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Vaccino COVID-19: continua la lunga storia della sperimentazione medica sui bambini

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense.  Renovatio 21 offre la traduzione di questo pezzo di CHD per dare una informazione a 360º.  Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

 

Il 22 maggio è stato un giorno speciale per l’invasione dello stato globale di polizia vaccinale, con tre annunci dal Regno Unito che segnalano ciò che sicuramente possiamo aspettarci anche da questa sponda dell’Atlantico.

 

Le entità in conflitto di interessi per il vaccino contro il COVID-19 derivato dagli scimpanzé  hanno annunciato l’imminente espansione dei loro studi clinici a una fascia di età più ampia, che arriva ad includere i bambini dai 5 ai 12 anni, nonostante i «risultati preoccupanti» osservati quando hanno somministrato il vaccino alle scimmie rhesus

In primo luogo, le entità in conflitto di interessi per il vaccino contro il COVID-19 derivato dagli scimpanzé – l’Oxford Vaccine Group, il Jenner Institute di Oxford e il gigante farmaceutico AstraZeneca – hanno annunciato l’imminente espansione dei loro studi clinici a una fascia di età più ampia, che arriva ad includere i bambini dai 5 ai 12 anni, nonostante i «risultati preoccupanti» osservati quando hanno somministrato il vaccino alle scimmie rhesus.

 

Approvando l’accesso all’esperimento di oltre 30.000 partecipanti, compreso uno studio per valutare il vaccino nei bambini più piccoli, il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS) degli Stati Uniti ha immediatamente assegnato una generosa «iniezione di denaro di  1,2 miliardi di dollari» per lo sforzo del Regno Unito (fornito senza utilizzare il denaro dei contribuenti americani, economicamente al verde).

 

Infine, per concludere in bellezza, una Corte d’appello del Regno Unito ha stabilito perentoriamente che le autorità locali possono vaccinare i bambini in affidamento anche se è contrario alla scelta dei loro genitori spiegando che «è nell’interesse dei bambini essere immunizzati a meno che non ci sia un motivo specifico per cui evitarlo».

 

Una Corte d’appello del Regno Unito ha stabilito perentoriamente che le autorità locali possono vaccinare i bambini in affidamento anche se è contrario alla scelta dei loro genitori

Chiunque abbia prestato attenzione, sa dove la lobby dei vaccini vuole andare a parare, con un’iniezione obbligatoria che introdurrà nanoparticelle ad alto rischio che alterano i geni, stile cavallo di Troia, nei nostri figli e, infine, in tutti di noi.

 

Tuttavia, l’uso dei bambini come cavie su cui testare gli obblighi degli adulti – la fascia di età più colpita dalla COVID-19 – negherebbe ai bambini la pari protezione della legge perché il vaccino non sarà principalmente a loro vantaggio.

 

Un primo passo in questo campo minato sarà quello di convincere i genitori inconsapevoli a sacrificare i propri figli sull’altare della sperimentazione del vaccino COVID-19.

 

Un primo passo in questo campo minato sarà quello di convincere i genitori inconsapevoli a sacrificare i propri figli sull’altare della sperimentazione del vaccino COVID-19

Non è chiaro come i ricercatori convinceranno i genitori a fare questo passo, in particolare perché le prove più recenti –una revisione sistematica di 45 articoli e lettere scientifiche – confermano che i bambini rappresentano solo dall’1% al 5% dei casi diagnosticati COVID-19 e sperimentano un decorso più lieve della malattia, una prognosi migliore rispetto agli adulti e la morte in casi “estremamente” rari.

 

Sottoporre i bambini ai pericoli degli studi clinici per un rischio così basso è perverso.

 

 

Una scia di distruzione

L’imbroglio COVID-19 non è il primo in cui i bambini, incapaci di fornire il proprio consenso informato, sono stati sottoposti a esperimenti medici.

 

Sottoporre i bambini ai pericoli degli studi clinici per un rischio così basso è perverso.

Nel 2003, Vera Sharav dell’Alliance for Human Research Protection (AHRP) ha descritto come l’uso di bambini e adolescenti in «esperimenti sempre più speculativi” abbia spesso messo i giovani «a rischio di danni a scopo di  lucro», in particolare a seguito dell’approvazione nel 1997 di quello che è stato ironicamente nominato Better Pharmaceuticals for Children Act (parte del FDA Modernization Act).

