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Ambiente
Microplastiche trovate in strati di sedimenti non toccati dall’uomo moderno
I residui di microplastiche pare siano davvero ovunque: non solo nei nostri corpi all’oceano – ma perfino, misteriosamente, in strati di sedimenti risalenti alla prima metà del 1700, dimostrando la pericolosa capacità delle microplastiche di infiltrarsi anche in ambienti non toccati dagli esseri umani della modernità.
Un team di ricercatori europei ha fatto questa allarmante scoperta dopo aver studiato gli strati di sedimenti di tre laghi in Lettonia, come descritto in uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances.
Gli scienziati stavano studiando i sedimenti lacustri per verificare se la presenza di microplastiche negli strati geologici potesse essere un indicatore affidabile dell’inizio dell’Antropocene, definito nello studio come l’inizio del 1950 e inteso a delineare il momento in cui gli esseri umani hanno iniziato ad avere un impatto significativo sul nostro ambiente.
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Gli scienziati utilizzano da tempo strati di cenere o ghiaccio per studiare gli eventi passati sulla Terra, il che ha portato a chiedersi se le microplastiche possano fungere da indicatore cronologico affidabile per l’Antropocene.
Secondo questa nuova ricerca pare proprio di no, perché sono state trovate microplastiche in ogni strato di sedimento scavato, compreso uno del 1733.
«Concludiamo che l’interpretazione della distribuzione delle microplastiche nei profili dei sedimenti studiati è ambigua e non indica rigorosamente l’inizio dell’epoca dell’Antropocene», hanno evidenziato gli scienziati.
Oltre a concludere che le microplastiche sono un pessimo indicatore dell’età geologica, lo studio dimostra anche la straordinaria capacità delle microplastiche di diffondersi ovunque.
Nemmeno l’Antartide, la regione più remota del nostro pianeta, è immune dal fenomeno. Gli scienziati hanno trovato microplastiche in diversi campioni di neve, apparentemente arrivate lì dal vento.
Forse la cosa più preoccupante è che gli scienziati hanno trovato microplastiche perfino all’interno dei nostri organi, e i ricercatori stanno iniziando solo ora a confrontarsi con l’impatto che potrebbero avere questi residui sedimentati all’interno del corpo umano.
Come riportato da Renovatio 21, alcuni studi hanno riportato che nella placenta umana sono state trovate microplastiche dannose, alcune delle quali sono note per scatenare l’asma, danneggiare il fegato, causare il cancro e compromettere la funzione riproduttiva.
Un equipe di scienziati ha inoltre scoperto che «l’esposizione acuta» alle microplastiche può provocare sintomi simili alla demenza nei topi, oltre che altri cambiamenti comportamentali. Gli scienziati sospettano che la contaminazione da microplastiche nel nostro cervello possa causare deterioramento cognitivo, neurotossicità e livelli alterati di neurotrasmettitori, che possono contribuire a cambiamenti comportamentali.
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Per tornare ad una tragedia del passato recente, le mascherine chirurgiche che ci hanno costretto ad indossare in qualunque situazione quotidiana per «prevenire il contagio da COVID», sono un immane problema ambientale. È oramai noto che esse si caricavano dei germi scartati dal corpo umano, ma alcuni ricercatori hanno aperto una nuova, inquietante porta nel danno della mascherina.
Un ingrediente chiave nelle onnipresenti mascherine ospedaliere usa e getta – il polipropilene – si degrada in minuscole e microscopiche fibre di plastica che un numero crescente di ricerche mostra che può creare devastazione sulle creature acquatiche e ha il potenziale di causare malattie, incluso il cancro, negli esseri umani.
Nello studio eseguito in Gran Bretagna, le fibre microplastiche sono state scoperte in profondità nei polmoni inferiori degli esseri umani viventi – in quasi tutte le persone campionate.
