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Geopolitica

Putin esalta gli storici legami «molto amichevoli» tra Russia e USA

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Il presidente Vladimir Putin ha affermato che la Russia ha avuto per lunghi periodi relazioni amichevoli con gli Stati Uniti e ha sostenuto l’America in momenti chiave della sua storia.

 

In un’intervista con il giornalista Pavel Zarubin, di cui è stata pubblicata una clip domenica, Putin ha offerto un’opinione ottimistica sui legami di lunga data della Russia con gli Stati Uniti, nonostante le recenti tensioni legate al conflitto in Ucraina.

 

«A proposito, per quanto riguarda gli americani, abbiamo avuto… per un lunghissimo periodo di tempo, relazioni molto amichevoli e speciali con gli Stati Uniti», ha detto Putin.

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Putin ha sottolineato il sostegno della Russia al tentativo degli Stati Uniti di separarsi dal dominio britannico durante la Guerra d’Indipendenza americana, dal 1775 al 1783. «Li abbiamo davvero riforniti, abbiamo persino fornito armi, li abbiamo aiutati con denaro e così via».

 

Il presidente russo anche fatto riferimento all’alleanza della Russia con l’Unione durante la Guerra Civile Americana del 1861-1865. «In seguito abbiamo sostenuto il Nord durante la guerra tra Nord e Sud», ha detto Putin, aggiungendo: «E in questo senso, abbiamo trovato qualcosa che ci ha uniti».

 

I commenti giungono mentre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump cerca di mediare la fine del conflitto in Ucraina. Mosca e Washington stanno esplorando modi per ricucire le relazioni che hanno toccato minimi storici sotto la precedente amministrazione statunitense.

 

Nonostante i lunghi periodi di rivalità, la storia tra Russia e Stati Uniti è costellata di importanti momenti di partenariato. Oltre ai casi menzionati da Putin, i due Paesi hanno avviato una vivace cooperazione economica negli anni Trenta, che ha aiutato l’Unione Sovietica a industrializzarsi e al contempo ha aiutato le imprese statunitensi in difficoltà a causa della Grande Depressione.

 

Successivamente, durante la Seconda guerra mondiale, i due Paesi divennero alleate, combattendo la Germania nazista e coordinandosi nell’ambito del programma Lend-Lease, che vide Washington effettuare ingenti spedizioni di armi e rifornimenti a Mosca.

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Sebbene la Guerra Fredda avesse portato con sé decenni di tensione, che raggiunsero il culmine durante la crisi dei missili cubani del 1962, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica riuscirono comunque a negoziare accordi storici sul controllo degli armamenti, volti a ridurre la minaccia di una guerra nucleare.

 

Il walzer tra Mosca e Washington sembra oggi a tratti incomprensibile, ma con una certa sensazione di accordo di fondo: Trump e Putin si minacciano ripetutamente (l’ultima è quella del presidente americano che, dopo aver sospeso, dice di voler tornare a rifornire Kiev di armi) ma poi scattano momenti di lodi sperticate l’uno sull’altro, come quando l’altro giorno The Donald ha definito Putin «un professionista» che «rispetta di nuovo gli Stati Uniti».

 

Trump ha di certo capito quello che aveva capito Silvio Berlusconi: quello che vuole la Russia, a partire dal suo vertice Putin, è uvazhenje, «il rispetto», che va inteso non come dimensione esteriore e sentimentale ma come vero fulcro della politica e della geopolitica della Russia del XXI secolo.

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

 

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Geopolitica

Israele arma e finanzia i combattenti drusi nella Siria meridionale

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Nel contesto delle tensioni del governatorato di Suwaida, alti comandanti drusi riferiscono che il governo israeliano ha armato e finanziato le milizie druse che cercano di ottenere un ampio margine di autonomia nella zona. Lo riporta il sito Antiwar.   Suwaida è il centro storico della minoranza drusa e a luglio si è verificato un massiccio massacro di civili drusi durante la repressione militare. Il movimento islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) ha promesso di portare l’intero Paese sotto il controllo del governo centrale, ma dopo il massacro molti drusi ritengono essenziale un certo grado di autonomia.   Sebbene lo Stato Ebraico sia impegnato in colloqui con i jihadisti di HTS, sembra tuttavia volerne minarne la stabilità con l’invasione, dichiarata permanente, della Siria sudoccidentale e Suwayda è vicina a quell’area.   Si stima che nella zona siano attivi circa 3.000 combattenti della milizia drusa e molti di loro ora ricevono armi e stipendi dagli israeliani, scrive Antiwar.

