Protesta
Trieste, chi mette in giro le fake news stile «mio cuggino»?

Girano sulle chat di Telegram – oramai divenuto il principale mezzo di informazione della protesta – messaggi catastrofici quanto improbabili, e bruttissimi da vedere. Oltre che falsi come nemmeno le TV nazionali odierne.
Cerchiamo di non frequentare quei gruppi, perché la vita è troppo breve per donare il proprio tempo agli ebeti che cercano di esistere parassitandovelo. Tuttavia ieri ci hanno girato due esemplificativi messaggi che stanno circuitando.
Uno diceva di desistere dall’andare in piazza a Trieste, perché «si trasformerà in un MASSACRO». Maiuscolo nel testo originale. Starebbero per arrivare a Trieste, dice il messaggio, dei «gruppi Hurrican per mettere ferro a fuoco la città». Confessiamo di non sapere cosa sono i «gruppi Hurrican»; abbiamo cercato e non abbiamo trovato neanche la parola, perché in inglese se vuoi dire «uragano» devi mettere la «e» finale.
La domanda: chi mette in giro simili panzane?
«Le Teste di cuoio massacreranno la gente Pacifica» è scritto, con la P maiuscola per qualche motivo: forse è un modo per chiamare gli abitanti delle zone costiere dell’Oceano omonimo?
Insomma, «Sarà MOLTO peggio del G 8 di GENOVA , rimanete a Casa mandate via tutte le persone che vengono da fuori città .» Gli spazi messi a caso in «G8» e prima dei punti e delle virgole, le maiuscole (tra cui «casa»: parola da sottolineare oggi) sono tutti nel testo.
«SIAMO TUTTI IN PERICOLO». Il maiuscolo, anche qui, aiuta a crederci. Tantissimo. Al punto che abbiamo avuto l’idea che si tratta in realtà di creazioni letterarie, opere d’intrattenimento e non sono messaggi da prendere sul serio. Forse è così.
La regola dovrebbe essere, pensiamo da tempo, che se ricevete un messaggio in maiuscolo dovete cestinarlo subito, anche se sono in maiuscolo magari solo alcune parti. E chi scrive in maiuscolo va evitato. Se uno scrive in maiuscolo probabilmente ha votato Grillo nel 2013 e nel 2018, e magari, dopo una provvidenziale sfuriata su 5G e vaccini di un cinque stelle a caso, è disposto a rivotarlo nel 2023.
Quindi, ci fanno vedere un secondo messaggio: questo invece è tutto, tutto, in maiuscolo. Ci ha pure un titolo che fa spy-story militare, diciamo una cosa alla Tom Clancy: «Trieste: nave di armi appena scaricata».
Vi riassumiamo il contenuto: «sta arrivando l’eurogenfor» (senza «d»: si chiama Eurogendfor) per «fare casino» e «sabotare l’incontro tra il governo e i portuali». Almeno il misterioso autore ha la certezza che l’incontro sarà tra il «governo» (cioè il ministro agricolo grilloide Patuanelli) e i portuali, il cui leader si è dimesso con i colleghi del CLPT che emettono comunicati di presa di distanza da nuovi soggetti creatisi in piazza.
Ma torniamo alla nave di Tom Clancy: l’avrebbero scaricata (proprio sotto il naso degli scaricatori di porto?) «per scatenare l’inferno». «TUTTO VERIFICATO DA FONTI CERTE». Qui lasciamo il maiuscolo originale, per aumentare il potere di persuasione del testo. Il livello, di verifica dei fatti, avrà compreso il lettore, è quello di «mio cuggino mi ha detto», un sistema di certificazione delle fonti reso immortale da una canzone di Elio e le Storie Tese. («Mio cuggino topo-cane / mio cuggino “benenuto nell’AIDS”»)
Bizzarro: l’Eurogendfor, questione che andava di moda (forse anche per qualche buon motivo) in certo complottismo euroscettico una mezza dozzina di anni fa, ha il suo quartier generale in pieno centro a Vicenza, in una ex caserma della Guardia di Finanza sita giusto a fianco ad una bella scuola media statale nella quale Renovatio 21, decenni fa, aveva «fonti certe».
