Politica
LA NEOMINISTRO GRILLO, LE EPIDEMIE, I TOPI DI FOGNA
Ammettiamo che il giro sulle montagne russe è stato interessante.
La partenza con centrodestra e grillini in confusione (cioè, lo stato perenne del PD anche mentre ci governava, rappresentato plasticamente dalla costante espressione interrogativa dipinta sul volto del segretario Martina). Poi il saliscendi dei «due forni» di Di Maio. Poi Berlusconi che dà i numeri. Poi le settimane per il contratto gialloverde.
Arrivati al giro della morte – con Mattarella, che, più realista del Re sfiora l’alto tradimento (il Re, se non lo avete capito, non è lui) – un po’ di paura ce la siamo presa.
Riguardo a ciò che qui ci compete, quando è sbucato Cottarelli (che in verità era «precottarelli», visto come è stato tirato fuori dal taschino del Presidente, per poi divenire all’istante decottarelli), abbiamo visto uscire il nome che questi voleva come ministro della Sanità: Walter Ricciardi. Massì, proprio lui: il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità.
Più che paura, queste montagne russe stavano mettendo sconforto, rassegnazione, finanche noia.
Ricciardi, un nome che (specie considerando il risultato elettorale!) dovrebbe essere ritenuto «impresentabile» viste le storie di conflitti di interesse recentemente emerse («Non sapevo che ci fosse una lobby dietro quelle riviste» è una giustificazione che se la gioca con l’appartamento che Scajola ha acquistato a sua insaputa), rappresentava la più perfetta continuità possibile con gli anni lorenzinici.
Ricordiamo la fortuna di Beatrice: negli ultimi tre governi, con tre premier diversi, lei ha sempre mantenuto il posto… Come mai? Vallo a sapere.
(Una fortuna davvero sfacciata: quasi quanto ottenere con una gravidanza sola due bambini eterozigoti)
Ricciardi che addiveniva ministro significava che il Moloch industrial-sanitario e i suoi reggicoda statali e clericali non volevano tirarsi indietro di nemmeno un millimetro, neanche quando decine di milioni di italiani gli votano contro.
Ma la giostra si è dimostrata davvero coinvolgente, quindi ecco che rispunta l’idea esecutivo gialloverde, che scombina due nomi (Savona trasloca al numero civico successivo…) e firma in un batter di ciglia.
Tutti amano Giulia Grillo
Fanno ministro Giulia Grillo. Di mestiere fa l’anatomopatologa: un medico al Ministero della Salute, roba rara dopo gli anni della diplomata al liceo classico che parla di virus saltellanti.
Molti tirano un sospiro di sollievo: forse a settembre potremo mandare i bambini all’asilo.
Tuttavia, insospettisce che i giornaloni siano più teneri del previsto.
La neoministro «si è contraddistinta per posizioni sempre miti e di ascolto del mondo scientifico» scrive Repubblica.
La linea incarnata dalla Grillo è «una sintesi faticosa raggiunta nei gruppi parlamentari del Movimento nella scorsa legislatura», una posizione architettata da quell’esempio di eleganza, sobrietà ed acume politico che è la senatrice Paoletta Taverna. «Una posizione di mediazione», dice il giornale di De Benedetti: «no all’obbligo se non in caso di picchi, di epidemie come quella recente sul morbillo». Questo ultimo parrebbe non essere un virgolettato dell’interessata, ma il riassunto della giornalista di Repubblica.
«No all’obbligo se non in caso di picchi, di epidemie come quella recente sul morbillo»
Il Corriere pubblica una foto in cui la Grillo appare professionale e sofisticata. Poi nell’articolo fa parlare praticamente solo Burioni. Uno non può non finire a chiedersi: ma perché? Ancora?!?
Se qualcuno non ha ancora capito il suo ruolo di messia prescelto dal dio Pharma e non solo da quello, per favore apra gli occhi: ci aspettano altri mesi, anni di Burioni che fuoriesce da ogni anfratto di TV e giornali dell’establishment.
Tuttavia Burioni, invece di dirle «somara» e ricordarle che la democrazia non vale nulla rispetto alle sue opinioni (Burioni assomiglia sul serio sempre più ad un titolo di Lercio), inspiegabilmente fa partire una leccatina: «vediamo che cosa farà, intanto buon lavoro».
