Cina
Nelle mani di Pechino la metà del debito bilaterale dello Sri Lanka
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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Secondo dati ufficiali del ministero delle Finanze la Cina è seguita dal Giappone al 32% e dall’India al 10%. Il Fondo monetario internazionale vuole un accordo coi creditori per concedere gli aiuti a breve termine indispensabili per affrontare la crisi che ha messo in ginocchio il Paese. Pechino vorrebbe erogare nuovi prestiti anziché condonare, per il timore che altri mutuatari dei prestiti della Belt and Road Initiative chiedano lo stesso trattamento.
Secondo l’ultimo rapporto ufficiale del Ministero delle Finanze «Sri Lanka Update to Creditors» – riferito a questo mese di agosto – il debito bilaterale totale dello Sri Lanka ammonta a 10 miliardi di dollari. E di questo debito bilaterale circa il 50% è dovuto alla Cina, seguita a distanza dal Giappone.
È evidente, dunque, che la posizione della Cina sulla ristrutturazione del debito avrà un peso significativo sugli sforzi che Colombo sta compiendo per ottenere un accordo con il Fondo Monetario Internazionale (FMI).
Fonti del Ministero delle Finanze hanno informato AsiaNews che tra i debiti dello Sri Lanka, il Giappone è al 32%, l’India al 10%, mentre la Corea del Sud è al 3%, Francia, Germania e altri Paesi tra cui Australia, Svezia, Canada, Ungheria, Russia e Pakistan al 2% ciascuno. Infine Stati Uniti, Kuwait, Spagna, Arabia Saudita e Iran sono all’1% ciascuno.
Questi dati si riferiscono al debito bilaterale del governo centrale e a quello delle imprese statali garantite (che ammonta a 3 miliardi di dollari).
Il tasso di interesse medio del debito denominato in valuta straniera è indicato al 2,9%, mentre è del 9,3% per il debito denominato in valuta locale. Il debito pubblico alla fine del 2021 ammontava al 114% del PIL e circa il 47% di questo debito era denominato in valuta straniera.
Secondo fonti del Ministero delle Finanze, il governo intende portare a termine le discussioni con il FMI con l’obiettivo di raggiungere un accordo ritenuto fondamentale per «sbloccare i finanziamenti multilaterali tanto necessari».
A questo proposito, una delegazione dell’organismo finanziario sarà a Colombo dal 24 al 31 agosto con l’obiettivo di compiere passi avanti verso un accordo per un pacchetto di aiuti «a breve termine» per far fronte alla grave crisi economica.
Anche i negoziati con i creditori sul trattamento del debito sono inclusi nel perimetro della ristrutturazione. Secondo quanto riferito ad AsiaNews da analisti economici di alto livello, il FMI ha dichiarato di aver bisogno di «adeguate garanzie» da parte dei creditori dello Sri Lanka.
Inizialmente, Pechino aveva promesso di «svolgere un ruolo positivo» nei colloqui con il FMI su un possibile prestito d’emergenza.
Tuttavia, la Cina si è offerta di concedere ulteriori prestiti, rifiutando invece di unirsi a un processo che porterebbe alla riduzione del debito dello Sri Lanka. Dietro a questa posizione probabilmente c’è il timore che anche altri mutuatari della Belt and Road Initiative (BRI), che devono a Pechino decine di miliardi di dollari, chiedano lo stesso trattamento.
I 22 milioni di abitanti dello Sri Lanka stanno affrontando la peggiore crisi economica dell’era post-indipendenza.
Le riserve di valuta straniera si sono esaurite ad aprile, causando carenze di cibo e carburante, interruzioni di corrente e proteste, mentre è stato sospeso il pagamento del debito nei confronti di Cina, Giappone e degli altri finanziatori stranieri.
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Immagine di World Economic Forum via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0)
Cina
La Cina accusa: la NATO trae profitto dal conflitto in Ucraina
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I Paesi della NATO stanno traendo profitto dal conflitto in Ucraina, ha dichiarato giovedì ai giornalisti il portavoce del ministero della Difesa cinese Zhang Xiaogang.
A Zhang è stato chiesto di commentare la dichiarazione adottata all’inizio di questo mese in un summit della NATO a Washington, che ha etichettato Pechino come «un decisivo facilitatore della guerra della Russia contro l’Ucraina», liquidando il documento come «pieno di bugie e pregiudizi».
«Gli alleati della NATO guidati dagli USA continuano ad alimentare il fuoco e a trarre profitto dalla guerra. La NATO deve riflettere su se stessa, invece di scaricare la colpa sulla Cina», ha detto il Zhang, che ha continuato accusando il blocco atlantico di istigare conflitti in tutto il mondo.
«Dall’Ucraina all’Afghanistan, dall’Iraq alla Libia, ha portato guerra e disastri in queste regioni e nei loro popoli», ha affermato il Zhango, ribadendo che Pechino «promuove attivamente i colloqui di pace» tra Mosca e Kiev.
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Pechino ha ripetutamente respinto le accuse secondo cui sta aiutando Mosca a eludere le sanzioni e sta aiutando l’industria della difesa russa. Nel febbraio 2023, la Cina ha proposto una tabella di marcia in 12 punti per la pace e da allora ha compiuto sforzi per mediare il conflitto durante i successivi incontri con funzionari russi e ucraini.
