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Mons. Schneider: il primo impegno del papa è il Vangelo, non il Vaticano II

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Dopo il discorso di apertura di papa Leone XIV, il vescovo Athanasius Schneider ha messo in guardia dal basare un pontificato esclusivamente sul Vaticano II, affermando che il «primo impegno» di un papa è verso il Vangelo.

 

Nel suo discorso inaugurale al Collegio Cardinalizio, sabato mattina, papa Leone XIV ha sottolineato la priorità del Concilio Vaticano II per il suo pontificato. «Vorrei che insieme, oggi, rinnovassimo la nostra piena adesione, in tale cammino, alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II», aveva affermato lo scorso 10 maggio il nuovo Pontefice.

 

Un simile commento ha suscitato l’interesse di molti, soprattutto di coloro che si sono preoccupati degli aspetti predominanti del pontificato di Francesco, tra cui il vescovo Athanasius Schneider, ausiliare dell’arcidiocesi di Astana, in Kazakistan.

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«Penso che un papa non dovrebbe parlare in questo modo perché il nostro primo impegno completo è verso il Vangelo di Gesù Cristo: questo è il primo impegno di ogni papa e vescovo», ha detto il vescovo durante un’intervista lunedì scorso.

 

«Un concilio è un atto del Magistero… che è l’ufficio di insegnamento della Chiesa», ha aggiunto Schneider. «L’ufficio di insegnamento della Chiesa è definito come non superiore alla tradizione, ma subordinato ad essa».

 

Proseguendo, ha respinto l’idea secondo cui i papi dovrebbero fare di un particolare concilio il fulcro del pontificato, attingendo a precedenti storici per sostenere la sua argomentazione: «non era comune per i papi nella storia presentare l’inizio del loro pontificato con un impegno pubblico a un concilio specifico. Nemmeno nel famoso concilio di Nicea… che fu più importante del Vaticano II, che fu solo pastorale».

 

Un concilio specifico «non può essere il nostro primo impegno», ha ribadito Schneider. «Il nostro primo impegno sono le parole e l’insegnamento chiari di Nostro Signore, il costante e chiaro insegnamento della tradizione e degli Apostoli, e tutto l’insegnamento solenne e definitivo del Magistero. Questo dovrebbe essere il nostro primo impegno».

 

Il monsignore ha aggiunto che, sebbene i cattolici dovrebbero «trarre una certa ispirazione positiva da ogni concilio», un concilio in particolare non dovrebbe essere «assolutizzato» in modo da costituire il centro dell’insegnamento magisteriale sotto un pontefice.

 

 

Sottolineando inoltre di non poter fare previsioni certe sul nuovo pontefice, Schneider ha accolto con favore il fatto che «almeno la sua apparizione» e il suo discorso di apertura dal balcone siano stati «positivi» e abbiano dato «speranza e incoraggiamento».

 

Il comportamento di Leone era «molto spirituale», ha aggiunto Schneider, che si è detto anche incoraggiato dall’evidente devozione del papa per Maria. «Aveva una sorta di radiosa calma», ha commentato Schneider.

 

I cattolici dovrebbero «ringraziare il Signore per la sua elezione» invece di altri candidati «che avrebbero davvero danneggiato la Chiesa», ha affermato Schneider a proposito di Leone, la cui elezione ha definito «un segno positivo».

 

Interrogato dall’intervistatore Matt Gaspers su quali «questioni urgenti» avrebbe raccomandato al Papa di affrontare, Schneider ha evidenziato questioni dottrinali e liturgiche, insieme alle nomine del personale.

 

«Primo: confermare, rafforzare tutti i fedeli nella fede come Gesù l’ha donata a Pietro e a lui anche in questo caso, di fronte all’evidente confusione in cui è sprofondata la Chiesa a livello dottrinale, morale, è davvero urgente rafforzare e confermare nella fede».

