Grande Reset
Mons. Viganò: Rosario per la fine dell’emergenza pandemica

Renovatio 21 pubblica il messaggio di Monsignor Viganò per coloro che oggi aderiranno all’iniziativa della recita del Rosario contro il Great Reset
QUATTROCENTOCINQUANT’ANNI FA, il 7 Ottobre 1571, la flotta cristiana guidata da don Giovanni d’Austria riportò a Lepanto – nel Golfo di Patrasso – una schiacciante vittoria sul Turco.
Quella vittoria, conseguita miracolosamente dalla Lega Santa che pure era in netta inferiorità numerica e militare rispetto alla flotta dell’Impero Ottomano, venne attribuita all’intervento della Madonna, che da quel giorno viene venerata sotto il titolo di Regina delle Vittorie e Aiuto dei Cristiani: l’invocazione Auxilium Christianorum che recitiamo nelle Litanie Lauretane fu inserita proprio a seguito di quella miracolosa vittoria.
Da allora celebriamo la Madonna anche come Regina del Sacratissimo Rosario.
Il vessillo della Lega Santa, sul quale campeggiava il Crocifisso affiancato dagli Apostoli San Pietro e San Paolo con il motto IN HOC SIGNO VINCES, era stato benedetto l’anno prima nella Basilica di San Pietro da San Pio V – il Papa del Concilio di Trento, del Rosario e della Messa tradizionale – e consegnato a Marcantonio Colonna.
Chi dovrebbe difenderci è proprio colui che favorisce l’invasione e che cancella sistematicamente dalla società la nostra identità, la nostra Fede, la nostra cultura e le nostre tradizioni
Il 16 Settembre 1571 dal porto di Messina salpava la flotta della Lega Santa e il 4 Ottobre si riuniva nel porto di Cefalonia per muovere contro i Turchi.
Presero parte alla Lega il regno di Spagna, la repubblica di Venezia, lo Stato della Chiesa, le repubbliche di Genova e di Lucca, i Cavalieri di Malta, i Farnese di Parma, i Gonzaga di Mantova, gli Estensi di Ferrara, i Della Rovere di Urbino, il duca di Savoia, il granduca di Toscana. Tutti uniti per fronteggiare il comune nemico che minacciava ancora una volta, dopo essere stato respinto e sconfitto a Poitier e Vienna, l’Europa cristiana.
Oggi il nostro nemico è più subdolo e infido: non ci troviamo davanti un avversario che ci dichiara guerra e che combatte con onore e con coraggio, ma proprio quanti dovrebbero essere i nostri alleati, coloro che ci dovrebbero aiutare e proteggere dinanzi alla minaccia – non meno temibile di allora – di un’invasione dell’Europa.
Per questo la crisi che stiamo attraversando è così grave: essa parte da una crisi dell’autorità, da una mancanza di principi e valori morali che animi e orienti chi comanda ancor prima di chi obbedisce
«L’azione del governo non può seguire il calendario elettorale, dobbiamo seguire il calendario negoziato con la Commissione UE per il Pnrr e per le raccomandazioni date dalla Commissione UE all’Italia», ha confessato Draghi alcuni giorni fa, compendiando alto tradimento e attentato alla Costituzione senza che ciò abbia destato la minima protesta.
Chi dovrebbe difenderci è proprio colui che favorisce l’invasione e che cancella sistematicamente dalla società la nostra identità, la nostra Fede, la nostra cultura e le nostre tradizioni. In nome della cancel culture è riuscito a farci vergognare della Vittoria di Lepanto, senza la quale per quattro secoli l’Islam non è riuscito a sottomettere alla Mezzaluna i nostri Paesi. Anche in questo – lo riconoscerete – Bergoglio e Letta la pensano allo stesso modo.
Ma se ciò a cui assistiamo oggi fosse accaduto nel 1570, il prodigio di quella Vittoria con ogni probabilità sarebbe stato impossibile.