 

La legge ha lasciato una «scappatoia» e determinato una ridefinizione  favorevole all’industria delle stesse nozioni di «potenziale beneficio» e «rischio minimo», privando efficacemente i bambini di normative federali più protettive e aprendo opportunità diffuse per il loro sfruttamento

Secondo Sharav, la legge ha lasciato una «scappatoia» e determinato una ridefinizione  favorevole all’industria delle stesse nozioni di «potenziale beneficio» e «rischio minimo», privando efficacemente i bambini di normative federali più protettive e aprendo opportunità diffuse per il loro sfruttamento; alcuni alla FDA hanno persino suggerito «che ai fini della ricerca, la morte può essere classificata come un «rischio minimo».

 

Quando Sharav faceva parte del Gruppo di Lavoro per i Bambini del Comitato Consultivo Nazionale per la Protezione della Ricerca Umana, è stata l’unica del comitato ad opporsi al maggiore uso di bambini in esperimenti medici ad alto rischio.

 

Il sito web di Sharav include molti esempi che illustrano i sordidi retroscena dei  programmi di vaccinazione infantile globali e nazionali.

 

È difficile non interpretare l’intero programma vaccinale per l’infanzia senza responsabilità come un esperimento di massa, che espone volontariamente i bambini al rischio in cambio di profitto

In effetti, è difficile non interpretare l’intero programma vaccinale per l’infanzia senza responsabilità come un esperimento di massa, che espone volontariamente i bambini al rischio in cambio di profitto.

 

I bambini statunitensi ricevono dozzine di dosi di vaccini che non sono mai state valutate in combinazione, né testate con un placebo inerte, né significativamente valutate per la tossicità individuale o sinergica, né confrontate con le misure sanitarie protettive utilizzate da bambini non vaccinati.

 

Sfortunatamente, la mancanza di consapevolezza e la diffusa incapacità di segnalare eventi avversi al vaccino hanno permesso che i danni causati da questi esperimenti rimangano invisibili a molti.

I bambini statunitensi ricevono dozzine di dosi di vaccini che non sono mai state valutate in combinazione, né testate con un placebo inerte, né significativamente valutate per la tossicità individuale o sinergica, né confrontate con le misure sanitarie protettive utilizzate da bambini non vaccinati

 

D’altro canto, alcuni vaccini hanno prodotto esiti così disastrosi che la devastazione è stata impossibile da ignorare. Per citarne alcuni, ecco una manciata di esempi dagli Stati Uniti:

 

  • Nel 1870, i medici rilevarono un raddoppio della mortalità da vaiolo dopo l’introduzione della vaccinazione contro il vaiolo.

 

  • A partire dal 1955, i ricercatori hanno intrapreso una sperimentazione ventennale su bambini con disabilità mentali presso la Willowbrook State School di New York, infettando intenzionalmente i bambini con epatite per sviluppare ulteriormente il vaccino.

 

  • A metà degli anni ’50, i regolatori hanno accelerato l’approvazione del vaccino contro la poliomielite Salk dopo due ore scarse di riflessione, provocando picchi drammatici della malattia; in particolare, oltre 200.000 bambini ignari hanno ricevuto un lotto difettoso del vaccino (prodotto da Cutter Laboratories), che ha causato almeno 40.000 casi di poliomielite e 10 decessi.

 

Negli anni ’60, i ricercatori hanno somministrato un vaccino non provato per il virus respiratorio sinciziale (RSV) a neonati e bambini piccoli, stimolando una «risposta immunitaria sbilanciata» che «potenziava» la malattia, causando il ricovero di molti bambini e uccidendone due

  • Negli anni ’60, i ricercatori hanno somministrato un vaccino non provato per il virus respiratorio sinciziale (RSV) a neonati e bambini piccoli, stimolando una «risposta immunitaria sbilanciata» che «potenziava» la malattia, causando il ricovero di molti bambini e uccidendone due.

 

  • Sempre negli anni ’60, la somministrazione del vaccino contro la poliomielite Sabin espose milioni di giovani americani al contaminante virale cancerogeno SV40.

