Articolo ripubblicato su licenza Creative Commons CC BY-NC-ND
Pensiero
Volodymyr Zelensky e l’etnopolitica
Renovatio 21 pubblica questo articolo di Réseau Voltaire. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Time Magazine ha proclamato Volodymyr Zelensky «uomo dell’anno 2022»; scelta ovvia per la redazione del settimanale: il presidente ucraino è l’incarnazione del coraggio pervasivo che ha consentito al popolo di resistere all’invasore russo.
Ma, a cominciare dal 25 luglio scorso, il potere in Ucraina si è trasferito dalle mani di Zelensky a quelle del vicepresidente del Consiglio per la Sicurezza e la Difesa nazionale, Oleksiy Danilov. Zelensky si concentra sul compito di portavoce del regime, delegando a Danilov la stesura dei decreti che poi il presidente firma. I due hanno instaurato un regime di terrore.
Il 17 e 25 luglio tre membri del Consiglio sono stati silurati per diversi fatti di tradimento, riportati da funzionari ai loro ordini:
– il diplomatico Ruslan Demchenko;
– il capo del servizio d’intelligence, lo SBU, Ivan Bakanov, amico d’infanzia di Zelensky;
– infine, l’ex consigliera giuridica di Zelensky, la procuratrice generale Irina Venediktova.
A proposito di questi giorni cruciali, Rinat Akhmetov, prima della guerra l’uomo più ricco dell’Ucraina, ha dichiarato che Zelensky si è impadronito del potere, di tutti i poteri, sotto l’apparenza di riforme.
Il 26 agosto, sul canale NTA, Oleksiy Danilov ha rivelato che il Consiglio per la Sicurezza e la Difesa a novembre 2021, vale a dire quattro mesi prima dell’intervento militare russo, aveva adottato un piano per la difesa del Paese.
Il documento è stato preparato dopo che Zelensky aveva respinto il piano per un Minsk III, proposto l’8 e 9 dicembre 2019 da Parigi. «È un documento fondamentale, nonché voluminoso, che descrive le attività di tutti i corpi delle forze armate, senza eccezioni: chi deve agire e come in una situazione di legge marziale», ha precisato Danilov il 7 settembre a Left Bank.
Assassinio gli oppositori politici
Gli assassinii politici sono in genere prerogativa dei nazionalisti integralisti, non di organismi governativi. In ogni momento possono sequestrare e fare sparire, persino giustiziare nella pubblica via sotto gli occhi di tutti, gli oppositori politici. Le vittime sono innanzitutto giornalisti e politici eletti. Non si tratta di un’innovazione: queste uccisioni hanno cadenzato la guerra civile iniziata nel 2014.
Si pensi al deputato Oleg Kalashnikov, ucciso nel 2015 sulla soglia della sua abitazione con undici pallottole alla testa. La polizia non ha mai accertato né l’esecutore né il mandante dell’assassinio.
In alcuni casi sono azioni dello SBU (servizio d’intelligence). Come, per esempio, l’esecuzione del negoziatore ufficiale Denis Kireev, di ritorno da Gomel [in Bielorussia], dove aveva partecipato agli incontri, infruttuosi, con la Russia. È stato ucciso per strada il 6 marzo 2022 perché durante i negoziati aveva osato menzionare i legami storici tra Kiev e Mosca.
I dirigenti politici non si assumono la responsabilità di queste operazioni, ma le fomentano. Affermano che il Paese deve essere «epurato»; che si devono uccidere non solo gli agenti della Federazione di Russia, ma chiunque diffonda la cultura russa o ne riconosca il valore.
Procedimenti penali sono stati avviati contro alti funzionari di Stato, come il deputato Yevhen Murayev, l’ex ministro degli Esteri Arsen Avakov, l’ex primo ministro Arseni Iatseniouk, l’ex segretario del Consiglio per la Sicurezza e la Difesa Oleksandr Truchynov, nonché contro l’ex presidente Poroshenko.
Lo SBU ora arresta anche molti civili, accusati di aver collaborato con i russi.
Vietare la lingua russa
Secondo gli Accordi di Minsk II (articolo 11, nota esplicativa) (1) del 12 febbraio 2015, spettava alle regioni del Donbass scegliersi la loro lingua ufficiale.
