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Pregliasco: «Lanciamo la moda dell’abbronzatura che lasci il segno bianco della mascherina sul viso»

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Lo ha detto davvero, il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano, intervenendo dai microfoni di «Un giorno da pecora» in onda su Rai Radio 1:

 

«Mascherina in spiaggia? Nei momenti di contatto sì, poi dipende da come sono organizzati gli spazi. È un un bel pasticcio: neppure l’anno scorso ha preso piede la moda della tintarella con un bel rettangolo bianco sul viso… Ma l’unica è lanciare la moda dell’abbronzatura che lasci il segno bianco della mascherina sul viso».

 

Se pensavate di averle sentite tutte, vi sbagliavate.

 

Se pensavate di averle sentite tutte, vi sbagliavate

E, tutto sommato, siamo pure certi che qualcuno darà credito all’accurato appello del Pregliasco. 

 

 

 

 

 

 

Immagine di craftivist collective via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

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Maniaco seminudo armato di motosega attacca casa di riposo per anziani

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La polizia dello Stato USA dell’Illinois ha sparato e ucciso domenica un uomo a torso nudo armato di motosega dopo che si era introdotto in una casa di cura locale. La polizia avrebbe colpito l’uomo con il taser dopo che aveva tentato di usare la motosega contro i residenti dell’edificio, ma quella misura non è stata un deterrente efficace.

 

Gli attacchi sono continuati dopo il taser finché uno degli ufficiali non ha sparato all’intruso. La bizzarra aggressione ha ferito alcuni residenti della struttura ma non ne ha ucciso nessuno.

 

Testimoni hanno riferito che il sospettato stava tentando di abbattere un albero nella proprietà di River Glen of St. Charles, una residenza assistita dell’Illinois, ed è riuscito a entrare nell’atrio poco prima dell’arrivo della polizia, ha affermato la città in un comunicato stampa.

 


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Gli ufficiali arrivati ​​hanno colpito il sospettato con il taser dopo che aveva tentato di «usare la motosega contro i residenti dell’edificio», si legge nella dichiarazione. Gli attacchi sarebbero continuati dopo il taser e uno degli ufficiali è stato costretto a sparare al sospettato.

 

«Una persona non autorizzata è entrata brevemente nella nostra comunità ed è stata rapidamente fermata dagli ufficiali intervenuti», si legge nella dichiarazione. «Siamo profondamente grati per la rapida azione del nostro team e delle forze dell’ordine. Vogliamo sottolineare che la nostra comunità è sicura e che tutti i residenti e i membri dello staff sono al sicuro. La sicurezza e l’incolumità dei nostri residenti e del nostro staff rimangono la nostra massima priorità. Stiamo lavorando a stretto contatto con le forze dell’ordine mentre continuano le indagini su questo incidente isolato».

 

Renovatio 21 ritiene l’incursione del pazzo armato di motosega una minaccia meno grave di quello che è capitato alle case di ripose durante il COVID.

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Deputati Maori eseguono un’orrenda e ridicola danza Haka in Parlamento: vogliono tenersi i privilegi

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Il Parlamento della Nuova Zelanda è stato sospeso giovedì dopo che i legislatori del Partito Maori hanno strappato una copia di un controverso disegno di legge sui diritti tribali e hanno eseguito un tradizionale canto di guerra nella legislatura.   Per quasi due secoli, il Trattato di Waitangi del 1840 ha guidato le relazioni tra il popolo nativo Maori della Nuova Zelanda e i suoi coloni bianchi. Il trattato prometteva ai nativi che avrebbero mantenuto le loro terre e i loro costumi in cambio dell’accettazione del dominio britannico, e da allora è stato interpretato dal Parlamento e dai tribunali per garantire ai Maori un’ampia gamma di diritti, tra cui quote di assunzione e risarcimenti finanziari.   Il partito libertario ACT, parte della coalizione di governo del Paese, ha sostenuto che il trattato discrimina i non Maori e ha presentato un disegno di legge che ne limiterebbe notevolmente l’interpretazione.

