Pensiero
Messa Tridentina: ultimatum ai cattivi pastori
Renovatio 21 riprende questo articolo da La Scure di Elia.
I miei propositi durano poco.
Mi ero ripromesso seriamente – anche dietro consiglio di amici che mi invitavano alla prudenza – di non occuparmi più dell’augusto Personaggio infelicemente regnante L’attualità, tuttavia, continua a provocarmi in modo irresistibile.
L’ultima occasione, sia pure un tantino decantata, mi è fornita da un’indiscrezione circa il suo intervento in apertura dell’assemblea generale dell’italica associazione patriottica.
Molti giovani sacerdoti, evidentemente, hanno scoperto che è ben più benefico e sensato usare il rito che ci è stato trasmesso dall’Antichità cristiana, anziché uno creato a tavolino alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso
Nel pomeriggio di lunedì 24 maggio, rispondendo alle domande dei presuli a telecamere spente, il de quo si è lasciato andare ad anticipazioni sul futuro della Messa tradizionale. Sarebbe ormai pronto, dopo una laboriosa stesura, un provvedimento di riforma restrittiva del Summorum Pontificum, con il quale si dovrebbe ripristinare, almeno per i sacerdoti che vogliano imparare, la precedente disciplina dell’indulto, cioè di un permesso speciale concesso dai vescovi caso per caso.
Mi è subito venuto da domandarmi se non si trattasse della solita miccia accesa a bella posta per mettere in subbuglio il mondo tradizionalista e spingere i più esasperati a passi di rottura, ma la mossa sembra davvero imminente.
Ciò che realmente preoccupa l’attuale gerarchia, formatasi in buona parte negli anni Settanta, è la crescente diffusione, attestata in modo inequivocabile dalle risposte al relativo questionario inviato alle diocesi, del venerando Rito romano, ricevuto nella sostanza dagli Apostoli. Perciò la volontà della maggior parte dei vescovi è di frenarla il più possibile, come si è visto nell’ostruzionismo al motu proprio di Benedetto XVI.
La concessione di nuovi permessi – si vocifera – sarà gestita, alla Congregazione per il Culto Divino, da un sottosegretario aggiunto di freschissima nomina, anche episcopale, docente nel pensatoio della cosiddetta riforma liturgica e aspramente avverso alla vera Messa. Tutto pare dunque predisposto perché i sacerdoti diocesani siano impossibilitati a celebrarla o, per lo meno, dissuasi dal cominciare. Se però certi prelati professassero sul serio la fede cattolica, si renderebbero agevolmente conto di non avere affatto l’autorità di proibire l’offerta del Santo Sacrificio nella forma stabilita dalla Tradizione; di conseguenza si guarderebbero bene dal reiterare l’inaudito abuso di potere perpetrato da Paolo VI.
Possono pure tentare, da bravi marxisti, di violentare la realtà in base alla loro ideologia, ma la realtà, prima o poi, riprende inevitabilmente il sopravvento
Il capo del partito avrebbe poi confidato di non riuscire proprio a capire come mai siano sempre più numerosi i giovani sacerdoti che desiderano celebrare la Messa in latino, anziché mettersi a studiare la lingua dei migranti per accoglierli.
Una prima risposta è così ovvia da apparire banale: ammesso che tocchi a noi imparare l’idioma di chi viene a vivere nel nostro Paese, piuttosto che il contrario, le lingue da apprendere sarebbero davvero tante: da quale cominciare?
Una seconda risposta, invece, va più in fondo alla questione: molti giovani sacerdoti, evidentemente, hanno scoperto che è ben più benefico e sensato usare il rito che ci è stato trasmesso dall’Antichità cristiana, anziché uno creato a tavolino alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso. A trarne vantaggio non è soltanto – come vorrebbero i detrattori – il senso estetico (cosa, comunque, non certo di poco conto), ma anche la coscienza sacerdotale del ministro, l’esercizio della sua mediazione tra Dio e il popolo, la crescita nella fede e la partecipazione fruttuosa del popolo medesimo… e tantissimi altri aspetti.
Certo, tutto questo va in senso diametralmente opposto agli scopi perseguiti da quanti, ormai da sei decenni, lavorano alla protestantizzazione della Chiesa Cattolica, ma è intrinsecamente connaturale alla vera essenza della Chiesa stessa e all’intima identità del sacerdote.
Ogni struttura eretta artificialmente in funzione di un’ideologia è destinata all’implosione; ogni impianto rivoluzionario, essendo costitutivamente contro-natura, contiene in sé i germi della propria dissoluzione
Possono pure tentare, da bravi marxisti, di violentare la realtà in base alla loro ideologia, ma la realtà, prima o poi, riprende inevitabilmente il sopravvento.
Se questo è innegabile a livello umano, a maggior ragione vale per la Chiesa, che è un’istituzione divina; essa esiste da un po’ prima di loro e durerà altresì ancora un bel po’, tal quale l’ha voluta Gesù Cristo, non gli pseudoteologi cui si ispirano.