Se San Pio V avesse promosso il dialogo con l’Islam, invece di convocare la Lega Santa; se don Giovanni d’Austria avesse congiurato con il Sultano per interessi personali e la Repubblica di Venezia avesse taciuto su quelle che oggi chiameremmo «violazioni dei diritti umani» inflitte dagli Ottomani ai Veneziani di Cipro; se il Re di Spagna o i Duchi e Granduchi in Italia avessero invocato la laicità dello Stato, ai popoli dell’Europa cattolica non sarebbe mai stato possibile combattere e vincere.
Chi oggi comanda veramente non fa parte delle Istituzioni, ma se ne avvale corrompendone i funzionari, ricattando coloro che ha messo lì per poterli manovrare a proprio piacimento estromettendo gli onesti, controllando l’opposizione.
Perché i movimenti popolari – anche quelli motivati dalle migliori intenzioni – hanno bisogno di capi, di guide carismatiche, di un’autorità che li guidi e che ne coordini l’azione.
Per questo la crisi che stiamo attraversando è così grave: essa parte da una crisi dell’autorità, da una mancanza di principi e valori morali che animi e orienti chi comanda ancor prima di chi obbedisce, dal considerare il proprio ruolo come un’occasione per curare i propri interessi che non per fare il bene della comunità.
Chi oggi comanda veramente non fa parte delle Istituzioni, ma se ne avvale corrompendone i funzionari, ricattando coloro che ha messo lì per poterli manovrare a proprio piacimento estromettendo gli onesti, controllando l’opposizione.
Se i nostri governanti avessero davvero a cuore il bonum commune e non dovessero obbedire ai loro mandanti, avrebbero curato il virus senza sottostare agli ordini dell’industria farmaceutica da un lato e dell’élite globalista dall’altro.
Quando un’autorità che è finalizzata al il bene dei cittadini viene usata per corromperli, impoverirli, schiavizzarli e addirittura debilitarli o eliminarli fisicamente, quell’autorità viene meno, perché se ne abusa
Lo stesso accade anche nella Chiesa: pensate solo all’appiattimento dei Vescovi alla narrazione sul COVID, a come hanno prontamente chiuso le chiese, a come hanno raccomandato ai fedeli di vaccinarsi, usando l’autorità e il prestigio del Papato per sponsorizzare prima il siero genico e oggi la transizione ecologica, altro chiodo fisso del Great Reset teorizzato da Klaus Schwab Rothschild.
Politici, parlamentari, magistrati, medici, giornalisti, chierici: sono tutti asserviti alla narrazione psicopandemica, ed altrettanto pronti ad accettare acriticamente le teorie assurde e scientificamente confutate del riscaldamento globale, solo perché i loro padroni hanno deciso di speculare prima sull’emergenza pandemica e ora sul green, usando un’altra emergenza come pretesto per imporre il green pass – che non a caso si chiama green – e con esso ulteriori privazioni delle libertà naturali dei cittadini.
Avrete compreso che tutto ciò che ci viene presentato come giustificazione alle loro azioni è sempre e solo un pretesto che non ha nulla a che vedere con le loro intenzioni criminali. D’altra parte, se ci dicessero chiaramente – e non solo anticipandolo nelle pubblicazioni dei loro convegni per addetti ai lavori – che vogliono ridurre in schiavitù la popolazione, non riuscirebbero a ingannarci tutti.
Ma come possiamo considerare normale che i medici non curino i malati e si vendano alle case farmaceutiche?
In tutte le parti del mondo in cui vige la psicopandemia, il popolo scende nelle piazze e manifesta il proprio dissenso. I media di regime – in pratica tutti – tacciono sistematicamente quello che però possiamo vedere su internet, nonostante la censura dei social: decine di migliaia di persone, centinaia di migliaia di persone in Francia, in Germania, in Olanda, in Grecia, nei Paesi dell’ex Jugoslavia, in America, in Australia, in Canada… in Italia.
Ci siamo svegliati un po’ tardi, è vero, ma stiamo cominciando a capire che ci hanno ingannato per quasi due anni, raccontandoci cose che non corrispondevano alla realtà, dicendo che non c’erano cure, che si moriva di COVID mentre uccidevano deliberatamente i contagiati per farci accettare mascherine, lockdown e coprifuoco. Oggi ci dicono che ci sono cure, solo perché le case farmaceutiche hanno brevettato a costi esorbitanti (e con effetti collaterali gravi) quei farmaci disponibili da anni (senza reazioni avverse) a prezzi bassissimi. E nessun magistrato ha nulla da dire.
