Economia
Putin: la Russia si è ripresa dalla pressione delle sanzioni
Il PIL della Russia ha nuovamente raggiunto il livello che aveva prima dell’imposizione delle sanzioni legate all’Ucraina, ha dichiarato lunedì il presidente Vladimir Putin in una riunione del governo sul progetto di bilancio federale per il 2024-2026.
«In generale possiamo dire che la fase di ripresa dell’economia russa è terminata. Abbiamo resistito a pressioni esterne assolutamente senza precedenti, all’assalto delle sanzioni di alcune élite al potere nel cosiddetto blocco occidentale», ha detto Putin, aggiungendo che il prodotto interno lordo della Russia ha ormai raggiunto il livello del 2021 e che è importante creare le condizioni per un ulteriore sviluppo stabile e a lungo termine.
Putin ha osservato che ad aprile la crescita del PIL era prevista pari all’1,2%, «ma in realtà abbiamo già superato questo obiettivo e entro la fine dell’anno la crescita del PIL potrebbe raggiungere il livello del 2,5%, o addirittura del 2,8%».
Il presidente russo ha inoltre esortato le autorità finanziarie del paese ad adottare misure per rafforzare la valuta nazionale.
«Uno dei problemi principali è legato all’accelerazione dell’inflazione. Il fattore principale qui è chiaro: si tratta dell’indebolimento del rublo, ed è necessario capirne chiaramente le cause e prendere decisioni tempestive e senza indugio», ha dichiarato Putin.
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Putin ha annunciato che il governo ha già preparato il progetto di bilancio statale per i prossimi tre anni, anche se su alcuni punti c’è ancora disaccordo, invitando il governo a finalizzare il documento il prima possibile.
In un editoriale a inizio anno, l’Economist aveva ammesso il fallimento delle sanzioni contro Mosca. «Attualmente, il sistema economico russo è in una forma migliore del previsto» scriveva la testata britannica, che si rendeva conto, di colpo, del danno invece procurato ai sanzionatori: «nel frattempo l’Europa, appesantita dai prezzi dell’energia alle stelle, sta cadendo in recessione».
Come riportato da Renovatio 21, i profitti di aziende russe come il colosso petrolifero Rosneft sono saliti nonostante le sanzioni. Le sanzioni, in realtà, sono state devastanti più per le economie dei Paesi che le hanno imposte – e la follia delle bollette sta a dimostrarlo.
L’economia russa, a differenza di quella occidentale, è tutt’altro che devastata. Di fatto, le sanzioni non hanno ferito la struttura economica di Mosca, e ciò era vero mesi fa come lo è ora. Come aveva dichiarato lo stesso Putin, le sanzioni non separano la Russia dal resto del mondo, anzi: la Russia ora lavora con altri Paesi per la creazione di valute alternative per il commercio globale.
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Come riportato da Renovatio 21, i dati di questa primavera, riportati dall’agenzia Reuters, segnalano che l’economia in Russia continua a crescere. Mentre in Europa e nei singoli Paesi si parla di «economia di guerra». Orban, unico leader europeo a mantenere la ragione, ha dichiarato varie volte che le sanzioni uccideranno l’economia europea.
Nonostante i continui round di sanzioni indetti da Bruxelles contro la Russia, in Austria l’FPO, il partito anti-immigrati e anti-sanzioni, è primo nei sondaggi. In Germania invece oltre la metà della popolazione ha ammesso di essere più povera rispetto a quando nel 2021 le sanzioni non erano in atto.
L’aspetto più importante delle sanzioni, tuttavia, riguarda la de-dollarizzazione: nessun Paese del mondo vuol più aver a che fare con la valuta americana, se questa può essere utilizzata come arma contro il Paese stesso.
Economia
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Economia
Gli Stati UE potrebbero prendere in prestito denaro per l’Ucraina
Agli Stati membri dell’UE potrebbe essere richiesto di emettere decine di miliardi di dollari in debito congiunto per finanziare l’Ucraina, qualora fallisse il piano di utilizzare i beni russi congelati per un «prestito di riparazione». Lo riporta Politico, che cita fonti diplomatiche.
Il reportage del sito indica che diversi leader hanno esaminato questa alternativa durante il vertice UE della settimana scorsa, dopo che il Belgio ha respinto un prestito di 140 miliardi di euro all’Ucraina garantito dai beni russi immobilizzati.
Sebbene i dettagli del nuovo piano non siano ancora definiti, il debito congiunto si riferisce generalmente a prestiti condivisi attraverso obbligazioni emesse collettivamente da più Paesi, con responsabilità di rimborso distribuita tra tutti i partecipanti.
Alcune fonti rivelano che la Commissione Europea presenterà il piano di prestito in un documento imminente, insieme a una versione rivista del «prestito di riparazione», e includerà una terza opzione: interrompere i finanziamenti all’Ucraina. Hanno ipotizzato che l’idea del debito congiunto possa servire da «spauracchio» per convincere le nazioni UE, già oberate dal debito, ad approvare l’uso dei beni russi.
Nel 2022, i Paesi occidentali hanno congelato 300 miliardi di dollari in asset sovrani russi e hanno cercato di destinare gli interessi generati per sostenere lo sforzo bellico di Kiev.
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In precedenza, il G7 aveva appoggiato l’impiego dei fondi immobilizzati per garantire prestiti da 50 miliardi di dollari, ma la settimana scorsa i leader UE non sono riusciti a raggiungere un accordo su un «prestito di riparazione» analogo, principalmente a causa dell’opposizione belga.
Il primo ministro Bart De Wever ha messo in guardia sul rischio che il Belgio, che detiene la maggior parte dei beni congelati, subisca ritorsioni sproporzionate dalla Russia, e ha richiesto una solida base giuridica per la misura e una responsabilità condivisa.
Fonti hanno riferito a Politico che, nonostante le preoccupazioni legali, Bruxelles considera l’utilizzo dei beni russi congelati l’opzione «più preferibile» per continuare a finanziare Kiev. Una decisione definitiva è attesa per il vertice della Commissione Europea di dicembre.
Mosca ha condannato il congelamento dei beni e i tentativi di deviare i fondi russi come «furti», promettendo contromisure e avvertendo che tali azioni mineranno la fiducia nel sistema finanziario occidentale. Il Cremlino ha inoltre sostenuto che gli aiuti occidentali a Kiev servono solo a prolungare il conflitto senza alterarne l’esito.
Come riportato da Renovatio 21, il Fondo Monetario Internazionale il mese scorso ha parlato di grave deficiti nelle finanze dell’Ucraina, che nel frattempo ha perso il 60% della produzione di gas.
L’UE solo pochi mesi fa parlava di un’altra fornitura di 100 miliardi di euro a Kiev, mentre il vicepresidente USA JD Vance annunciava che gli USA hanno finito di finanziare l’Ucraina.
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Immagine di Tony Webster via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Economia
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