Riprogenetica
Diversi gruppi di ricerca creano embrioni artificiali

Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Quattro gruppi di laboratorio hanno pubblicato quasi simultaneamente ricerche che dimostrano che è possibile creare strutture quasi identiche agli embrioni umani.
«Due squadre hanno pubblicato i loro risultati su Nature il 17 marzo; la scorsa settimana, altri due gruppi hanno riportato risultati simili sul server di preprint BioRxiv»
Secondo Nature, «due squadre hanno pubblicato i loro risultati su Nature il 17 marzo; la scorsa settimana, altri due gruppi hanno riportato risultati simili sul server di preprint BioRxiv che non sono stati sottoposti a peer review. Questi esperimenti offrono una finestra su un momento cruciale nello sviluppo umano e un’opportunità per comprendere meglio la perdita di gravidanza e l’infertilità senza sperimentare su embrioni umani».
La maggior parte di ciò che gli scienziati sanno sullo sviluppo iniziale deriva dallo studio di embrioni umani fino a 14 giorni, il limite legale nella maggior parte dei paesi. I gruppi di ricerca hanno creato strutture che chiamano blastoidi o iBlastoidi che potrebbero aggirare la necessità di interrompere la ricerca a 14 giorni.
Due degli scienziati coinvolti in uno studio con sede in Australia spiegano a The Conversation:
I gruppi di ricerca hanno creato strutture che chiamano blastoidi o iBlastoidi che potrebbero aggirare la necessità di interrompere la ricerca a 14 giorni
«Mentre iBlastoidi e i blastoidi sembrano entrambi strutturalmente e funzionalmente simili alle vere blastocisti, non è ancora chiaro quanto assomiglino esattamente ai veri embrioni formati da uno spermatozoo e un uovo. Mentre i modelli hanno dimostrato di condividere modelli genetici e rispondere in coltura in modi caratteristici degli embrioni reali, i ricercatori hanno anche notato anomalie significative, come la crescita non sincronizzata e le cellule che di solito non sono presenti in un embrione».
«Sono sicuro che rende nervoso chiunque sia moralmente serio quando le persone iniziano a creare strutture in una capsula di Petri che sono così vicine all’essere primi esseri umani», ha detto a NPR Daniel Sulmasy, un bioeticista della Georgetown University .
«Non ci sono ancora del tutto, e quindi va bene. Ma più premono sull’acceleratore, più penso che qualcuno si innervosica all’idea che le persone stiano cercando di creare esseri umani in una provetta»
«Non ci sono ancora del tutto, e quindi va bene. Ma più premono sull’acceleratore, più penso che qualcuno si innervosica all’idea che le persone stiano cercando di creare esseri umani in una provetta».
Questi sviluppi, legati alle pressioni dei bioeticisti per abolire la regola dei 14 giorni, suggeriscono che una Seconda Grande Guerra delle Cellule Staminali è all’orizzonte.
La prima è iniziata quando gli scienziati intorno al 2001 hanno chiesto loro di poter sperimentare su embrioni umani, ma si è attenuato dopo il 2007 con la scoperta di cellule staminali pluripotenti indotte. All’epoca sembrava impossibile far crescere embrioni in laboratorio oltre i 14 giorni. Ora che sembra fattibile, ci sarà un’altra spinta per far crescere gli embrioni nelle piastre di Petri fino a un nuovo limite.
Una Seconda Grande Guerra delle Cellule Staminali è all’orizzonte.
L’arcivescovo cattolico di Sydney, Anthony Fisher, bioetico con un dottorato a Oxford, è stato uno dei primi a commentare la notizia. In un editoriale su The Australian, è stato feroce.
«Ricordate quando le cellule staminali embrionali avrebbero curato quasi tutto, a patto che fossero state rimosse sufficienti restrizioni alla sperimentazione di embrioni umani e fosse stato loro investito abbastanza denaro statale? Due decenni dopo, non esistono cure del genere. In effetti, la maggior parte delle licenze concesse non è andata a quelle istituzioni che ricercano cure per malattie o lesioni del midollo spinale, come promesso, ma all’industria della fecondazione in vitro che guadagna mezzo miliardo di dollari ogni anno nella sola Australia», ha scritto.
