Cina
Parlamentari italiani preparano visita a Taipei
![](https://www.renovatio21.com/wp-content/uploads/2023/02/Taiw-mala.jpg)
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Senatore Malan: «Ogni anno partivano da Roma due o tre delegazioni e speriamo di poter riprendere questa buona consuetudine». Ultima missione prima della pandemia. Rapporti tra politici occidentali e taiwanesi fanno infuriare la Cina. Ultimo scontro con il presidente eletto della Cechia, che ha parlato al telefono con Tsai Ing-wen.
Parlamentari italiani preparano una visita a Taiwan. Lo ha rivelato ad AsiaNews il senatore Lucio Malan, presidente del Gruppo interparlamentare di amicizia Italia-Taiwan.
Negli ultimi due anni si sono intensificati i viaggi a Taiwan di rappresentati politici occidentali, soprattutto europei. Come da copione tali missioni fanno infuriare la Cina, che considera Taipei una “provincia ribelle” da riunificare anche con l’uso della forza. Pechino non vuole che governi con cui ha formali rapporti diplomatici – come l’Italia – intrattengano relazioni di Stato con i taiwanesi, pratica vista come un sostegno alle forze indipendentiste sull’isola.
«Stiamo cercando di riprogrammare le visite [a Taipei] e individuare un periodo libero da impegni parlamentari “urgenti” per poter effettuare le missioni che dall’Italia partivano per Taiwan», spiega Malan, presidente dei senatori di Fratelli d’Italia (FdI), principale partito della coalizione di governo.
L’ultima visita a Taiwan di una delegazione parlamentare italiana risale a prima dello scoppio della pandemia da COVID-19. A inizio 2020, alla vigilia dell’adozione di reciproche chiusure per l’emergenza sanitaria, doveva partire per l’isola una missione di cinque deputati, poi annullata. La ripresa delle visite era prevista il settembre scorso, saltata per la fine anticipata della precedente legislatura e l’avvio della nuova che ha richiesto anche la riorganizzazione del Gruppo di amicizia.
«Ogni anno partivano da Roma due o tre delegazioni – dice Malan – e speriamo di poter riprendere questa buona consuetudine, anche perché molti nuovi deputati e senatori sono desiderosi di conoscere più approfonditamente la libera, democratica e brillante Taiwan».
Favorevole a una missione di parlamentari italiani a Taipei è anche il senatore di FdI Giulio Terzi di Sant’Agata, ex ministro degli Esteri nel governo Monti e in precedenza ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti.
Nell’immediato saranno parlamentari svizzeri a recarsi a Taiwan (il 5 febbraio); il mese prossimo andranno invece deputati cechi, mentre a metà gennaio è tornata dopo tre anni una delegazione spagnola. C’è molta tensione tra Pechino e Washington per la possibile visita nei prossimi mesi a Taipei di Kevin McCarthy, neo speaker della Camera USA dei rappresentanti. I cinesi avevano risposto a quella ad agosto del suo predecessore Nancy Pelosi con massicce esercitazioni militari.
L’ultimo bersaglio delle ire di Pechino per i rapporti con Taiwan è il presidente eletto della Repubblica Ceca, Petr Pavel, che il 31 gennaio ha avuto una conversazione telefonica con la presidente taiwanese Tsai Ing-wen. Il ministero cinese degli Esteri si è scagliato contro il politico di Praga accusandolo di aver “superato una linea rossa della Cina, interferendo in modo grave nei suoi affari domestici e ferendo i sentimenti del popolo cinese”.
L’ultima volta che Tsai ha avuto uno scambio telefonico con un leader di un Paese senza formali rapporti diplomatici con Taiwan è nel dicembre 2016 con Donald Trump, all’epoca vincitore delle presidenziali negli Usa.
Il trattamento più duro la Cina comunista lo ha riservato però alla Lituania. A novembre 2021 il governo taiwanese ha aperto nella capitale lituana Vilnius una missione con il nome «Taiwanese». La mossa ha provocato l’immediata rappresaglia di Pechino, secondo cui il mancato uso del nome «Taipei» è una violazione della «politica dell’unica Cina». Da allora i cinesi hanno azzerato i rapporti commerciali con i lituani, un’azione coercitiva denunciata dall’Unione europea all’Organizzazione mondiale del commercio.
Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne.
Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Immagine da AsiaNews
Cina
La Cina accusa: la NATO trae profitto dal conflitto in Ucraina
![](https://www.renovatio21.com/wp-content/uploads/2024/07/Zhang-Xiagango-YT.jpg)
I Paesi della NATO stanno traendo profitto dal conflitto in Ucraina, ha dichiarato giovedì ai giornalisti il portavoce del ministero della Difesa cinese Zhang Xiaogang.
A Zhang è stato chiesto di commentare la dichiarazione adottata all’inizio di questo mese in un summit della NATO a Washington, che ha etichettato Pechino come «un decisivo facilitatore della guerra della Russia contro l’Ucraina», liquidando il documento come «pieno di bugie e pregiudizi».
«Gli alleati della NATO guidati dagli USA continuano ad alimentare il fuoco e a trarre profitto dalla guerra. La NATO deve riflettere su se stessa, invece di scaricare la colpa sulla Cina», ha detto il Zhang, che ha continuato accusando il blocco atlantico di istigare conflitti in tutto il mondo.
«Dall’Ucraina all’Afghanistan, dall’Iraq alla Libia, ha portato guerra e disastri in queste regioni e nei loro popoli», ha affermato il Zhango, ribadendo che Pechino «promuove attivamente i colloqui di pace» tra Mosca e Kiev.
Iscriviti al canale Telegram
Pechino ha ripetutamente respinto le accuse secondo cui sta aiutando Mosca a eludere le sanzioni e sta aiutando l’industria della difesa russa. Nel febbraio 2023, la Cina ha proposto una tabella di marcia in 12 punti per la pace e da allora ha compiuto sforzi per mediare il conflitto durante i successivi incontri con funzionari russi e ucraini.
La Russia ha citato la continua espansione della NATO verso est e la sua cooperazione militare con Kiev come una delle cause profonde del conflitto. Il presidente russo Vladimir Putin ha sottolineato che l’Ucraina deve diventare un paese neutrale e abbandonare il suo piano di entrare nella NATO affinché qualsiasi potenziale negoziato di pace abbia successo.
Il Cremlino ha anche affermato che «inondare» l’Ucraina di armi occidentali porterà solo a un’ulteriore escalation, ma alla fine non fermerà l’esercito russo.
Già poche settimane fa il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Lin Jian aveva ribadito che NATO è una minaccia per la pace e la stabilità globali a causa della sua «radicata mentalità da Guerra Fredda e dei suoi pregiudizi ideologici», affermando che la NATO è un «prodotto della Guerra Fredda e la più grande alleanza militare del mondo».
Nonostante sostenga di essere un’organizzazione regionale e difensiva, il blocco ha continuato a «espandere il suo potere oltre i confini, sfondare le zone di difesa e provocare scontri», aveva quindi aggiunto il Lin in un incontro con la stampa.
Come riportato da Renovatio 21, la NATO per bocca del suo segretario Jens Stoltenberg aveva dichiarato la Cina come il futuro nemico principale dell’Alleanza Atlantica in quanto minaccia alla sua sicurezza e ai suoi valori, qualsiasi cosa queste parole significhino.
La Cina ha ricambiato attaccando apertis verbis la NATO come fonte delle tensioni in Kosovo e mostrando insofferenza per l’inclusione di Giappone e Corea del Sud nella Difesa Cibernetica NATO.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina di recente ha attaccato anche il G7, trasformato, secondo il portavoce degli Esteri cinesi Lin, in uno strumento dell’egemonia globale USA.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine screenshot da YouTube
Cina
Pechino dà più autonomia fiscale agli enti locali in piena crisi finanziaria
![](https://www.renovatio21.com/wp-content/uploads/2024/07/Pechino-veduta-2013.jpg)
Iscriviti al canale Telegram
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Cina
Test di gravidanza obbligatori nelle aziende cinesi
![](https://www.renovatio21.com/wp-content/uploads/2024/07/lavoratrici-cinesi-ai-Renovatio-21.jpg)
Più di una dozzina di aziende in Cina sono state citate in giudizio per aver presumibilmente obbligato le candidate a sottoporsi a test di gravidanza, un’azione illegale secondo la legge cinese, ha riferito lunedì il Procuratorate Daily, un organo di informazione ufficiale del Paese.