Quindi, la nave carica di armi potrebbe essere partita da Vicenza? Il tragitto da fare non è semplice, tuttavia non impossibile: giù per il fiume Bacchiglione e le sue varie chiuse combattendo orde di nutrie inferocite, poi sotto i ponti di Padova evitando i kayakisti e vogatori snob, poi giù slalom tra le briccole marce della Laguna di Venezia, e di lì rotta per la sponda triestina. Non una grinza.
Qualcuno non potrebbe avere l’interesse di smobilitare la capitale della resistenza demoralizzando in tutte le altre città d’Italia la protesta, de-sindacalizzandola definitivamente, e facendola giocoforza evolvere verso una protesta radicale dove spariscono vecchiette, preti, mamme e operai lasciando in piazza solo anarchici e neofascisti?
Infine, ecco che nel messaggione si parla del «governo sionista», perché non ci facciamo mancare niente, e una spruzzatina di complottismo antisemita d’antan magari potenzia il potere psicagogico del maiuscolo. Complimenti.
Dunque, la domanda: chi mette in giro simili panzane?
La mancanza di logica e di ortografia, l’evidente domofugismo (=l’essere scappati di casa) propenderebbe per l’ipotesi che si tratti dell’opera dei classici perdigiorno, classe umana scatenatasi pericolosamente nell’era dei social – tuttavia, invece che seminare il caos (come fanno di solito questi profili psicologici), questi fantasiosi troll in CAPS-LOCK paiono invitare all’ordine: restate a casa vostra. In pratica, quel che ci hanno detto nel biennio di lockdown, e quello che oggi ci invitano a fare, repentinamente e un po’ inspiegabilmente, i vertici della protesta triestina.
Insomma: un pericolo immane, una catastrofe da spy-story sgrammaticata. Stiamo a casa. Dai.
Domandiamo: se non sono dei domofugi a caso a mettere in circolo questi messaggi atti a sgonfiare la protesta, chi altro può essere? Chi ha interesse a neutralizzare Trieste?
Ecco, togliere il popolo dalle piazze potrebbe dare il semaforo verde all’uso indiscriminato della «forza ondulatoria» con quanti ancora resistono alla schiavità bioinformatica del lasciapassare elettronico mRNA.
Non lo sappiamo, dovremmo a chiederlo forse a chi ha deciso, «per la vostra incolumità», di annullare manifestazioni autorizzate.
Ribadiamo la questione: che informazioni hanno avuto di preciso per prendere una decisione che i giornali di oggi definiscono «inedita» nella storia delle proteste?
Soprattutto, da chi hanno avuto questa informazione? I portuali hanno creato, tra un panino, un’intervista, un comunicato (col maiuscolo) e un «la gente come noi non molla mai», un servizio segreto di Intelligence infallibile, un KGB portuale con tentacoli informativi stesi su tutto il continente, una CIA microsindacale no-greenpass sorta istantaneamente nel dietro le quinte delle dirette Facebook di Paragone?
Oppure tale informazione gliela ha bisbigliata qualcun altro?
E questo qualcuno, magari, non potrebbe essere lo stesso ad avere l’interesse di smobilitare la capitale della resistenza demoralizzando in tutte le altre città d’Italia la protesta, de-sindacalizzandola definitivamente, e facendola giocoforza evolvere verso una protesta radicale dove spariscono vecchiette, preti, mamme e operai lasciando in piazza solo anarchici e neofascisti?
Riformuliamo la domanda. Cui prodest? Chi ci guadagna mettendo in circolo queste stronzate?
Pensate, a quel punto che pacchia: chi si oppone al green pass diverrebbe, incontrovertibilmente, solo un estremista violento, incasellabile nelle solite vecchie cartelle (autonomi, skinhead, etc.). Mica è il cittadino medio. È una nicchia facinorosa, la solita. Una minoranza sacrificabile. La repressione anche stavolta la si fa come l’abbiamo sempre fatta con questi gruppi: anzi, un po’ più intensa stavolta, che la posta in gioco è la salute della Nazione, perché là fuori c’è la peste del pipistrello di Wuhan.
Ecco, togliere il popolo dalle piazze potrebbe dare il semaforo verde all’uso indiscriminato della «forza ondulatoria» con quanti ancora resistono alla schiavità bioinformatica del lasciapassare elettronico mRNA.
Quindi, riformuliamo la domanda. Cui prodest? Chi ci guadagna mettendo in circolo queste stronzate?