 

  • Nel 1976, gli operatori sanitari pubblici somministrarono un vaccino sperimentale contro l’influenza suina a un quarto della popolazione degli Stati Uniti, compresi molti bambini: il vaccino uccise almeno 25 individui e ne lasciò centinaia con la sindrome di Guillain-Barré. Trent’anni dopo, ignorando questo bilancio di infortuni e decessi, l’allora direttore del CDC dichiarò con approvazione, «è meglio sbagliare con una  reazione eccessiva che con una reazione insufficiente».

Negli anni ’60, la somministrazione del vaccino contro la poliomielite Sabin espose milioni di giovani americani al contaminante virale cancerogeno SV40

 

  • Alla fine degli anni ’90, la FDA ha approvato un vaccino contro il rotavirus per neonati che sapeva in anticipo essere collegato a una complicanza intestinale dolorosa e potenzialmente fatale chiamata intussuscezione. Sebbene abbia ritirato il vaccino nel 1999, l’agenzia ha poi lasciato sul mercato altri due vaccini contro il rotavirus; entrambi sono noti per avere non solo rischi di intussuscezione simili ma per essere contaminati con DNA estraneo derivato da virus suini.

 

 

Alla fine degli anni ’90, la FDA ha approvato un vaccino contro il rotavirus per neonati che sapeva in anticipo essere collegato a una complicanza intestinale dolorosa e potenzialmente fatale chiamata intussuscezione

  • L’insistenza dei programmi vaccinali contro la pertosse ha portato a livelli record di pertosse, soprattutto nei bambini vaccinati, e alla comparsa di ceppi resistenti ai vaccini.

 

  • Nel 2019, la FDA ha approvato un vaccino contro la dengue destinato ai bambini statunitensi, incurante delle precedenti esperienze nelle Filippine, dove il vaccino ha provocato centinaia di ricoveri e decessi pediatrici.

 

 

Una linea nella sabbia?

Nel 2019, la FDA ha approvato un vaccino contro la dengue destinato ai bambini statunitensi, incurante delle precedenti esperienze nelle Filippine, dove il vaccino ha provocato centinaia di ricoveri e decessi pediatrici.

I genitori americani potranno finalmente tracciare una linea nella sabbia con i vaccini COVID-19?

 

Attualmente, circa la metà degli adulti statunitensi è sospettosa riguardo la vaccinazione contro il COVID-19, con il 70% dei potenziali contrari che si preoccupano della sicurezza. Potrebbe essere dovuto al fatto che oltre la metà dei bambini americani è affetto da almeno una malattia cronica e che le loro tormentate famiglie hanno imparato bene che i vaccini contribuiscono in modo rilevante?

 

Alcuni genitori americani potrebbero anche saperne abbastanza da leggere tra le righe dei recenti ottimisti comunicati stampa sui vaccini COVID-19.

 

Nel caso del vaccino sperimentale di Oxford che i ricercatori ora vogliono iniettare nei corpi dei bambini, il CEO di AstraZeneca ha scelto di non soffermarsi sul fatto che il vaccino ha diffuso la malattia nelle scimmie. Invece, incapace di reprimere la sua eccitazione per l’infusione di oltre un miliardo di contanti del HHS, descrive il processo di sviluppo del vaccino accelerato come «un’esperienza fantastica» e proclama: «Non ho mai visto nulla muoversi così velocemente».

 

Nel frattempo, i genitori accorti potrebbero anche aver notato che il vaccino di Moderna, che ha catturato l’attenzione globale, ha appena causato una grave malattia in quattro dei 45 partecipanti (9%). Uno di questi, un 29enne, ha raccontato di sentirsi «più malato di quanto si sia mai sentito prima»,  di essere svenuto dopo una visita urgente, e che «la sua ragazza lo ha afferrato e ha impedito che la testa cadesse sul pavimento».

I genitori accorti potrebbero anche aver notato che il vaccino di Moderna, che ha catturato l’attenzione globale, ha appena causato una grave malattia in quattro dei 45 partecipanti (9%)

 

Vera Sharav ha osservato nel 2003 che l’industria farmaceutica gode di margini di profitto più elevati e di «maggiori tutele governative, sussidi e incentivi fiscali rispetto a qualsiasi altra industria», e queste osservazioni risultano ancora più vere nell’era COVID-19. Ad esempio, quando solo 11 americani avevano avuto la conferma di avere la malattia – il 4 febbraio – il HHS si stava già affrettando a garantire ai potenziali produttori di vaccini che avrebbero avuto piena protezione dalla responsabilità.

