Politica
Tulsi Gabbard appoggia Donald Trump e avverte della minaccia di guerra nucleare incombente

Pochi giorni dopo che Robert F. Kennedy Jr. ha appoggiato Donald Trump come presidente, anche l’ex democratica Tulsi Gabbard ha fatto un endorsment al candidato repubblicano, invitando i militari e altri a unirsi a lei nel sostenere Trump per porre fine alle guerre.
L’ex rappresentante delle Hawaii ha condannato la Casa Bianca democratica per gli Stati Uniti che ora «si trovano ad affrontare molteplici guerre su più fronti in regioni di tutto il mondo e sono più vicini all’orlo di una guerra nucleare di quanto non siamo mai stati prima».
Come riportato da Renovatio 21, l’ex esponente democratica non è nuova ad avvertimenti riguardo alla minaccia di Armageddon atomico, incolpando direttamente «i guerrafondai» al comando e il complesso militare-industriale per la situazione di radicale pericolo in cui si trova ora il mondo.
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La Gabbard ha inoltre dichiarato detto che Trump non ha iniziato alcuna guerra durante il suo mandato come presidente e ha adottato misure per fermare altre guerre. Secondo la Gabbarda, Trump ha avuto «il coraggio di incontrare avversari, dittatori, alleati e partner nel perseguimento della pace, vedendo la guerra come ultima risorsa».
L’ex membro del Partito Democratico si è unita a Trump oggi al cimitero di Arlington, insieme alle famiglie di tre soldati uccisi in Afghanistan mentre le truppe americane venivano ritirate, e ha detto che Trump ha mostrato il suo dolore per il sacrificio dei soldati. La Gabbarda, veterana riservista della Guardia Nazionale, ha servito sotto le armi in più turni in Iraq ed Afghanistan.
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Il «primo compito» di Trump come presidente sarà quello di fermare le guerre, ha detto. Anche Gabbard, una veterana di guerra che ricopre il grado di tenente colonnello della riserva dell’esercito americano, ha denunciato la censura e le operazioni di polizia contro gli oppositori politici, sottolineando che ora anche lei è nel mirino.
È emerso negli scorsi giorni che il suo nome è in una sorta di «lista nera» del TSA, l’ente che controlla la sicurezza dei voli negli USA. La Gabbard è anche nota come cole che, nel primo dibattito tra candidati presidente del Partito Democrat nel 2020, gettò fuori dalla corsa Kamala Harris semplicemente raccontando l’immorale e disastrosa opera di quella che ora è vicepresidente e candidato presidente senza mai aver preso un voto ad una primaria democratica.
Tulsi Gabbard hit Kamala Harris harder tonight than Joe Biden has ever been able to, says editor Charlie Mahtesian.
More top moments: https://t.co/qyhPJwrT2e pic.twitter.com/0q8EipUQF9
— POLITICO (@politico) August 1, 2019
In passato la mordace politica hawaiana ha dato prova diretta della censura che subisce sui social media. «Dobbiamo fermare le politiche di censura contro la libertà», ha affermato.
Due anni fa, a conflitto ucraino avviato, la Gabbard dichiarò che il fine dell’amministrazione Biden era di detronizzare Putin e creare così un Nuovo Ordine Mondiale.
La Gabbarda è stata inserita nella lista nera di personaggi supposti filorussi stilata dalle forze di Kiev.
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Immagine di Gage Skidmore via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
Politica
Il Giappone elegge una donna conservatrice come primo ministro

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Politica
Elezioni in Bolivia, il Paese si sposta a destra

Domenica si è svolto in Bolivia il ballottaggio per le elezioni presidenziali, che ha visto contrapporsi due candidati di destra: il senatore centrista Rodrigo Paz Pereira e l’ex presidente conservatore Jorge Quiroga.
I risultati preliminari indicano che Paz ha ottenuto il 54,6% dei voti, mentre Quiroga si è fermato al 45,4%. Sebbene sia prevista un’analisi manuale delle schede, è improbabile che il risultato definitivo differisca significativamente dal conteggio iniziale, basato sul 97% delle schede scrutinate.
Le elezioni segnano la fine del ventennale dominio del partito di sinistra Movimiento al Socialismo (MAS), che ha subito una pesante sconfitta nelle elezioni di fine agosto. Il presidente uscente Luis Arce – che ha recentemente accusato gli USA di controllare l’America latina sotto la maschera della «guerra alla droga» – non si è ricandidato, e il candidato del MAS, il ministro degli Interni Eduardo del Castillo, ha raccolto solo il 3,16% dei voti, superando di poco la soglia necessaria per mantenere lo status legale del partito.
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Nel primo turno, la destra ha dominato: Paz ha ottenuto il 32,1% dei voti e Quiroga il 26,8%. Il magnate di centro-destra Samuel Doria Medina, a lungo favorito nei sondaggi, si è classificato terzo con il 19,9% e ha subito appoggiato Paz per il ballottaggio.
Entrambi i candidati hanno basato la loro campagna sullo smantellamento dell’eredità del MAS, differendo però nei metodi. Paz ha promesso riforme graduali, mentre Quiroga ha sostenuto cambiamenti rapidi, proponendo severe misure di austerità per affrontare la crisi.
Il MAS non si è mai ripreso dai disordini del 2019, quando l’ex presidente Evo Morales fu deposto da un colpo di Stato subito dopo aver ottenuto un controverso quarto mandato. In precedenza, Morales aveva perso di misura un referendum per modificare la norma costituzionale che limita a due i mandati presidenziali e vicepresidenziali. Più di recente, Morales ha accusato tentativi di assassinarlo ed è entrato in sciopero della fame, mentre i suoi sostenitori hanno dato vita ad una ribellione. Il Morales, recentemente accusato anche di stupro (accuse che lui definisce «politiche»), in una lunga intervista aveva detto che dietro il suo rovesciamento nel 2019 vi erano «la politica dell’impero, la cultura della morte» degli angloamericani.
Il colpo di Stato portò al potere la politica di destra Jeanine Áñez, seconda vicepresidente del Senato. Tuttavia, il MAS riconquistò terreno nelle elezioni anticipate dell’ottobre 2020, mentre Áñez fu incarcerata per i crimini commessi durante la repressione delle proteste seguite al golpe.
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Il passaggio storico è stato definito da alcuni come la prima «guerra del litio», essendo il Paese ricco, come gli altri Stati limitrofi, della sostanza che rende possibile la tecnologia di computer, telefonini ed auto elettriche.
Come riportato da Renovatio 21, un tentato colpo di Stato vi fu anche l’anno scorso quando la polizia militare e veicoli blindati hanno circondato il palazzo del governo nella capitale La Paz.
Sotto il presidente Arce la Bolivia si era avvicinata ai BRICS e aveva iniziato a commerciare in yuan allontanandosi dal dollaro.
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Immagine screenshot da YouTube
Politica
Sarkozy sarà messo in cella di isolamento

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