Il 1° settembre 2022 Danilov ha invece dichiarato: «Sono loro [gli abitanti del Donbass] che devono trovare una lingua comune con noi, non noi con loro. Abbiamo dei confini e se qualcuno non è soddisfatto delle leggi e delle norme che regolano il territorio del nostro Paese, noi non tratteniamo nessuno»,
Il 21 ottobre ha precisato meglio: «La lingua russa dovrebbe sparire completamente dal nostro territorio perché strumento di propaganda ostile e di lavaggio del cervello della nostra popolazione».
Controllare i media
Il 20 luglio, in piena crisi del Consiglio per la Sicurezza e la Difesa, Danilov ha dichiarato che molti personaggi, che prima dell’«aggressione russa» comparivano abitualmente in televisione, ora non si vedono più. «Non si sa dove siano finiti. Lo SBU farà dichiarazioni pesanti su di loro».
Danilov li ha accusati di riferire il punto di vista russo: «Da noi inculcare le versioni russe è una cosa molto, molto pericolosa. A quanto pare dovremmo sforzarci di capire. Sapete cosa vi dico? Non abbiamo bisogno di loro. Lasciate che se ne vadano, che tornino nei loro acquitrini a gracchiare nella loro lingua russa.»
Il Consiglio per la Sicurezza e la Difesa aveva già assunto la sorveglianza di tutti i media sia scritti sia radiotelevisivi. Aveva inoltre vietato un centinaio di canali Telegram, definendoli «filorussi».
Distruggere 100 milioni di libri russi
Il 19 maggio, ossia prima della crisi del Consiglio per la Sicurezza e la Difesa, l’Istituto del Libro Ucraino, ente che sovrintende alle biblioteche pubbliche, è stato incaricato di distruggere 100 milioni di opere. (2)
Tutti i libri di autori russi, oppure pubblicati in lingua russa, oppure stampati in Russia dovevano essere distrutti.
È stata nominata una Commissione parlamentare per la verifica dell’attuazione di questa epurazione intellettuale. È emerso che la stragrande maggioranza dei libri delle biblioteche erano manuali di cucina, di cucito e così via.
Queste pubblicazioni hanno dovuto attendere prima di andare al macero, perché la priorità è stata riservata ad autori perniciosi come Aleksandr Puskin e Lev Tolstoj.
Vietare partiti politici
Uno alla volta, tutti i 12 partiti politici di opposizione sono stati dichiarati illegali. L’ultimo è stato sanzionato il 22 ottobre (3). Gli eletti sono stati destituiti dai loro incarichi.
Solo l’oblast’ di Transcarpazia, vicino all’Ungheria, rifiuta di estromettere gli eletti locali provenienti dai partiti politici ora fuori legge.
Confiscare i patrimoni degli oppositori e dei russi
Da fine febbraio l’Agenzia Ucraina di Ricerca e Gestione degli Averi (ARMA), organo della lotta alla corruzione voluto dall’Unione Europea, ha sequestrato beni per 1,5 miliardi di grivnia, ossia 41 milioni di dollari.
Gli oligarchi proprietari di media sono stati costretti uno dopo l’altro a cederli. Si è trattato dell’esecuzione di un piano deliberato, finalizzato a sottrarre il Paese alla loro influenza. Conservano però il diritto di possedere altri tipi di società.
Secondo una legge ucraina del 2021, gli oligarchi sono gli 86 cittadini che hanno un patrimonio di almeno 80 milioni di dollari, nonché un ruolo nella vita pubblica, e che esercitano grande influenza sui media. Secondo Danilov, a guerra finita non dovrebbero più esserci oligarchi.
Il 7 novembre il Consiglio per la Sicurezza e la Difesa ha deciso di nazionalizzare le imprese che appartengono agli oligarchi, tra i quali anche Igor Kolomojskji, finanziatore di Volodymyr Zelensky. Ora sono amministrate dal ministero della Difesa e alla fine della legge marziale dovrebbero essere «restituite al popolo ucraino».
La norma si applica anche alla società costruttrice ucraina di motori di aereo, Motor Sich, già in contenzioso con investitori cinesi davanti a una Corte di arbitraggio dell’Aia (affare Beijing-Skyrizon) [Nel 2017 il 41% della Motor Sich è stato rilevato dalla cinese Beijing’s Skyrizon Aviation, ndt].
