Politica
Il Capo di Stato Maggiore dell’esercito invita i militari francesi che hanno parlato di «guerra civile» a dimettersi

Il capo di stato maggiore delle forze armate in Francia ha invitato a dimettersi i soldati che hanno scritto la lettera che avverte il governo Macron di una «guerra civile» imminente.
La lettera, pubblicata lo scorso fine settimana, metteva in guardia contro la «disintegrazione» della Francia dovuta alle «concessioni» delle autorità all’islamismo e alla guerra dell’estrema sinistra contro lo Stato Nazione
La lettera, pubblicata lo scorso fine settimana, metteva in guardia contro la «disintegrazione» della Francia dovuta alle «concessioni» delle autorità all’islamismo e alla guerra dell’estrema sinistra contro lo Stato Nazione.
«Abbiamo visto con i nostri occhi le periferie abbandonate, gli alloggi con la delinquenza. Abbiamo subito i tentativi di strumentalizzare diverse comunità religiose, per le quali la Francia non significa nulla, nient’altro che un oggetto di sarcasmo, disprezzo o persino odio» scrivevano i soldati, facendo seguito ad un lettera di generali in pensione vituperata dai media e dai politici macroniani.
«Vediamo la violenza nelle nostre città e nei nostri villaggi. Vediamo l’odio per la Francia e la sua storia diventare la norma», avvertivano.
In una lettera precedente 20 ex generali francesi avevano accusato il movimento «anti-razzista» di cercare di accendere la miccia di una «guerra razziale» attaccando i simboli della coesione culturale e dell’identità francese, comprese le statue
«Questa decadenza, la abbiamo vista in molti Paesi in crisi. Precede il crollo. Annuncia caos e violenza e, contrariamente a quanto voi affermate qua e là, questo caos e questa violenza non verranno da un “pronunciamento militare” ma da un’insurrezione civile».
La conclusione era netta: «la guerra civile si sta preparando in Francia e lo sapete perfettamente»
Il secondo messaggio dei militari francesi seguiva l’altra lettera firmata da 20 ex generali francesi che accusava il movimento «anti-razzista» di cercare di accendere la miccia di una «guerra razziale» attaccando i simboli della coesione culturale e dell’identità francese, comprese le statue.
Ora il Capo di Stato Maggiore delle forze armate, il generale Francois Lecointre, ha risposto alla seconda lettera affermando che i suoi autori dovrebbero lasciare l’esercito.
«Io nego a tutti loro… il diritto di fare dichiarazioni politiche evidenziando il loro rango» ha dichiarato il Capo di Stato Maggiore francese
«La cosa più ragionevole è certamente lasciare l’esercito per poter rendere pubbliche le proprie idee e convinzioni in modo perfettamente libero», ha scritto il generale in una lettera.
Sostenendo che i soldati dovrebbero rimanere politicamente neutrali e non avevano alcun diritto morale o legale di intervenire nella questione, Lecointre ha quindi invitato i membri del servizio «a dimostrare buon senso» e dimettersi.
«Io nego a tutti loro… il diritto di fare dichiarazioni politiche evidenziando il loro rango», ha dichiarato Lecointre.
Un sondaggio condotto dopo la pubblicazione della prima lettera ha rilevato che la maggior parte dei francesi concorda con i soldati sul fatto che il Paese è diretto verso una «guerra civile».
Mentre Lecointre si è fermato prima di suggerire che i soldati dovevano essere puniti, il politico socialista e probabilmente candidato alla presidenza francese Jean-Luc Mélenchon ha promesso di «epurare» i militari da qualsiasi dissenso.
Un sondaggio condotto dopo la pubblicazione della prima lettera ha rilevato che la maggior parte dei francesi concorda con i soldati sul fatto che il Paese è diretto verso una «guerra civile».
Politica
Orban dice che l’UE potrebbe andare al «collasso» e chiede accordi con Mosca