All’epoca sembrava impossibile far crescere embrioni in laboratorio oltre i 14 giorni. Ora che sembra fattibile, ci sarà un’altra spinta per far crescere gli embrioni nelle piastre di Petri fino a un nuovo limite
“Alcune persone evidentemente pensano che l’Etica sia una località in Inghilterra. O che l’etica sia facoltativa quando si vedono risultati, profitti o premi. O che tutto ciò che può essere fatto dovrebbe essere fatto e inevitabilmente sarà fatto».
Michael Cook
Direttore di Bioedge
Riprogenetica
Scienziati cinesi stanno sviluppando robot con uteri artificiali

Gli scienziati stanno sviluppando robot surrogati dotati di uteri artificiali, progettati per «dare alla luce» bambini umani.
Questi uteri artificiali sono progettati per imitare una gravidanza dal concepimento al parto, con il neonato che riceve i nutrienti attraverso un tubo.
Lo scienziato cinese Zhang Qifeng, fondatore dell’azienda Kaiwa Technology, ha affermato che la tecnologia è già in una «fase matura» e che un prototipo sarà venduto per 100.000 yuan (circa 11.986 euro) l’anno prossimo.
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«Ora deve essere impiantato nell’addome del robot in modo che una persona reale e il robot possano interagire per ottenere una gravidanza, consentendo al feto di crescere al suo interno», ha affermato Zhang.
Secondo quanto riportato dai media, i dettagli su come esattamente un embrione umano verrebbe creato e successivamente impiantato nella macchina rimangono poco chiari. Tuttavia, è probabile che ciò implichi una qualche forma di fecondazione in vitro.
I bambini in via di sviluppo rimarrebbero all’interno del robot per l’intero periodo di gestazione e sarebbero circondati da liquido amniotico artificiale, progettato per creare un’atmosfera simile a quella di un utero.
Si dice che il robot sia destinato a contrastare l’aumento dei tassi di infertilità in Cina e altrove.
Il Telegraph ha affermato che gli uteri artificiali «potrebbero rivoluzionare la scienza medica e le nostre nozioni di famiglia e fertilità», ammettendo implicitamente che rappresentano un attacco alla famiglia naturale con il bambino «privato» dell’utero naturale della madre. Nell’articolo si dice che esperti medici sollevano dubbi sulla possibilità che l’utero artificiale possa replicare la gestazione umana, sottolineando che i complessi processi biologici, come la secrezione ormonale materna, non possono essere replicati dai robot.
È citato inoltre il fatto che il nascituro e la madre si scambiano cellule durante la gravidanza, in un processo chiamato microchimerismo fetale – con alcune cellule del bambino che si attaccano, per sempre, a parti del corpo della madre, come il cuore. Il trasferimento probabilmente aiuta il sistema immunitario del bambino, esponendolo ai fattori immunitari materni e, quindi, riducendo potenzialmente il rischio di malattie autoimmuni.
I neonati iniziano a riconoscere la voce della madre già nel grembo materno, favorendo il legame, la regolazione emotiva e lo sviluppo del linguaggio.
L’utero artificiale – detto anche ectogenesi – è oramai inevitabile, come peraltro teorizzato da pionieri del pensiero genderista come Shulamith Firestone, con il femminismo radicale a sognare la riproduzione extraumana (cioè, privata della femmina, della madre) come liberazione definitiva dalla tirannia del Patriarcato – quasi a dimostrare che la rivolta è, in ultima analisi, contro la natura stessa.
Lo studio della tecnologia ectogenetica procede anche con fondi dell’Unione Europea. Tre anni fa in Inghilterra è nato un bambino a seguito un innesto di tessuto ovarico, cosa che potrebbe far presagire avanzamenti nella tecnologia di questo tipo. Quattro mesi fa ricercatori israeliani hanno prodotto in un utero artificiale un embrione di topo peraltro derivato da cellule staminali e non da gameti.
A fine 2022 cominciò a circolare in rete un video che mostrava un impianto avveniristico di uteri artificiali. Il video, che assomiglia vagamente a quanto visto più di 20 anni fa in Matrix, mostra centinaia di capsule tecnologiche dove i piccoli esseri umani crescono come in una gestazione nel grembo materno. La madre qui, è la macchina, l’industria, il sistema.
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Come riportato da Renovatio 21, l’industria dell’utero in affitto ucraina è già pronta a saltarci sopra, con il fondatore della prima clinica di riproduzione artificiale e uteri affittati dell’Ucraina che ha dichiarato che l’ectogenesi sarà realtà tra 5-7 anni.