Burioni inspiegabilmente fa partire una leccatina: «vediamo che cosa farà, intanto buon lavoro»
Cioè: quello che gioiva pazzamente per la radiazione del dottor Gava, quello che si augurava che i bambini non vaccinati venissero emarginati, saluta quasi con cauto ottimismo l’installarsi al Ministero di un personaggio in odore di No-Vax.
Il Corrierone spinge il violino perfino più in là. ecco il commento di Lucio di Mauro, presidente dell’Ordine dei Medici (sì: l’organo che ha espulso Gava, Miedico, Rossaro, Lesmo) di Catania: «riservata, seria, non l’ho mai vista agire per interesse personale. Ha vinto il concorso alla scuola di specializzazione col massimo dei voti, 67 su 67. Sembra finta per quanto è brava». Slurp.
«Sembra finta per quanto è brava». Slurp
Se non siete già travolti dalla glicemia, potete leggere anche del «papà Archimede, detto Dino, anestesista e pionieri del surf» che insegna alla figlia «segreti e magie del vento».
Per il lettore che insiste il diabete è alle porte, e al momento non sappiamo quale farmaceutica si avantaggerebbe con la conseguente necessità di insulina.
Lo zampino del Gatto Silvestri
A chiarirci le idee potrebbe essere il post su Facebook che la Grillo ha approntato ieri, dove illustra le indicazioni sul futuro della Sanità. Qualcuno ha notato che più che quanto viene scritto è più rilevante il non-detto: sui vaccini, il tema più caldo che esista (soprattutto se tra dopo due giorni si va a fare un passaggio di consegne materiale con Beatrice Lorenzin), neanche mezza parola.
«Ora tace, o comunque non mette la cancellazione della legge Lorenzin alle prime cose a cui pensa»
«Ora tace, o comunque non mette la cancellazione della legge Lorenzin alle prime cose a cui pensa» scrive oggi in un ulteriore articolo Repubblica.
La realtà è che in atto c’è già la metamorfosi dei grilli: da antivaccinari da bar (memorabili i candidati alle parlamentarie online 2013 che ritenevano che i vaccini rendessero omosessuali i bambini) stanno rientrando verso più miti consigli.
Per Guido Silvestri e multinazionali del farmaco vanno difese: «Pensare che loro facciano i soldi coi vaccini è come pensare che le industrie del petrolio facciano i soldi con la miscela dei motorini».
Il garante di tale metamorfosi lo si trova negli USA, è uno scienziato e si chiama Silvestri.
Questi è un vaccinofilo convintissimo, intransigente, estremista. Da quale aereo sia stato paracadutato nel M5S non è dato saperlo (supporlo, però, sì).
L’opera del Silvestri è tale che tocca di vedere sugli organi grillini titoli come «Il MoVimento 5 Stelle è per la massima copertura vaccinale».
Il dottore «americano» considera le storie che circolano su Big Pharma e vaccini «delle sciocchezze». Le multinazionali del farmaco vanno difese: «Pensare che loro facciano i soldi coi vaccini è come pensare che le industrie del petrolio facciano i soldi con la miscela dei motorini».
In pratica, Silvestri sta al M5S come Burioni sta al PD: sacerdoti del dio Vaccino il cui compito è tuonare contro chi dentro o fuori dal partito osa sfidare l’ortodossia della siringa. (I due, riportano le cronache, si conoscono e si complimentano vicendevolmente)
In pratica, Silvestri sta al M5S come Burioni sta al PD
Insomma, a dettare la linea del nuovo ministro della Salute è decisamente il Burioni grillino.
Se ne accorge persino il quotidiano milanese nell’articolo di oggi: il ministro «ha precisato più volte la sua linea, ispirata al manifesto tracciato da Guido Silvestri, ricercatore marchigiano, ora figura di rilievo in USA, chiamato come consulente a titolo gratuito per correggere l’iniziale ostilità grillina».
a dettare la linea del nuovo ministro della Salute è decisamente il Burioni grillino.
Colpisce, oltre all’ennesima sviolinata che però aiuta a ben comprendere il disegno sottostante, la sincerità con cui si può parlare della normalizzazione del M5S, che si infiltra e si dirotta senza neanche tanto sforzo. Gratis, perfino.
Obbligo del sushi
Veniamo alla sostanza: riteniamo che la linea del neoministro Grillo sia pericolosa (oltre che illogica) per due ordini di motivi. Uno pragmatico, e uno più oscuro.
Da un punto di vista pragmatico, la dottrina Silvestri sposata devotamente dalla Grillo, è un controsenso tossico e allucinante.