Come possiamo tacere dinanzi ai conflitti di interessi di membri del CTS, dell’AIFA, dell’EMA e dell’OMS?
Comprendete bene, cari fratelli, che quando un’autorità che è finalizzata al il bene dei cittadini viene usata per corromperli, impoverirli, schiavizzarli e addirittura debilitarli o eliminarli fisicamente, quell’autorità viene meno, perché se ne abusa.
L’obbedienza che ci viene chiesta a leggi tiranniche diventa complicità, perché con un ricatto ci impone azioni irrazionali e potenzialmente dannose, che in normali condizioni rifiuteremo di compiere.
Ma come possiamo considerare normale che i medici non curino i malati e si vendano alle case farmaceutiche?
Come possiamo tacere dinanzi ai conflitti di interessi di membri del CTS, dell’AIFA, dell’EMA e dell’OMS?
Come possiamo accettare in silenzio le ammissioni sui protocolli, sul piano pandemico, sul divieto delle cure?
Come possiamo accettare in silenzio le ammissioni sui protocolli, sul piano pandemico, sul divieto delle cure?
Come possiamo continuare a dar credito a un potere che fino ad oggi ci ha solo inferto confinamenti, sofferenze, miseria, licenziamenti, fallimenti, privazioni, dolori, morti? Pensate davvero che quando vi dicono che lo fanno per il vostro bene, ci credano loro per primi?
Per questo ci sono tante manifestazioni e tante proteste, e per questo è auspicabile un coordinamento che le renda sempre più efficaci e sempre più partecipate. Per questo dobbiamo sperare che il Signore susciti anche delle persone oneste e animate da sani principi, da nobili ideali, da vero senso del dovere che possano creare un’alternativa concreta e condivisibile – senza infiltrazioni massoniche e senza gatekeeper – al desolante panorama politico, sociale e religioso odierno.
Ma se state organizzandovi per fronteggiare la minaccia che incombe su di voi da parte di una classe politica, medica e dell’informazione che ha tradito tutti gli ideali e la deontologia che dovrebbe animarne l’azione; dall’altra parte è indispensabile dare un’anima cristiana a questa civile protesta, perché si mantenga moralmente nobile e perché possa sperare di aver successo e di essere benedetta da Dio.
Come possiamo continuare a dar credito a un potere che fino ad oggi ci ha solo inferto confinamenti, sofferenze, miseria, licenziamenti, fallimenti, privazioni, dolori, morti? Pensate davvero che quando vi dicono che lo fanno per il vostro bene, ci credano loro per primi?
Tra poco reciterete insieme il Rosario per implorare alla Vergine Santissima la Sua intercessione presso il Trono di Dio, affinché intervenga oggi nelle vicende umane, come molte volte ha fatto nel corso della Storia. Lo farete con la Fede e l’umile confidenza di figli che corrono dalla Madre celeste, sapendo che nonostante le loro colpe possono ricorrere a Lei, invocarLa ancora una volta, promettendoLe di convertirsi e di fare quanto possibile per riportare la Patria ad essere una terra cristiana, fiera dei propri valori, orgogliosa di innalzare la Croce di Cristo in pubblico, a testimoniare nelle leggi, nelle istituzioni, nel lavoro e nelle arti quella Fede che ha fatto grande l’Italia, che le ha dato tanti Santi, che ne ha reso feconda la cultura e prospera l’impresa.
Il Senato della Repubblica Serenissima – con un gesto di devozione che oggi scandalizzerebbe le benpensanti che indossano lo chador in omaggio all’Islam e i fautori della laicità dello Stato – dichiarò solennemente: «Non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosarii victores nos fecit», «Non abbiamo vinto grazie alla strategia militare, alle potenza delle armi, al valore dei nostri condottieri, ma grazie alla Madonna del Rosario». Nelle monete celebrative, San Pio V fece incidere questo motto: DEXTERA DOMINI FECIT VIRTUTES, la destra del Signore ha fatto meraviglie, tratta dal Salmo 118.