Ogni struttura eretta artificialmente in funzione di un’ideologia è destinata all’implosione; ogni impianto rivoluzionario, essendo costitutivamente contro-natura, contiene in sé i germi della propria dissoluzione.
Le oasi autentiche della Tradizione, invece, posseggono il segreto che le fa persistere in ogni tempesta, dato che sono fondate su quella Roccia che non sarà mai scossa.
Le oasi autentiche della Tradizione, invece, posseggono il segreto che le fa persistere in ogni tempesta, dato che sono fondate su quella Roccia che non sarà mai scossa.
Sappiamo bene che per i guardiani della rivoluzione i sacerdoti indipendenti che celebrano la Messa di sempre in virtù del motu proprio sono come sabbia tra i denti: quell’esecrabile rito che non sono riusciti a estirpare del tutto va assolutamente relegato nelle riserve indiane. Chiusi nelle gabbie dello zoo o nei recinti del circo, gli animali esotici non fanno paura a nessuno, rappresentano anzi una simpatica attrazione; sparsi ovunque e mescolati indistintamente, invece, diventano serio motivo di preoccupazione.
Il «contagio» – questo sì – va accuratamente circoscritto e tenuto sotto controllo, specie se aumentano a dismisura i fedeli che, disgustati dagli oltraggi all’Eucaristia divenuti prassi obbligatoria, si riversano nelle chiese in cui si celebra la Messa tradizionale e, giunti là, scoprono un mondo nuovo – o, meglio, ritrovano l’eredità di cui erano stati arbitrariamente privati e tenuti all’oscuro.
La serena gratitudine che il sacerdote legge nei loro sguardi è un’esperienza impagabile, per non parlare della gioia che prova egli stesso nel sentirsi realmente strumento del Redentore, cosa di cui prima doveva faticosamente convincersi a dispetto delle apparenze contrarie.
Tutto questo, il capo, non riesce proprio a comprenderlo, ma è semplicemente la realtà: l’evidente, solare, invincibile realtà.
Se ci toglierete le chiese, cari vescovi, celebreremo nelle case dei fedeli, come abbiamo già fatto l’anno scorso per tre mesi, quando le avete chiuse
Per amor di Dio, qualcuno del suo entourage lo informi che noi, una volta riscoperto il tesoro che ci appartiene, non ce lo faremo togliere mai più; si metta l’anima in pace (ammesso che lo possa, con tutte le nefandezze che l’opprimono).
Questo non significa però – come egli probabilmente spera – che ci porremo fuori della comunione ecclesiastica con un atto di aperta disobbedienza. No, non saremo così sciocchi da fargli un favore del genere. Agiremo di nascosto, clandestinamente, se necessario, ma non ci piegheremo per alcun motivo al mondo.
Se ci toglierete le chiese, cari vescovi, celebreremo nelle case dei fedeli, come abbiamo già fatto l’anno scorso per tre mesi, quando le avete chiuse.
Se ci sospenderete lo stipendio, saremo sostentati dal Popolo di Dio, come ai tempi degli Apostoli
Se ci sospenderete lo stipendio, saremo sostentati dal Popolo di Dio, come ai tempi degli Apostoli
Se ci denuncerete all’autorità civile, andremo gioiosamente al martirio, come in ogni epoca gloriosa della Chiesa… ma non potrete fermarci. Voi avete il denaro e il potere; noi abbiamo la fede e la grazia.
Più vi accanite contro di noi, più date segni di debolezza, confermando la percezione che la situazione vi sia sfuggita di mano.
Se ci denuncerete all’autorità civile, andremo gioiosamente al martirio, come in ogni epoca gloriosa della Chiesa… ma non potrete fermarci. Voi avete il denaro e il potere; noi abbiamo la fede e la grazia
Dovete farvene una ragione: per i veri cattolici siete diventati ininfluenti. Essi scelgono ormai autonomamente le proprie guide là dove il loro sensus fidei fiuta che possono fidarsi.
Sì, non c’è bisogno che me lo ricordiate: so bene che ciò non è conforme alla costituzione apostolica della Chiesa, ma la colpa è tutta di voi Pastori, che avete smesso di guidare e nutrire il gregge, anzi lo avete consegnato ai lupi.
Non ignoro neppure che spesso incauti cercatori incappino in cattivi maestri che, accecati dall’orgoglio, fanno il gioco del nemico, spingendo i fedeli a privarsi dei Sacramenti per ragioni speciose; ma, anche in questo caso, la colpa è tutta vostra, che continuate a cianciare di ascolto e non date retta a nessuno.
Vorrei rassicurare questi ultimi rammentando loro che non è nostro compito stabilire chi sia il papa e che, qualora sia eretico, solo Uno può giudicarlo. Partecipare alla Messa celebrata in comunione con un prelato materialmente eretico non è peccato, finché il delitto di eresia non sia stato dichiarato; in ogni caso, non si può essere in comunione con qualcuno che, di fatto, sia fuori del Corpo Mistico.
