa vicepresidente della Commissione Militare Centrale (CMC) e membro del Politburo, l’élite di 24 dirigenti che guidano il Paese. He era considerato il secondo uomo più potente dell’apparato militare dopo Xi Jinping stesso, che presiede la CMC.
Negli ultimi mesi si erano diffuse voci secondo cui il generale He si fosse scontrato con Xi e con la leadership del Partito. Da marzo, infatti, non era più apparso in pubblico, circostanza che aveva alimentato le speculazioni su una possibile inchiesta interna.
Secondo il Wall Street Journal «il generale He è l’ufficiale militare in servizio attivo più anziano che Xi abbia mai epurato, e il primo vicepresidente in carica della Commissione Militare Centrale a essere estromesso in quasi quarant’anni». Il quotidiano statunitense ricorda inoltre che il 68enne He è «il primo membro in carica del Politburo a essere indagato dal 2017».
L’ultima volta che la Cina aveva assistito a un’epurazione di vertici militari di simile livello risale a circa un decennio fa, quando furono espulsi due vicepresidenti in pensione della CMC per corruzione, durante il primo mandato di Xi Jinping.
Segnali di una possibile purga erano già emersi a luglio, quando la Commissione Militare Centrale aveva emanato nuove linee guida che invitavano a eliminare «l’influenza tossica» nelle forze armate e a seguire «regole ferree» per gli ufficiali di alto grado.
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I nove ufficiali epurati sono He Weidong (vicepresidente della Commissione Militare Centrale, CMC); Miao Hua (direttore del dipartimento di Lavoro Politico del CMCM), He Hongjun (vicedirettore esecutivo del Dipartimento di Lavoro Politico del CMC); Wang Xiubin (vicedirettore esecutivo del Centro di Comando delle Operazioni Congiunte del CMC; Lin Xiangyang (comandante del Teatro Orientale); Qin Shutong (commissario politico dell’Esercito); Yuan Huazhi (commissario politico della Marina); Wang Houbin (Comandante delle Forze Missilistiche); Wang Chunning (comandante della Forza di Polizia Armata).
Secondo osservatori interni, potrebbero esserci ulteriori epurazioni nelle prossime settimane. I licenziamenti, infatti, sono stati annunciati alla vigilia del conclave annuale a porte chiuse del Comitato Centrale del Partito Comunista, in programma dal 20 al 23 ottobre a Pechino, durante il quale si discuterà il prossimo piano quinquennale.
Wen-Ti Sung, analista del Global China Hub dell’Atlantic Council, ha commentato la notizia ai media statunitensi affermando: «Xi sta sicuramente facendo pulizia. La rimozione formale di He e Miao significa che potrà nominare nuovi membri della Commissione Militare Centrale, che è rimasta praticamente mezza vuota da marzo, durante il Plenum».
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Immagine di China News Service via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
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