La Cina, che chiede 4,5 milioni di dollari, ha definito la nazionalizzazione un «furto». Secondo Beijing, «Dal 2020 il governo ucraino ha creato continui problemi, criticato, imbrigliato e perseguitato senza ragione gli investitori cinesi, persino imposto sanzioni economiche speciali senza motivo, nell’intento di nazionalizzare Motor Sich PJSC con mezzi illegali e saccheggiare spudoratamente i beni cinesi all’estero».
Il 20 ottobre il Consiglio di Sicurezza e Difesa ha sequestrato sul territorio ucraino beni di 4.000 società e persone russe.
Il provvedimento riguarda anche personalità ucraine trasferitesi in Russia prima della guerra, per esempio i cantanti Taisiya Povaliy, Ani Lorak, Anna Sedokova, nonché la presentatrice televisiva Regina Todorenko.
Vietare la Chiesa ortodossa
Il 1° dicembre il Consiglio per la Sicurezza e la Difesa ha deciso di «vietare alle organizzazioni religiose, affiliate a centri d’influenza della Federazione di Russia, di operare in Ucraina», ha annunciato il presidente Zelensky, firmando il decreto 820/2022. (4)
Al Servizio di Stato per l’Etnopolitica e la Libertà di Coscienza è stato affidato il compito di sequestrare gli edifici della Chiesa ortodossa che fanno riferimento al patriarcato di Mosca.
Due settimane fa il servizio d’intelligence ucraino (SBU) ha brutalmente perquisito un monastero, accusando dei pope di aver chiamato la Russia «Madre Patria».
Il presidente Zelensky ritiene di rispettare le norme occidentali dei Diritti dell’Uomo. È un fatto che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo non potrà più accettare denunce della Russia perché Mosca è uscita dal Consiglio d’Europa.
Tagliare tutte le relazioni con la Russia
Il 4 ottobre il presidente Zelensky ha firmato un decreto che vieta ogni nuovo negoziato con la Russia.
Il 1° dicembre Danilov ha esortato a «distruggere la Russia», precisando così il concetto:
«Devono solo essere distrutti per cessare di esistere in quanto Paese, all’interno delle frontiere dove ora esistono… Sono solo dei barbari. E quando dite che ci si deve sedere allo stesso tavolo con questi barbari e parlare con loro, ritengo che sia indegno del nostro popolo».
Thierry Meyssan
NOTE
1) «Paquet de mesures en vue de l’application des Accords de Minsk», Réseau Voltaire, 12 febbraio2015.
2) «Il governo Zelensky ordina la distruzione di 100 milioni di libri», Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 16 giugno 2022.
3) «L’Ucraina vieta l’ultimo partito di opposizione», Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 1 novembre 2022.
4) Decreto 820/2022 della presidenza dell’Ucraina, 1° dicembre 2022.
Fonte: «Volodymyr Zelensky e l’etnopolitica», Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 13 dicembre 2022.
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Pensiero
Vi augurano buona festa del lavoro, ma ve lo vogliono togliere. Ed eliminare voi e la vostra discendenza
Buona festa dei lavoratori! Ve lo ripetono da tutte le parti, del resto è una festa importantissima per la Repubblica: il Venerdì Santo, il giorno in cui Dio muore per l’umanità secondo quella che in teoria è la religione maggioritaria del Paese, si lavora. Il giorno dei morti, pure. Il Primo maggio, invece, no: vacanza.
Questo basterebbe a far comprendere qual è la vera religione che lo Stato italico vuole imporre alla sua popolazione – del resto, il suo libro sacro, la Costituzione, scrive al suo primo articolo che la Repubblica stessa è fondata sul lavoro – espressione incomprensibile, se non comprendendo la smania sovietica che avevano i comunisti e la sciocca acquiescenza dei democristiani che glielo hanno lasciato scrivere, accettando pure di lasciare fuori dalla Carta la parola «Dio».
Il dio della Costituzione, il dio della Repubblica è il lavoro?
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La divinizzazione politica di un concetto astratto, di un’attività umana, non solo l’indice della volontà di laicizzazione dello Stato. Poggia, essenzialmente, nel rigetto di avere per la cosa pubblica il fondamento del Cristianesimo.