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L’HTS non ha le idee chiare su come intende centralizzare il controllo nella zona, ma è una delle numerose regioni in cui sta ancora cercando di rafforzare il proprio potere, in genere quelle con un gran numero di minoranze religiose o etniche.   Il mese scorso, l’HTS ha annunciato che avrebbe rinviato tutte le elezioni a Suwaida , il che probabilmente limiterà la rappresentanza dei drusi in parlamento.   Gli Stati Uniti e la Giordania, che in genere sostengono l’idea che la Siria rimanga contigua e senza alcuna autonomia sostanziale, hanno riferito martedì di aver concordato una «roadmap» per far progredire la situazione a Suwaida.   Non hanno detto cosa ciò comportasse, ma l’ambasciatore statunitense Tom Barrack ha espresso il suo solito entusiasmo per l’idea, definendola positiva per l’HTS e quindi positiva per «tutti i siriani».   L’esercito siriano, da parte sua, ha ritirato le armi pesanti da Suwaida. Queste armi erano state in gran parte dispiegate nel governatorato durante il massacro di luglio e, sebbene tali ridispiegamenti possano ridurre le tensioni, non sembra che abbiano ritirato le truppe di terra schierate nella zona.   Come riportato da Renovatio 21, la strategia del caos siriano come «benefico per Israele» è stata confermata mesi da dall’ex capo della Direzione dell’Intelligence Militare israeliana Tamir Hayman in un’intervista alla Radio dell’esercito israeliano.   Civili drusi sono stati negli scorsi mesi giustiziati da forze affiliate al governo siriano. «Continueremo a proteggere i drusi anche in Siria», ha dichiarato Katz, senza menzionare i numerosi cristiani perseguitati nella stessa regione. Le chiese del governatorato di Suwaida hanno recentemente subito bombardamenti incendiari e attacchi da parte di jihadisti affiliati al governo.

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Geopolitica

L’Arabia Saudita e il Pakistan firmano un patto di difesa reciproca

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L’Arabia Saudita e il Pakistan, dotato di armi nucleari, hanno siglato un accordo formale di difesa reciproca, consolidando ulteriormente la loro partnership di sicurezza decennale tra le due nazioni musulmane.

 

La decisione giunge in seguito a una sessione congiunta straordinaria tra la Lega Araba e l’Organizzazione per la Cooperazione Islamica (OCI), durante la quale gli stati membri hanno condannato l’attacco israeliano della settimana precedente alla capitale del Qatar, Doha, mirato a funzionari del gruppo armato palestinese Hamas. Secondo i media, l’episodio ha sollevato timori tra le nazioni del Golfo riguardo alla capacità degli Stati Uniti di garantire la loro sicurezza.

 

Mercoledì a Riad, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif hanno sottoscritto il patto di difesa tra i loro Paesi.

 

«Questo accordo, che riflette l’impegno comune di entrambe le nazioni a rafforzare la propria sicurezza e a promuovere pace e stabilità nella regione e nel mondo, mira a potenziare la cooperazione in materia di difesa tra i due paesi e a consolidare una deterrenza congiunta contro qualsiasi aggressione», si legge nella dichiarazione congiunta di Riad e Islamabad.

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Secondo l’accordo, qualsiasi attacco contro l’Arabia Saudita o il Pakistan «sarà considerato un’aggressione contro entrambi», si è sottolineato.

 

L’India, che a maggio ha affrontato un conflitto militare di quattro giorni con il Pakistan a seguito di un attacco terroristico contro turisti nel territorio dell’Unione di Jammu e Kashmir, ha dichiarato che «esaminerà le implicazioni di questo sviluppo per la nostra sicurezza nazionale e per la stabilità regionale e globale».

 

Nuova Delhi era al corrente dei legami di sicurezza tra Riad e Islamabad e sapeva che era in preparazione un patto di difesa tra le due parti, ha scritto su X il portavoce del Ministero degli Esteri indiano Randhir Jaiswal.