Chiediamo per un amico. Anzi, per mio cuggino.
Protesta
Violenza e caos mortale in Nepal. In fiamme il palazzo del governo

Il Primo Ministro nepalese KP Sharma Oli si è dimesso martedì, mentre le furiose proteste contro il governo si intensificavano nella capitale della nazione himalayana, Kathmandu.
L’esercito nepalese ha confermato che Oli e sei ministri del governo sono stati trasferiti in una località segreta dopo che i manifestanti hanno appiccato il fuoco alle residenze del Primo Ministro e del Vicepresidente.
Le proteste antigovernative e anti-corruzione sono diventate violente dopo che diverse importanti piattaforme di social media, tra cui Facebook, YouTube e X, sono state vietate lunedì. Questi siti sono tra i 26 che sono stati bloccati per non essersi registrati in base alle nuove normative, che secondo i media locali censurano la libertà di parola. Il divieto è stato revocato martedì.
Immagini da Kathmandu mostrano il fumo che si alza dal parlamento del Paese, incendiato dai manifestanti. I media locali hanno anche riferito che le case dei ministri sono state saccheggiate da gruppi numerosi.
Su internet circolano video non verificati in cui politici nepalesi sarebbero cacciati, picchiati e denudati.
In Nepal, politicians ban social media use and citizens burn down parliament. Politicians flee by helicopter. pic.twitter.com/6Sju9CH7Jm
— RadioGenoa (@RadioGenoa) September 9, 2025
In Nepal, citizens storm Communist Party headquarters and tear down hammer and sickle flag. pic.twitter.com/EVdpKaRDqE
— RadioGenoa (@RadioGenoa) September 9, 2025
In Nepal, homes of communist politicians are set on fire. pic.twitter.com/XDsk2kJl5U
— RadioGenoa (@RadioGenoa) September 9, 2025
Protesters in Nepal have attacked and burnt down the houses of Nepal’s President, Prime Minister and other Ministers.
Kathmandu airport has stopped all operations.#NepalGenZProtest pic.twitter.com/MHfWdAzqfb
— With Love Bihar (@WithLoveBihar) September 9, 2025
In Nepal, politicians ban social media, and citizens set fire to parliament. The politicians flee in helicopters, some are captured and beaten. pic.twitter.com/tkZspsV66b
— RadioGenoa (@RadioGenoa) September 9, 2025
Nepal’s Finance Minister is chased and beaten in the streets by protesters.
The govt of Nepal shut down social media access and many students were killed during protests. After that, the protests have gotten worse.pic.twitter.com/lbjcgniw1L
— Wall Street Mav (@WallStreetMav) September 9, 2025
In Nepal, homes of communist politicians are set on fire. pic.twitter.com/pR5jYqGxXu
— RadioGenoa (@RadioGenoa) September 9, 2025
Protesters have torched Nepal’s communist government’s state media publication. It has all gone up in flames as the nation rises up to overthrow the Marxists who imposed a total ban on social media days earlier.
pic.twitter.com/NooWJbb8Dy— Ian Miles Cheong (@stillgray) September 9, 2025
Government officials in Nepal are being hunted down—chased, stripped, and beaten in broad daylight.
The fury has reached the doors of power, with protesters setting fire to the homes of top leaders and even torching the parliament building.
Nepal’s rulers now can’t even walk… pic.twitter.com/60IC8NTGRW
— Shadow of Ezra (@ShadowofEzra) September 9, 2025
🔥🚨BREAKING NEWS: Nepal’s Finance Minister was just stripped of his clothes and chased into a river by angry protesters after they set the country’s parliament on fire.
— Dom Lucre | Breaker of Narratives (@dom_lucre) September 9, 2025
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Le proteste, guidate per lo più da persone tra la fine dell’adolescenza e i primi vent’anni, sono scoppiate lunedì, innescate dal divieto dei social media. Le autorità hanno confermato 19 morti nella sola Kathmandu, con circa 400 feriti, tra cui oltre 100 agenti di polizia.
«Mi sono unito a una protesta pacifica, ma il governo ha risposto con la violenza», ha dichiarato un ventenne, citato dall’agenzia di stampa AFP.
I disordini di questa settimana sono i peggiori degli ultimi decenni nella nazione himalayana, che ha dovuto affrontare periodicamente instabilità politica e difficoltà economiche da quando la monarchia indù è stata abolita nel 2008.