Il Personaggio si lamenta dei seminaristi che sembrano buoni, ma sono rigidi, qualcosa che nasconde grossi problemi. Che dire, allora, della vostra inflessibile rigidità mentale e comportamentale nei confronti di chi, non avendo ceduto all’indottrinamento, non si sottomette alla vostra dittatura? Essa non nasconde forse, molto spesso, grossi problemi di natura morale?…
Circondarsi di pervertiti è dunque soltanto una strategia di potere che consente di tenere in pugno i propri collaboratori o è il conto da pagare alla cordata che ha deciso l’ascesa?
Circondarsi di pervertiti è dunque soltanto una strategia di potere che consente di tenere in pugno i propri collaboratori o è il conto da pagare alla cordata che ha deciso l’ascesa?
Com’è possibile conoscere così a fondo certa gente senza essere del giro?
Sete di potere e narcisismo patologico, d’altronde, sono perfettamente coerenti con quel tipo psicologico. Se poi giungono testimonianze in quel senso anche dalla diocesi di origine, il cerchio si chiude e tutto si chiarisce, compresa l’apertura ideologica alla peggiore delle perversioni e la scandalosa clemenza nei riguardi dei colpevoli di abusi su minori. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei: se i tuoi amici son pederasti ed eretici…
Può tuttavia capitare che qualcuno esageri un po’ troppo e si sia costretti ad aprire un processo sulla vicenda del Preseminario, pur affidandolo a un magistrato italiano appartenente allo stesso circuito e appositamente cooptato. In tal modo si può circoscrivere l’inchiesta a qualche pesce piccolo su cui possa sfogarsi il pubblico sdegno, distogliendo l’attenzione dai pesci grossi della Curia, preservati anche nel caso MacCarrick.
Qualora però un giornalista onesto decidesse di indagare fino in fondo, non mancherebbero persone bene informate. Due anni fa, prima che cadesse la mia ultima illusione sulla politica, avevo suggerito a un ministro un metodo semplicissimo per ottenere ascolto, riguardo all’immigrazione, dall’avversario d’Oltretevere.
Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei: se i tuoi amici son pederasti ed eretici…
La sua risposta mi lasciò inizialmente spiazzato, ma capii ben presto che era perfettamente coerente con il gioco delle parti che pure quel governo aveva inscenato. Per il titolare degli Interni non sarebbe stato affatto difficile – come invece sostenuto dal collega – far pedinare certi personaggi nelle loro uscite notturne dalle mura leonine; il fatto è che, a quei livelli, vige la tacita quanto inviolabile regola che la lotta resti circoscritta alla ribalta del teatrino, senza scendere sul terreno dei vizi privati. Questi ultimi, prima o poi, finiranno comunque con l’essere svelati; allora chi salterà per primo?
Nella Chiesa terrena c’è chi serve Dio e chi serve il diavolo. Dio è infinitamente più potente del diavolo; perciò chi serve Dio non può non vincere e chi serve il diavolo non può non perdere: è una questione di semplice logica. Se cerchiamo sinceramente di servire Dio, abbiamo tutte le ragioni per attendere con fiducia la vittoria, cooperando attivamente con la Provvidenza.
«Come abbiamo udito, così abbiamo visto nella città del Signore degli eserciti, nella città del nostro Dio: Dio l’ha fondata in eterno» (Sal 47, 9): questa è la nostra città, la nostra patria, la nostra casa e nessuno al mondo potrà mai espellercene, se non siamo noi ad escludercene da soli.
Nella Chiesa terrena c’è chi serve Dio e chi serve il diavolo
Con immensa gratitudine verso Colui che ci ha ammessi al Regno dei Cieli, ci stiamo riappropriando delle ricchezze e della gioia legate alla nostra dignità di figli dell’Altissimo, concittadini della Gerusalemme di lassù.
Abbiamo dalla nostra parte schiere di Angeli e di Santi che combattono con noi e per noi, mettendo in fuga le orde infernali.
Arrendetevi, se non volete farvi trascinare laggiù.
Convertitevi alla verità e tornate alla vera Chiesa, con la grazia del Signore Gesù Cristo, nostro Re.
Accipite iucunditatem gloriae vestrae, gratias agentes Deo, qui vos ad coelestia regna vocavit (Prendete in possesso la felicità della vostra gloria, rendendo grazie a Dio, che vi ha chiamato al regno celeste; dalla Liturgia).
Pensiero
Mosca bataclanizzata: qual è il messaggio?
Al momento in cui scrivo la conta dei morti del massacro di Mosca è di 60 morti e 140 feriti.
Abbiamo raccolto e mostrato qualche immagine agghiacciante: sì, un commando è entrato in un centro commerciale (su qualche canale ebete di Telegram avete letto che era un municipio: il traduttore automatico dei geni ha tradotto «Crocus City Hall» in «Municipio di Crocus», come se Crocus fosse un quartiere della capitale russa; gli ignoranti che seguite sui social fanno anche questo) con fucili automatici e hanno iniziato a sparare all’impazzata. Sono stati colpiti anche dei bambini, e due dodicenni sarebbero gravi.