Non è un caso che la festa del dio-lavoro avvenga l’indomani della notte di Valpurga, ritenuta nei secoli un momento di vertice dell’ attività del male sulla Terra – in genere, su Renovatio 21, facciamo ogni anno un articolo sull’argomento, annotando gli eventi concomitanti. La realtà è che la festa del Primo maggio è un tentativo di inculturazione, o meglio, di reintroduzione di usanze pagane – in particolare la festa celtica chiamata Beltane, di cui parla anche J.G. Frazer nel suo studio su magia e religione dell’antichità europea Il ramo d’oro.
La prima menzione di Beltane è nella letteratura irlandese antica dell’Irlanda gaelica. Secondo i testi altomedievali Sanas Cormaic (scritto da Cormac mac Cuilennáin) e Tochmarc Emire, Beltane si teneva il 1° maggio e segnava l’inizio dell’estate. I testi dicono che, per proteggere il bestiame dalle malattie, i druidi accendevano due fuochi «con grandi incantesimi» e guidavano il bestiame in mezzo a loro.
La vulgata progressista del Primo maggio, nata nel secondo Ottocento, si attacca quindi a questo sostrato antico, non cristiano, alla guisa di come ha fatto la Chiesa con alcune festività nel corso dell’anno.
Quindi: un nuovo dio, una nuova religione. Ma il problema è che neanche i suoi stessi sacerdoti ci credono. I loro discorsi – i loro incantesimi – sono inganni, sempre più infami, sempre più ridicoli.
Abbiamo sentito ieri il segretario generale CGIL Maurizio Landini dichiarare che «il governo Meloni difende il fossile e nega il cambiamento climatico, come si può pensare di cambiare modello di produzione?». Lo ha detto ad un evento dell’«Alleanza Clima Lavoro», di cui apprendiamo l’esistenza. Stendiamo un velo pietoso sull’attacco ai combustibili fossili, che fossili non sono (no, il petrolio non è succo di dinosauro!), che dimostra un allineamento con i gruppi ecofascisti più estremi e grotteschi visti negli ultimi anni – e pagati da chi, possiamo intuirlo.
Quindi: prima il «clima», poi i lavoratori. L’intero sistema industriale va cambiato per favorire l’ambiente, non l’uomo che lavora: conosciamo questa solfa, ora condita automaticamente dal terrorismo climatico. Si tratta di un’idea che avanza da tanto tempo, e si chiama deindustrializzazione.
Come abbiamo ripetuto tante volte su questo sito, la deindustrializzazione altro non è che deumanizzazione. Cioè, riduzione non dei lavoratori, ma della quantità stessa di esseri umani che camminano sul pianeta. Ciò era chiaramente esposto nelle opere di Aurelio Peccei e compagni oligarchi, quando l’élite – la stessa che stava dietro al Club di Roma, Club Bilderberg, WWF, etc. – cominciò a lavorare decisamente alla riduzione della popolazione.
Non è possibile diminuire il numero di esseri umani sul pianeta se si continua a produrre. Perché l’industria – il lavoro – dà cibo, e il cibo dà la vita, e la vita si moltiplica. La filiera dell’essere deve essere interrotta, molto prima. Niente industria, niente lavoro, niente vita. Niente persone. Niente umanità. Ora potete capire da dove vengono la povertà e la fame, che sembrano di ritorno anche nel Primo Mondo.
In alcuni testi risalenti a più di mezzo secolo fa, la cosa era messa nera su bianco: avrebbero creato deliberatamente un concetto prima sconosciuto, quello di inquinamento, per avere uno strumento di controllo del comportamento di popoli e Nazioni. Se ci pensate, anche questa è una scopiazzatura del cattolicesimo: non il peccato, ma l’impronta carbonica. Non il peccato originale, ma l’essere umano in sé, alla cui nascita c’è già un debito ecologico personale importante. Non la Santa Trinità, non l’Incarnazione, ma Gaia, dea terrifica che si fa pianeta.
Non ci sorprende, ma nondimeno continua a riempirci di orrore, vedere che chi è pagato per difendere i lavoratori è in realtà alleato delle forze che ne vogliono l’eliminazione. Lo aveva capito, con decenni di anticipo, il filosofo marxista Gianni Collu, che nel libro Apocalisse e rivoluzione notava che il paradigma non era più quello rivoluzionario della crescita operaia, cioè industriale, ma quello di una contrazione dell’intera società produttiva.