L’ente del turismo e la polizia nepalese hanno attivato tre servizi navetta per gli stranieri con autobus diretti all’aeroporto. Voli da destinazioni internazionali sono stati visti librarsi su Kathmandu da quando l’aeroporto è stato chiuso martedì mattina.
Dopo la sommossa, il governo nepalese ha revocato la decisione di vietare i siti di social media, in seguito alle violente proteste che hanno provocato 19 morti e oltre 400 feriti.
Secondo un articolo dell‘Hindustan Times, gli scontri si sono intensificati quando i dimostranti hanno sfondato le barriere di filo spinato e hanno tentato di entrare in una zona riservata vicino al parlamento, spingendo la polizia a sparare proiettili veri e gas lacrimogeni, nonché a utilizzare idranti e manganelli.
❗️Nepal Home Minister QUITS As Death Toll From Gen Z Social Media Ban Protest Rises To 19; 347 Injured https://t.co/HMgV8g440V pic.twitter.com/D2NdnJei5I
— RT_India (@RT_India_news) September 8, 2025
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«Come amici e vicini di casa, speriamo che tutti gli interessati esercitino moderazione e affrontino qualsiasi problema con mezzi pacifici e attraverso il dialogo», ha affermato martedì il ministero degli Esteri indiano in una nota. Il ministero ha aggiunto che sta monitorando attentamente gli sviluppi in Nepal ed è «profondamente rattristato» per la «perdita di molte giovani vite».
Dopo le proteste, il ministro degli Interni nepalese si è dimesso durante una riunione di gabinetto lunedì sera. Secondo quanto riportato da fonti locali, i manifestanti hanno dato fuoco alla residenza privata del ministro dell’Informazione e della Comunicazione.
Nonostante il governo abbia revocato il divieto sui social media, martedì a Kathmandu sono continuate le manifestazioni, dove la gente si è radunata fuori dal parlamento chiedendo la rimozione o lo scioglimento del governo. Alcuni manifestanti hanno dichiarato ai giornalisti che le loro preoccupazioni principali sono la disoccupazione e la corruzione.
Un enorme incendio ha devastato il palazzo Singha Durbar del Nepal, nel centro di Kathmandu, il principale complesso amministrativo del Paese, dopo che violente proteste hanno travolto la capitale della nazione himalayana.
Le immagini che circolano online mostrano l’edificio divorato dalle fiamme. Il palazzo, costruito nel 1908, è la sede del governo nepalese e ospita diversi ministeri e altre istituzioni chiave.
🚨 WATCH: Nepal’s Singha Durbar, the historic seat of Nepalese government, continues to burn.
Video source: Online Khabar pic.twitter.com/KhjCXWZN6L
— Sputnik India (@Sputnik_India) September 9, 2025
Visuals from #Nepal “Singha Durbar” is continuously burning..
(Video 📹: Threads) pic.twitter.com/A5031SAlmm
— JagathKrishna Yadav| जगत कृष्ण यादव|జగత్ కృష్ణ (@JagathKrishnaIN) September 9, 2025
#Nepal 🇳🇵: Anti-Government protesters raided the “Singha Durbar” Palace in #Kathmandu during the ongoing protests.
Some of the protesters are armed with 7.62x51mm #NATO British L1A1 SLR and Indian Ishapore 1A1 rifles (very likely taken from the Nepalese Forces). pic.twitter.com/ax7XE8CGD9
— War Noir (@war_noir) September 9, 2025
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Martedì, i manifestanti avrebbero sfondato i cancelli occidentali del Singha Durbar, facendosi strada nell’area riservata e incendiando alcune parti dell’ingresso. Testimoni hanno riferito di pesanti scontri con le forze di sicurezza mentre la folla avanzava all’interno, secondo diversi organi di stampa.
Altri filmati condivisi online mostrano anche l’edificio del Parlamento nepalese in fiamme, con muri carbonizzati, fumo che si levava verso il cielo e incendi ancora accesi, mentre all’esterno si radunava una grande folla.