È interessante notare quanto siano restii i nostri media a pronunziare, davanti allo schema perfettamente ripetuto, la parola che aveva inondato il discorso pubblico sul terrorismo quasi dieci anni fa: Bataclan.
Il disegno tecnico è il medesimo: colpire la popolazione comune, falciandola con armi a ripetizione e magari qualche bomba suicida o meno, nel momento di massimo svago e massima vulnerabilità – quando va a vedere un concerto. Sparare sulla gente quando è concentrata in un unico punto ed indifesa. Massacrare in maniera massiva per compiere il lavoro del terrorismo, e portare il suo messaggio.
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Mosca è stata bataclanizzata. I grandi media non vogliono dirvelo – perché significherebbe elevare il popolo russo a vittima, dopo due anni di campagna martellante per convincerci che la Russia è carnefice. E poi, soprattutto, nessuno ha voglia davvero di guardarci dentro: se il disegno è lo stesso del Bataclan, gli autori sono gli stessi? I mandanti pure?
Alla rivendicazione dell’ISIS, buttata subito in stampa da tante testate internazionali, non possiamo credere. Curioso, tuttavia, che l’ISIS possa voler colpire la Russia proprio ora, quando l’intervento in Siria è finito da anni…
L’Ucraina, per bocca di un ciarliero e molto visibile tizio consigliere di Zelens’kyj, Mikhailo Podolyak (quello che aveva insultato il papa e il cristianesimo) ha detto non siamo stati noi, mentre altri ucraini hanno ovviamente tirato fuori l’hastatoputin. Chiaramente, ci vogliono far credere, è un false-flag del Cremlino per scatenarsi, anzi, guarda, è la festa personale di Putin per aver vinto l’elezione con quasi il 90% dei voti. Come no. (in rete circolano meme divertenti con il passaporto di un terrorista miracolosamente, come al solito, ritrovato sul luogo del delitto: la foto è quella di un Putin barbuto)
Si tratta della più grande strage terrorista dai primi anni 2000. Qualcuno ricorderà i 130 morti (più quaranta terroristi) e i 700 meriti della crisi del Teatro Dubrovka, quando vennero sequestrati 850 civili da un gruppo di islamisti separatisti ceceni.
Dobbiamo capire che la vittoria sulla questione cecena – e sul terrorismo correlato – è stata la scala d’ingresso di Putin verso il Cremlino. La Cecenia era un disastro che poteva trascinare giù tutta la Russia: un alveare terrorista nel cuore del Paese, e allo stesso tempo un fattore di demoralizzazione devastante per la popolazione. Erano i primissimi tempi di internet, ma già circolavano i video, poi perfezionati da ISIS e compagni, di sgozzamenti di soldati e civili russi.
Putin fu colui che mise fine al pericolo. Da primo ministro ha vinto la Seconda Guerra Cecena, di fatto sottomettendo una fazione in lotta, quella di Kadyrov, il cui figlio ora al potere a Grozny manda i suoi soldati a combattere in Ucraina con adunate oceaniche negli stadi dove si grida «Allahu Akbar» e subito dopo «viva il presidente Putin».
La strage di Dubrovka non è stata la sola. Poco dopo, ci fu il massacro di Beslan, ancora più intollerabile nella volontà terrorista di colpire gli indifesi: il 1 settembre 2004 un gruppo di 32 fondamentalisti separatisti ceceni entrò in una scuola elementare e sequestrò 1200 persone, per maggior parte bimbi. Ricordate quell’immagine: una bomba pronta ad esplodere piazzata dentro il canestro della palestra, e i bambini sotto. Il conto, dopo che gli Spetsnats (le forze speciali russe) liberarono la scuola, fu di oltre trecento morti, di cui 186 bambini, e 700 feriti. Quasi tutta la scuola è stata ferita dal terrorismo.
Si tratta di traumi che i russi pensavano passati. Sono seguiti gli anni putiniani dove stipendi e pensioni sono saliti di 7, 15 volte. Dove il popolo russo, che dopo il 1991 aveva cominciato a perdere un milione di persone l’anno (alcol, disperazione) ha ritrovato la dignità, e, parola chiave per capire Putin e la Russia odierno, rispetto.
Il terrorismo, essenzialmente, è un linguaggio. Ogni atto terroristico ha un messaggio da portare al mondo – questo è quello che ci dicono, almeno. Sappiamo che il messaggio è, in genere, più di uno. C’è un messaggio di superficie, quello dei perpetratori: vogliamo l’indipendenza, vogliamo vendetta, vogliamo la shar’ia, vogliamo la fine dell’occupazione, cose così.
Poi c’è il messaggio profondo, quello dei veri mandanti, di cui non si può discutere, perché non si può saperne nulla.
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Le stragi dei primi 2000 avevano, come messaggio di superficie, la Cecenia: la terra dove Putin aveva riportato l’ordine, promettendo di inseguire i terroristi anche al cesso ed ucciderli lì, disse in una famosa dichiarazione.