La Russia ha citato la continua espansione della NATO verso est e la sua cooperazione militare con Kiev come una delle cause profonde del conflitto. Il presidente russo Vladimir Putin ha sottolineato che l’Ucraina deve diventare un paese neutrale e abbandonare il suo piano di entrare nella NATO affinché qualsiasi potenziale negoziato di pace abbia successo.
Il Cremlino ha anche affermato che «inondare» l’Ucraina di armi occidentali porterà solo a un’ulteriore escalation, ma alla fine non fermerà l’esercito russo.
Già poche settimane fa il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Lin Jian aveva ribadito che NATO è una minaccia per la pace e la stabilità globali a causa della sua «radicata mentalità da Guerra Fredda e dei suoi pregiudizi ideologici», affermando che la NATO è un «prodotto della Guerra Fredda e la più grande alleanza militare del mondo».
Nonostante sostenga di essere un’organizzazione regionale e difensiva, il blocco ha continuato a «espandere il suo potere oltre i confini, sfondare le zone di difesa e provocare scontri», aveva quindi aggiunto il Lin in un incontro con la stampa.
Come riportato da Renovatio 21, la NATO per bocca del suo segretario Jens Stoltenberg aveva dichiarato la Cina come il futuro nemico principale dell’Alleanza Atlantica in quanto minaccia alla sua sicurezza e ai suoi valori, qualsiasi cosa queste parole significhino.
La Cina ha ricambiato attaccando apertis verbis la NATO come fonte delle tensioni in Kosovo e mostrando insofferenza per l’inclusione di Giappone e Corea del Sud nella Difesa Cibernetica NATO.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina di recente ha attaccato anche il G7, trasformato, secondo il portavoce degli Esteri cinesi Lin, in uno strumento dell’egemonia globale USA.
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Cina
Pechino dà più autonomia fiscale agli enti locali in piena crisi finanziaria
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Cina
Test di gravidanza obbligatori nelle aziende cinesi
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Più di una dozzina di aziende in Cina sono state citate in giudizio per aver presumibilmente obbligato le candidate a sottoporsi a test di gravidanza, un’azione illegale secondo la legge cinese, ha riferito lunedì il Procuratorate Daily, un organo di informazione ufficiale del Paese.
Secondo il rapporto, la procura distrettuale di Tongzhou a Nantong, nella provincia orientale di Jiangsu, ha avviato un’indagine sulla questione a gennaio, dopo aver ricevuto la segnalazione da un gruppo locale di volontari dell’assistenza pubblica.
Dopo aver esaminato i registri di due importanti ospedali pubblici e di un centro di esami medici, gli investigatori hanno scoperto che 168 donne in cerca di lavoro presso 16 diverse aziende avevano effettuato test di gravidanza come parte dei loro controlli sanitari pre-assunzione. Hanno anche affermato che i registri di reclutamento e assicurazione del personale delle aziende indicavano che alle donne era stato chiesto di effettuare questi test, sebbene nella maggior parte dei casi le richieste non facessero parte dei requisiti ufficialmente documentati, ma fossero fornite verbalmente durante i colloqui di lavoro.
Il motivo addotto dai potenziali datori di lavoro per questa pratica e la loro riluttanza ad assumere donne incinte era l’indennità di maternità eccessivamente elevata che avrebbero dovuto versare dopo che la nuova dipendente avesse iniziato il congedo di maternità.
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L’indagine ha rivelato che almeno una donna che è stata trovata incinta al momento del controllo sanitario non è stata assunta. In seguito all’indagine, i procuratori hanno intentato una causa ufficiale contro le aziende, affermando che la pratica «aveva violato i diritti delle donne alle pari opportunità di lavoro».
Il rapporto non ha nominato nessuna delle aziende citate in giudizio, né ha detto se qualcuna di loro abbia affrontato misure punitive per le proprie azioni. Secondo la legge cinese, le aziende che violano le normative sulla parità di genere possono essere multate fino a 50.000 yuan (6.330 euro circa).
Il rapporto ha tuttavia rilevato che a quattro delle 16 aziende indagate era stato ordinato ufficialmente di rettificare le violazioni, mentre alle tre istituzioni mediche collegate al caso era stato «raccomandato» di rifiutarsi di includere test di gravidanza negli esami sanitari pre-assunzione quando richiesto dai potenziali datori di lavoro.
La donna che non era stata assunta dopo essere risultata positiva alla gravidanza ha poi ottenuto il lavoro e le è stato offerto un compenso.
La legge cinese proibisce ai datori di lavoro di includere test di gravidanza nei controlli fisici pre-assunzione, insieme ad altre forme di discriminazione di genere, come chiedere alle candidate donne informazioni sul loro stato civile o sui piani di avere figli.
Tuttavia, secondo una ricerca condotta lo scorso anno dall’Inspection Squad for Workplace Gender Discrimination watchdog, i candidati uomini hanno ancora un vantaggio sulle donne in alcuni ambiti, compresi i lavori governativi.
La ricerca ha scoperto che su quasi 40.000 lavori nel servizio civile nazionale, 10.981 erano contrassegnati come riservati agli uomini rispetto ai 7.550 riservati alle donne.
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