 

C’è da meravigliarsi che all’inizio di aprile siano stati proposti 115 vaccini COVID-19 o che il governo degli Stati Uniti abbia dato all’industria farmaceutica il via libera per «trarre abbondante profitto» dai generosi investimenti pubblici del governo?

 

Ponendo le basi legali per questi profitti garantiti, un commento che sarà presto pubblicato nel Journal of Law and the Biosciences include questa agghiacciante dichiarazione:

«A seconda delle caratteristiche del vaccino, potrebbero esserci validi motivi etici per imporre un vaccino COVID-19, purché il rischio sia basso e l’accesso sia prontamente disponibile. La nostra giurisprudenza suggerisce che gli Stati dovranno affrontare poche, se non nessuna, barriere legali nel farlo, e le lotte politiche passate provocate da gruppi No-vax sono probabilmente indebolite in modo significativo dall’intensità senza pari della crisi COVID-19» dal Journal of Law and the Biosciences

 

«A seconda delle caratteristiche del vaccino, potrebbero esserci validi motivi etici per imporre un vaccino COVID-19, purché il rischio sia basso e l’accesso sia prontamente disponibile. La nostra giurisprudenza suggerisce che gli Stati dovranno affrontare poche, se non nessuna, barriere legali nel farlo, e le lotte politiche passate provocate da gruppi No-vax sono probabilmente indebolite in modo significativo dall’intensità senza pari della crisi COVID-19».

 

L’avvertenza nella citazione precedente – «fintanto che il rischio è basso» – è improbabile che figuri in modo prominente negli sforzi di pubbliche relazioni pensati per convincere i genitori ad autorizzare gli studi sul vaccino COVID-19 sui loro figli e per l’obbligo vaccinale.

 

Per quanto riguarda il primo caso, i genitori farebbero bene a prestare attenzione alle conclusioni di Sharav sugli esperimenti che coinvolgono i bambini: i beneficiari primari non sono i bambini ma, piuttosto, l’industria farmaceutica e i suoi «partner nel mondo accademico».

 

Anche se agli scienziati del vaccino piace trarre vantaggio dall’altruismo dei genitori dicendo loro che la partecipazione dei loro figli agli studi sui vaccini è «necessaria» e «importante per la salute pubblica», la ricerca di Sharav indica chiaramente che «I bambini, anche più degli adulti, hanno subito gravi effetti nel corso degli studi clinici».

 

 

Il team di Children’s Health Defense 

«I bambini, anche più degli adulti, hanno subito gravi effetti nel corso degli studi clinici»

 

 

 

Traduzione di Alessandra Boni.

 

 

© 28 maggio 2020, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

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Bioetica

Medici britannici lasciano morire il bambino prematuro perché pensano che la madre abbia mentito sulla sua età

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Un bambino prematuro nato a 22 settimane è morto dopo che i medici in Gran Bretagna si sono rifiutati di somministrargli un trattamento salvavita. Lo riporta LifeSite.

 

Mojeri Adeleye è nato prematuro alla 22ª settimana, dopo che la madre aveva subito la rottura prematura delle membrane. Durante l’emergenza, la mamma e il bambino sono stati trasferiti in un altro ospedale, dove la data di gestazione è stata scritta in modo errato, etichettando Mojeri come se avesse meno di 22 settimane di gestazione.

 

Le linee guida raccomandano l’assistenza medica solo per i neonati prematuri nati dopo la 22a settimana di gestazione. Sebbene la madre di Mojeri avesse informato il personale medico dell’errore, questi non le hanno creduto e hanno lasciato che il bambino morisse.

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Secondo il rapporto del medico legale, la madre di Mojeri era stata visitata per gran parte della gravidanza presso l’ospedale locale ma a seguito di complicazioni, la donna è stata trasferita in un altro ospedale.

 

Tuttavia, è stato commesso un errore nelle note di riferimento e la madre di Mojeri è stata registrata come a meno di 22 settimane di gestazione. Le linee guida nazionali raccomandano che il trattamento salvavita venga fornito solo ai prematuri nati a 22 settimane di gestazione o dopo, e sebbene la madre di Mojeri abbia ripetutamente cercato di comunicare al personale la corretta età gestazionale, non le hanno creduto.