Quattrocentocinquant’anni fa, la Madonna ha ascoltato la preghiera fervente dell’intera Cattolicità, e ha concesso una miracolosa vittoria alla flotta cristiana. Anche oggi – se sapremo pregare e far penitenza come Ella chi ha chiesto a Fatima e in tante altre apparizioni – la recita del Santo Rosario può impetrare al Cielo un altro miracolo: liberare la nostra amata Patria dai corrotti e dai traditori che ne infestano le istituzioni; muovere i buoni a denunciare con coraggio chi si è macchiato di crimini gravi; illuminare i magistrati e le forze dell’ordine a compiere il loro dovere, smettendola di assecondare i deliri tirannici dei sedicenti filantropi e di chi li serve; ispirare i politici perché si facciano interpreti delle legittime richieste di un popolo esasperato, e non cinici esecutori dell’ideologia di morte dell’élite.
Rendiamoci degni di quanto chiediamo alla Vergine Maria, con l’essere coerenti testimoni della Fede che professiamo, con l’avere una vita onesta e santa, alimentata dalla preghiera e dai Sacramenti.
La nostra Madre e Regina aspetta solo un segno concreto da parte nostra, da parte vostra.
Nos cum prole pia benedicat Virgo Maria.
Mons. Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
Renovatio 21 ripubblica questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Grande Reset
Bergoglio e Schwab: la chiesa cattolica a Davos

Il sito di informazione ufficiale della Santa Sede Vatican News ha intervistato il parroco di Davos riguardo all’incontro annuale del World Economic Forum che si svolge nella sua parrocchia ogni gennaio.
Padre Kurt Susak, sacerdote a Davos da oltre dieci anni, afferma che «ovunque si sente parlare di crisi. Anche il mondo è in qualche modo in crisi».
Il prete quindi «afferma di aver avuto l’impressione che i partecipanti puntassero “consapevolmente” sulla conferenza di quest’anno “per presentare soluzioni». «Le persone attendono con speranza soluzioni ai conflitti e alle crisi globali».
Don Susak ha poi tuonato che il WEF rischia di perdere «la sua credibilità e legittimità se questo incontro non presentasse ora anche soluzioni riconoscibili alla gente e porti a un miglioramento dei tanti conflitti e sfide».
«Esattamente che tipo di soluzioni potrebbero essere presentate, Susak non lo dice» nota il sito prolife Lifesitenews. «Tuttavia (…) gli incontri del WEF hanno già evidenziato come “l’accesso all’aborto” sia un tema chiave».
Un moderatore di una delle sessioni ha parlato brevemente dell’«iniziativa per la salute delle donne» del WEF, un progetto dell’organizzazione globalista che spinge anche l’aborto e la contraccezione con il pretesto di «salute riproduttiva«. L’iniziativa mira, tra le altre cose, a ridurre «le gravidanze indesiderate e le gravidanze non sicure».
Tra le numerose organizzazioni partner dell’iniziativa pro-aborto ci sono aziende leader come Johnson & Johnson, Merck, CVS Health, Save the Children e la Bill and Melinda Gates Foundation. Bill Gates, habitué di Davos, quest’anno non si è presentato, forse fiutando che poteva succedergli quella cosa accaduta poi al suo amico CEO Pfizer Albert Bourla: arrivano dei giornalisti veri e ti fanno delle domande.
Nell’intervista su Vatican News, il parroco di Davos «non ha menzionato tali attacchi ai nascituri, alla famiglia o alle libertà. Invece, ha notato “ingorghi”, le spese generali per lo svolgimento dell’evento e una mancanza di trasparenza», scrive LSN.
Vatican News parafrasa i commenti di Susak, scrivendo che «c’è un’enorme quantità di traffico con ingorghi, tempi di attesa; la vita normale, come si è abituati qui, in realtà “si svolge in modo molto, molto limitato” durante il periodo del WEF».