 

Approfondendo l’aspetto dottrinale della crisi della Chiesa, Schneider la suddivide in tre ulteriori punti che, a suo dire, necessitavano di essere affrontati:

 

«Per affrontare concretamente tre temi che nella vita della Chiesa sono più confusi: La verità sull’unicità di Gesù Cristo come unica via di salvezza e sul fatto che le altre religioni non sono mezzi di grazia o vie di salvezza. Deve essere affermata con chiarezza cristallina»

 

«L’ordine divino della sessualità umana deve essere affrontato con una formula estremamente chiara. I temi principali che riguardano questo tema, che ai nostri giorni sta evidentemente causando tanta confusione nella Chiesa, riguardano l’immoralità intrinseca e la malvagità degli atti e dello stile di vita omosessuali, e poi il divorzio. Questo va sottolineato. E l’indissolubilità del matrimonio».

 

«Fare una solenne e definitiva precisazione circa il sacramento dell’ordinazione, stabilendo che il sacramento dell’ordine – essendo un sacramento unico nei tre gradi dell’episcopato, presbiterato e diaconato – è per diritto divinamente stabilito riservato ai fedeli di sesso maschile».

 

Per quanto riguarda la liturgia, Schneider ha ampliato la sua precedente condanna della restrizione della Messa tradizionale imposta da Papa Francesco, come contenuto nella Traditionis Custodes, chiedendo che il documento venga revocato: «per quanto riguarda il culto, il papa dovrebbe abrogare completamente la Traditionis Custodes»

 

«Si tratta davvero di un’umiliazione, di una persecuzione di una parte dei fedeli e anche di un rifiuto dell’intera tradizione liturgica della Chiesa. Quindi questo deve essere sanato. Deve ripristinare la completa libertà d’uso della liturgia in tutte le epoche».

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A parte eventuali piani particolari che Leone potrebbe già avere, la loro attuazione dipenderà fortemente dalla collaborazione della Curia Romana con i suoi desideri. In tali circostanze, il personale si rivelerà effettivamente una politica.

 

A tal fine, Schneider ha aggiunto che la selezione episcopale è fondamentale:

 

«Deve nominare i vescovi con molta attenzione, perché i vescovi devono essere veramente uomini di Dio, di fede cattolica. A questo dovrebbe prestare molta attenzione».

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Il Dicastero per la Dottrina della Fede attacca la Beata Vergine

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Il Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) ha appena pubblicato un nuovo documento scandaloso almeno quanto Fiducia supplicans, poiché attacca la Beata Vergine Maria, nostra Madre, negando i titoli che le sono stati conferiti nel corso della storia della Chiesa, sanciti da diversi papi e altamente considerati dai teologi.   Il documento incendiario del cardinale Victor Fernandez, Prefetto del DDF, è intitolato Mater Populi fidelis (Madre del Popolo Fedele). Spiega, senza un pizzico di ironia, che il suo opuscolo mira ad approfondire i «veri fondamenti della devozione mariana» e che questo implica «una profonda fedeltà all’identità cattolica e, allo stesso tempo, un particolare impegno ecumenico».   In altre parole, la devozione mariana deve guardare agli errori, alle eresie e alle empietà dei non cattolici verso la Madre di Dio: un modo peculiare di manifestare la propria pietà verso Colei che è nostra Madre. La Chiesa – fino al Concilio Vaticano II – non ha mai avuto bisogno di socchiudere gli occhi per contemplare la verità.   Il sito web InfoCatolica commenta opportunamente questo ricorso all’ecumenismo: «Alcuni analisti sono rimasti colpiti dal ricorso al mantra dell’ecumenismo, come negli anni Settanta. La rottura recente più significativa con l’ecumenismo è il documento Fiducia Supplicans, dello stesso cardinale Fernández, e non sembra esserci alcuna revisione».

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Una «sciocchezza» per Papa Francesco

Come osservato in un articolo di FSSPX.News– che sarà ampiamente riprodotto qui – durante la sua omelia per la festa di Nostra Signora di Guadalupe nella Basilica di San Pietro il 12 dicembre 2019, Papa Francesco aveva parlato con disprezzo del titolo di Corredentrice. Questo rifiuto è empio, in quanto si tratta di una tradizione consolidata, adottata e sviluppata da diversi papi, anche dopo il Concilio Vaticano II.   In questa omelia, Francesco, dopo aver accettato tre titoli – donna o signora, madre e discepola – rifiuta risolutamente il titolo di Corredentrice. Aggiunge che è «un nonsenso», ma la traduzione inglese usa il termine «folly» (follia) e consultando l’originale ne traiamo un significato ancora più forte: «nonsenso» o «sciocchezza». Questo sermone è citato in una nota a piè di pagina nel documento DDF.  

