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Terrorismo

Medvedev: Hamas usa le armi fornite all’Ucraina

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Le armi che i sostenitori occidentali di Kiev hanno attivamente fornito all’Ucraina sono arrivate ai militanti di Hamas e ora vengono «utilizzate attivamente in Israele», ha detto ieri lunedì l’ex presidente russo Dmitrij Medvedev in un post su Telegram, aggiungendo che qualsiasi futuro armamentario militare fornito a Kiev potrebbe finire anche sul mercato nero.

 

«Da qui in poi le cose non potranno che peggiorare», ha avvertito Medvedev, prevedendo che il mondo «si aspetta presto missili, carri armati e persino aerei da Kiev sul mercato nero».

 

Le  parole dell’alto funzionario russo arrivano tra le voci secondo cui i militanti di Hamas che controllano la Striscia di Gaza avrebbero messo le mani su alcune armi di fabbricazione statunitense prima del loro attacco a Israele nel fine settimana. Finora non è emersa alcuna prova concreta che confermi queste affermazioni.

 

Tuttavia, un video non verificato circolante online mostrava un militante palestinese che mostrava pezzi assortiti di fabbricazione statunitense, tra cui un lanciagranate anticarro M136 di serie, mentre ringraziava gli ucraini per le armi. Su Twitter, gli utenti hanno scritto che la voce parla con accento russo in un arabo imperfetto.

 

 

Secondo Medvedev, le «autorità corrotte» in Ucraina non esiterebbero a scambiare tutto ciò che hanno ricevuto dai loro sostenitori. «Ruberebbero tutto ciò che vedono», ha accusato l’ex presidente, aggiungendo che le armi occidentali inviate in Ucraina presto alimenteranno conflitti in altre parti del mondo, proprio come il tesoro di armi che gli americani hanno lasciato in Afghanistan durante la loro frettolosa ritirata da Kabul nel 2021.

 

Il suddetto video ha già suscitato preoccupazione negli Stati Uniti, con la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene che domenica ha affermato che le sue origini devono essere indagate. La deputata ha anche affermato su Twitter, che alcune delle armi utilizzate dai militanti potrebbero provenire dall’Ucraina o dall’Afghanistan.

 

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Washington è stato il più grande fornitore di aiuti militari di Kiev dall’inizio del conflitto con Mosca. Secondo la testata russa RT gli Stati Uniti hanno versato un totale di 46,6 miliardi di dollari in assistenza militare all’Ucraina, comprese spedizioni dirette di armi e munizioni, nonché sovvenzioni e prestiti per armi e attrezzature.

 

Kiev è stata ripetutamente accusata di uso improprio o di vendita delle armi, accuse che ha negato con decisione. Lunedì l’Intelligence militare ucraina (GUR) ha attribuito alla Russia la responsabilità delle voci secondo cui le armi sarebbero arrivate dall’Ucraina a Hamas.

 

Mosca avrebbe condotto una campagna di «screditamento» contro l’Ucraina in Medio Oriente, ha affermato il GUR in un post su Facebook, aggiungendo che le armi finite nelle mani di Hamas erano «armi trofeo» catturate dalle forze russe alle truppe ucraine. Finora la Russia non ha commentato queste affermazioni.

 

Secondo il giornalista d’inchiesta premio Pulitzer Seymour Hersh, l’Occidente sa benissimo che le armi ucraini finiscono al mercato nero.

 

La questione delle armi «ucraine» finite ad alimentare il terrorismo era stata portata all’attenzione a fine 2022 dal presidente nigeriano Muhammadu Buhari. «Anche le armi utilizzate per la guerra in Ucraina e in Russia stanno iniziando a filtrare nella regione» ha dichiarato il presidente in una nota ufficiale. Negli scorsi anche il presidente ad interim del Burkina Faso Ibrahim Traore ha dichiarato che le armi per l’Ucraina finiscono ai terroristi africani.

 

Come riportato da Renovatio 21, questa estate era emerso come il canale TV americano CBS News ha curiosamente cancellato un documentario in cui diceva di aver scoperto come solo il «30%» dell’assistenza militare inviata in Ucraina dai Paesi occidentali durante i primi mesi del conflitto con la Russia fosse effettivamente arrivata al fronte

 

Lo stesso Pentagono mesi fa aveva ammesso di non avere idea di che fine facessero le armi una volta varcato il confine, con la certezza che in parte finiscano al mercato nero. Il ramo arabo della testata russa Sputnik aveva in seguito scoperto che grandi quantità di armi americane regalate a Kiev sono ora sul Dark Web, spedite a chiunque le possa pagare con sofisticati sistemi di container cargo.

 

Armamenti americani destinati agli ucraini erano spuntati fuori in Siria, nella zona ancora turbolenta, e infestata di terroristi islamisti, di Idlib.

 

La portavoce degli Esteri del Cremlino Maria Zakharova ha preconizzato come le armi occidentali regalate agli ucraini finiranno nelle mani dei terroristi operanti in Europa.

 

La stessa Europol ha dichiarato che le armi spedite in Ucraina come «aiuti» saranno da gruppi criminali nel prossimo futuro.

 

Due mesi fa immagini prese ai confini degli USA mostravano un membro del famigerato cartello del Golfo del Messico che teneva in spalla un Javelin, l’arma anticarro americana fornita in enorme copia a Kiev, che evidentemente qualcuno ha fatto tornare dall’altra parte dell’Oceano.