L’UE è sull’orlo del collasso e non sopravvivrà oltre il prossimo decennio senza una «revisione strutturale fondamentale» e un distacco dal conflitto ucraino, ha avvertito il primo ministro ungherese Viktor Orban.
Intervenendo domenica al picnic civico annuale a Kotcse, Orban ha affermato che l’UE non è riuscita a realizzare la sua ambizione fondante di diventare una potenza globale e non è in grado di gestire le sfide attuali a causa dell’assenza di una politica fiscale comune. Ha descritto l’Unione come entrata in una fase di «disintegrazione caotica e costosa» e ha avvertito che il bilancio UE 2028-2035 «potrebbe essere l’ultimo se non cambia nulla».
«L’UE è attualmente sull’orlo del collasso ed è entrata in uno stato di frammentazione. E se continua così… passerà alla storia come il deprimente risultato finale di un esperimento un tempo nobile», ha dichiarato Orban, proponendo di trasformare l’UE in «cerchi concentrici».
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L’anello esterno includerebbe i paesi che cooperano in materia di sicurezza militare ed energetica, il secondo cerchio comprenderebbe i membri del mercato comune, il terzo quelli che condividono una moneta, mentre il più interno includerebbe i membri che cercano un allineamento politico più profondo. Secondo Orbán, questo amplierebbe la cooperazione senza limitare lo sviluppo.
«Ciò significa che siamo sulla stessa macchina, abbiamo un cambio, ma vogliamo muoverci a ritmi diversi… Se riusciamo a passare a questo sistema, la grande idea della cooperazione europea… potrebbe sopravvivere», ha affermato.
Orban ha accusato Brusselle di fare eccessivo affidamento sul debito comune e di usare il conflitto in Ucraina come pretesto per proseguire con questa politica. Finché durerà il conflitto, l’UE rimarrà una «anatra zoppa», dipendente dagli Stati Uniti per la sicurezza e incapace di agire in modo indipendente in ambito economico, ha affermato.
Il premier magiaro ha anche suggerito che, invece di «fare lobbying a Washington», l’UE dovrebbe «andare a Mosca» per perseguire un accordo di sicurezza con la Russia, seguito da un accordo economico.
Il primo ministro di Budapest non è il solo a nutrire queste preoccupazioni. Gli analisti del Fondo Monetario Internazionale e di altre istituzioni hanno lanciato l’allarme: l’UE rischia la stagnazione e persino il collasso a causa di sfide strutturali, crescita debole, scarsi investimenti, elevati costi energetici e tensioni geopolitiche.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Politica
Il passo indietro di Ishiba: nuovo capitolo nella lunga crisi del centro-destra giapponese

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Politica
Il governo francese collassa

Il governo francese è collassato dopo che il Primo Ministro François Bayrou ha perso un cruciale voto di fiducia in Parlamento lunedì. Bayrou è il secondo primo ministro consecutivo sotto Emmanuel Macron a essere destituito, precipitando la Francia in una crisi politica ed economica.
Per approvare una mozione di sfiducia all’Assemblea Nazionale servono almeno 288 voti. Quella di lunedì ne ha ottenuti 364, con il Nuovo Fronte Popolare di sinistra e il Raggruppamento Nazionale di destra coalizzati per superare lo stallo sul bilancio di austerità di Bayrou.
Dopo aver resistito a otto mozioni di sfiducia, Bayrou ha convocato questo voto per ottenere supporto alle sue proposte, che prevedevano tagli per circa 44 miliardi di euro per ridurre il debito francese in vista del bilancio di ottobre.
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Bayrou, che aveva definito il debito pubblico un «pericolo mortale», sembra aver accettato la sconfitta. Domenica, ha criticato aspramente i partiti rivali, che, pur «odiandosi a vicenda», si sono uniti per far cadere il governo.
Bayrou è il secondo primo ministro deposto dopo Michel Barnier, rimosso a dicembre dopo soli tre mesi, e il sesto sotto Macron dal 2017.
La caduta di Bayrou lascia Macron di fronte a un dilemma: nominare un Primo Ministro socialista, cedendo il controllo della politica interna, o indire elezioni anticipate, che i sondaggi indicano favorirebbero il Rassemblement National di Marine Le Pen.
Con la popolarità di Macron al minimo storico, entrambe le opzioni potrebbero indebolire ulteriormente la sua presidenza. Gli analisti temono che una perdita di fiducia dei mercati nella gestione del deficit e del debito francese possa portare a una crisi simile a quella vissuta dal Regno Unito sotto Liz Truss, il cui governo durò meno della via di un cavolo prima della marcescenza.
Il malcontento verso Macron è in crescita: un recente sondaggio di Le Figaro rivela che quasi l’80% dei francesi non ha più fiducia in lui.
Come riportato da Renovatio 21, migliaia di persone hanno protestato a Parigi nel fine settimana, chiedendo le dimissioni di Macron con slogan come «Fermiamo Macron» e «Frexit».
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Immagine di © European Union, 1998 – 2025 via Wikimedia pubblicata secondo indicazioni
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