La dottrina Silvestri sposata devotamente dalla Grillo: «Noi siamo favorevoli all’obbligatorietà dei quattro vaccini che oggi, per legge, sono già obbligatori, e siamo anche favorevoli all’introduzione di misure di obbligatorietà per vaccini che proteggono da malattie per le quali esiste una reale emergenza epidemica (come esiste al momento per il morbillo)»
«Noi siamo favorevoli all’obbligatorietà dei quattro vaccini che oggi, per legge, sono già obbligatori, e siamo anche favorevoli all’introduzione di misure di obbligatorietà per vaccini che proteggono da malattie per le quali esiste una reale emergenza epidemica (come esiste al momento per il morbillo)» si legge sulla Pravda a 5 stelle nel post che ha segnato la conversione del partito alla dea siringa.
In pratica, il grillino ti fa lo sconto: macché 10 vaccini, se ci voti a tuo figlio ne faremo solo 4. Come sempre. Sulla pericolosità della siringa (dopo centinaia di ore di spettacoli di grillo, video, comizi, e perfino l’antica collaborazione con il dott. Montanari) abbiamo scherzato.
Siamo seri, su: dobbiamo fare gli adulti, ché tra poco si va al governo.
Fateci capire: la libertà vaccinale la si chiede per coloro che ritengono che i vaccini (alcuni più di altri, come il MPR) siano degli intrugli venefici che possono danneggiare i propri figli. Dire che si è per i vaccini liberi, per poi obbligare a siringarne quattro ai bambini italiani, è, più che un controsenso, una presa per i fondelli.
Dire che si è per i vaccini liberi, per poi obbligare a siringarne quattro ai bambini italiani, è, più che un controsenso, una presa per i fondelli.
Sappiamo che il mercurio nel pesce fa male: invece che lasciarci in pace lontani dal ristorante che lo serve (o, meglio, invece di chiuderlo), i grillini ci obbligano ad entrare, «ma costringiamo i vostri figli a mangiare solo il sushi con il salmone, con il tonno e il California Maki, il resto del menu glielo prendete se volete».
Non fa una grinza.
Il conto del ristorante, ça va sans dire, lo pagherai comunque tu, il contribuente.
È tuttavia sulla seconda parte dell’enunciato che preme dire due parole.
«Una reale emergenza epidemica (come esiste al momento per il morbillo)» è un’espressione bella impegnativa. Innanzitutto per la definizione di emergenza epidemica: i pochi casi di morbillo dell’anno scorso sono un’epidemia?
Come si quantifica una epidemia?
Una malattia che, dicono alcuni studi di cui abbiamo dato conto, avrebbe persino effetti benefici a lungo termine, può essere considerata alla stregua dell’HIV, dell’influenza aviaria o dell’Ebola?
Qui poi si apre lo scenario più oscuro, finanche un pochino apocalittico.
Nel momento in cui la molla per rendere obbligatorio il vaccino (pensate dal punti di vista di Big Pharma: venderlo) diviene l’epidemia, come si può essere certi che nessuno lo metterà volontariamente in circolo?
Nel momento in cui la molla per rendere obbligatorio il vaccino (pensate dal punti di vista di Big Pharma: venderlo) diviene l’epidemia, come si può essere certi che nessuno lo metterà volontariamente in circolo?
È una cosa di cui qualche medico che ha conservato l’umanità parla, anche se, certo, solo sottovoce. La diffusione programmatica di patogeni è un incubo da complottisti?
Diciamo proprio di no.
Disneyland e il traffico dei virus
Dovrebbe sovvenire alla mente di un caso di non molto tempo fa. Fu coinvolta Ilaria Capua, virologa ben nota nonché senatrice di Scelta Civica (partito massonico biodegradabile e unto dai vescovi che Dagospia ribattezzò efficacemente «Sciolta civica»).
Per i PM, la consorteria di cui faceva parte l’onorevole Capua poteva essersi resa colpevole di «una pluralità indeterminata di delitti di ricettazione, somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica, corruzione, zoonosi ed epidemia».
I dodici imputati accusati a vario titolo di traffico illecito di virus dell’influenza aviaria furono portati in tribunale «per aver utilizzato virus altamente patogeni dell’influenza aviaria, di provenienza illecita, al fine di produrre in forma clandestina, specialità medicinali ad uso veterinario (quale è il vaccino dell’influenza aviaria), procedendo successivamente, sempre in forma illecita, alla loro commercializzazione e somministrazione agli animali avicoli di allevamenti intensivi».
