Politica
Trump parla di pena di morte per chi lo ha spiato

L’ex presidente Donald Trump non ha usato mezzi termini sulle rivelazioni di «operativi» di Hillary Clinton che hanno intercettato il traffico Internet del suo ufficio alla Casa Bianca, definendo l’atto un tradimento «punibile con la morte».
Il consigliere speciale John Durham ha rivelato venerdì in una dichiarazione in tribunale che un dirigente tecnologico collegato alla campagna di Clinton ha «sfruttato» il traffico Internet della Casa Bianca per creare un collegamento tra la sua campagna e il governo russo.
«L’ultima testimonianza del consigliere speciale Robert Durham fornisce prove indiscutibili che la mia campagna e la mia presidenza sono state spiate dagli agenti pagati dalla campagna di Hillary Clinton nel tentativo di sviluppare un collegamento completamente inventato con la Russia», ha detto Trump in una dichiarazione lo scorso sabato.
«Questo è uno scandalo molto più grande per portata del Watergate e coloro che sono stati coinvolti e sapevano di questa operazione di spionaggio dovrebbero essere perseguiti penalmente»
«Questo è uno scandalo molto più grande per portata del Watergate e coloro che sono stati coinvolti e sapevano di questa operazione di spionaggio dovrebbero essere perseguiti penalmente».
«In un’era più forte nel nostro Paese questo crimine sarebbe stato punibile con la morte. Inoltre, dovrebbero essere risarcito coloro che nel nostro Paese sono stati danneggiati da ciò» si legge nella dichiarazione del 45esimo presidente USA.
Nelle deposizioni agli atti, Durham ha spiegato come Rodney Joffe – noto come Tech Executive-1 nell’atto d’ accusa dell’avvocato di Clinton Michael Sussmann– e il suo team della Georgia Tech hanno «sfruttato» i dati del traffico Internet relativo alla Trump Tower, all’appartamento di Trump a Central Park e al Ufficio Esecutivo del Presidente degli Stati Uniti.
Sussmann, legale dei Clinton, è stato incriminato da Durham nel settembre 2021 per aver mentito al consigliere generale dell’FBI James Baker su un presunto collegamento tra Trump e la banca russa Alfa Bank che ha innescato l’operazione di controspionaggio dell’FBI contro Trump nel 2016 nota come nota come «Operation Crossfire Hurricane».
«In un’era più forte nel nostro Paese questo crimine sarebbe stato punibile con la morte»
Durham è stato nominato dall’ex procuratore generale William Barr nel 2019 per indagare sulle azioni dell’FBI relative alla sua «indagine» sulla bufala della collusione tra Trump e Mosca.
Le stesse persone che accusavano Trump di essere stato installato alla Casa Bianca da Putin sono le stesse che oggi suonano il tamburo – più degli stessi funzionari di Kiev! – per far scoppiare una guerra contro la Russia in Ucraina.
Si tratta della stessa fazione che ritiene che ogni obiezione rispetto alla regolarità delle elezioni presidenziali 2020 sia un atto anti-democratico, sobillato anche quello da Putin. Come riportato da Renovatio 21, grandi famiglie, come i Rothschild attaccano le inchieste sulle elezioni da cui Trump sarebbe uscito sconfitto.
Quelle elezioni hanno piazzato alla Casa Bianca un uomo che non si è limitato a insultare personalmente il presidente Putin, ma vuole trascinare la Russia in una guerra che, come ricorda il generale Flynn, può potenzialmente causare centinaia di milioni di morti.
Al potere, negli USA, c’è ora un vecchio il cui figlio drogato e depravato aveva un lucroso ruolo con l’oligarcato energetico ucraino.
La Russia, insomma, in qualche modo torna sempre. La cosa dovrebbe far pensare.
Perché? Vi sono varie risposte. Una la potete leggere su questo articolo di Renovatio 21.
Politica
Orban dice che l’UE potrebbe andare al «collasso» e chiede accordi con Mosca