«Si critica il fatto che molti argomenti vengano discussi e dibattuti a porte chiuse e che alla fine si sappia ben poco. “Ci sono tesi, opinioni, teorie che alimentano la resistenza contro l’élite che si riunisce al WEF», osserva il parroco.
«Tuttavia, l’intero evento ha anche qualcosa di positivo. Si tratta delle scuole, che hanno in calendario diversi giorni di sci durante la settimana. “Questo fa sempre molto piacere agli alunni. Sono sempre stupito da ciò che gli abitanti di Davos escogitano durante i festeggiamenti», racconta il don Susak.
Don Susak rivelato che da diversi anni la parrocchia organizza eventi di «silenzio e preghiera» ecumenici durante gli incontri del WEF. «Cattolici, Riformati e Chiese evangeliche invitano insieme a pregare la sera, insieme per cercare soluzioni a partire dal Vangelo. In passato, la Chiesa nella sua diversità, nella sua teologia morale, nella sua etica sociale, ha sempre trovato risposte meravigliose alle sfide del tempo. È solo necessario richiamarli alla mente più volte».
Il Vaticano ha infatti avuto un rapporto stretto, anche se poco conosciuto, con il WEF. Papa Francesco ha segnalato la sua intimità con il fondatore globalista del WEF Klaus Schwab, inviando un discorso al WEF quattro volte nei suoi otto anni di pontificato e consentendo una tavola rotonda vaticana annuale a Davos, sede della conferenza annuale del WEF in Svizzera.
«Finora il Vaticano ha inviato ogni anno rappresentanti della Chiesa al Forum Economico mondiale. Negli ultimi anni, il cardinale Peter Appiah Turkson o il cardinale Michael Czerny, e una volta anche il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin» scrive il sito vaticano. «Quest’anno è la prima volta che il Vaticano non ha inviato alcun rappresentante ufficiale o cardinale a Davos».
In un’intervista del 2021 sempre con Vatican News, Don Susak aveva rivelato che Parolin era andato al posto di Papa Francesco, che era stato invitato personalmente da Schwab per il 50° anniversario dell’evento.
«Sono stato davvero sorpreso positivamente di quanto interesse c’è per la Chiesa al WEF, ad esempio, c’è un incontro chiamato “Vatican meets WEF” e lì ho riscontrato un grande interesse da tutto il mondo», aveva dichiarato Susak nel 2021.
Vatican News scriveva che Schwab stesso era stato in Vaticano.
«In effetti, le azioni e gli interessi pubblici di Papa Francesco si allineano strettamente con Schwab, le élite globaliste e il WEF. Nel dicembre 2020, Francesco ha usato la frase “ricostruire meglio”, lo slogan sinonimo di politiche globaliste. La frase era il nome del sito web di Joe Biden dopo le elezioni (BuildBackBetter.gov), in cui affermava di “ripristinare la leadership americana”» nota LSN. «Poco dopo, Bergoglio si è unito ad aziende di tutto il mondo per promuovere un nuovo «sistema economico» del capitalismo in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile propalati, nonostante il loro legame con l’aborto e il suo stesso appello a una vita semplice e austera».
«A ciò è poi seguita una partnership tra il Vaticano e l’ONU, in cui il Papa ha mostrato ancora una volta le sue tendenze globaliste promuovendo l’educazione su “stili di vita sostenibili”, “parità di genere” e “cittadinanza globale”, evitando però di menzionare la fede cattolica».
Tali legami più profondi con le società e i leader globalisti danno ulteriore credito alle convinzioni di alcuni secondo cui Papa Francesco è allineato con l’appello del WEF per un «Grande Reset»: «c’è bisogno di un’autorità speciale legalmente costituita in grado di facilitarne l’attuazione».
«In effetti, durante l’incontro di Davos ritardato dello scorso anno, un funzionario vaticano ha dichiarato che la Chiesa cattolica è “impegnata nelle varie questioni esaminate al forum”» continua LSN. «Padre Leonir Chiarello, Superiore Generale della Congregazione dei Missionari di San Carlo (Scalabriniani), ha individuato otto temi chiave dell’incontro: “clima e natura, economia più giusta… salute e assistenza sanitaria, cooperazione globale, società ed equità”. Ha citato la Laudato Sii e Fratelli Tutti di Papa Francesco come esempi di come la Chiesa cattolica aderisse all’agenda globalista su aspetti particolari».