La Corredenzione della Vergine Maria

Basta consultare un qualsiasi trattato preconciliare di mariologia per rendersi conto dell’importanza che la nozione di corredenzione, applicata alla Vergine Maria, ha acquisito nel pensiero teologico degli ultimi cinque secoli. Per convincersene, basta ricordare le parole dei papi, da Pio IX, il papa dell’Immacolata Concezione, a Pio XII, il papa dell’Assunzione.  

Pio IX

Nella bolla Ineffabilis Deus, che proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione nel 1854, Pio IX scrisse: «pertanto, come Cristo, Mediatore tra Dio e gli uomini, avendo assunto la natura umana, cancellò il sigillo della sentenza che era contro di noi e lo inchiodò vittoriosamente alla croce, così anche la Santissima Vergine, unita a Lui da uno stretto e indissolubile vincolo, con Lui e per mezzo di Lui muovendo eterne ostilità contro il serpente velenoso, e trionfando pienamente su questo nemico, gli schiacciò il capo con il suo piede immacolato». Sebbene il termine «corredentrice» non compaia, il concetto e la sua realtà sono chiaramente espressi.  

Leone XIII

Anche diversi testi di Papa Leone XIII esprimono questa dottrina. L’enciclica Supremi apostolatus officio (1883) afferma: «Infatti, la Vergine, immune dal peccato originale, scelta per essere Madre di Dio e per questo associata a Lui nell’opera della salvezza del genere umano, gode con il Figlio di tale favore e potenza, che né la natura umana né quella angelica hanno mai potuto ottenere, né mai potranno ottenere».   In un’enciclica sul Rosario, Jucunda semper (1894), lo stesso papa insegna: «Ai piedi della croce di Gesù stava Maria, sua Madre, la quale, mossa da immensa carità verso di noi, per accoglierci come suoi figli, offrì volontariamente il Figlio stesso alla giustizia divina, morendo nel suo cuore con Lui, trafitta dalla spada del dolore».   Nella costituzione apostolica Ubi primum (1898), riguardante la Confraternita del Rosario: «appena, per segreto disegno della Divina Provvidenza, fummo elevati alla suprema Cattedra di Pietro… spontaneamente il nostro pensiero si volse alla grande Madre di Dio e sua collaboratrice nella riparazione del genere umano».   Infine, nell’enciclica Adjutricem populi (1895), Leone XIII dà la più piena espressione di questa corredenzione, associandola alla Mediazione universale di Maria: «di là, infatti, secondo il disegno di Dio, Ella cominciò a vegliare sulla Chiesa, ad assisterci e a proteggerci come una Madre, così che, essendo stata cooperatrice della Redenzione attraverso il potere quasi immenso a lei concesso, è diventata anche la dispensatrice della grazia che scaturisce da questa Redenzione per sempre».

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San Pio X

Questo santo papa affrontò la dottrina della corredenzione anche nella sua celebre enciclica Ad diem illum (1904), in occasione del cinquantesimo anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione: «La conseguenza di questo sentimento e di questa sofferenza condivisi tra Maria e Gesù è che Maria «meritò legittimamente di diventare la restauratrice dell’umanità decaduta» (De Excellentia Virginis Mariæ, cap. IX), e, di conseguenza, la «dispensatrice di tutti i tesori che Gesù ha acquistato per noi con la sua morte e il suo sangue». Il santo papa sottolinea il legame tra corredenzione e mediazione universale.   Durante il pontificato di questo glorioso papa, un decreto del Sant’Uffizio del 26 giugno 1913 elogiava «l’uso di aggiungere al nome di Gesù quello di sua Madre, la nostra Corredentrice, la Beata Vergine Maria». La stessa congregazione concesse un’indulgenza per la recita della preghiera in cui Maria è chiamata «Corredentrice del genere umano», il 22 gennaio 1914.  