I dodici imputati accusati a vario titolo di traffico illecito di virus dell’influenza aviaria furono portati in tribunale «per aver utilizzato virus altamente patogeni dell’influenza aviaria, del tipo H9 ed H7N3, di provenienza illecita, al fine di produrre in forma clandestina, senza la prescritta autorizzazione ministeriale, specialità medicinali ad uso veterinario (quale è il vaccino dell’influenza aviaria), procedendo successivamente, sempre in forma illecita, alla loro commercializzazione e somministrazione agli animali avicoli di allevamenti intensivi».
Gli accusati secondo i PM avevano agito «determinando la diffusione non più controllata del virus dell’influenza aviaria negli allevamenti avicoli del nord Italia, con grave pericolo per l’incolumità e la salute pubblica, che determinava, da un lato, il contagio di sette persone tra gli operatori del settore come accertato dall’Istituto Superiore di Sanità attraverso un’indagine epidemiologica, e dall’altro il grave pericolo per la salute derivante dal consumo della carne oggetto della vaccinazione indiscriminata, determinando, quale misura di prevenzione, l’abbattimento di milioni di capi di polli e tacchini, con un considerevole danno al patrimonio avicolo nazionale, calcolato dal Centro regionale epidemiologia veterinaria in 40 milioni di euro»
Come immaginerete, stiamo copiando e incollando frasi da carte processuali.
Non è un panzana cospirazionista : è una inchiesta giudiziaria vera e propria, che mette in luce la facilità con cui si può trafficare virus devastanti, al di fuori di ogni controllo.
«…grave pericolo per l’incolumità e la salute pubblica (…) il contagio di sette persone tra gli operatori del settore come accertato dall’Istituto Superiore di Sanità attraverso un’indagine epidemiologica, (…) il grave pericolo per la salute derivante dal consumo della carne oggetto della vaccinazione indiscriminata, (…) l’abbattimento di milioni di capi (…) un considerevole danno al patrimonio avicolo nazionale, calcolato dal Centro regionale epidemiologia veterinaria in 40 milioni di euro»
La Capua fu prosciolta, ma nel frattempo era espatriata: andò permanentemente in Florida con il marito, anche lui imputato.
Come notava L’Espresso, il giornale che fece lo scoop passato però sotto silenzio presso le altre testate (del resto un deputato che traffica virus in uno scenario da guerra biologica è cosa che capita tutti i giorni, no?), il proscioglimento dell’onorevole non toglie come le intercettazioni del caso abbiamo svelato le dinamiche del grande, mostruoso business.
«Le conversazioni registrate dai Nas dei carabinieri svelano, fra i tantissimi episodi, gli interventi di Capua sulla Intervet, filiale italiana di un colosso dei farmaci veterinari. I vertici di Intervet si erano mostrati critici sull’efficacia del sistema Diva. Ma la signora dei virus gli avrebbe fatto sapere che nell’Istituto zooprofilattico di Padova era in corso un esperimento su un vaccino prodotto da Intervet: il marchio però sarebbe stato menzionato nel suo studio solo se i responsabili della casa farmaceutica avessero assecondato le sue richieste, tra le quali quella di rivalutare il test Diva. E parlarne bene. E ai manager avrebbe fatto arrivare un messaggio chiaro attraverso un intermediario: “Lei (Capua ndr) non è una persona che si compra con quattro lire”».
«l manager della Merial (la multinazionale coinvolta, ndr) si rivolge alla virologa (…) perché lei è la responsabile del Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria e quindi è nella possibilità di sapere con certezza con quale ceppo virale si preparerà il nuovo vaccino. Nello stesso tempo è una delle poche persone che in ambito internazionale ha la possibilità di farsi inviare, in breve tempo, un ceppo virale da altri istituti senza la prescritta autorizzazione ministeriale”».
Multinazionali e istituti profilattici trafficano virus – incluso linguaggio che faceva pensare a mazzette – con una disinvoltura pressoché assoluta
Insomma, multinazionali e istituti profilattici trafficano virus – incluso linguaggio che faceva pensare a mazzette – con una disinvoltura pressoché assoluta.
Come pensare, quindi, che davanti alla prospettiva di vendite record grazie ad una epidemia, a qualche stakeholder del sistema vaccinale non venga la matta tentazione di diffondere qualche patogeno fra i bimbi italiani?