Insomma, habemus papam: il papa del Grande Reset.
Immagine di World Economic Forum via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0)
Grande Reset
World Economic Forum 2023, la lista degli invitati a Davos

È uscita da qualche ora una lista degli invitati al consesso di Davos edizione 2023, cioè i nomi che si raccoglieranno al World Economic Forum che si tiene nella cittadini svizzera, cioè la corte del guru del Grande Reset Klaus Schwab.
La UE è presente in forze: c’è il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, c’è il vicepresidente del Parlamento Europeo Valdis Dombrovskis e vi sono i commissari europei del Bilancio (Hahn) e dell’Energia (Simson), più l’immancabile Paolo Gentiloni de Siverij, che è commissario agli Affari economici.
Christine Lagarde, presidente BCE, sarà presente allo stesso panel dove interverrà la presidente del Fondo Monetario Internazionale Kristalina Georgieva.
Piuttosto significativo che oltre dimenticabili figure come la rappresentante per il Commercio Katherine Tai il segretario per il Lavoro Martin Walsh, l’amministrazione Biden mandi a Davos i vertici dei servizi segreti USA: Avril Haines, numero uno dell’Intelligence nazionale e vicedirettrice CIA, e Christopher Wray, il capo dell’FBI, istituzione talmente fuori controllo che vi sono ora voci che chiedono apertamente di scioglierla. Non può non esserci l’immancabile «Zar del Clima» John Kerry, candidato presidente trombato sposatosi con l’ereditiera dell’impero del ketchup Heinz, il quale non mancherà di arrivare a discettare con il suo mascellone sul clima, al solito, sul suo jet executive privatissimo.
Non solo: gli Stati Uniti sono presenti anche con il numero 1 di BlackRock Larry Fink, considerato oramai un deus ex machina dell’economia mondiale. È prevista la presenza del CEO di Goldman Sachs David Solomon, del CEO di JP Morgan Jamie Dimon, oltre che dei vertici di Morgan Stanley, Deutsche Bank e tanti altri.
Non può mancare il paesino al centro di tante storie in questi mesi, il piccolo Qatar, il quale invierà tra le nevi di Davos ben due ministri nonché il vicepremier e ministro degli Esteri membro della real casa qatarigna Mohammed Bin Abdulrahman Al Thani.
La Francia manda il ministro dell’Economia Bruno Lemaire e quello dell’Europa Boone, più il governatore della Banca Centrale di Parigi Villeroy de Galhau.
La Germania invia il vicecancelliere Robert Habeck, verde confusionario dalle uscite sempre più imbarazzanti, il presidente della Bundesbank Joachim Nagel, il ministro delle Finanze Christian Lindner e più di una mezza dozzina di figure pubbliche spendibili.
I polacchi, che con la guerra in Ucraina si sentono di avere l’occasione del millennio, planeranno sull’ammucchiata globalista di Davos col presidente Andrzej Duda e il premier Mateusz Morawiecki. Si parla di nutrita presenza anche di lituani e lèttoni, altri Paesi che spingono per la guerra anti-Mosca, pur avendo al loro interno vasta popolazione di etnia russa. Potrebbero non mancare, per la scala reale antiputin (antica conoscenza di Klaus Schwab…) la presidente moldava pro-occidentale Maia Sandu e il premier georgiano Irakli Garibashvili.
Per l’Italia, era stato invitato il ministro dell’Economia della Lega Giancarlo Giorgetti, che dopo aver accettato invece avrebbe dato forfait. Presente invece il ministro dell’Istruzione Valditara: si trova infatti proprio al dicastero dove si parla di Piano Scuola 4.0, un’espressione che sembra tanto un omaggio al Klaus Schwabbo.
