Intelligenza Artificiale
Musk: Tesla produrrà robot umanoidi già il prossimo anno
Il produttore di veicoli elettrici Tesla prevede di introdurre robot umanoidi per scopi interni a partire dal prossimo anno, con l’intenzione di estenderne la produzione entro il 2026, ha rivelato l’amministratore delegato dell’azienda Elon Musk.
Pubblicando un post su X lunedì, Musk ha detto che i robot saranno in «bassa produzione» presso le fabbriche dell’azienda. Ha detto che “si spera” saranno in alta produzione per altre aziende nel 2026.
L’annuncio arriva dopo che ad aprile il CEO aveva dichiarato che il robot Tesla Optimus sarebbe stato in grado di svolgere attività in fabbrica entro la fine dell’anno e potrebbe essere pronto per la vendita entro la fine del 2025.
Tesla will have genuinely useful humanoid robots in low production for Tesla internal use next year and, hopefully, high production for other companies in 2026
— Elon Musk (@elonmusk) July 22, 2024
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Tesla ha svelato per la prima volta i piani per lavorare su robot umanoidi nel 2021 a un evento AI Day. Un anno dopo, l’azienda ha svelato Optimus, soprannominato Bumblebee, affermando che il suo costo previsto sarà inferiore a quello di un’auto Tesla e che sarà prodotto in grandi numeri.
Musk disse all’epoca che molti robot che hanno preceduto il robot Tesla erano «privi di cervello» e non avevano l’intelligenza per muoversi nel mondo da soli. Disse che Optimus sarà un «robot estremamente capace» e con un prezzo ragionevole inferiore a 20.000 dollari.
«Optimus sarà incredibile tra cinque o dieci anni, strabiliante», ha affermato Musk, che ha affermato in precedenza che le vendite di robot potrebbero diventare una parte più importante del business Tesla rispetto ad altri segmenti, tra cui la produzione di automobili.
Tesla robot is getting ready… pic.twitter.com/w2jqTG90PF
— Tansu Yegen (@TansuYegen) July 22, 2024
Meet Optimus-Gen 2, Tesla’s new humanoid #Robot
by @TechCrunch#AI #ArtificialIntelligence #Robotics #ML #Tech #Technology #Innovation #HealthTechcc: @patrickgunz_ch @karpathy @ravikikan pic.twitter.com/CV9bRPqBJs
— Ronald van Loon (@Ronald_vanLoon) July 21, 2024
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Musk ha lasciato trasparire che la costruzione di androidi antropomorfi in grado di svolgere lavori industriali o domestici potrebbe essere l’allungo tale da consentire la crescita di Tesla, prima industria dell’automotive mondiale per capitalizzazione, rafforzando la sua posizione dominante.
Diverse aziende, tra cui la giapponese Honda e la coreana Hyundai Motor, hanno puntato sui robot umanoidi per far fronte a potenziali carenze di manodopera in determinati settori, eseguendo compiti ripetitivi che potrebbero essere considerati pericolosi o noiosi. Tuttavia, molti confidano che, come per le macchine elettriche, l’apporto di Musk – indiscusso genio di progettazione dei prodotti, che fornisce di componenti rivoluzionarie finemente soppesate – possa essere quello giusto per popolarizzare una volta per tutte la robotica umanoide.
Secondo la società di ricerca MarketsandMarkets, il mercato globale dei robot umanoidi, valutato 1,8 miliardi di dollari nel 2023, dovrebbe raggiungere i 13 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni.
Come riportato da Renovatio 21, il primo annuncio di quello che allora era chiamato «Tesla Bot» risale a tre anni fa. Il gigante tecnologico cinese Xiaomi due anni fa aveva mostrato al pubblico i suoi prototipi di androide, stranamente simili a quelli di Tesla.
Pochi mesi fa il produttore di microchip NVIDIA, divenuto società più capitalizzata in borsa al mondo, ha annunciato un nuovo progetto di Intelligenza Artificiale volto a creare «robot umanoidi» in grado di apprendere nuove competenze e risolvere compiti complessi studiando il comportamento umano.
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Immagine di Tesla via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
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La superintelligenza artificiale potrebbe porre fine all’umanità
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Intelligenza Artificiale
Bezos vede data center nello spazio e prevede che la «bolla» dell’AI darà i suoi frutti come le dot-com
In una visione futuristica che sembra uscita da un romanzo di fantascienza, il fondatore ed executive chairman di Amazon, Jeff Bezos, ha previsto che entro i prossimi 10-20 anni verranno costruiti nello spazio data center «su scala gigawatt», alimentati da energia solare illimitata e destinati, nel tempo, a superare in prestazioni le loro controparti terrestri.
L’intervento di Bezos si è tenuto all’Italian Tech Week di Torino, dove l’imprenditore ha delineato quello che considera il prossimo grande salto tecnologico: l’orbital computing, ossia il calcolo in orbita. Un’evoluzione che, secondo lui, avrà un impatto paragonabile a quello dell’esplosione di Internet negli anni Novanta — con tutto il suo carico di entusiasmo, bolle speculative e inevitabili vincitori.
«Questi giganteschi centri di addestramento saranno meglio costruiti nello spazio, perché lì abbiamo energia solare, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Non ci sono nuvole, né pioggia, né maltempo», ha dichiarato Bezos in un’intervista pubblica con l’erede Agnelli John Elkann. «Saremo in grado di battere i costi dei data center terrestri nello spazio nei prossimi due decenni».