 

Un alto funzionario saudita ha dichiarato a Reuters che l’accordo con il Pakistan rappresenta «il culmine di anni di discussioni. Non è una risposta a Paesi o eventi specifici».

 

Le relazioni tra Arabia Saudita e India «sono più solide che mai. Continueremo a rafforzarle e a contribuire alla pace regionale in ogni modo possibile», ha aggiunto.

 

I legami militari tra Riad e Islamabad risalgono a oltre mezzo secolo fa, con migliaia di ufficiali sauditi addestrati in Pakistan, ai tempi della guerra in Afghanistan, quando con finanziamenti sauditi e comando americano si implementò quella che la CIA chiamava «Operazione Ciclone», con il reclutamento di jihadisti da tutto il mondo (all’epoca si chiamavano più pudicamente mujaheddin) allo scopo di combattere la presenza sovietica in Afghanistan.

 

Tra gli operativi sauditi che operavano nella zona vi era il rampollo di ricca famiglia Osama Bin Laden, che con altri gestiva quella che era il database dell’insieme delle forze islamiste convocate a combattere i soldati di Mosca, una lista poi chiamata al-Qaeda, che significa appunto «la base».

 

La partnership in ambito di difesa rimane attiva attraverso programmi di addestramento ed esercitazioni congiunte.

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Geopolitica

La Spagna annulla accordi sulle armi con Israele per oltre 1 miliardo di dollari

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La Spagna ha cancellato quasi 1 miliardo di euro di contratti di difesa con aziende israeliane, la sua mossa più forte finora nell’ambito delle misure recentemente annunciate dal Primo Ministro Pedro Sanchez contro Gerusalemme Ovest, hanno riferito martedì i media, citando fonti governative.   Questa decisione fa seguito all’impegno assunto da Sanchez la scorsa settimana di sancire per legge il divieto di vendita e acquisto di armi da Israele in relazione alla sua offensiva a Gaza.   Secondo quanto riportato, il ministero della Difesa ha annullato un contratto da 700 milioni di euro per 12 lanciarazzi SILAM e un contratto da 287,5 milioni di euro per 168 missili anticarro Spike LR. I sistemi SILAM, basati sulla piattaforma israeliana Elbit PULS, avrebbero dovuto essere costruiti da un consorzio spagnolo, secondo l’agenzia di stampa EFE. Si prevede che le cancellazioni saranno finalizzate la prossima settimana, mentre Madrid si prepara a disimpegnarsi militarmente e tecnologicamente da Israele, alla ricerca di fornitori alternativi.

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  La decisione arriva mentre Israele spinge un’offensiva su Gaza City, volta a conquistare quella che definisce l’ultima importante roccaforte di Hamas. Il gabinetto di sicurezza ha approvato il piano il mese scorso, con l’obiettivo di portare la città – una delle poche aree non sotto il controllo delle IDF – sotto piena occupazione.   Sanchez è tra i più severi critici di Israele in Europa e ha accusato lo Stato ebraico di aver commesso «atrocità e genocidio» a Gaza, presentando nove misure per porre fine alla «complicità» della Spagna, tra cui un embargo permanente sulle armi, divieti per ministri israeliani estremisti, sospensione della cooperazione militare, restrizioni sulle importazioni dagli insediamenti e un aumento degli aiuti umanitari per i palestinesi.   Anche diversi paesi in Europa e nel resto del mondo si sono mossi per sospendere o limitare le esportazioni di armi verso Israele. Italia, Belgio, Paesi Bassi, Giappone e Slovenia hanno imposto divieti totali o parziali, mentre la Germania ha dichiarato che non approverà più le esportazioni che potrebbero essere utilizzate a Gaza.   Nel frattempo, la Commissione Internazionale Indipendente d’Inchiesta delle Nazioni Unite ha dichiarato martedì che la campagna di Israele equivale a genocidio, citando l’intento di distruggere i palestinesi attraverso atti definiti dalla Convenzione sul Genocidio del 1948.   Israele deve anche affrontare un caso separato per genocidio presso la Corte Internazionale di Giustizia.

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Immagine di Outsnn via Wikimedia pubblicata su licenzia Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported  
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