Nel settembre 2025, il governo del Nepal era guidato dal premier KP Sharma Oli, leader del Partito Comunista del Nepal (UML), in carica dal 15 luglio 2024 fino alla sua dimissione il 9 settembre 2025, a seguito delle violente proteste popolari. Ilministro degli Interni Ramesh Lekhak si è dimesso il 8 settembre 2025, assumendo la responsabilità morale per la violenta repressione delle proteste, che ha causato almeno 19 morti e centinaia di feriti. Dopo la dimissione di Oli, il Presidente Ram Chandra Paudel ha accettato la rinuncia e ha avviato il processo per nominare un nuovo primo ministro.
In Nepal dal 1996 al 2006 si è vissuta una guerra civile portata avanti soprattutto dal Partito Comunista del Nepal di fede maoista, noto anche come CPN o successivamente come CPN Maoist Centre.
La fine della monarchia in Nepal è un evento storico strettamente legato alla strage reale del 1° giugno 2001 e agli sviluppi politici successivi, culminati nell’abolizione della monarchia nel 2008. La notte del 1° giugno 2001, al palazzo reale di Narayanhiti a Kathmandu, avvenne una strage che sconvolse il paese. Secondo la versione ufficiale, il principe ereditario Dipendra Bir Bikram Shah aprì il fuoco durante una riunione familiare, uccidendo il re Birendra, la regina Aishwarya, altri membri della famiglia reale e infine se stesso. In totale, 10 persone persero la vita, tra cui il re, la regina, i loro figli e altri parenti stretti.
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Immagine screenshot da Twitter
Protesta
I manifestanti a Parigi chiedono le dimissioni di Macron

Énorme !
« #MacronDémission » hurlent des milliers et des milliers de Français ce jour dans les rues de Paris à l’appel des Patriotes ! (cf vidéo ⤵️) Les Français en ont marre : il doit partir ! Parlementaires, reveillez-vous : votez la motion de destitution qui sera déposée… pic.twitter.com/tUa8NWh2cU — Florian Philippot (@f_philippot) September 6, 2025
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Mercoledì attivisti di sinistra e sindacati stanno pianificando scioperi e proteste separati, con lo slogan «Blocchiamo tutto». Lunedì Bayrou dovrà affrontare un voto di sfiducia mentre cerca sostegno per la sua proposta di bilancio, con la Francia alle prese con un deficit fiscale del 5,8% del PIL, quasi il doppio del limite UE del 3%. Il suo piano include tagli al lavoro nel settore pubblico, ai programmi di welfare e alle pensioni, misure che l’opposizione ha denunciato come misure che privilegiano la spesa militare rispetto al sostegno sociale. Come riportato da Renovatio 21, la Francia nei prossimi giorni potrebbe attraversare un collasso finanziario che ne travolgerebbe il governo.🚨 🇫🇷 ALERTE VIDÉO : Une grande manifestation de patriotes se déroule actuellement dans les rues de Paris, à l’initiative de Florian Philippot ! Un mot pour les soutenir ? pic.twitter.com/iwvClzwneP
— Wolf 🐺 (@PsyGuy007) September 6, 2025
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Protesta
La polizia tedesca contro la protesta per la ri-militarizzazione

Una marcia pacifista inizialmente pacifica a Colonia è sfociata in violenza sabato dopo gli scontri tra attivisti e polizia. I manifestanti protestavano contro i piani di Berlino di aumentare la spesa militare e gli aiuti a Ucraina e Israele.
La manifestazione, che secondo quanto riferito ha attirato quasi 3.000 persone, è stata organizzata dal gruppo pacifista «Disarma Rheinmetall». Rheinmetall principale produttore tedesco di armi.
Il gruppo ha organizzato diverse manifestazioni questa settimana, tra cui il blocco dell’accesso a un edificio della Bundeswehr mercoledì e una protesta davanti all’abitazione del CEO di Rheinmetall, Armin Papperger, a Meerbusch, vicino a Düsseldorf.
🤬Unglaublich! Die Polizei ist gerade mit voller Härte gegen die Antikriegsdemo „Rheinmetall entwaffnen“ in Köln vorgegangen.