Benedetto XV

A sua volta, parlò di questa dottrina nella sua Lettera Inter solidacia: «Unendosi alla Passione e alla morte del Figlio, Ella soffrì come fino alla morte (…) per placare la giustizia divina; per quanto le fu possibile, sacrificò il Figlio, in modo tale che si può giustamente dire che con lui ha redento il genere umano. E, per questo motivo, ogni genere di grazie che attingiamo dal tesoro della redenzione ci giunge, per così dire, dalle mani della Vergine Addolorata».

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Pio XI

Nella sua lettera Explorata res (2 febbraio 1923), offre questa splendida lode alla Madre del Cielo: «Chi gode, specialmente nell’ultimo istante, dell’assistenza della Santissima Vergine non incorrerà nella morte eterna. Questa opinione dei Dottori della Chiesa, confermata dal sentimento del popolo cristiano e da una lunga esperienza, si fonda soprattutto sul fatto che la Vergine Addolorata è stata associata a Gesù Cristo nell’opera della Redenzione».   Fu il primo papa a usare il termine Corredentrice. Nel suo radiomessaggio ai pellegrini di Lourdes, offrì questa preghiera: «O Madre di pietà e di misericordia, che assistesti il ​​tuo dolce Figlio nell’opera della Redenzione dell’umanità sull’altare della Croce, come Corredentrice e compagna dei suoi dolori, conserva in noi e accresci ogni giorno, te ne preghiamo, i frutti preziosi della sua Redenzione e della tua compassione» (29 aprile 1935).   E nel suo Discorso ai pellegrini di Vicenza (30 novembre 1933), affermò chiaramente: «Il Redentore, per forza di cose, dovette associare la Madre alla Sua opera. Per questo la invochiamo con il titolo di Corredentrice».  

Pio XII

Il pastore angelico descrisse la corredenzione di Maria in diverse occasioni, anche se non usò il termine. Nell’enciclica Mystici corporis (1947), ad esempio: «Fu Maria, infine, che, sopportando le sue immense sofferenze con animo pieno di forza e di fiducia, più di tutti i cristiani, vera Regina dei Martiri, completò ciò che mancava alle sofferenze di Cristo… “per il suo Corpo, che è la Chiesa” (Col 1,24)».   Sebbene il termine «corredentrice» non si trovi negli scritti di questo papa, la dottrina vi è presente con tutta la chiarezza e lo sviluppo possibili. Si consideri questa citazione dall’enciclica Ad caeli Reginam (1954), sulla regalità di Maria:   «Nel compimento della Redenzione, la Beatissima Vergine è stata strettamente associata a Cristo». (…) Infatti, «Come Cristo, dopo averci redenti, è nostro Signore e Re in modo speciale, così anche la Beata Vergine è nostra Regina e Sovrana per il modo singolare in cui ha contribuito alla nostra Redenzione, donando la sua carne al Figlio e offrendola volontariamente per noi, desiderando, chiedendo e procurando la nostra salvezza in modo del tutto speciale».

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Il Concilio Vaticano II e i papi successivi

La Mater Populi Fidelis afferma che «il Concilio Vaticano II ha evitato di usare il titolo di Corredentrice per ragioni dogmatiche, pastorali ed ecumeniche». Che ammissione! E aggiunge persino che Giovanni Paolo II lo ha usato «almeno sette volte», ma questo ha poco peso agli occhi degli autori. Essi sottolineano principalmente l’opposizione del cardinale Joseph Ratzinger, che lo considerava un “termine errato».   Papa Francesco, invece, ha espresso la sua opposizione all’uso del titolo «Corredentrice» almeno tre volte. Il testo aggiunge: «Quando un’espressione richiede numerose e costanti spiegazioni per evitare che si allontani dal suo corretto significato, non serve alla fede del Popolo di Dio e diventa problematica».   Il sito web InfoCatolica non può fare a meno di commentare che il Cardinale Fernández «cerca sempre di spiegare come Fiducia Supplicans possa parlare di benedizioni che non sono benedizioni per le coppie che non sono coppie. Questo serve “alla fede del popolo di Dio”?»   Va detto che il rifiuto dei titoli della Beata Vergine, in particolare quelli di Corredentrice e Mediatrice, ha le sue origini nell’ecumenismo. Già alla proclamazione del dogma dell’Assunzione della Beata Vergine nel 1950, i modernisti erano allarmati, vedendolo come un nuovo ostacolo alla riconciliazione con i protestanti.   Al Concilio Vaticano II, i Padri si limitarono a rimuovere lo schema preparato sulla Beata Vergine, per non dargli troppa importanza, e lo trasformarono in un semplice capitolo della costituzione Lumen Gentium sulla Chiesa. Il Concilio riconosce a Maria titoli come Avvocata, Ausiliatrice, Benefattrice e persino Mediatrice; la proclama Madre della Chiesa, ma la tendenza è al minimalismo.   In definitiva, è la devozione mariana nel suo complesso a essere distorta da questo nuovo testo, che cerca di sostituire i gloriosi titoli di Corredentrice e Mediatrice con titoli come «Madre dei credenti» (anche i musulmani lo chiamano così), «Madre della Grazia» o «Madre del Popolo Fedele», il che esclude di fatto dettagli specifici respinti dai non cattolici.

