Militaria
Stati Uniti e Ucraina «in disaccordo» sulle tattiche della controffensiva

I funzionari americani sono «frustrati» dalla riluttanza dell’Ucraina ad accettare i loro consigli su come condurre la controffensiva contro le forze russe, ha riferito giovedì il Wall Street Journal.
Si tratta di un ulteriore articolo, contenente accuse americane contro le forze di Kiev che esce in questi giorni, dove tutti oramai sostengono il fallimento della controffensiva: a riportare concetti simili era stato, pochi giorni fa, il New York Times.
Il WSJ ha affermato che non era ancora «troppo tardi» perché Kiev seguisse le istruzioni di Washington e utilizzasse l’addestramento che decine di migliaia di truppe ucraine hanno ricevuto dalle nazioni della NATO. La testata osserva, tuttavia, che le due parti sono ancora «in disaccordo su come ribaltare la situazione nei confronti dei russi» prima che arrivi l’inverno.
Secondo fonti del WSJ, gli Stati Uniti ritengono che la quantità di aiuti militari occidentali inviati all’Ucraina sia sufficiente per violare le difese russe, anche se la finestra di opportunità si sta chiudendo.
«Abbiamo costruito questa montagna di acciaio per la controffensiva. Non possiamo farlo di nuovo», ha spiegato un ex funzionario americano. «Non esiste».
La leadership militare ucraina ha tentato di sviare le critiche sostenendo che gli americani non capiscono il tipo di guerra in cui è impegnata Kiev, ha aggiunto il WSJ.
«Questa non è controinsurrezione. Questo è Kursk», ha detto ai suoi interlocutori statunitensi il generale Valery Zaluzhny, massimo comandante militare di Kiev, secondo un anonimo funzionario americano. Zaluzhny si riferiva a una battaglia chiave della Seconda Guerra Mondiale sul fronte orientale, in cui le truppe sovietiche in difesa fermarono le forze naziste prima di ribaltare la situazione.
Washington vorrebbe che Zaluzhny concentrasse le forze ucraine vicino alla città meridionale di Tokmak per avanzare verso il Mar d’Azov, afferma l’articolo, aggiungendo che i funzionari statunitensi disapprovano l’attenzione del presidente Zelens’kyj sui tentativi di riconquistare la città di Bakhmut, oramai non più un simbolo, ma una vera ossessione del vertice di Kiev.
Il leader ucraino, che ha investito un significato simbolico nell’accordo, avrebbe sostenuto che riconquistare Bakhmut aumenterebbe il morale delle truppe. Funzionari statunitensi sostengono da tempo che la cittadina non ha alcun valore strategico, sollecitando un ritiro prima che le truppe ucraine ne venissero espulse a fine maggio. Il WSJ afferma quindi che Kiev ha apportato modifiche nelle ultime settimane assumendo una posizione difensiva a Est.
Il New York Times la settimana scorsa aveva scritto che l’esercito ucraino sta abbandonando le tattiche di battaglia dei suoi addestratori occidentali e sta tornando a una strategia di scontri a lungo raggio contro le forze russe.
Come riportato da Renovatio 21, due settimane fa un reportage del Wall Street Journal raccoglieva dichiarazioni di funzionari militari occidentali che dichiaravano come l’esercito USA sapesse da subito che la controffensiva ucraina non avrebbe potuto aver successo.
D’improvviso, tutti i soggetti coinvolti improvvisamente confessano il fallimento della controffensiva ucraina. l’ammissione del fallimento della controffensiva di Kiev oramai è ovunque: negli articoli di giornale, nei colloqui di Putin e Lukashenko, nei discorsi dei politici occidentali, nei discorsi dei militari USA e delle spie.
La Russia sostiene che gli Stati Uniti stanno usando il popolo ucraino come carne da cannone in una guerra per procura contro Mosca. L’esercito russo ha affermato che le perdite delle truppe ucraine durante i primi due mesi della controffensiva estiva sono state più di 43.000.