 

Quando la madre è entrata in travaglio, il personale si è rifiutato di fornire a Mojeri qualsiasi assistenza salvavita. Era, infatti, da poco più di 22 settimane di gestazione, come aveva insistito la madre. Poiché i medici non hanno fatto nulla, Mojeri è morto.

 

Il medico legale ha scritto nel rapporto: «Nel corso dell’inchiesta, le prove hanno rivelato elementi che destano preoccupazione. A mio parere, sussiste il rischio che si verifichino decessi in futuro, se non si interviene».

 

«Date le circostanze, è mio dovere legale riferirvi. Le questioni di interesse sono le seguenti: La mancanza di considerazione nei confronti della conoscenza da parte della madre di Mojeri della propria gravidanza e della data prevista del parto per Mojeri; La mancanza di discussione con i genitori di Mojeri sulle possibili misure da adottare in caso di parto prematuro prima della 22ª settimana».

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Le linee guida della British Association of Perinatal Medicine (BAPM) del 2019 raccomandavano che, se i bambini nascevano vivi a 22 settimane, venissero fornite cure «focalizzate sulla sopravvivenza»; in precedenza, le linee guida affermavano che i bambini nati prima delle 23 settimane non dovevano essere rianimati.

 

Dopo l’attuazione di queste linee guida, il numero di bambini prematuri sopravvissuti alla 22ª settimana è triplicato. Prima di allora, i bambini prematuri considerati «troppo piccoli» venivano semplicemente lasciati morire.

 

Si stima che il 60-70% dei neonati possa sopravvivere alla nascita prematura a 24 settimane di gestazione. Tuttavia, fino al 71% dei neonati prematuri, anche quelli nati prima delle 24 settimane, può sopravvivere se riceve cure attive anziché solo cure palliative. E sempre più spesso, i bambini sopravvivono anche a 21 settimane, scrive Lifesite, che ricorda: «non tutti i bambini sopravvivranno alla prematurità estrema, ma meritano almeno di avere una possibilità».

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L’amministrazione Trump condanna la «persecuzione della preghiera silenziosa» fuori dagli abortifici britannici

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Il Dipartimento di Stato americano sta mettendo in guardia Londra per aver violato la libertà di parola dei cittadini inglesi pro-life, definendolo un affronto ai «valori condivisi» tra le due nazioni.   Il Telegraph ha riferito che il Dipartimento di Stato ha rilasciato una dichiarazione accusando uno dei suoi più stretti alleati geopolitici di «violazione palese del diritto fondamentale alla libertà di parola», citando specificamente «molti casi di buffer zone [zona cuscinetto, ndr] nel Regno Unito, nonché altri atti di censura in tutta Europa».   «La persecuzione della preghiera silenziosa da parte del Regno Unito rappresenta non solo una grave violazione del diritto fondamentale alla libertà di parola e alla libertà religiosa, ma anche un preoccupante allontanamento dai valori condivisi che dovrebbero fondare le relazioni tra Stati Uniti e Regno Unito», ha affermato un portavoce. «È di buon senso che restare in silenzio e offrire una conversazione consensuale non costituisca un danno».   Il rimprovero si riferisce all’istituzione nel Regno Unito di zone «bolla» o «cuscinetto» attorno alle strutture per l’aborto, apparentemente per proteggere le persone che vi entrano o ne escono da «molestie, abusi e intimidazioni». In pratica, tuttavia, hanno portato a multe salate contro attivisti pro-life pacifici.