È una ipotesi, oscura quanto volete, che però può tornare alla mente certe volte.
Vi furono a Disneyland 52 casi, la vasta maggioranza dei quali riguardava – surprise! – fanciulli già vaccinati proprio per il morbillo.
Molti conosceranno il caso Disneyland.
Come noto, nel 2015, scoppiò un focolaio di morbillo (sempre lui…) in quello che è il luogo per eccellenza simbolo dell’innocenza, della cosa più importante che il nostro mondo adulto deve proteggere: i nostri bambini.
Vi furono 52 casi, la vasta maggioranza dei quali riguardava – surprise! – fanciulli già vaccinati proprio per il morbillo.
Questo dato garantì stupende contorsioni da parte dei media dell’establishment siringatore, tuttavia non placò la narrativa che doveva emergere: per quanto possa essere incongruo, la colpa era, dissero i mezzi di informazione, delle mamme no-vax.
Sì. Era per colpa loro, e per colpa dei loro figli non vaccinati, che era scoppiata l’«epidemia» di Disneyland.
Le conseguenze non tardarono ad arrivare: il New York Times mandò in rete una mappa interattiva con il numero di non vaccinati per asilo, la California divenne uno dei tre stati dell’Unione che rifiuta l’obiezione di coscienza riguardo le vaccinazioni.
Prima era possibile evitare lo shot (a sé e alla propria prole) citando motivazioni filosofiche e/o religiose. Dopo Disneyland, anche l’ultima scappatoia è stata cancellata.
Bene: conoscendo questo film, come è possibile non pensare, quando la Lorenzin tira fuori Gardaland, ad un remake?
Conoscendo questo film, come è possibile non pensare, quando la Lorenzin tira fuori Gardaland, ad un remake? Che non si tratta di accadimenti, ma di uno schema preciso?
Che non si tratta di accadimenti, ma di uno schema preciso?
Sono supposizioni che uno è tentato di fare.
Per questo motivo, riteniamo che lasciare aperta la porta dell’obbligo in epidemia sia pericoloso, pericolosissimo: anzi forse più dannoso dell’obbligo stesso!
Il ministro dei ratti di fogna mangiatori di feti?
Ma c’è un’ultima rilievo che Renovatio 21 non può non muovere al neoministro.
La Grillo è nota alle microcronache parlamentari per essersi spesa in abbondanza a favore della pillola abortiva RU486
La Grillo è nota alle microcronache parlamentari per essersi spesa in abbondanza a favore di un particolare farmaco: la RU486.
Un farmaco speciale, che è l’apoteosi della medicina moderna – cioè, della Necrocultura – perché uccide l’essere umano, anzi, capolavoro, talvolta ne uccide due in un colpo solo.
Per chi non conoscesse questa sigla, stiamo parlando della pillola che ha trasformato l’aborto da chirurgico a chimico, da ospedaliero a domestico.
La neoministro grillina volle impegnare il governo nella risoluzione in commissione 7/00362 «ad avviare una campagna informativa attraverso corsi, seminari nelle scuole e nei consultori, periodici e diffusi su tutto il territorio nazionale che chiariscano la necessità e i tempi di assunzione della stessa, nonché gli effetti e i meccanismi di funzionamento del farmaco anche al fine di accompagnare le donne, specie le più giovani, in una fase estremamente delicata della propria vita, con la giusta consapevolezza e l’adeguata assistenza socio-sanitaria».
Con la RU486, la madre che vuole sbarazzarsi di suo figlio non si sottopone più ad intervento: piglia la pillola e va a casa.
Con la pillola RU486 il feto espulso finisce nel sistema fognario tramite il water dicasa; qui è molto probabile venga divorato dalla fauna locale: ratti, nutrie, rane, pesci.
Quando il farmaco ha effetto rendendo impossibile la gravidanza, alla madre viene somministrata una prostaglandina che provoca contrazioni espellendo quindi il feto.
Il lettore può immaginare dove: di solito, nel water di casa.
Chiediamo lo sforzo di pensare a quanto stiamo scrivendo, perché, essendo questa la verità, nessuno ve lo dirà con facilità altrove: il feto espulso finisce nel sistema fognario.
Qui, mi fece riflettere una volta una signora esperta di queste cose, è molto probabile venga divorato dalla fauna locale: ratti, nutrie, rane, pesci, e poi forse anche «i funghi, le alghe, i vermi, i piccoli insetti, i rettili e l’innumerevole varietà di microorganismi» di cui parla l’enciclica antiumana di Bergoglio Laudato Sii. La vendetta delle creature sull’uomo, in pratica.