Il messaggio profondo possiamo immaginare fosse un altro: lasciaci continuare a depredare la Russia. Il desiderio, profondo ed irrevocabile, dei veri mandanti, che non necessariamente stavano in russo.
I terroristi takfiri ceceni, si è detto, potevano aver legami con oligarchi nemici di Putin riparati all’estero. Era chiaro cosa volevano gli oligarchi ribelli: proseguire, anche per conto dei loro soci occidentali, la razzia resasi possibile con il crollo dell’Unione Sovietica nel decennio di Eltsin, come visibile, ad esempio, nel caso magnate del petrolio Mikhail Khodorkovskij, quello che Pierferdi Casini difendeva al Parlamento italiano, prima di essere imprigionato da Putin si diceva avesse trasferito le sue quote a Lord Nathaniel Jacob Rothschild, quello dei quadri satanici con Marina Abramovic spirato pochi giorni fa. Liberato dalla clemenza di Putin prima delle Olimpiadi 2014 (l’Occidente ringraziò organizzando poco dopo i Giochi di Sochi Piazza Maidan a Kiev), il Khodorkhovskijj ora è tornato a galla per la questione ucraine, i giornali lo definiscono «oppositore di Putin».
Vi sono tuttavia casi più evidenti. Rapporti tra terroristi ed oligarchi furono discussi per uno dei nemici più acerrimi di Putin, l’oligarca riparato a Londra Boris Berezovskij. Una trascrizione di una conversazione telefonica tra Berezovsky e il fondamentalista Movladi Udugov – attualmente uno degli ideologi e il principale propagandista del cosiddetto Emirato del Caucaso, un movimento militante panislamico che rifiuta l’idea di uno stato ceceno meramente indipendente a favore di uno stato islamico che comprenda la maggior parte del Caucaso settentrionale russo e si basi su principi islamici e sulla legge della shar’ia – fu trapelata su uno dei tabloid di Mosca il 10 settembre 1999. Udugov propose di iniziare la guerra del Daghestan per provocare la risposta russa, rovesciare il presidente ceceno Aslan Maskhadov e fondare la nuova repubblica islamica di che sarebbe stata amica della Russia pre-putiniana.
Dopo la Seconda Guerra Cecena, Berezovskij aveva mantenuto i rapporti con i signori della guerra islamisti. Nel 1997, nell’ambito di supposte attività di ricostruzione della Cecenia, fece una donazione di 1 milione di dollari (alcune fonti menzionano 2 milioni di dollari) per una fabbrica di cemento a Grozny. Per tale pagamento fu negli anni accusato di finanziare i terroristi ceceni.
Il 23 marzo 2013 Berezovskij, che bazzicava il World Economic Forum di Davos e aveva avuto un ruolo attivo nella rielezione di Eltsin nel 1996, fu trovato morto nel bagno nella sua villa nel Berkshire, vicino ad Ascot, luogo caro alla nobiltà britannica. Dissero dapprima che era depresso, perché aveva perso una causa con Roman Abramovic (ex patron del Chelsea, anche lui oligarca ebreo ultramiliardario che però si era sottomesso a Putin) e quindi aveva debiti; la polizia inglese invece disse che era una morte senza spiegazioni e volle lanciare un’inchiesta, ma non arrivò a nulla. Si dice prendesse farmaci antidepressivi, e un giorno prima di morire avrebbe detto ad un giornalista londinese che non aveva più niente per cui vivere.
Parlo della morte di Berezovskij perché all’epoca notai come potesse essere correlata ad una strage terrorista dall’altra parte del mondo: il 15 aprile dello stesso anno due bombe esplodono alla Maratona di Boston ammazzando tre persone e ferendone 250. Vengono accusati due fratelli ceceni, Dzhokar e Tamerlan Tsarnaev. Emerse che loro zio, che i giornali dissero subito si era dissociato dalla deriva islamista dei nipoti, era stato sposato con la figlia di un agente CIA, con cui avrebbe pure convissuto.
Difficile capirci qualcosa: tuttavia, la domanda che mi feci, all’epoca, era: il messaggio profondo della strage bostoniana è che, morto Berezovskij, qualcuno stava chiedendo il riequilibrio di questa rete antirussa occulta che attraversa il mondo.
La mia era solo una supposizione. Di certezze sulle connessioni tra gli americani e gli islamisti ceceni, invece, ne ha Vladimir Putin.
In una sequenza di tensione rivelatrice del documentario che Oliver Stone ha dedicato a Putin – un’intervista di ore e ore tra il 2015 e il 2016 – il presidente russo dà una notizia piuttosto gigantesca: racconta che gli USA, trovati ad aver contatti con i terroristi ceceni, hanno risposto alle rimostranze del Cremlino dicendo che essi erano autorizzati diplomaticamente a parlare con chi volevano.
Putin era visibilmente scosso: la Cecenia, per lui che l’aveva vinta come prima missione della sua carriera ai vertici, significava tanto: il dolore di tanti morti, il rischio di far finire la Russia, ancora una volta, in una spirale di razzia e violenza, in pratica di farla sparire dalla storia.