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All’inizio di quest’anno, la scienziata in pensione Livia Tossici-Bolt è stata dichiarata colpevole e condannata a pagare 20.000 sterline (23.200 euro) per aver esposto un cartello con la scritta «qui per parlare, se vuoi» a 150 metri dal centro aborti BPAS di Bournemouth, riporta LifeSiteNews. Rose Docherty, una nonna scozzese di 75 anni, è stata arrestata in circostanze simili, ma le accuse sono state ritirate tra le proteste internazionali.   Un portavoce del governo britannico ha risposto con una breve dichiarazione: «la libertà di parola è fondamentale per la democrazia, anche qui nel Regno Unito, e siamo orgogliosi di sostenere le libertà garantendo al contempo la sicurezza dei cittadini».   A maggio, l’amministrazione Trump ha inviato una delegazione del Dipartimento di Stato in Inghilterra per indagare sulla situazione della libertà di parola, incontrando anche Tossici-Bolt, Docherty e altre vittime simili, e per riferire sulle loro conclusioni per «affermare l’importanza della libertà di espressione nel Regno Unito e in tutta Europa».   Resta da vedere come ciascuna delle due nazioni darà seguito allo scambio. Le relazioni tra gli Stati Uniti e le nazioni europee, incluso il Regno Unito, sono attualmente tese su più fronti, tra cui la campagna del presidente Donald Trump per la revisione degli accordi commerciali internazionali e la difficoltà delle nazioni occidentali a concordare una strategia unitaria in risposta all’invasione russa dell’Ucraina.   Come riportato da Renovatio 21, nel suo storico intervento di accusa alla decadenza tirannica europea dato alla Conferenze di Sicurezza di Monaco 6 mesi fa, il vicepresidente statunitense JD Vance aveva definito «follie» gli arresti dei pro-life britannici che pregavano in silenzio.   La psicopolizia britannica è arrivata a condannare per aver pregato con il pensiero almeno due persone: il veterano dell’esercito britannico Adam Smith-Connor, 51 anni, che ha ottenuto la scarcerazione condizionale per due anni (vale a dire che è in libertà vigilata per due anni) e gli è stato ordinato di pagare le spese legali pari a 9 mila sterline (circa 10 mila euro) dal giudice distrettuale presso il tribunale di Poole, nel Dorset: lo Smith-Connor era stato arrestato nei pressi dell’attività di aborto di Bournemouth del British Pregnancy Advisory il 14 novembre 2022, dopo aver pregato in silenzio per suo figlio Jacob, abortito 22 anni fa; Isabel Vaughan-Spruce, un’altra cittadina britannica che è stata arrestata per preghiera silenziosa, che ha ricevuto due mesi fa 13 mila sterline (circa 15 mila euro) di danni e delle scuse dalla polizia.

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L’aborto ha spazzato via il 28% della generazione Z. E molto, molto di più

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Statistiche ampiamente condivise in rete questa settimana riportano che circa il 28% della Generazione Z (i nati tra il 1997 e il 2012) negli USA è stata abortita nel grembo materno. Lo scrive LifeSite.

 

Secondo le stime del Guttmacher Institute (il braccio di ricerca e sviluppo del grande abortificio multinazionale Planned Parenthood) sul numero di aborti eseguiti ogni anno negli Stati Uniti dal 1997 al 2011, gli anni di nascita della Generazione Z, circa 19,5 milioni di esseri umani concepiti in quella generazione, sono stati soppressi attraverso l’aborto. Attualmente si stima che negli Stati Uniti ci siano 69,3 milioni di membri della Generazione Z.

 

I dati più recenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indicano che il tasso di aborti tra i bambini della Generazione Z negli Stati Uniti corrisponde quasi alla percentuale stimata di bambini non ancora nati uccisi dall’aborto in tutto il mondo: il 29%, ovvero tre gravidanze su 10.

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Le statistiche di Inghilterra e Galles mostrano tassi di aborto molto simili. «la percentuale di concepimenti che hanno portato all’aborto è stata del 29,7%; si tratta di un aumento rispetto al 26,5% del 2021 e della percentuale più alta mai registrata», ha rilevato un rapporto dell’Office of National Statistics (ONS) basato sui dati del 2022.

 

Ricordiamo anche che queste statistiche risultano calcolabili pure per realtà apparentemente distanti come il Giappone, con dati nel periodo post-bellico che indicavano l’aborto di circa un terzo dei concepiti, con casi allucinanti di infanticidi – che oggi la Finestra di Overton vuole che chiamiamo «aborti post-natali» – come quello di Miyuki Ishikawa, detta «Oni-sanba», ostetrica che avrebbe ucciso almeno 86 bambini (qualcuno parla di una cifra doppia) affidatile negli anni dell’immediato dopoguerra.

 

Non si tratta di numeri sconosciuti anche all’Italia, dove per anni le nascite sono state attorno alla cifra di 500 mila, con le interruzioni di gravidanza sopra i 100.000, con un calo sensibile nell’ultimo decennio, in linea tuttavia con il calo delle nascite, specie dopo la pandemia.