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Durante una votazione sul disegno di legge giovedì, la parlamentare del partito Maori Hana-Rawhiti Maipi-Clarke ha strappato una copia della legislazione prima di intonare un Haka, un tradizionale canto di guerra Maori.   I colleghi della Maipi-Clarke si sono alzati dai loro posti e si sono uniti al canto, così come i legislatori dell’opposizione e gli spettatori in galleria.   La danza rituale di guerra è stata eseguita dettagliosamente, con tanto di guardi spiritati e linguazza di fuori, performati con grande dedizione anche da un deputato pelato in scarpe da ginnastica.  

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Non riuscendo a mettere a tacere le urla dei parlamentari, il presidente della Camera Gerry Brownlee ha interrotto la seduta e sospeso la Maipi-Clarke dal parlamento per un giorno.   Nonostante l’opposizione del Partito Maori, il voto è stato approvato e il disegno di legge passerà ora a un processo di consultazione pubblica. Il primo ministro Christopher Luxon si è opposto al disegno di legge, ma il suo National Party ha votato per sostenerlo in base ai termini di un accordo firmato con ACT l’anno scorso.   Il National Party è la fazione più numerosa nel governo di coalizione della Nuova Zelanda, con ACT e New Zealand First che fungono da partner junior.   Giovedì non è stata la prima volta che i parlamentari del Maori Party hanno fatto irruzione in Hakas in parlamento.   Nel 2021, il co-leader del partito Rawiri Waititi è stato espulso dalla legislatura per aver eseguito il canto cerimoniale dopo che un parlamentare del National Party aveva sostenuto che l’implementazione di un sistema sanitario separato per la comunità Maori era discriminatorio.   In pratica i Maori vogliono tenersi i loro privilegi razziali. C’è da capirli: chissà quante haka hanno fatto quando hanno visto i britannici sbarcare sull’isola, ma poi qualcosa deve averli fatto cambiare idea, assicurando la convivenza di nativi e angloidi, con la haka relegata all’imbattibile squadra nazionale di rugby, i cosiddetti all-blacks.  

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La danza guerriera haka può sembrare all’europeo grottesca e parossistica sino al ridicolo, ed è diritto costituzionale nostro poterla ritenere tale.   Di fatto, qui si preferiscono le vecchie, buone, sagge, catartiche (per gli elettori: mai per la politica) risse parlamentari, di cui Renovatio 21 cerca di mostrarvi le immagini non appena ve ne siano. Vogliamo ricordare gustosi casi recenti come le botte al Parlamento di Taiwanobotte dentro e fuori al Parlamento di Tbilisi, deputati turchi che si picchiano come fabbri, botte in Ucraina, botte in Nepal, botte alle Maldive, botte in Sudafrica, botte in Giordania, botte in Macedonia, e sappiamo bene che anche a Montecitorio e a Palazzo Madama non mancano i momenti di MMA interpartitico, anche recenti.   Meglio vedere parlamentari che si azzuffano sul serio, riteniamo, che gente che urla e strepita in un caricaturale ballo folclorico-assistenzialista.   Perché la haka, invece che incutere timore, è oramai finita per significare altro: tanto fumo, niente arrosto. E la diminuzione dell’arrosto statale sembra propriop ciò che preoccupa oggi gli hakatori parlamentari neozelandesi.   Poi i lettori sono liberi di farsi tutti i tatuaggi Maori che vogliono: noi invece attendiamo solo che, invece che zompettare con la lingua di fuori in Parlamento, essi trasformino in  legge, la proposta dal loro re (hanno anche questo privilegio…) Tuheitia Potatau te Wherowhero VII nella sua «Dichiarazione per l’Oceano», che darebbe personalità giuridica alle balene: Renovatio 21 non aspetta altro, così da poter iniziare, finalmente, a denunciare tanti malvagi esemplari dell’infido genus dei mammiferi marini, e porre fine, una volta per tutte, all’ascesa della minaccia cetacea sulle nostre esistenze.

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Immagine screenshot da Twitter      
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Ministro svedese afflitto da «bananofobia»

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Il ministro svedese per le pari opportunità Paulina Brandberg ha una fobia così acuta per le banane che il suo staff deve lavorare 24 ore su 24 per impedire che lei possa mai posare lo sguardo sul popolare frutto giallo. Lo riporta il quotidiano svedese Expressen.