Discorsi simili sono stati fatti poche settimane fa nell’intervista che Putin ha concesso a Tucker Carlson. Il presidente russo lo aveva ripetuto ai giornalisti anche l’anno scorso: «nel Caucaso l’Occidente sosteneva Al-Qaeda». Washington appoggia il terrorismo antirusso, in sintesi. Per gli italiani che si ricordano quando – al tempo non c’era la parola «complottista» – si parlava della Strategia della Tensione, non è una storia tanto campata in aria.
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E quindi, qual è il messaggio della strage terrorista al Crocus di ieri sera?
È lo stesso, crediamo, di quello di quando l’anno scorso hanno bombardato a Mosca Darja Dugina o a San Pietroburgo il blogger Vladen Tatarskij: vogliono ri-cecenizzare la Russia.
Vogliono riportare le lancette indietro a quegli anni, quando Mosca era debole, il popolo incerto ed impaurito, e le risorse del bicontinente libere per i rapaci internazionali. Quando c’era il terrorismo islamico, usato come solvente da un potere superiore per distruggere definitivamente ogni potere indipendente per la Russia e piegare nella paura la psiche del popolo russo.
Tutto questo è durato fino a Putin. I mandanti non hanno mai accettato di aver perso. E quindi, nell’ora del trionfo politico e popolare di Putin, ripetono il messaggio. Puoi anche vincere le elezioni, puoi anche avere l’affetto del tuo popolo: noi te lo possiamo portar via a suon di mitragliate terrorista. Puoi vincere la guerra ucraina, noi massacreremo le famiglie ai concerti a Mosca. Lo faremo con i ceceni, con gli ucraini, con i daghestani, con i nazisti russi, con chiunque potremo manovrare.
Ora, da temere, più che il messaggio, che è chiaro, è la risposta che darà Putin.
Perché, come è evidente, potrebbe essere l’innesco della Terza Guerra, che di fatto l’élite occidentale, brama affannosamente.
Roberto Dal Bosco
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Pensiero
Il diritto e il suo fondamento. Dall’antica Roma al COVID, da Hegel a Gaza
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Occulto
Feto trovato in uno stagno. Chi ce lo ha messo? E soprattutto: perché?
Leesburg è storica cittadina di 40 mila abitanti nello Stato americano della Virginia. Si trova vicino al fiume Potomac, quello che passa per la capitale Washington.
Leesburg è il capoluogo di contea della contea di Loudoun – praticamente omonima della piccolo paesino francese che nel Seicento fu teatro della possessione di massa delle suore di un convento, da cui il romanzo I diavoli di Loudun di Aldous Huxley – il luogo finito nelle cronache negli scorsi mesi per il clamore seguito alle presunte molestie sessuali subite da una ragazzina adolescente in un «bagno transgender» ad opera di uno studente transessuale. Lo scandalo si moltiplicò quando la repressione si abbattè sui genitori che protestavano negli incontri con i dirigenti della scuola, con il padre della giovane vittima arrestato dalla polizia durante un meeting.
Lo scorso 12 marzo il dipartimento di polizia locale della piccola città americana ha emanato un comunicato stampa agghiacciante.
Vi si dichiara che l’11 marzo, «il dipartimento di polizia di Leesburg è stato allertato intorno alle 16:33 da un membro della comunità che ha scoperto il corpo di un feto a termine nello stagno dietro Park Gate Drive, a Leesburg». L’espressione inglese usata per il bambino, «late term», indica un bambino nato tra 41 settimane e 0 giorni e 41 settimane e 6 giorni.
Il feto è stato trasportato all’ufficio del capo medico legale della Virginia per l’autopsia.
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«Questa è una situazione profondamente tragica», ha detto il capo della polizia di Leesburg, Thea Pirnat. «Esortiamo chiunque abbia informazioni a farsi avanti, non solo per il bene delle indagini, ma anche per garantire che a chi ne ha bisogno ricevano cure e servizi medici adeguati».
La polizia ha anche ricordato alla gente del luogo le risorse disponibili per le donne incinte, inclusa l’opzione per la consegna sicura e anonima dei neonati secondo le leggi Safe Haven della Virginia, con le quali i genitori possono consegnare il proprio bambino se ha 30 giorni o meno, insomma come si faceva un tempo con la ruota degli esposti.
«La legge fornisce protezione dalla responsabilità penale e civile in alcuni procedimenti penali e procedimenti civili per i genitori che consegnano in sicurezza i loro bambini», dichiara il dipartimento. «La legge consente a un genitore di rivendicare una difesa affermativa davanti all’accusa se l’accusa si basa esclusivamente sul fatto che il genitore ha lasciato il bambino in un luogo sicuro designato».
«L’indagine viene trattata con la massima serietà e sensibilità» afferma il dipartimento nel comunicato. Per il resto, vista la mancanza di aggiornamenti sul caso, possiamo forse usare la famosa espressione giornalistica: la polizia brancola nel buio.