Oltre che cercare di preservare la nostra salute cercando di non inalare e ingerire questi micromateriali altamente dannosi, più avanti nel tempo, una delle sfide che dovremmo affrontare, sarà come smaltire le microplastiche dal nostro ambiente. I ricercatori stanno iniziando a considerare nuovi approcci che vanno dalla piantumazione di betulle in terreni inquinati ai filtri per l’acqua.
Visto il consumo e la produzione massiccia di plastica che facciamo ogni giorno, vi è sicuramente da approfondire questo genere di ricerca per cercare quantomeno di arginare questo problema nell’immediato futuro.
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Ambiente
L’EPA dà il via libera al primo pesticida PFAS nonostante gli avvertimenti sui rischi duraturi per la salute
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Ambiente
Le mucche danesi crollano dopo l’aggiunta al mangime del prodotto anti-peti al metano
Le mucche danesi stanno producendo meno latte e stanno collassando, e gli allevatori attribuiscono la colpa a un nuovo e controverso additivo per mangimi che dovrebbe ridurre le emissioni di metano.
Dal 1° ottobre, gli allevatori danesi hanno iniziato ad aggiungere Bovaer al mangime delle loro mucche per ridurre la produzione di metano, un gas serra, durante il pascolo.
Gli ambientalisti sostengono che le emissioni di metano provenienti dall’allevamento, cioè dalle flatulenze dei bovidi, siano una delle principali cause del riscaldamento globale.
Come riportato da Renovatio 21, un anno fa Copenhagen aveva programmato di imporre una tassa agricola sui peti vaccini.
Venerdì il quotidiano danese Jyllands-Posten ha riferito di aver parlato con diversi allevatori che ritengono che il Bovaer stia danneggiando le loro mandrie.
«Tantissime persone ci chiamano e sono insoddisfatte di ciò che accade alle loro mandrie», ha affermato Kjartan Poulsen, presidente dell’Associazione nazionale dei produttori lattiero-caseari danesi.
Gli allevatori hanno segnalato una diminuzione della produzione di latte e, in alcuni casi, il collasso degli animali. Alcuni hanno persino dovuto essere soppressi.
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Bovaer è prodotto dall’azienda olandese DSM ed è stato approvato dalla Commissione Europea come aggiunta ai mangimi per bovini nel 2022. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha affermato che l’additivo non presenta rischi per la salute delle mucche.
Alcuni degli allevatori che hanno parlato con Jyllands-Posten hanno dichiarato di aver rimosso Bovaer dal mangime e che i loro animali si sono ripresi.
L’Associazione nazionale dei produttori lattiero-caseari danesi ha ora avviato un’indagine sulle segnalazioni.
Il presidente Poulson afferma che il prossimo passo sarà quello di far firmare agli allevatori una dichiarazione in cui si impegnano a interrompere l’uso dell’additivo se i loro animali si ammalano, in conformità con le norme stabilite sul benessere degli animali.
Ha anche chiesto al ministro dell’agricoltura del Paese di dichiarare una «sospensione» dell’uso dell’additivo, in modo da poter raccogliere maggiori informazioni sui suoi effetti.
L’Amministrazione Veterinaria e Alimentare Danese ha dichiarato di essere a conoscenza di problemi segnalati da alcuni allevatori dopo l’utilizzo di Bovaer. L’agenzia ha incaricato i ricercatori dell’Università di Aarhus di indagare.
Come riportato da Renovatio 21, sono noti i progetti finanziati a Bill Gates di vaccinare le mucche contro le loro scoregge climatiche, o pannolinarle.
È altresì noto che Gates stia supportando a suon di milioni aziende che producono carne sintetica o alimenti a base di insetti.
Come riportato da Renovatio21, due anni fa il governo irlandese aveva programmato lo sterminio di 200 mila mucche per soddisfare gli dèi del cambiamento climatico.
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Ambiente
Bill Gates cambia posizione sul cambiamento climatico: non porterà alla «scomparsa dell’umanità»
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President Trump makes America’s enemies reveal the truth.
Gates admits climate change is a HOAX. pic.twitter.com/lumPz4OcSM — 𝐂𝐂 (@ChatByCC) October 29, 2025
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