In pratica, Collu aveva compreso che stava venendo innestato, specie presso partiti, sindacati, intellettuali di sinistra, l’odio per l’uomo – in una parola, era stata avviata la Necrocultura. Non per niente il filosofo cominciò a scoprire, e rivelare, l’interesse crescente che molti circoli goscisti cominciavano a sentire verso un tema divenuto tabù nei millenni cristiani, cioè il sacrificio umano.
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Ora, guardate celebrare il vostro lavoro da chi è inserito, con stipendio, nel disegno per togliervelo – ed eliminare la vostra esistenza e la vostra discendenza. Non dobbiamo ricordare qui gli sforzi, fatti anche in sede europea, che i sindacati hanno fatto per il feticidio.
Nessuno dei vostri lavori è al riparo dal disegno mortale che avanza: se vi hanno detto che imparando a programmare avreste avuto sempre lavoro, provatelo a ripetere alle migliaia di licenziati alla IBM, come in tantissimi altri colossi tecnologici, sostituiti dall’Intelligenza Artificiale.
Nessuno è al sicuro: i grafici, cosa pensano di fare davanti alla presenza di incredibili programmi text-to-image, dove digiti cosa vuoi vedere e ti viene servito in un’immagine perfetta?
Attori, registi, produttori cinetelevisivi, cosa potranno di fronte ai software come Sora di ChatGPT, che promette di generare sequenze video a partire da semplici richieste? Sappiamo che l’ultimo sciopero ad Hollywood verteva su questo, e che già operano società di computer grafica talmente ultrarealista da aver disintermediato regioni immense della filiera.
Domani, cioè già oggi, tocca agli insegnanti. Ai bancari. Ai lavoratori dei fast food. A qualsiasi lavoratore. Alla realtà stessa.
Tuttavia, notatelo, nessun sindacato parla di fermare l’Intelligenza Artificiale. Vi parlano di cambiamento climatico, combustibili fossili, etc.
Lo fanno dopo aver assistito all’assassinio, con il green pass e l’obbligo al vaccino genico, dell’articolo 1 del loro libro sacro, il dogma primigenio della loro religione: ve lo abbiamo detto, non ci credono nemmeno loro.
E quindi, se anche quest’anno un boss sindacale, dinanzi al milione di ebeti ammassati per il concertone del Primo maggio, dovesse d’improvviso farsi scappare di nuovo l’espressione «Nuovo Ordine Mondiale», beh, sappiamo bene di cosa si tratta.
Non c’entrano le ricorrenze druidiche primaverili, qui siamo altrove nel calendario, in un’altra festa importante: sotto sotto, negli auguri ai bravi lavoratori, vi stanno dicendo che arriva il Natale. E che voi siete i tacchini.
Buon lavoro.
Roberto Dal Bosco
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Pensiero
I biofascisti contro il fascismo 1.0: ecco la patetica commedia dell’antifascismo
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Pensiero
«Preghiera» pagana a Zeus ed Apollo recitata durante cerimonia di accensione della torcia olimpica. Quanti sacrifici umani verranno fatti, poi, con l’aborto-doping?
All’inizio di questo mese, il rituale dell’accensione della torcia olimpica – di fatto la prima cerimonia dei Giochi Olimpici – si è tenuta ad Olimpia, in Grecia, presso l’antico tempio di Era, la moglie di Zeus, padre degli dei greci detti, appunto, olimpici. Lo riporta LifeSite.
Accompagnata da uno stuolo di vestali per qualche ragione tutte bianche, l’attrice greca Mary Mina ha interpretato il ruolo di «alta sacerdotessa» che aveva funzione, tra le altre cose, di offrire una «preghiera» agli dèi olimpici.
«Apollo, dio del sole e dell’idea della luce, invia i tuoi raggi e accendi la sacra fiaccola per la città ospite», cioè Parigi. «E tu, Zeus, dona la pace a tutti i popoli della terra e incorona i vincitori della corsa sacra».
🗣️ “Apollo, God of sun, and the idea of light, send your rays and light the sacred torch for the hospitable city of Paris. And you, Zeus, give peace to all peoples on earth and wreath the winners of the Sacred Race.”#Paris2024 | @Paris2024 pic.twitter.com/FHMEmJ134U
— The Olympic Games (@Olympics) April 16, 2024
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Il Comitato Olimpico Ellenico organizza l’evento, che ha una durata di circa 30 minuti, ed elenca sul suo sito il resto dell’«Invocazione ad Apollo».
Silenzio sacro
Risuonino il cielo, la terra, il mare e i venti.