La verità è che, con grande probabilità, non si farà molto per risalire a chi ha abbandonato al bambino – anche se, a pensarci, la genetica di consumo in voga negli USA, con cui si stanno prendendo serial killer che l’avevano fatta franca per decenni, potrebbe aiutare ad avvicinarsi quantomeno ai genitori del piccolo.
Il vescovo della diocesi di Arlington Michael F. Burbidge ha espresso «grande dolore» per la scoperta. «Esorto i fedeli della diocesi e tutte le persone di buona volontà ad unirsi a me nella preghiera per la madre del bambino e per chiunque sia coinvolto in questo incidente».
Il problema è che chiunque in questo caso parte con un’idea che, per quanto non dimostrata, è persistente: si tratta di un caso di degrado, un segno orrendo di disagio sociale, un effetto del livello di bassezza cui è sprofondata la società… Cose così. Inevitabile, a questo punto, che salti fuori anche quello che dice che con l’aborto si risolveva tutto. È il tema dell’antica canzone di Elio e le Storie Tese: Cassonetto differenziato per il frutto del peccato.
Eccerto, se il bambino veniva fatto a pezzi nel grembo materno, gli sarebbe stato risparmiato di finire in uno stagno. La minuta voce utilitarista dentro ogni cittadino sincero-democratico dice: così non soffriva. In verità, in tanti, specie se interessati al mantenimento dell’establishment, vorrebbero dire che, uccidendolo semplicemente prima grazie alle leggi feticide, ci risparmiavamo l’orrore, lo scandalo, i quindici minuti di destabilizzazione sociale conseguenti all’orripilante scoperta.
Crediamo che ci sia la possibilità che si sbaglino tutti: polizia, abortisti, vescovi, pro-life pregatori vari. Potrebbe essere che si stiano ponendo la domanda sbagliata. Potrebbe essere che stiano guardando al dito invece che alla luna. Perché su Renovatio 21 stiamo, da tempo, sviluppando l’idea che tali ritrovamenti, che avvengono di continuo in tante parti del mondo, non siano casuali, e nemmeno siano tutti scaturigini del degrado sociale della società odierna.
Abbiamo sotto gli occhi tanti strani casi italiani, di cui da tempo stiamo tentando di iniziare un censimento.
Per esempio, nell’aprile 2006 a Terlizzi (provincia di Bari), in un cimitero, trovano sotterrato maldestramente un feto di sesso maschile di tre mesi: il bambino è inserito in un barattolo di vetro.
Nel 2017 in provincia di Benevento, i carabinieri del comando provinciale trovano «un barattolo in vetro, con all’interno un oggetto dalle presunte fattezze di un feto umano» che sarebbe stata messa, anche qui, nel verde, «in un’area prospiciente il fiume Calore, seminascosto dietro un terrapieno». Poco dopo, rientra tutto: si trattava di «due guanti in tessuto, avvolti tra loro con dello spago che erano stati riempiti con una sostanza spugnosa» scrivono i giornali. Insomma, uno «stupido scherzo», dissero. Caso chiuso.
A metà novembre 2019, in uno spazio verde di Piazza Benfica, a Torino, un signore che porta a passeggio un cane si accorge che qualcuno aveva messo lì un contenitore con all’interno, visibile nel liquido trasparente di conservazione, un feto embrionale. Dal primo esame svolto all’epoca dei sanitari fu detto che il feto aveva tra le 10 e le 15 settimane. Mesi dopo il Pubblico Ministero chiederà l’archiviazione. I giornali dicono che «il giallo è risolto» perché il feto risalirebbe ad almeno vent’anni prima. Ciò ovviamente non spiega nulla, ma basta trasmettere al lettore sincero-democratico che va tutto bene. Circolare, niente da vedere qui.
Giugno 2023, Bassano del Grappa, provincia di Vicenza: in una zona di campagna i carabinieri, secondo quanto riportato, stavano conducendo un’operazione antidroga, andando a cercare luoghi dove gli spacciatori potrebbero nascondere gli stupefacenti. Durante il setaccio, dietro un cespuglio, gli agenti scoprono un barattolo, con dentro un essere umano grande quanto il palmo di una mano. Un feto di sei mesi, conservato in un liquido che probabilmente è formalina. I giornali locali parlano di «ipotesi di riti satanici», ma come sempre, l’eterna «pista del satanismo» va a sparire dopo pochi giorni, come tutta la storia.
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Poi giace da qualche parte, enorme e dimenticato, il caso di Granarolo. Febbraio 2022: un ragazzo che recupera ferro vecchio e altri materiali nelle industrie si reca presso un capannone per eseguire una raccolta. Gli viene detto di portare via anche dei bidoni gialli, sono una quarantina, tutti accatastati lungo un muro, tra altri rifiuti. Il suo compito sarebbe di «smaltirli da qualche parte». Lui ne apre uno: è pieno di un liquido di colore verde. Dentro vi galleggia un feto umano. Il ragazzo si spaventa. Filma la situazione, poi chiama la polizia. Sembra di capire, quindi, che di feti mica ce ne era solo uno: forse che tutti quei bidoni gialli contenevano feti? Da dove provenivano? Di chi erano figli? Cosa ci facevano lì… quanti erano?