Come riportato da Renovatio 21, sarebbero stati uccisi o feriti nel corso del conflitto 500 mila soldati in tutto.
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Militaria
La Svezia farà scorta di cibo per la Terza Guerra Mondiale

La Svezia ha dichiarato che tornerà ad accumulare scorte di cibo e prodotti agricoli per la prima volta dai tempi della Guerra Fredda, motivando la decisione con quella che i funzionari descrivono come una crescente minaccia russa. Mosca ha smentito tali accuse, ribadendo di non rappresentare un pericolo per i Paesi della NATO o dell’UE.
Martedì, il Consiglio svedese per l’agricoltura ha annunciato la creazione di riserve di emergenza di cereali e altri beni essenziali per garantire ai cittadini l’accesso a cibo sufficiente «in caso di crisi grave e, nello scenario estremo, di guerra». Il governo ha destinato circa 57 milioni di dollari nel bilancio 2026 per finanziare l’iniziativa.
Secondo il ministro della Difesa civile Carl-Oskar Bohlin, i primi depositi saranno collocati nel nord del Paese, per la sua «importanza militare strategica» e il basso livello di autosufficienza cerealicola, sottolineando che «non c’è tempo da perdere».
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Le scorte saranno costituite tra il 2026 e il 2028, con l’obiettivo di assicurare riserve alimentari pari a 3.000 calorie giornaliere per persona in uno stato di massima allerta, come indicato dal Consiglio dell’Agricoltura.
Nel frattempo, i parlamentari della vicina Finlandia hanno annunciato che il prossimo mese condurranno esercitazioni segrete per prepararsi a operare in condizioni di guerra, citando anch’essi una presunta minaccia russa.
Mosca ha più volte denunciato quella che definisce un’isteria anti-russa e un allarmismo alimentato dai leader dell’Europa occidentale, sottolineando di non avere né motivazioni né intenzioni di intraprendere azioni ostili contro Paesi dell’UE o della NATO. I funzionari russi hanno definito tali accuse assurde, sostenendo che servono a giustificare bilanci militari gonfiati e la progressiva militarizzazione del blocco.
Intervenendo all’inizio di ottobre al Valdai Discussion Club, il presidente russo Vladimir Putin ha definito «sciocca» l’adesione di Finlandia e Svezia alla NATO nel 2023, aggiungendo che Mosca non ha mai avuto problemi con questi Paesi, con cui ha mantenuto a lungo relazioni amichevoli.
Putin ha osservato che i due Stati nordici «hanno perso i vantaggi del loro status di neutralità» entrando nel blocco guidato dagli Stati Uniti, una decisione che, a suo avviso, ha compromesso inutilmente la stabilità regionale senza rafforzare la loro sicurezza.
Come riportato da Renovatio 21, già a fine 2024 era emerso che Paesi nordici come Svezia e Finlandia avevano pubblicato informazioni in cui consigliano le loro popolazioni su come prepararsi a una possibile guerra o ad altre crisi inaspettate.
Sempre al termine dell’anno passato, un rapporto UE pubblicato dall’ex presidente finlandese Sauli Niinisto invitava i cittadini europei ad iniziare ad accumulare scorte di beni sufficienti per tre giorni, per essere pronti a fronteggiare potenziali disastri, tra cui un conflitto nucleare.
Negli ultimi anni vari Paesi hanno preparato iniziative per promuovere l’educazione alla sopravvivenza in caso di conflitto. Lo scorso aprile il popolare giornale londinese Daily Mail, che cita esperti di sicurezza anonimi aveva scritto che le famiglie britanniche dovrebbero preparare kit di sopravvivenza di emergenza da 72 ore per paura che la Russia possa sabotare le condutture energetiche della Gran Bretagna
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A marzo il governo francese ha annunciato di voler distribuire un «manuale di sopravvivenza» a ogni famiglia per preparare i cittadini ad eventi catastrofici, tra cui la guerra.