Le montagne tacciono.
I suoni e i cinguettii degli uccelli cessano.
Per Febo, il Re portatore di Luce ci terrà compagnia.
Apollo Dio del sole e dell’idea della luce
manda i tuoi raggi e accendi la sacra fiaccola
per l’ospitale città di…
E tu Zeus dona la pace a tutti i popoli della terra e
incorona i vincitori
della Razza Sacra
Il gruppo spiega che la prima cerimonia di accensione della torcia ebbe luogo nel 1936 con «l’alta sacerdotessa Koula Pratsika, considerata una pioniera della danza classica in Grecia e fu la prima coreografa della cerimonia di accensione». La Pratsika nell’ambito dei celeberrimi Giochi di Berlino – quelli dello Hitler e di Jesse Owens, e di Leni Riefenstahl – e che da allora si è svolta più o meno prima di ogni Olimpiade.
La coreografa Artemis Ignatiou dirige lo spettacolo dal 2008. Originaria della Grecia, ha precedentemente interpretato il ruolo di «alta sacerdotessa» ed è stata coinvolta nella produzione dagli anni Novanta.
È, ammetterà anche il lettore, molto molto curioso: la preghiera ai dei dell’Ellade rispunta per lo Sport, quando invece, l’invocazione che nei secoli si è pronunziata per la medicina – il giuramento di Ippocrate – è oramai quasi del tutto sparito in tutto il mondo – e mica lo vediamo solo in Israele, lo abbiamo visto anche sotto casa durante il COVID. I motivi, li sapete: quelle frasi sul fatto che il medico non darà sostanze abortive, né cagionerà la morte del paziente… Siamo lontani anni luce da ciò che oggi deve fare il dottore, e cioè servire la Necrocultura, estendendo la morte ovunque si possa.
È bene ricordare anche che il mondo moderno ora esige un altro culto pagano greco, quello alla dèa preolimpica (cioè, ctonia) Gaia, che tramite le elucubrazioni dell’ambientalismo è divenuta la Terra stessa, intesa come unico essere vivente minacciato dalla presenza umana. Del resto, Gaia apparteneva alla stirpe dei titani, come Crono, il dio che divorava i suoi figli…
Ma torniamo al fuoco pagano dei Giuochi. Il sito olimpico ricorda che i giochi iniziarono nel 776 a.C. e continuarono fino al 393 d.C. quando l’imperatore cristiano Teodosio I li abolì. «Le sue cerimonie di apertura sembrano quasi sempre incorporare temi massonici o globalisti» scrive LifeSite. «I giochi di quest’anno sono stati annunciati come le prime Olimpiadi “della parità di genere”. Ciò significa che uomini e donne avranno una rappresentanza 50-50 nella competizione. Detto in altro modo, ci saranno tanti atleti maschi quante sono le atlete. Questo è stato presentato come un importante segno di “progresso”».
Alla cerimonia di accensione della torcia, il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach ha sottolineato che i giochi di quest’anno saranno «più giovani, più inclusivi, più urbani, più sostenibili». Si riferiva al fatto che sarà allestita una «Pride House» pro-LGBT per «sostenitori, atleti e alleati LGBTI+».
«I Giochi sono una celebrazione della diversità», afferma il sito ufficiale delle Olimpiadi. «In occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, Parigi 2024 ribadisce il suo impegno nella lotta contro ogni forma di discriminazione», riferendosi eufemisticamente a qualsiasi opposizione all’omosessualità o al transgenderismo e aggiungendo che la «Pride House» ha lo scopo di «celebrare» le «minoranze» LGBT e il loro «orgoglio».
LifeSiteNews ci tiene a ricordare che «come i precedenti Giochi Olimpici, Parigi 2024 sarà probabilmente una cloaca di impurità. (…) la fornicazione è dilagante e nel Villaggio Olimpico dove soggiornano gli atleti vengono distribuiti contraccettivi gratuiti».
Riguardo al sesso al villaggio olimpico, chi ha partecipato da atleta ad un’Olimpiade in genere torna con racconti impressionanti – dionisiaci, erotici, del resto sempre di dèi greci si tratta, Dioniso, Eros, e mettiamoci pure dentro pure la poetessa greca Saffo, che dea non è, ma popolare di certo lo deve essere presso certe giocatrici di basket, ad esempio, e neanche solo quelle.