 

Anche in Italia, dunque, abbiamo avuto una percentuale di generazioni spazzate via sopra il 20%, in pratica una piccola guerra condotta contro il Paese stesso, ma legalizzata e pagata dal contribuente – o una serie di bombe atomiche, i cui effetti si misurano in megadeath («megamorte», un milione di individui sterminati).

 

Come scritto anni fa da Renovatio 21, negli anni l’Italia dell’aborto ha subito una devastazione umana molto superiore a quella di Hiroshima e Nagasaki, con almeno 6-7 megadeath di danno alla popolazione. E parliamo solo delle cifre ufficiali, che non includono gli embrioni distrutti dalle provette, che sono già in numero maggiore di quelli trucidati dall’interruzione volontaria di gravidanza.

 

Se non volete pensarlo in percentuale, pensatelo così: 6 milioni di persone uccise, sono perfettamente pensabili come un attacco atomico che cancella tutto il Triveneto, o la Sicilia e la Calabria assieme, o l’Emilia-Romagna con l’Umbria e le Marche, o tutto il Lazio e zone limitrofe, o due terzi della Lombardia.

 

Come avevamo scritto oramai più di 10 anni fa: «Per quanto possa sembrare allucinante, dobbiamo guardare in faccia la realtà: l’Italia è una rovina post-atomica. E neppure lo sa».

 

Le cifre divenute virali questa settimana non includono mai – perché è un calcolo che i pro-life, specie italiani, non hanno l’intelligenza di fare – quello che qualcuno chiama il ghost number. Proviamo a pensare le cifre americane: e 6.392.900 femmine abortite tra il 1973 e il 1982 avrebbero oggi 25-40 anni, e quindi con alta probabilità almeno un figlio di media (chi due, chi cinque, chi zero). Otteniamo così la cifra di 54.853.850 persone spazzate via dall’anagrafe, sottratte alla società.

 

Un danno di quasi 55 megadeath: come se il temuto showdown nucleare con la Russia, fosse avvenuto – e senza che i sovietici sparassero un solo colpo. Basandosi sulle attuali statistiche demografiche americane, è possibile calcolare che tra questi 55 milioni vi potrebbero essere stati 7 giudici della Corte Suprema, 31 premi Nobel, 6000 atleti professionisti, 11.010 suore, 1.102.403 insegnanti, 553.821 camionisti, 224.518 camerieri, 336.939 spazzini, 134.028 contadini, 109.984 poliziotti, 39.447 pompieri, 17.221 barbieri.

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Soprattutto, e questo deve essere meditato profondamente dalle femministe, in questo immane turbine di morte sono state disintegrate 27.426.925 donne. Le quali sono, senza dubbio alcuno, il bene più prezioso che esista sulla Terra: ogni cellula uovo che la donna ovulerà in tutta la sua vita, è già formata dal feto a poche settimane dal concepimento. La prima cellula del nostro corpo – l’ovocita – già esisteva dentro nostra madre quando era un feto, venti, trenta, quaranta anni prima che venissimo alla luce. Un’autentica, insondabile meraviglia: la vita contenuta dentro la vita.

 

L’aborto interrompe questa catena superiore. Come diceva un detto ebraico: chi uccide un uomo uccide l’umanità; ammazzi qualcuno e rovini per sempre le generazioni che seguiranno. Peggio di un fallout radioattivo, l’aborto reca un danno aberrante, che si accumula distruggendo il futuro – i figli, i figli dei nostri figli – su una scala che non possiamo immaginare.

 

Chi non crede a queste romanticherie scientifiche e umanistiche, pensi ai soldi: i 55 megadeath causati dall’aborto in USA rappresentano 55 milioni di lavoratori e consumatori americani che non pagano le tasse e non partecipano al mercato nazionale. Dal PIL, è possibile calcolare che l’aborto abbia causato all’economia americana un danno di 37 trilioni e 600 miliardi di dollari.

 

L’abisso di cui stiamo parlando non vi è stata ancora nessuna rappresentazione adeguata alla sua immensità apocalittica. Né la polemologia (la disciplina che nel Novecento si è dedicata allo studio della guerra), né la psicologia, né la sociologia, né la filosofia paiono comprendere questo Inferno per intero.

 

No, non è solo un terzo della Generazione Z ad essere stato cancellato dall’aborto. È molto, molto di più.

 

Roberto Dal Bosco

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