Non sappiamo dire quanti allocchi pro-vita finiranno nella trappola che offrirà l’utero artificiale: niente più aborti, con l’embrione che verrà semplicemente trasferito in una capsula industriale e portato a termine, per divenire cosa non sappiamo, ma lo sanno ancora meno i prolife ebeti che hanno accettato la catastrofe dei bambini in provetta (in Italia, la legge 40/2004) senza nemmeno voler guardare dove il pendìo scivoloso li avrebbe portati.
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Immagine generata artificialmente
Genetica
Scienziati cinesi creano topi fertili con due «padri»

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Riprogenetica
Micro testicoli coltivati dagli scienziati in laboratorio

Alcuni scienziati sono riusciti a coltivare in laboratorio minuscoli organoidi di testicoli. Lo riporta il sito Futurism.
Il fenomeno apre la strada ad una riproduzione artificializzata a partire dalla stessa produzione dei gameti.
A febbraio l’Università israeliana Bar-Ilan ha annunciato in un comunicato stampa che i suoi ricercatori sono riusciti a far crescere con successo testicoli artificiali da cellule di topo in una capsula di Petri, in uno sviluppo che, dicono come sempre, potrebbe essere utilizzato in futuro per contribuire a curare l’infertilità maschile umana.
Come mostrano le riprese ravvicinate al microscopio degli organoidi, è evidente che hanno formato le strutture di base dei testicoli, compresi i tubuli attraverso cui passa lo sperma e anche il contorno oblungo generale dell’organo vero e proprio.
Sebbene questa non sia la prima volta che gli scienziati riescono a far crescere testicoli in laboratorio (è già successo almeno una volta, quando nel 2015 alcuni scienziati americani ne crearono una coppia in grado di produrre testosterone utilizzando cellule staminali umane per aiutare i soldati le cui gonadi erano rimaste ferite in combattimento), questo, secondo la vulgata transumanista degli scienziati, ultimo successo potrebbe rappresentare una svolta nel trattamento dell’infertilità maschile.
La «scienza» quindi prevede di produrre spermatozoi da testicoli in vitro, aggiungendo un livello ulteriore all’artificio della riproduzione artificiale, usando come scusante il crollo della fertilità maschile registrato in questi anni.
Come riportato da Renovatio 21, ricerche oramai comprovate segnalano una tendenza allarmante: il numero di spermatozoi degli uomini è diminuito, i livelli di testosterone sono precipitati e la disfunzione erettile è in aumento.
Anche il cosiddetto «periodo COVID» ha influito negativamente su questa problematica già abbondantemente conclamata. Come se non bastasse, un nuovo studio ha concluso che la fertilità maschile è ridotta per diversi mesi dopo l’iniezione del vaccino COVID-19 a base mRNA.
Nonostante non se ne parli con la stessa frequenza dell’infertilità femminile, è comunque un problema molto serio: come spiega uno studio del 2015 pubblicato sul Journal of Human Reproductive Sciences, fino al 2% degli uomini in tutto il mondo presenta problemi di «spermatozoi non ottimali».
In un’intervista al quotidiano israeliano Haaretz, la dottoressa Nitzan Gonen del Bar-Ilan, specialista nella determinazione del sesso del feto e direttrice dell’Istituto di nanotecnologia e materiali avanzati dell’istituto, ha espresso il desiderio di demitizzare le discussioni comprensibilmente imbarazzanti che circondano testicoli, sperma e infertilità maschile mentre lei e i suoi colleghi lavorano alla loro ricerca, pubblicata di recente sull‘International Journal of Biological Sciences.
«La scienza oggi riconosce più di 100 geni in cui le mutazioni possono causare l’inversione sessuale, ma pensiamo che questa sia solo la punta dell’iceberg», ha detto la Gonen. «E ora arriviamo al motivo per cui sono entrato in questo ramo di ricerca; stavamo cercando un sistema cellulare, un sistema in vitro, per studiarlo. Fino a quel momento non esisteva un sistema biologico per modellare il testicolo».
I ricercatori non sono ancora riusciti a far crescere i testicoli in vitro, né sono riusciti a fargli produrre sperma. Tuttavia, questo progresso segna la prima volta dalla 2015 che un’obiettivo simile viene raggiunto.
Il fine ultimo sembra quello di voler artificializzare non solo l’unione dei gameti, ma la produzione dei gameti stessi.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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