Del resto, metti quantità di giovani sani (in teoria: da Tokyo sappiamo quanti ne ha rovinati, financo sportivamente, l’mRNA) tutti insieme nello stesso luogo, e cosa vuoi che succeda? Sappiamo che la cosa capita anche alla Giornate Mondiale della Gioventù organizzate dai papati moderni, al termine delle quali trovano a terra tra la spazzatura, oltre che le ostie consacrate, anche preservativi usati da giovani e previdenti papaboys.
La questione, semmai, è capire che l’abominio pagano dello sport olimpico potrebbe essere andato molto oltre le semplici fornicazioni degli atleti: da anni si parla sommessamente del fenomeno dell’aborto-doping. Funziona così: per giovarsi della biochimica ormonale fantastica offerta dalla gravidanza e migliorare quindi le proprie prestazioni sportive, le atlete si fanno ingravidare per poi uccidere il figlio e godere del beneficio organico e muscolare della gravidanza.
Praticamente: vero e proprio doping, senza alcuno steroide sintetico – quindi perfettamente legale. Specie, immaginiamo, nelle Olimpiadi delle «pari opportunità».
«Ora che i test antidroga sono di routine, la gravidanza sta diventando il modo preferito per ottenere un vantaggio sulla concorrenza» avvertiva ancora nel 2013 Mona Passiganno, direttrice di un gruppo pro-life texano. In quell’anno emerse anche la storia di un atleta russo che avrebbe raccontato a un giornalista che già negli anni Settanta, alle ginnaste di appena 14 anni veniva ordinato di dormire con i loro allenatori per rimanere incinte e poi abortire. La procedura sarebbe così conosciuta da arrivare persino anche sui libri di testo: un libro di testo online di fisiologia del dipartimento di Fisiologia Medica dell’Università di Copenaghen sembra averne ancora traccia.
«Le atlete di punta – proprio dopo il momento in cui hanno dato alla luce il loro primo figlio – hanno stabilito diversi record mondiali» scrive il testo danese di fisiologia sportiva. «Naturalmente, questo è accettabile come evento naturale e non intenzionale. Tuttavia, in alcuni Paesi le atlete rimangono incinte per 2-3 mesi, al fine di migliorare le loro prestazioni subito dopo l’aborto».
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Altro che preghiera ad Apollo: questo è un sacrificio umano, un atto propiziatorio tramite l’uccisione della propria prole al dio pagano della prestanza fisica, della vittoria sportiva, della ricca sponsorizzazione, dell’ego incoronato etc.
E quindi: quanti sacrifici umani agli dèi antichi e moderni verranno consumati per i Giochi parigini?
Va ricordato l’aborto nel mondo sportivo non è una novità, una importante multinazionale di vestiario, negli anni, è stata accusata di aver fatto pressioni affinché le proprie atlete sponsorizzate abortissero, anche se non è chiaro se semplicemente per continuare a sfruttarne le prestazioni o per ottenerne anche i benefici corporei del doping feticida.
Diciamo pure che la strage olimpica occulta dei bambini delle atlete non potrebbe essere l’unico accento di morte da aspettarsi a Giochi di Parigi. Come noto, Macron ha fatto capire di temere per l’incolumità della sua Olimpiade, arrivando a chiedere, anche grottescamente, una «tregua» dei conflitti in corso – lui che, contro l’opinione degli omologhi europei e dello stesso popolo francese, paventa truppe NATO in Ucraina, e che secondo alcuno già sarebbero state spedite ad Odessa.
Abbiamo visto, nel frattempo, come qualcuno degli organizzatori olimpici si stia lamentando del fatto che per il nuoto la Senna sembra non andare bene: è stata rilevato troppo Escherichia Coli, cioè troppa materia fecale. Parigi è baciata da un fiume escrementizio, e vuole che gli atleti di tutto il globo vi si tuffino.
Questa immagine, del fiume di cacca in cui obbligano la gente ad immergersi, racconta bene il senso occulto dell’Olimpiade.
Tuffatevi anche voi nell’acqua marrone: dietro l’Olimpiade non c’è solo l’afflato neopagano e massonico (con le logge che da sempre rivendicano la consonanza con i principi olimpici), potrebbe esserci un’ondata di morte vera e propria.
Giochi di morte: lo Stato moderno pare volerceli infliggere a tutti i costi.
Roberto Dal Bosco
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