L’imprenditore americano ha spiegato che questa trasformazione rappresenta una tappa naturale nella migrazione dell’umanità verso infrastrutture spaziali. «È già successo con i satelliti meteorologici. È già successo con i satelliti per le comunicazioni. Il prossimo passo saranno i data center e poi altri tipi di produzione», ha affermato.
Jeff Bezos called AI an “industrial bubble” at Italian Tech Week:
“Investors don’t usually give a team of six people a couple billion dollars with no product, and that’s happening today.”
He added that while bubbles fund both good and bad ideas, society benefits when the… pic.twitter.com/7QTSgT0gh3
— Wall St Engine (@wallstengine) October 3, 2025
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Il concetto di data center orbitali sta guadagnando consensi tra i giganti della tecnologia, preoccupati per l’enorme impatto ambientale delle strutture terrestri, che richiedono grandi quantità di elettricità e acqua per il raffreddamento dei server. In orbita, la disponibilità costante di energia solare e l’assenza di condizioni atmosferiche rendono lo spazio una prospettiva sempre più attraente, almeno sul piano teorico.
Bezos ha però riconosciuto che il percorso non sarà privo di ostacoli: manutenzione e aggiornamenti sarebbero molto più difficili in orbita, i lanci di razzi rimangono costosi e qualsiasi guasto potrebbe comportare la perdita di miliardi di dollari in hardware.
Nonostante ciò, il fondatore di Amazon è convinto che l’abbassamento dei costi di lancio e il rapido progresso tecnologico cambieranno presto l’equilibrio economico, rendendo lo spazio una scelta sempre più conveniente per l’elaborazione dei dati.
Bezos ha quindi affrontato il tema dell’Intelligenza Artificiale, definendola una forza di cambiamento da accogliere con ottimismo, pur riconoscendo l’attuale clima di euforia e incertezza.
«Dovremmo essere estremamente ottimisti sul fatto che le conseguenze sociali e benefiche dell’intelligenza artificiale, come quelle che abbiamo avuto con Internet 25 anni fa, siano reali e destinate a durare», ha affermato. «È importante distinguere le potenziali bolle e le conseguenze del loro scoppio, che potrebbero verificarsi o meno, dalla realtà effettiva».
Secondo il Bezos, anche se gli investimenti nel settore sembrano eccessivi, si tratta di una «bolla positiva», una fase di espansione industriale che favorisce l’innovazione piuttosto che la distruzione finanziaria.
«Si tratta di una sorta di bolla industriale, a differenza delle bolle finanziarie. Quelle industriali non sono poi così negative, anzi, possono essere addirittura positive. La società trae beneficio da queste invenzioni», ha affermato, aggiungendo: «Gli investitori di solito non danno a un team di sei persone un paio di miliardi di dollari senza alcun prodotto, e questo sta accadendo oggi».
Amazon non è nuova a progetti che riguardano il cielo e oltre.
Come scoperto anni fa da brevetti di Amazon, l’azienda vuole creare magazzini volanti, montati su dirigibili.
Un nuovo corso dei progetti spaziali del fu annunciato nel 2019 durante una presentazione tenuta personalmente da Jeff Bezos per Blue Origin, la sua compagnia aerospaziale fondata nel 2000, specializzata in razzi riutilizzabili.
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I cinquanta minuti di discorso, che culminano con la rivelazione del modulo lunare Blue Moon, intrecciano ambizioni industriali e visioni filosofiche sullo spazio. Per chi non lo sapesse, Bezos trae ispirazione dal fisico Gerard K. O’Neill (1927-1992), contrario alla colonizzazione di Marte o altri pianeti (un obiettivo oggi perseguito con determinazione da Elon Musk). O’Neill riteneva che tali sforzi potessero al massimo raddoppiare la capacità di ospitare la popolazione umana, un tema cruciale negli anni Settanta.
In alternativa, O’Neill proponeva colonie spaziali orbitanti, enormi strutture tubolari posizionate nei punti di Lagrange, zone del cosmo stabili grazie ai campi gravitazionali di Terra e Luna.
Queste colonie, dove la gravità sarebbe generata dalla rotazione, potrebbero ospitare città a misura d’uomo, parchi naturali e complessi residenziali capaci di accogliere miliardi di persone.
Durante la presentazione, Bezos ha riproposto le illustrazioni originali di O’Neill, che oltre trent’anni fa ispirarono anche il regista giapponese Yoshiyuki Tomino per il celebre anime Gundam.
In sostanza, l’obiettivo è trasferire l’umanità nello spazio per «salvare il pianeta», preservando la Terra come un luogo «blu». Bezos sottolinea che non esiste un piano B per il nostro pianeta, poiché mantenere l’umanità in un unico luogo rappresenta, in termini informatici, un single point of failure.
Di più: nello spazio l’assenza di gravità rende i lavori pesanti (assemblare un’automobile, una petroliera) molto più semplici e meno dispendioso. Non è improbabile che quindi chi ha i mezzi stia ipotizzando uno spostamento della manifattura nello spazio. Il rientro delle merci spaziali sulla terra sarà in effetti un tema.
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Immagine generata artificialmente
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Sempre più esperti esperti cominciano a parlare di «psicosi da ChatGPT»
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