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Immagine: Michelangelo (1475–1564), Pietà (1498-1499), Basilica di San Pietro, Roma. Immagine di Torbjorn Toby Jorgensen via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
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Papa Leone XIV convocherà un concistoro straordinario di cardinali a gennaio

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Papa Leone XIV terrà il primo concistoro straordinario dei cardinali del suo pontificato a gennaio.

 

Secondo un articolo del National Catholic Register (NCR) che, non è ancora stato confermato dalla Santa Sede, dal 7 all’8 gennaio 2026 tutti i cardinali si riuniranno a Roma per un concistoro straordinario, un incontro speciale per discutere questioni chiave che riguardano la Chiesa.

 

«Il Santo Padre Leone XIV ha in mente di convocare un Concistoro Straordinario per i giorni 7 e 8 gennaio 2026», si legge in un breve inviato ai cardinali. «A tempo debito, il Decano del Collegio Cardinalizio invierà a Vostra Eminenza la relativa lettera con ulteriori dettagli».

 

Il predecessore di Leone XIII, Papa Francesco, tenne solo due concistori durante i suoi 12 anni di pontificato. Il primo, nel 2014, fu convocato per discutere di famiglia in vista del Sinodo sulla famiglia, che si sarebbe tenuto più avanti nello stesso anno. Durante quel concistoro, il cardinale Walter Kasper pronunciò il suo famigerato discorso in cui suggerì che, in determinati casi, si dovesse prevedere un percorso per i cattolici divorziati e «risposati» per ricevere i sacramenti.

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Diversi cardinali conservatori, come il cardinale Gerardo Müller, allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, avevano subito denunziato il discorso di Kasper, sottolineando che la comunione ai divorziati «risposati» è impossibile e minerebbe l’istituzione del matrimonio.

 

«Il dogma della Chiesa non è una qualsiasi teoria elaborata da qualche teologo, ma è la dottrina della Chiesa, nientemeno che la parola di Gesù Cristo, che è chiarissima. Non posso cambiare la dottrina della Chiesa», ha affermato il presule tedesco.

 

Ciononostante, si dice che il discorso di Kasper abbia gettato le basi per l’esortazione apostolica di Francesco del 2016 Amoris Laetitia, in cui il defunto pontefice lasciava intendere che i cattolici divorziati e «risposati» civilmente potrebbero essere in grado di ricevere la Santa Comunione in determinati casi.

 

Bergoglio non tenne un altro concistoro straordinario fino al 2022, incentrato esclusivamente sulle riforme della Curia romana e sul governo della Chiesa, scrive LifeSite.

 

Papa Benedetto XVI non tenne alcun concistoro straordinario durante il suo pontificato durato otto anni, mentre Papa Giovanni Paolo II ne convocò sei durante il suo pontificato durato quasi trent’anni.