Die Menschen, die sich gegen Krieg und Aufrüstung einsetzen, werden brutal angegriffen. So sieht also Meinungsfreiheit in Deutschland aus? 🤯 pic.twitter.com/16QSNghvEh
— Dr. Buzz (@DrBuzzzzz) August 30, 2025
📌 German Police Suppress Anti-War Demonstration – Public Anger Rising
According to Two Majors, German police dispersed an anti-war rally with force, where protesters carried slogans such as “Disarm Rheinmetall,” “No conscription,” and “We will not die in your wars!”… pic.twitter.com/CjQPI8BJWh
— Officer 🇫🇷 The opinion 🇩🇰 (@ThetruthDW) August 31, 2025
In Cologne, Germany, protesters are being beaten at an anti-war demonstration. Among the main slogans are “Disarm Rheinmetall,” “No conscription,” “We will not die in your wars!”, “No conscription into the army.”
⚡️Two Majors pic.twitter.com/0Ej6Cyibsc
— Beate Landefeld (@BeateLandefeld) August 31, 2025
🇩🇪 Yesterday, German police dispersed a rally calling for the demilitarization of Germany and detained several participants.
Around 3,000 people took to the streets of Cologne with the main slogan: “Disarm Rheinmetall” (the largest defense-industrial corporation).
+1 pic.twitter.com/AmEHVaizVv— Avinash K S🇮🇳 (@AvinashKS14) September 1, 2025
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Gli attivisti hanno affermato di opporsi ai piani del governo di aumentare la spesa per la difesa, di espandere l’esercito attraverso la coscrizione obbligatoria e di fornire supporto militare all’Ucraina e a Israele.
Le immagini della protesta di sabato mostravano striscioni con la scritta «deponete le armi» e «Non moriremo nelle vostre guerre».
Secondo quanto riportato dalle autorità locali, il corteo è stato ripetutamente interrotto dopo che la polizia ha segnalato di aver visto manifestanti mascherarsi e far esplodere fumogeni.
La Polizei ha anche affermato di aver intercettato un veicolo di scorta che trasportava pirotecnici, alcol denaturato e bombole di gas, affermando di essere stata infine costretta a disperdere la folla dopo che alcuni manifestanti hanno attaccato gli agenti.
Mindestens ein Demonstrant wurde bei dieser Aktion durch den Schlag eines Polizisten verletzt. #Köln #koe3008 #k3008 #RME #RME2025 pic.twitter.com/M0oP1nlAXo
— junge Welt (@jungewelt) August 30, 2025
2125 Auch außerhalb des Kessels prügelt die Polizei nun erneut auf friedliche Demonstrant:innen ein. #k3008 #RME #RME25 #RheinmetallEntwaffnen pic.twitter.com/TnZMw694q8
— Perspektive Online (@PerspektiveOn) August 30, 2025
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I video pubblicati online mostrano la polizia usare pugni, manganelli e gas lacrimogeni, con diversi attivisti visibilmente feriti. Diversi manifestanti sarebbero stati arrestati, anche se non è stato fornito alcun dato.
Un portavoce dei dimostranti ha accusato la polizia di aver attaccato gli attivisti, sostenendo che tra le 40 e le 60 persone sono rimaste ferite.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha sospeso i limiti all’indebitamento per incrementare la spesa per la difesa, impegnandosi ad aumentarla al 3,5% del PIL entro il 2029, annunciando l’intenzione di espandere la Bundeswehr da circa 182.000 a 240.000 soldati attivi entro il 2031 e ha introdotto la registrazione obbligatoria per i diciottenni in preparazione di un potenziale ritorno alla coscrizione obbligatoria.
Il Merz ha inoltre suggerito che le truppe tedesche potrebbero essere dispiegate in Ucraina come parte di una forza di pace europea, nonostante il rifiuto della Russia di qualsiasi presenza di truppe occidentali in Ucraina sotto qualsiasi forma.
Su internet circolano immagini riguardanti anche le manifestazioni pro-Palestina svoltesi in questi giorni in Germania. Colpisce il video della signora in protesta centrata in pieno volto da un pugno da un agente della Polizei.
A woman protests the Gaza Holocaust in Germany.
Woman, Life, Freedom…? pic.twitter.com/uniwopFIzT
— Seyed Mohammad Marandi (@s_m_marandi) August 30, 2025
Come riportato ripetutamente negli anni pandemici da Renovatio 21, chi protestava in Germania subì una repressione brutale e disumanizzante da parte della Polizei e degli apparati di sicurezza dello Stato tedesco, che calpestò impunemente la Grundgesetz, la Costituzione tedesca, che dichiara al primo articolo la dignità umana come fondamento della Repubblica.
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