Ma sono soprattutto i ratti a sembrarci degni di interesse: essi posseggono un fiuto talmente fino da rifiutare l’accoppiamento con un loro simile se questi ha il cancro, che essi riescono a determinare olfattivamente.
Davanti ad una porzione così succulenta di giovane carne umana – così ricca di cellule staminali! – la popolazione pantegana festeggia.
Altro che le polemiche sui «cimiteri» per i resti dei non-nati, altro che gli ospedali che usano i resti dell’aborto come materiale per la caldaia (succede). Le fogne, con l’aborto chimico (cioè il metodo che soppianterà per sempre quello chirurgico, costoso ed invasivo), si innalzano a luogo di umiliazione massima dell’essere umano, in cui la Necrocultura pagana neppure sacrifica più i bambini a maestosi dèi della morte; li consegna a topi affamati.
È così, un piccolo bambino italiano innocente, invece che tuffarsi in mare con il papà a fare windsurf come capita alla bravissima e fortunatissima Grillo, si deve tuffare nella melma degli scarichi per essere divorato dalle bestie più infime e schifose. Alla Grillo Dio ha dato il paradiso marittimo, ai non-nati la Grillo vuole dare l’inferno fognario.
Anche qui, non fa una grinza.
Chiunque chieda di aumentare il numero di aborti chimici nel Paese è di fatto la proiezione politica dei topi di fogna. E dei loro banchetti a base di carne umana innocente.
La vera informazione che lo Stato dovrebbe far circolare, di cui la Grillo non si cura minimamente, dovrebbe essere invece riguardo alla possibilità, se attuata in tempi rapidi, di invertire il processo. Se la donna si pente, esiste una via biochimica per eliminare l’effetto del mifepristone (la sostanza antiprogestinica contenuta nella RU486) e salvare il bambino. Di Abortion Pill Reversal negli USA si parla apertamente, in Italia non molto in verità.
Chiunque chieda di aumentare il numero di aborti chimici nel Paese è di fatto la proiezione politica dei topi di fogna. E dei loro banchetti a base di carne umana innocente
Chiaramente, non nutriamo speranze in merito: sappiamo che i 5S sono al traino del pensiero radicale (aborto, eutanasia, matrimoni omosessuali e «fra specie diverse purché consenzienti» – quest’ultimo copyright on. Carlo Sibilia) e, cosa ancora più grave, non sanno nemmeno bene perché.
Abbiamo detto.
Come Burioni, non resta che augurare al ministro Grillo «buon lavoro».
Tuttavia avrete anche capito per quali buone ragioni siamo – incredibile ma vero – molto meno ottimisti di Burioni.
Politica
Tokyo, governo sconfitto alle suppletive, sempre più basso il consenso per Kishida
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Si è votato in tre circoscrizioni che hanno visto l’affermazione del partito costituzionale democratico. Il partito del premier non è riuscito a tenere nemmeno il seggio nella prefettura di Shimane, considerata una roccaforte conservatrice. A pesare gli scandali sulla raccolta irregolare di fondi ma anche il deprezzamento dello yen.
Il partito liberaldemocratico del Giappone (PLD), da cui proviene anche il premier Fumio Kishida, ha perso tre seggi nelle elezioni suppletive per la Camera dei rappresentanti che si sono tenute ieri. Si tratta di una sconfitta che certifica lo scarso sostegno dell’opinione pubblica al partito al governo in seguito a una serie di scandali che hanno coinvolto diversi ex ministri e parlamentari.
Tutti i seggi in palio (che prima di diventare vacanti appartenevano alla formazione liberaldemocratica) sono stati vinti dal partito costituzionale democratico (PCD), guidato da Kenta Izumi: il PLD non aveva schierato candidati nelle circoscrizioni di Tokyo e Nagasaki, ma si era concentrato a difendere il seggio delle prefettura occidentale di Shimane, nota per essere una roccaforte conservatrice. Invece proprio qui ha prevalso la candidata Akiko Kamei, nonostante nell’ultimo mese il premier Kishida avesse visitato due volte la prefettura in sostegno del liberaldemocratico Norimasa Nishikori.
Kamei ha detto che la vittoria nel «regno conservatore» di Shimane, invia un «importante messaggio» a Kishida, criticato per non aver impedito il deprezzamento dello yen e non aver ottenuto un aumento dei salari superiore alla crescita dei prezzi.