 

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Due omaggi a mons. Lefebvre negli USA

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Due articoli recenti, pubblicati sul sito web americano The Remnant, rendono omaggio a mons. Marcel Lefebvre. Il primo, pubblicato il 23 luglio 2025 da Robert Morrison, è un elogio diretto ed enfatico intitolato: «la Santa Saggezza di mons. Marcel Lefebvre sulla crisi della Chiesa cattolica».   Degli scritti più veri oggi di quando furono pubblicati per la prima volta.   L’autore sottolinea giustamente: «mons. Lefebvre ha diagnosticato accuratamente la vera fonte di confusione nel suo libro del 1985, Lettera aperta ai cattolici perplessi», da cui cita ampiamente dei passaggi, tra cui: «che i cattolici di questa fine del XX secolo siano perplessi, chi può negarlo? (…)»   «Siamo quindi portati a chiederci cosa abbia causato un simile stato di cose. Ogni effetto ha una causa. È forse la fede degli uomini che è diminuita, a causa di un’eclissi di generosità di spirito, di un desiderio di piacere, di un’attrazione per i piaceri della vita e delle numerose distrazioni offerte dal mondo moderno?»

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«Queste non sono le vere ragioni; sono sempre esistite, in un modo o nell’altro. Piuttosto, il rapido declino della pratica religiosa deriva dal nuovo spirito che è entrato nella Chiesa e ha gettato sospetti su un intero passato di vita ecclesiastica, di insegnamento e di principi di vita». (Lettera aperta ai cattolici perplessi, pp. 7-8, edizione Clovis 2016)   Robert Morrison riconosce prontamente: «le seguenti citazioni di mons. Lefebvre risuonano più autenticamente oggi di quando le scrisse decenni fa, e illuminano il cammino per rimanere fedeli cattolici».   A riprova, cita questo passaggio sulla fonte persistente della crisi, che è l’unione adultera tra Chiesa e Rivoluzione, ponendo verità ed errore sullo stesso piano: «l’unione adultera tra Chiesa e Rivoluzione», scrive mons. Lefebvre, «si concretizza attraverso il dialogo. Nostro Signore ha detto: “Andate, insegnate alle nazioni, convertitele”, ma non ha detto: ‘Dialogate con loro senza cercare di convertirle”».   «Errore e verità sono incompatibili; dialogare con l’errore significa mettere Dio e il diavolo sullo stesso piano. Questo è ciò che i papi hanno sempre ripetuto, e che i cristiani hanno prontamente compreso, perché è anche una questione di buon senso. Per imporre un atteggiamento e dei riflessi diversi, era necessario agire sulle menti, in modo da rendere modernisti i chierici chiamati a diffondere la nuova dottrina».   «Questo è ciò che si chiama riciclaggio, un processo di condizionamento volto a rimodellare lo strumento stesso che Dio ha dato all’uomo per condurre il suo giudizio». (Lettera aperta ai cattolici perplessi, p. 141, edizione Clovis 2016)   E Robert Morrison traccia la strada tracciata di mons. Lefebvre ai sacerdoti e ai fedeli legati alla Tradizione bimillenaria: «quanto a me, non mi rassegnerò; non mi accontento di restare inerte a guardare l’agonia di mia Madre, la Santa Chiesa. […] Se così fosse, capirete che, nonostante tutto, non sono pessimista».   «La Beata Vergine sarà vittoriosa. Trionferà sulla grande apostasia, frutto del liberalismo. Un motivo in più per non girarci i pollici! Dobbiamo lottare più che mai per il Regno Sociale di Nostro Signore Gesù Cristo. In questa battaglia non siamo soli: abbiamo con noi tutti i papi fino a Pio XII compreso».   «Tutti hanno combattuto contro il liberalismo per liberare la Chiesa da esso. Dio non ha permesso loro di avere successo, ma questa non è una ragione per deporre le armi! Dobbiamo perseverare. Dobbiamo costruire, mentre altri demoliscono». (Lo hanno detronizzato, pp. 280-281, edizione Clovis 2008)   E Robert Morrison conclude: «comprendere questa santa saggezza di mons. Lefebvre non fa scomparire la crisi, ma ci aiuta a servire Dio senza sentirci ‘persi e confusi’ di fronte a ciò che vediamo da Roma. Questo è forse il motivo per cui coloro che cercano di perpetuare la crisi nella Chiesa non cessano mai di denigrare colui che ha fatto più di chiunque altro per opporsi alla rivoluzione del Vaticano II e preservare la Messa tradizionale».   «Lungi dall’allontanarci dalle perspicaci opinioni di mons. Lefebvre, questa incessante persecuzione del santo difensore della fede dovrebbe far risplendere la sua saggezza più intensamente per coloro che hanno bisogno di luce nell’oscurità della crisi attuale. Cuore Immacolato di Maria, prega per noi!»