Come riportato da Renovatio 21, tre anni fa la Polonia aveva avviato un programma di distribuzione di pastiglie di iodio ai soccorritori, a cominciare dai vigili del fuoco regionali (i quali a loro volta possono distribuirle alla popolazione generale) in caso di un possibile disastro radioattivo presso la più grande centrale nucleare d’Europa.
La Germania sta valutando di preparare alla guerra già i bambini delle scuole.
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Militaria
Lotteria per la naja in Germania

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Militaria
Bunker militare segreto israeliano piazzato in un quartiere popolato di Tel Aviv

L’esercito israeliano mantiene un bunker militare segreto sotto il complesso residenziale Da Vinci, nel centro di Tel Aviv, identificato come «Site 81». Lo riporta un articolo della testata di giornalismo d’inchiesta The Greyzone.
Quando l’Iran ha lanciato missili su Tel Aviv il 13 giugno 2025, uno dei proiettili ha colpito la torre nord del complesso Da Vinci, che si trova direttamente sopra o molto vicino al bunker. L’area è stata subito messa sotto stretto controllo dalle autorità israeliane per impedire riprese o indagini giornalistiche.
Secondo quanto scrive il sito diretto da Max Blumenthal (sedicente ebreo non sionista), il bunker è un centro di comando e controllo elettromagneticamente schermato, gestito congiuntamente da Stati Uniti e Israele. Le prove includono foto geolocalizzate, e-mail trapelate e documenti di appalto statunitensi.
In passato si era parlato di un’espansione del bunker fino a 6.000 m², ma la sua collocazione precisa era rimasta un segreto. Le immagini mostrano che il sito si trova sotto la torre Da Vinci, accanto alle strutture militari «Kannarit» dell’aeronautica israeliana.
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Il testo sostiene inoltre che Israele, costruendo un’installazione militare così sensibile in un contesto abitato, stia usando la popolazione civile come «scudo umano» — un’accusa che ribalta quella di cui Israele spesso accusa i suoi avversari.
«Israele censura aggressivamente le informazioni relative alle sue strutture militari e di intelligence urbane, accusando allo stesso tempo i suoi avversari di ricorrere agli “scudi umani”, una pratica di protezione di obiettivi militari con la popolazione civile, vietata dal diritto internazionale umanitario» scrive la testata. «Le email trapelate di un ex Capo di Stato Maggiore militare israeliano indicano inoltre che il Sito 81 è un importante nodo di comando e controllo».
«Il Jerusalem Post ha anche riferito che un missile iraniano che ha colpito le Torri Da Vinci era “a due passi dall’ufficio di Netanyahu”, allora noto come “Edificio 22″» continua The Greyzone. «L’ufficio del Primo Ministro ha iniziato i lavori di ristrutturazione poche settimane dopo la Guerra dei Dodici Giorni del 2025 tra Israele e Iran, e si dice che sia stato danneggiato durante l’attacco».
Emergono anche legami commerciali e finanziari tra società israeliane e il complesso edilizio Da Vinci, e una corrispondenza fra ex ufficiali militari israeliani e contractor statunitensi che farebbe riferimento all’uso di «Site 81» come nodo di comando.
Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso Israele aveva arrestato il giornalista di The Greyzone Jeremy Loffredo per un articolo sull’attacco iraniano su Tel Aviv. Loffredo, che è ebreo, sarebbe stato secondo i colleghi picchiato, bendato e portato in una base militare israeliana».
Loffredo si era recato a Tel Aviv e ha rintracciato il punto in cui un missile iraniano ha colpito «a meno di 1.000 piedi» (300 metri) dal quartier generale del Mossad, l’agenzia di Intelligence israeliana, situato in un quartiere residenziale. Da allora il suo profilo X è stato bloccato.
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Immagine di Chenspec via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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