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Un sondaggio di Kyodo News mostra inoltre che il 77% degli intervistati ha votato «in considerazione» dello scandalo sui fondi raccolti in maniera irregolare all’interno del PLD, che negli ultimi mesi ha costretto alle dimissioni diversi ministri e parlamentari.
A novembre dello scorso anno è stata resa pubblica un’indagine della procura giapponese secondo cui alcuni membri del PLD appartenenti alla «corrente Abe» non avrebbero dichiarato – tenendoli per sè – almeno 500 milioni di yen (circa 3,2 milioni di euro) ottenuti grazie alle raccolte fondi del partito.
Nel frattempo il tasso di approvazione nei confronti di Kishida è sceso al di sotto della soglia del 30%, considerata, da parte degli analisti, «di pericolo» per il governo.
La pesante sconfitta del PLD a Shimane probabilmente minerà una nuova candidatura del premier nella corsa per le prossime elezioni presidenziali. Il segretario generale del partito, Toshimitsu Motegi, il numero due dopo Kishida, dopo l’annuncio dei risultati si è rivolto ai giornalisti: «accetteremo umilmente i risultati», ha detto, aggiungendo che il PLD «ha bisogno di lavorare all’unisono per affrontare la sfida».
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Bioetica
Biden fa il segno della croce durante una manifestazione a sostegno dell’aborto
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La reazione della rete è stata immediata, con commenti che davano del «vile» al vegliardo del Delaware. «Biden, l’autodefinito “cattolico devoto”, fa il segno della croce a sostegno del desiderio di questa donna di uccidere i bambini fino ai 3 mesi di gravidanza» scrive Buck Sexton. «Totalmente malvagio e sacrilego» ha twittato LifeNews. «Davvero da vomitare. Disgustoso. Insulto. Blasfemo» hanno scritto ancora su Twitter. Ancora: «Joe Biden si fa il segno della croce mentre promuove l’aborto! Questo è il male!». Il fatto è avvenuto a pochi giorni dalla sostituzione della Pasqua della Casa Bianca con la giornata mondiale di visibilità trans. La Fried, già Commissario per l’Agricoltura della Florida, grande sostenitrice dell’aborto, è anche esplicita riguardo alla sua pratica del giudaismo. Mentre era al liceo, partecipava al B’nai B’rith, la famigerata organizzazione ebraica. La donna ha preso anche attivamente in considerazione l’idea di fare aliya – cioè di andare a vivere in Israele –e di unirsi alle forze di difesa israeliane. Dopo la sua elezione a commissario per l’agricoltura, Fried ha prestato giuramento utilizzando la prima Bibbia ebraica pubblicata negli Stati Uniti.Joe Biden made the sign of the cross as the chair of the Florida Democratic Party spoke in favour of abortion yesterday. Apparently he was so horrified at the notion of Ron DeSantis limiting abortions to six weeks that he had to bless himself. Report: https://t.co/m4sOjcWTtI pic.twitter.com/HZ8pC81GCx
— m o d e r n i t y (@ModernityNews) April 24, 2024
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Politica
Elezioni USA 2020, un elettore per corrispondenza su cinque ha ammesso la presenza di frode elettorale: sondaggio
Un quinto degli elettori che hanno votato per corrispondenza durante le elezioni presidenziali del 2020 ha ammesso di aver commesso almeno un tipo di frode elettorale, secondo i risultati di un recente sondaggio condotto da Rasmussen Reports e The Heartland Institute.
Tucker Carlson ha fatto uscire nelle ultime ore una sconvolgente intervista con Just in Haskins, direttore del Centro di ricerca sul socialismo presso l’Heartland Institute, in cui quest’ultimo ha spiegato come un sondaggio condotto insieme a Rasmussen Reports ha rivelato una diffusa attività elettorale illegale tra gli elettori per corrispondenza durante le elezioni del 2020.
Il sondaggio è stato pubblicato per la prima volta nel dicembre 2023.
About one in five mail-in ballots in the last election was fraudulent, handing Biden the presidency. We know this because the people who committed the fraud have admitted it in a new poll. pic.twitter.com/fxHL9hT4sw
— Tucker Carlson (@TuckerCarlson) April 26, 2024
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Agli intervistati che hanno indicato di aver votato per posta alle elezioni del 2020 sono state poste una serie di domande che indagavano su attività illegali e fraudolente, sebbene le domande non etichettassero esplicitamente queste attività come «frode».