Come avevamo predetto su queste colonne, anche questa storia di feti abbandonati sparisce immediatamente dai radar. Non ci è chiaro cosa abbiamo fatto le autorità, se una qualche ricostruzione è stata data: avevano detto che forse centravano musei e università, ma era davvero così? Qualche responsabilità è stata assegnata? Qualche indagine è stata conclusa? Stiamo cercando, ma sembra proprio che, come avevamo preconizzato, notizie sulla vicenda non sono state più date – nel disinteresse totale di curia, politici locali, ebetudine pro-life organizzata varia. Va così.
Ora, il pensiero che stiamo sviluppando è quello per cui tutti questi casi di feti «abbandonati» non siano effetti casuali del disagio sociale. Potrebbe essere, invece, parti di un disegno «religioso» con forme e dimensioni ancora sconosciute. I feti non sono lasciati lì per caso: sembrano, in molti di questi casi, disposti appositamente, secondo regole precise, forse geografiche, ambientali.
Ci aveva colpito, ad esempio, che in Italia i bambini imbarattolati venissero trovati per lo più nel verde, in mezzo al nulla: cespugli, aiuole, campagne, lungo argine. Un po’ come il feto di Leesburg, trovato non in una fogna, ma in un placido specchio d’acqua, tra i verdi giardini delle casette residenziali lì attorno.
Renovatio 21 aveva fatto delle ipotesi: la società post-cristiana è in realtà divenuta anche post-satanista, dove il satanismo non più legato a messe nere e formule magiche varie, ma innestata invece nel discorso dei «diritti umani», come il feticidio e i rapporti contronatura, ora divenuti legge dello Stato moderno. Il caso del Tempio di Satana, che vuole aprire cliniche abortiste in nome della libertà religiosa, costruisce altari satanici da piazzare a Natale nei Palazzi del potere e organizza festoni satanici con green pass e mascherina obbligatori, va in questa direzione.
Ma quindi, perché la disseminazione dei feti?
Abbiamo pensato che forse, la disposizione di questi feti potrebbe suggerire che li si voglia nascondere, come si fa con gli amuleti maledetti affinché persistano la loro funzione contro la vittima: sepolti nell’erba, occultati, ma presenti nella loro drammatica verità. Delle bandierine dell’universo post-satanista, delle «antenne» con la loro funzione: reliquie occulte, ripetitori del messaggio, dell’energia del Male.
Un feto a termine ucciso e impiantato nel territorio può volere dire: qui si fa l’aborto. E il fatto che nel caso della Virginia si trattasse di un bambino late term, potrebbe fare pensare qualcuno: nel grande paradosso del presente americano, la Corte Suprema elimina l’aborto come diritto federale mentre una parte della politica parla apertamente di late term abortion, cioè della possibilità di abortire fino al momento della nascita, o pure dopo.
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Se vuole essere un segnale politico per la situazione attuale, il bambino a termine ucciso nello stagno offre un messaggio chiarissimo. Continueremo, andremo avanti anche con l’età dei sacrificandi. Questa terra è nostra.
Non è sbagliato pensare che, in questo piano metafisico, vi sia chi all’aborto dedica riti occulti – perché esso è la porta ideale per il ritorno del sacrificio umano, l’inversione definitiva della religione divina, per cui non è più Dio che si sacrifica per l’uomo (come sulla Santa Croce, come nella Santa Messa), ma l’uomo che si sacrifica per gli dei dei pagani – i quali sono, come dice il Salmo, tutti demòni.
Il sacrificio umano è, per il momento, illegale, l’aborto no – ed ecco che quindi che essi devono proteggerlo ad ogni costo, attendendo che la fetta superiore del panino, l’eutanasia, scenda giù schiacciando noi in mezzo, fino a rendere l’intera popolazione sacrificabile in ogni momento. Fino a disintegrare una volta per tutte la dignità umana, e rendere la vita spendibile, sprecabile a piacimento. Fino al Regno Sociale di Satana.
Vorremmo andare oltre. Stiamo tentando di raccogliere materiale per farci un’idea sui continui casi dei feti nei cassonetti che funestavano in passato le cronache italiane. Forse non era esattamente come pensavamo. Forse anche lì si trattava di un messaggio, della disposizione di antenne oscure, della diffusione del segnale dell’Inferno.
Quando avremo tempo, ce ne occuperemo.
Nel frattempo, preghiamo il lettore: dai gruppi che vi parlano di difesa della vita, di lotta contro l’aborto – magari chiedendovi con automatica insistenza dei danari – state alla larga.
Con evidenza, non hanno capito nulla di quello che sta accadendo. La loro funzione, forse, è proprio quella di farci continuare a non comprendere forme e proporzioni di questa guerra occulta.
Roberto Dal Bosco
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Immagine su licenza Envato, rielaborata
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