Secondo il rapporto, la procura distrettuale di Tongzhou a Nantong, nella provincia orientale di Jiangsu, ha avviato un’indagine sulla questione a gennaio, dopo aver ricevuto la segnalazione da un gruppo locale di volontari dell’assistenza pubblica.
Dopo aver esaminato i registri di due importanti ospedali pubblici e di un centro di esami medici, gli investigatori hanno scoperto che 168 donne in cerca di lavoro presso 16 diverse aziende avevano effettuato test di gravidanza come parte dei loro controlli sanitari pre-assunzione. Hanno anche affermato che i registri di reclutamento e assicurazione del personale delle aziende indicavano che alle donne era stato chiesto di effettuare questi test, sebbene nella maggior parte dei casi le richieste non facessero parte dei requisiti ufficialmente documentati, ma fossero fornite verbalmente durante i colloqui di lavoro.
Il motivo addotto dai potenziali datori di lavoro per questa pratica e la loro riluttanza ad assumere donne incinte era l’indennità di maternità eccessivamente elevata che avrebbero dovuto versare dopo che la nuova dipendente avesse iniziato il congedo di maternità.
Iscriviti al canale Telegram
L’indagine ha rivelato che almeno una donna che è stata trovata incinta al momento del controllo sanitario non è stata assunta. In seguito all’indagine, i procuratori hanno intentato una causa ufficiale contro le aziende, affermando che la pratica «aveva violato i diritti delle donne alle pari opportunità di lavoro».
Il rapporto non ha nominato nessuna delle aziende citate in giudizio, né ha detto se qualcuna di loro abbia affrontato misure punitive per le proprie azioni. Secondo la legge cinese, le aziende che violano le normative sulla parità di genere possono essere multate fino a 50.000 yuan (6.330 euro circa).
Il rapporto ha tuttavia rilevato che a quattro delle 16 aziende indagate era stato ordinato ufficialmente di rettificare le violazioni, mentre alle tre istituzioni mediche collegate al caso era stato «raccomandato» di rifiutarsi di includere test di gravidanza negli esami sanitari pre-assunzione quando richiesto dai potenziali datori di lavoro.
La donna che non era stata assunta dopo essere risultata positiva alla gravidanza ha poi ottenuto il lavoro e le è stato offerto un compenso.
La legge cinese proibisce ai datori di lavoro di includere test di gravidanza nei controlli fisici pre-assunzione, insieme ad altre forme di discriminazione di genere, come chiedere alle candidate donne informazioni sul loro stato civile o sui piani di avere figli.
Tuttavia, secondo una ricerca condotta lo scorso anno dall’Inspection Squad for Workplace Gender Discrimination watchdog, i candidati uomini hanno ancora un vantaggio sulle donne in alcuni ambiti, compresi i lavori governativi.
La ricerca ha scoperto che su quasi 40.000 lavori nel servizio civile nazionale, 10.981 erano contrassegnati come riservati agli uomini rispetto ai 7.550 riservati alle donne.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-
Spirito2 settimane fa
«Nostro Signore ha salvato questo coraggioso guerriero». Mons. Viganò commenta il tentato assassinio di Donald Trump
-
Spirito2 settimane fa
«Questa chiesa è una contraffazione»: omelia di mons. Viganò
-
Gender2 settimane fa
La rete si interroga sul numero di agenti donne nella scorta di Trump
-
Salute2 settimane fa
I malori della 28ª settimana 2024
-
Pensiero1 settimana fa
La scuola e l’eclissi della parola. Intervento di Elisabetta Frezza al convegno presso la Camera dei Deputati
-
Predazione degli organi5 giorni fa
Il legame tra il concetto di «morte cerebrale» e la predazione degli organi
-
Pensiero6 giorni fa
NATO e mRNA, la Von der Leyen riconfermata per l’imminente guerra transumanista
-
Geopolitica2 settimane fa
Mosca: le città europee sono i principali obiettivi dei missili russi