Per le grandi aziende italiane, in lista si nota la presenza di Francesco Starace e Michele Crisostomo di ENEL, Carlo Messina e Stefano Lucchini di Intesa San Paolo, Alexander Orcel e l’ex ministro PD Pier Carlo Padoan di Unicredit, Matteo Laterza di UNIPOL (la holding delle coop), Claudio Descalzi e Lucia Calvosa di ENI , di Andrea Illy (della famiglia valdese triestina del caffè), Paolo Merloni (Areston), Paolo Moretti Polegato (Geox, calzature traspiranti), Nerio ed Erica Alessandri (dell’impero Technogym). Tra gli invitati italiani vi è anche il vicedirettore del Corriere della Sera Federico Fubini.
«La Davos 2023 potrebbe dunque essere più giocata dietro le quinte, con i negoziati operativi nelle salette private, piuttosto che nelle grandi dichiarazioni programmatiche del passato» scrive l’ANSA.
La realtà è che quello che si dirà a Davos, in scena o dietro il sipario, avrà effetto su tutti noi, visto il livello di infiltrazione dei governi nazionali «penetrati» (testuali parole) dal guru e dai suoi. Vaccini, educazione, consumi, trasporti, alimentazione, libertà di parola: ogni aspetto della vostra vita, nel vostro Paese desovranizzato, può dipendere da Davos. E parliamo di programmi dalle origini oscure dove la chippatura dei bambini diverrà a breve la proposta meno scioccante.
Aveva detto il leader di questo gruppo fanatico a Bali due mesi fa a Bali: «una ristrutturazione profonda, sistemica e strutturale del nostro mondo». Sì, bene così: quello che sarà del nostro mondo lo decide lui con i suoi amici.
Immagine di World Economic Forum via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0)
Grande Reset
Klaus Schwab annuncia il suo programma per i vostri figli

Un video emerso in questi ultimi giorni in rete mostra il fondatore del World Economic Forum di Davos Klaus Schwab che enuclea l’azione del suo gruppo riguardo l’istruzione a livello internazionale.
Lo Schwab parla, anche per la scuola, di partenariati pubblico-privato che, dice riferendosi al suo gruppo, «accompagniamo».
«Quando definiamo un progetto come la nostra Global Educational Initiative… abbiamo, sotto la guida di Cisco e molte altre aziende, praticamente tutti i grandi nomi, cerchiamo di rivoluzionare il sistema educativo in Giordania, in Egitto e ora in Burundi» dichiara il potente ottuagenario tedesco calvo.
La Cisco è una multinazionale che si occupa di comunicazioni digitali, che, partita dai vecchi modem, si è ora specializzata nell’Internet of Things e nelle videoconferenze. Nel 2022 i profitti di Cisco hanno raggiunto i 51.56 miliardi di dollari americani.
Lo Schwab quindi cita l’UNESCO e sostiene che il WEF viene chiamato «non solo per attrezzare le scuole, ma per riqualificare gli insegnanti, per mettere in atto il nuovo curriculum nei programmi di studio. Quindi lavoriamo insieme. Accompagniamo».
Per enunciare il proprio modello di assistenza, l’uomo di Davos tira in ballo le operazioni «umanitarie» dei Clinton, dei quali tuttavia non si sente di parlar male, nonostante il suo modello sia diverso «rispetto alla Clinton Initiavie, che è una buona cosa, che chiede alle aziende di impegnare dei soldi e poi tornare e riferire».
L’azione del WEF, invece, segue «l’iniziativa dall’inizio alla fine».
Non è chiaro da dove provenga questo filmato, né di quando sia. Tuttavia il video sta spopolando in rete, dove ha ottenuto anche la reazione perplessa di Elon Musk.
Uhh …
— Elon Musk (@elonmusk) December 28, 2022
Come riportato da Renovatio 21, a Davos 2022 si è discussa in profondità l’inserzione dei vostri figli nel metaverso, con fine educativi e non solo.
Klaus Schwab è anche lì, nel mondo dei corsi di aggiornamento degli insegnanti, cioè i tramiti per cui nelle scuole pubbliche vengono infiltrati teoria del gender ed altro.
Come dire: lasciate che i bimbi vengano al Grande Reset.
Immagine di World Economic Forum via Flickr pubblicata su licenza Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0)
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