 

In un post sui social media del 2020, la Brandberg ha ammesso di avere «la fobia delle banane più strana del mondo». La sua ammissione è stata liquidata come un’esagerazione fino a mercoledì, quando Expressen ha pubblicato e-mail governative trapelate che rivelavano la vera portata del suo terrore per il frutto del banano.

 

Prima che la Brandberga partecipasse a un pranzo presso l’Agenzia giudiziaria norvegese a febbraio, il suo segretario di gabinetto ha inviato un’e-mail all’agenzia: «Paulina Brandberg ha una forte allergia alle banane, quindi apprezzeremmo che non ci fossero banane negli spazi in cui soggiornerà».

 

In vista di un incontro con un’autorità locale, più avanti nello stesso mese, la segretaria della Brandberga fu più schietta, dicendo al personale comunale: «nemmeno le banane sono ammesse nei locali».

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Quando il presidente del parlamento svedese, Andreas Norlen, aveva invitato la Brandberg a prendere un caffè a settembre, anche lui ricevette un’e-mail che lo informava dell’«allergia» alle banane del ministro.

 

«Grazie, probabilmente ci sarà una torta con il caffè e ci assicureremo che non contenga banane», ha risposto con cortesia l’ufficio del Norlen. «Tuttavia, abbiamo cesti di frutta con banane negli spazi adiacenti e nelle stanze di passaggio. È sufficiente se li mettiamo via la mattina dello stesso giorno?»

 

«Sarebbe fantastico se riuscissi a metterli via la mattina dello stesso giorno», aveva puntualmente risposto la segretaria della Brandberga.

 

Mentre la sua segretaria descrive la fobia come un’allergia, il ministro Brandberg ha detto all’Expressen che «è qualcosa per cui ricevo aiuto professionale» – in pratica il ministro bananofobo si fa vedere da uno specialista. «Si potrebbe dire che è una specie di allergia», ha dichiarato al giornale.

 

La bananafobia non è riconosciuta dalla maggior parte degli scienziati medici come una condizione legittima, ed è accomunata alla fobia generica di «certi cibi» nella Classificazione Internazionale delle Malattie.

 

Tuttavia, prove aneddotiche suggeriscono che si tratti di un fenomeno reale, seppur raro. Sul sito web di Mind, un ente di beneficenza britannico per la salute mentale, un malato di bananafobia ha descritto come «vedere una banana nella vita reale mi rende estremamente ansioso, iperventilo e mi sento pietrificato».

 

«So che le banane non possono farmi male, ma per qualche ragione mi sento piena di paura ogni volta che le vedo o le sento», ha scritto.

 

Dopo la pubblicazione dell’articolo dell’Expressen, anche la collega parlamentare di Brandberga, Teresa Carvalho, si è dichiarata bananafoba. «Soffro dello stesso disturbo», ha scritto la socialdemocratica su X. «Potremmo aver avuto molti dibattiti difficili sulle condizioni della vita lavorativa, ma su questo tema siamo uniti contro un nemico comune», cioè la banana.

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Non è noto se le politiche svedesi bananofobe reagiscano anche a prodotti culturali legati alla gialla minaccia, come la hit del 2000 L’unico frutto dell’amor è la banana o la canzone del controverso cantante emiliano Gianni Morandi Banane e lampone (1992), il film del nuotatore Carlo Pedersoli (detto Bud Spencer) Banana Joe (1982), o il programma TV di pupazzi Banana Split (1968).

 

Immaginiamo, ad ogni modo, che nonostante l’impegno politico, l’opera del controverso umorista ebreo Woody Allen Il dittatore dello Stato libero di Bananas (1971) non sia tra le pellicole preferite.

 

Non è chiaro nemmeno se la famosa legislazione dell’Unione Europea sulla curvatura della banane possa aiutare in questa situazione.

 

Dopo l’omofobia e la transfobia, a quando leggi e corsi scolastici sulla bananofobia, che potrebbe pure esservi collegata?

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Immagine di Swedish Presidency of the Council of the EU via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0
 

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