L’UE è sull’orlo del collasso e non sopravvivrà oltre il prossimo decennio senza una «revisione strutturale fondamentale» e un distacco dal conflitto ucraino, ha avvertito il primo ministro ungherese Viktor Orban.
Intervenendo domenica al picnic civico annuale a Kotcse, Orban ha affermato che l’UE non è riuscita a realizzare la sua ambizione fondante di diventare una potenza globale e non è in grado di gestire le sfide attuali a causa dell’assenza di una politica fiscale comune. Ha descritto l’Unione come entrata in una fase di «disintegrazione caotica e costosa» e ha avvertito che il bilancio UE 2028-2035 «potrebbe essere l’ultimo se non cambia nulla».
«L’UE è attualmente sull’orlo del collasso ed è entrata in uno stato di frammentazione. E se continua così… passerà alla storia come il deprimente risultato finale di un esperimento un tempo nobile», ha dichiarato Orban, proponendo di trasformare l’UE in «cerchi concentrici».
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L’anello esterno includerebbe i paesi che cooperano in materia di sicurezza militare ed energetica, il secondo cerchio comprenderebbe i membri del mercato comune, il terzo quelli che condividono una moneta, mentre il più interno includerebbe i membri che cercano un allineamento politico più profondo. Secondo Orbán, questo amplierebbe la cooperazione senza limitare lo sviluppo.
«Ciò significa che siamo sulla stessa macchina, abbiamo un cambio, ma vogliamo muoverci a ritmi diversi… Se riusciamo a passare a questo sistema, la grande idea della cooperazione europea… potrebbe sopravvivere», ha affermato.
Orban ha accusato Brusselle di fare eccessivo affidamento sul debito comune e di usare il conflitto in Ucraina come pretesto per proseguire con questa politica. Finché durerà il conflitto, l’UE rimarrà una «anatra zoppa», dipendente dagli Stati Uniti per la sicurezza e incapace di agire in modo indipendente in ambito economico, ha affermato.
Il premier magiaro ha anche suggerito che, invece di «fare lobbying a Washington», l’UE dovrebbe «andare a Mosca» per perseguire un accordo di sicurezza con la Russia, seguito da un accordo economico.
Il primo ministro di Budapest non è il solo a nutrire queste preoccupazioni. Gli analisti del Fondo Monetario Internazionale e di altre istituzioni hanno lanciato l’allarme: l’UE rischia la stagnazione e persino il collasso a causa di sfide strutturali, crescita debole, scarsi investimenti, elevati costi energetici e tensioni geopolitiche.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Politica
Il passo indietro di Ishiba: nuovo capitolo nella lunga crisi del centro-destra giapponese

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Politica
Il governo francese collassa

Il governo francese è collassato dopo che il Primo Ministro François Bayrou ha perso un cruciale voto di fiducia in Parlamento lunedì. Bayrou è il secondo primo ministro consecutivo sotto Emmanuel Macron a essere destituito, precipitando la Francia in una crisi politica ed economica.
Per approvare una mozione di sfiducia all’Assemblea Nazionale servono almeno 288 voti. Quella di lunedì ne ha ottenuti 364, con il Nuovo Fronte Popolare di sinistra e il Raggruppamento Nazionale di destra coalizzati per superare lo stallo sul bilancio di austerità di Bayrou.
Dopo aver resistito a otto mozioni di sfiducia, Bayrou ha convocato questo voto per ottenere supporto alle sue proposte, che prevedevano tagli per circa 44 miliardi di euro per ridurre il debito francese in vista del bilancio di ottobre.
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Bayrou, che aveva definito il debito pubblico un «pericolo mortale», sembra aver accettato la sconfitta. Domenica, ha criticato aspramente i partiti rivali, che, pur «odiandosi a vicenda», si sono uniti per far cadere il governo.
Bayrou è il secondo primo ministro deposto dopo Michel Barnier, rimosso a dicembre dopo soli tre mesi, e il sesto sotto Macron dal 2017.
La caduta di Bayrou lascia Macron di fronte a un dilemma: nominare un Primo Ministro socialista, cedendo il controllo della politica interna, o indire elezioni anticipate, che i sondaggi indicano favorirebbero il Rassemblement National di Marine Le Pen.
Con la popolarità di Macron al minimo storico, entrambe le opzioni potrebbero indebolire ulteriormente la sua presidenza. Gli analisti temono che una perdita di fiducia dei mercati nella gestione del deficit e del debito francese possa portare a una crisi simile a quella vissuta dal Regno Unito sotto Liz Truss, il cui governo durò meno della via di un cavolo prima della marcescenza.
Il malcontento verso Macron è in crescita: un recente sondaggio di Le Figaro rivela che quasi l’80% dei francesi non ha più fiducia in lui.
Come riportato da Renovatio 21, migliaia di persone hanno protestato a Parigi nel fine settimana, chiedendo le dimissioni di Macron con slogan come «Fermiamo Macron» e «Frexit».
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Immagine di © European Union, 1998 – 2025 via Wikimedia pubblicata secondo indicazioni
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