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Se lo hanno detronizzato, deve essere di nuovo posto sul trono.

Il secondo omaggio reso a mons. Lefebvre è indiretto, ma può essere applicato solo al fondatore della Fraternità San Pio X, poiché il titolo riecheggia quello di una delle sue opere più famose: Lo hanno detronizzato [orig. Ils l’ont découronné]. Contrariamente a tutto quanto pubblicato durante e dopo il Concilio Vaticano II, il suo autore, Andrew Pollard, non esita a scrivere: «Cristo Re deve essere nuovamente incoronato per salvare il mondo». Lo afferma il 18 luglio 2025, mentre mons. Lefebvre aveva pubblicato Lo hanno detronizzato nel 1987.   Andrew Pollard dichiara: «Il più grande disastro che si sia abbattuto sul mondo è stata la detronizzazione di Cristo Re: l’abbandono di gran parte delle persone della fede in Gesù Cristo come Re di tutti gli individui e di tutte le autorità civili. Questa ribellione di individui e governi contro Cristo Re ha portato al rifiuto delle vere credenze e all’accettazione di false idee e ideologie. Ancora più grave, ha portato alla morte del mondo».   Più avanti, aggiunge: «Non solo il mondo ha rifiutato Cristo Re, ma ha anche rinnegato gli insegnamenti della Santa Chiesa di Cristo – la Chiesa Cattolica – e l’ha esclusa dalla vita attiva delle nazioni – un errore grave e distruttivo. Tragicamente, nel mondo moderno, l’uomo si è incoronato al posto di Gesù Cristo. Lo “Stato-Dio” e l'”Uomo-Dio” hanno sostituito Cristo Re e gli insegnamenti della sua Chiesa con false idee secolari. I risultati sono spaventosi. Gli esseri umani stanno distruggendo i loro paesi e le loro civiltà».   Tutto questo perché «il mondo ha rifiutato l’insegnamento di Cristo secondo cui ‘ogni potere in cielo e in terra mi è stato dato’. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,18-20).   Andrew Pollard sottolinea la responsabilità della Chiesa – in questo caso, la sua complicità – in questa detronizzazione a partire dal Concilio Vaticano II: «Cristo Re è stato detronizzato da una parte della Chiesa cattolica stessa, che ha ampiamente voltato le spalle alla dottrina cattolica tradizionale di Cristo Re. In alcune parti della Chiesa cattolica, l’insegnamento del Regno Sociale di Gesù Cristo è stato persino bandito».   Prosegue spiegando: «Pio XI istituì la festa di Cristo Re, celebrata l’ultima domenica di ottobre. Eppure, nel 1969, meno di cinquant’anni dopo la promulgazione di Quas Primas, Papa Paolo VI sostituì la festa di Cristo Re con una solennità intitolata “Gesù Cristo Re dell’Universo”, celebrata alla fine dell’anno liturgico della Chiesa, verso la fine di novembre».   Paolo VI sostituì anche molte preghiere e inni della Messa originale di Cristo Re e del breviario. In precedenza, queste preghiere si concentravano sul qui e ora [hic et nunc]; ma nella nuova solennità, l’enfasi è sulla fine dei tempi.   Andrew Pollard torna sulla colpevolezza dei poteri civili: «la maggior parte dei governi del mondo odierno ha rifiutato la regalità sociale di Gesù Cristo, nonostante le parole di Papa Pio XI in Quas Primas: ‘Sarebbe un grave errore negare a Cristo Uomo la sovranità sulle cose temporali, qualunque esse siano. […] I capi di Stato non possono quindi rifiutarsi di rendere – in nome proprio e con tutto il loro popolo – pubblico omaggio, rispetto e sottomissione alla sovranità di Cristo». E mostra le conseguenze disastrose di questa detronizzazione per la Chiesa e per il mondo: «Papa Pio XI insegnò in Quas Primas che la detronizzazione di Cristo Re e il rifiuto degli insegnamenti della sua santa Chiesa avrebbero avuto “conseguenze deplorevoli”».   «Tutte le credenze, vere o false, laiche o religiose, hanno conseguenze, e coloro che rifiutano i veri insegnamenti di Cristo Re sono in conflitto con la realtà oggettiva e alla fine portano a gravi conseguenze negative, fino al crollo e alla morte di alcune delle più grandi nazioni del mondo».   Perché «dove Gesù Cristo non regna, disordine, morte e scomparsa delle nazioni sono inevitabili. Non possiamo rifiutare i comandamenti di Cristo e della sua Chiesa cattolica senza infliggerci gravi danni. Cristo possiede ogni potere e autorità ed esercita la supremazia assoluta sul mondo intero». In definitiva, «detronizzare Cristo Re porta inevitabilmente all’autodistruzione. Gli esseri umani si sono distaccati dalla realtà e, di conseguenza, hanno adottato ogni sorta di false credenze, religioni, illusioni e ideologie. Se le nostre credenze non sono in accordo con la verità oggettiva, ne seguiranno inevitabilmente conseguenze disastrose».