«Ad esempio, abbiamo chiesto alle persone: “Hai votato in uno Stato in cui non risiedi più legalmente? Se non risiedi permanentemente in uno stato, non puoi votare lì. Il 17% delle persone, quasi una su cinque, ha detto di sì», ha detto Haskins a Carlson.
Ha inoltre condiviso che il 21% degli elettori per corrispondenza ha ammesso di aver compilato una scheda elettorale per conto di qualcun altro, un’altra attività illegale, e il 17% ha ammesso di aver falsificato una firma per conto di qualcun altro, «con o senza il suo permesso».
«Quindi, tutto sommato, almeno una scheda elettorale su cinque ha coinvolto qualche tipo di attività fraudolenta», ha detto Haskins.
Di tutti gli elettori intervistati – sia quelli che hanno votato per posta che quelli che hanno votato di persona – il 10% ha affermato che «un amico, un familiare, un collega o un altro conoscente» ha ammesso di aver votato per posta in uno stato diverso da quello in cui sono registrati come stato di residenza permanente.
«I risultati di questo sondaggio sono a dir poco sorprendenti», ha osservato Haskins dopo i risultati del sondaggio. «Negli ultimi tre anni, agli americani è stato ripetutamente detto che le elezioni del 2020 sarebbero state le più sicure della storia. Ma se i risultati di questo sondaggio riflettono la realtà, è vero esattamente il contrario. Questa conclusione non si basa su teorie del complotto o su prove sospette, ma piuttosto sulle risposte fornite direttamente dagli elettori stessi».
«Una repubblica democratica non può sopravvivere se le leggi elettorali consentono agli elettori di commettere facilmente frodi, e questo è esattamente ciò che è accaduto durante le elezioni del 2020», ha continuato. «Sebbene siano stati compiuti alcuni progressi in più di una dozzina di stati dalla conclusione delle elezioni del 2020, è necessario molto più lavoro nella maggior parte delle regioni degli Stati Uniti. Se le leggi elettorali americane non miglioreranno presto, elettori e politici continueranno a mettere in dubbio la veridicità e l’equità di tutte le future elezioni».
Il Carlson ha sottolineato che le affermazioni secondo cui i risultati delle elezioni presidenziali del 2020 sarebbero basati su voti fraudolenti sono ora considerate un «reato penale» negli Stati Uniti, almeno nella misura in cui «quel crimine sembra costituire la base di una delle accuse pendenti di Trump». L’accusa in questione afferma che Trump ha utilizzato «false accuse di frode elettorale per ostacolare la funzione del governo federale mediante la quale tali risultati vengono raccolti, conteggiati e certificati».
Sono emerse numerose prove di frodi nelle elezioni generali del 2020, ma ciò è stato ampiamente ignorato dai media mainstream.
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Ad esempio, nel 2022, un articolo sottoposto a revisione paritaria dell’esperto economista ed ex ricercatore senior del Dipartimento di Giustizia (DOJ), John Lott, ha compilato prove statistiche di frode elettorale nelle elezioni del 2020, in particolare, di circa «255.000 voti in eccesso, forse fino a 368.000, per Joe Biden in sei Stati indecisi dove Donald Trump ha presentato accuse di frode».
La notte delle elezioni sono stati segnalati gruppi di voti che sono stati conteggiati in modo sospetto e schiacciante per Biden, invertendo un precedente vantaggio di Trump in stati come Pennsylvania e Wisconsin. E prima delle elezioni, Project Veritas aveva pubblicato un video che mostra gli elettori corrotti e persuasi a votare per i democratici, anche modificando i loro voti nella scheda elettorale.
Come riportato da Renovatio 21, truccare qualsiasi elezione, negli USA, non è un lavoro difficile, come ha attestato la testimonianza di un frodatore elettorale al New York Post. L’operativo della politica, in forza ai Democratici, aveva detto che la frode è più la regola che l’eccezione. «Questa è una cosa reale. E ci sarà una cazzo di guerra in arrivo il 3 novembre su questa roba» aveva dichiarato in riferimento alle elezioni in arrivo nel 2020.
Gli Stati Uniti – Paese occidentale che guida la trasformazione della società verso un incubo di sorveglianza tecnocratica – sono altresì teatro della demenziale – ma provvidenziale, per i frodatori elettorali – mancanza di obbligo di esibire qualsiasi documento quando si va a votare.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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