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Una questione di vita o di morte

Da qui l’unica soluzione logica: «l’unico modo per salvare i paesi un tempo cattolici dalla morte è incoronare nuovamente Cristo Re attraverso una rinascita cattolica tradizionale mondiale, o, come la descrisse Papa Pio X: ‘la restaurazione di tutte le cose in Cristo, omnia instaure in Christo’. Nei paesi a maggioranza non cattolica, Cristo deve essere incoronato dall’evangelizzazione della Chiesa cattolica’.Evangelizzare con la fede cattolica tradizionale». Perché è necessario sottolineare: «Cristo non è solo il Re dei nostri cuori e delle nostre anime, delle nostre coscienze, delle nostre menti e delle nostre volontà, ma anche delle nostre famiglie, delle nostre città, dei nostri popoli e dei nostri paesi. Non solo gli individui, ma anche i leader di tutti i paesi sono tenuti a rendergli omaggio e obbedirgli pubblicamente».   Questo è l’unico rimedio realistico: «la vera religione si rivolge al mondo reale; non è una fantasia religiosa. La fede in Cristo Re non è semplicemente una pia pratica religiosa estranea alla vita quotidiana, ma una verità con conseguenze concrete e materiali. Gesù Cristo è veramente il Re del mondo, anche se non ci crediamo».   «Rifiutare Gesù Cristo e la sua Santa Chiesa conduce a fantasie, illusioni e peccato». Lo Stato deve riconoscere la verità del cattolicesimo, non per scelta personale, ma perché nessun altro insieme di credenze corrisponde alla realtà oggettiva.   Da qui questo appello missionario, sia esteriore, in tutto il mondo, sia interiore, all’interno della Chiesa: «il mondo ha urgente bisogno di una rinascita e di una rigenerazione del cattolicesimo tradizionale, così come dell’evangelizzazione del mondo non cattolico. La fede cattolica tradizionale è la linfa vitale del mondo».   «Negli ultimi 70 anni, gran parte del mondo ha subito quello che equivale a un grave infarto. La vera religione deve essere restaurata e diffusa in tutto il mondo per la sopravvivenza dell’umanità. Dio non ci abbandonerà, “ma coloro che lo abbandonano periranno” (Salmo 73, 27)».   Agli scettici liberali che dubitano della natura – non solo spirituale ma anche materiale – del pericolo affrontato da coloro che non riconoscono la necessità di riconoscere la regalità sociale di Gesù Cristo, Andrew Pollard fornisce un fatto inconfutabile: il suicidio demografico delle nazioni che un tempo erano cristiane e di quelle che la Chiesa si rifiuta di evangelizzare oggi, in nome della libertà religiosa, dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso.   Scrive in modo inequivocabile: «Gesù Cristo deve regnare, altrimenti i paesi moriranno. Il Giappone è la quarta economia mondiale, ma la sua popolazione sta crollando a causa di un tasso di natalità molto basso, ben al di sotto del livello di sostituzione, e di oltre un milione di aborti all’anno». Chi ha orecchie, ascolti… senza indugio.   Lo hanno detronizzato e Lettera aperta ai cattolici perplessi sono disponibili in versione italiana sul sito delle Edizioni Piane.   Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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Immagine da FSSPX.News
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