 

Il flusso delle armi americane verso gli ucraini è tale da travalicare il solo ambito militare: la polizia di Miami ha consegnato all’Ucraina un pacchetto di armi di piccolo calibro composto da sequestri a criminali o riacquistate dai residenti della città.

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 Immagini screenshot da Twitter
 

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Terrorismo

Dopo la denuncia di Tucker Carlson, il direttore dell’FBI Patel afferma che l’attentatore di Trump ha agito da solo

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Lo stesso giorno in cui Tucker Carlson ha svelato all’America dettagli superiori a quelli forniti dall’FBI sul tentato assassinio di Donald Trump, il direttore dell’FBI Kash Patel ha proclamato che Thomas Crooks ha operato in completa solitudine nella concezione e nell’attuazione dell’assalto.   Patel ha divulgato il messaggio su X lo scorso venerdì.   «Oltre 480 agenti dell’FBI hanno preso parte all’inchiesta su Thomas Crooks. Gli inquirenti hanno effettuato più di 1.000 interrogatori, esaminato oltre 2.000 segnalazioni da parte del pubblico, scrutinato dati recuperati da 13 apparecchi digitali confiscati, passato al setaccio quasi 500.000 documenti digitali, acquisito, trattato e correlato centinaia di ore di registrazioni video, indagato le transazioni su 10 conti bancari distinti e analizzato informazioni legate a 25 profili sui social o forum online».  

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«L’indagine dell’FBI su Thomas Crooks ha portato all’identificazione e all’analisi di oltre 20 profili online, dati estratti da più di una dozzina di dispositivi elettronici, il controllo di vari conti finanziari, nonché oltre 1.000 colloqui e 2.000 avvisi pubblici».   I dubbi sul lavoro dell’FBI e del direttore Patel (quest’ultimo sotto attacco dalla base MAGA per la relazione con la fidanzata cantante, accusata senza prove di essere una spia israeliana) restano.   Pur sembrando che Patel intendesse controbattere all’asserzione di Tucker secondo cui le autorità federali avevano inizialmente sostenuto che Crooks vantasse una presenza online pressoché inesistente, il problema è un altro. Se quanto asserisce Patel corrisponde al vero, perché il pubblico ne è all’oscuro?   Perché è stata necessaria una soffiata anonimo a Tucker Carlson per portare alla luce il mutamento di Crooks da ammiratore di Trump a suo detrattore e infine a aspirante omicida?   A fine settembre, lo staff di Carlson ha ricevuto una denuncia anonima da un individuo che affermava di aver penetrato alcuni account digitali di Crooks, rintracciati mediante «strumenti usuali tra gli investigatori privati» dopo aver reperito il suo numero di cellulare e l’indirizzo Gmail da atti pubblici. Ha quindi ricollegato il tutto a due caselle email crittografate estere su server di mailfence.com e gmx.com, un noto servizio di posta elettronica tedesco. L’uomo gestiva inoltre un profilo Snapchat, un Venmo, un Zelle e un PayPal, tra gli altri.   «A quanto pare Crooks non era certo uno spettro sul web», ha riferito Carlson. «Eppure, gli inquirenti federali hanno mentito, assicurandoci che non vi fosse alcuna traccia di lui online».  

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La fonte ha recuperato l’intero contenuto dall’account YouTube inattivo di Crooks, inclusa la cronologia delle ricerche, dei video visualizzati e 737 commenti pubblici.   Quando il team di Carlson ha interrogato l’FBI sul motivo per cui non avessero reso noti questi elementi al pubblico, l’agenzia ha replicato chiedendo se potessero autenticare la veridicità del resoconto dell’attentatore.   Nell’assalto del 13 luglio 2024 a Butler, Pennsylvania, Crooks esplose otto colpi da un tetto, sfiorando l’orecchio di Trump, uccidendo un partecipante e ferendone altri due, prima di essere abbattuto da agenti del Servizio Segreto. La nota del Patel si allinea con precedenti resoconti dell’FBI, ma aggiunge particolari sulla vastità dell’inchiesta.   Si sa poco di Crooks, residente a Bethel Park, repubblicano iscritto che nel 2021 elargì 15 dollari a un’organizzazione progressista. I vicini hanno espresso sgomento nell’apprendere il suo coinvolgimento, ritraendolo come un individuo riservato e umile.   Funzionari dell’FBI avevano in precedenza rivelato che Crooks aveva indagato su oltre 60 argomenti legati a Trump e al presidente Joe Biden nel mese antecedente l’attacco, focalizzandosi su dettagli di raduni e ordigni esplosivi. La sua impronta digitale comprendeva account esteri criptati, alimentando sospetti di ingerenze straniere, ma il post di Patel sui social ha dissipato tali dubbi.   La vittima fatale, Corey Comperatore, perì nel tentativo di schermare la sua famiglia dai proiettili, mentre il veterano dei Marines David Dutch, 54 anni, sopravvisse a ferite al torace e al fegato. Un altro uomo, James Copenhaver, riportò lesioni irreversibili.   Il messaggio del Patello rappresenta il primo rilevante aggiornamento sul caso dall’assunzione della guida dell’FBI, e taluni parlamentari e detrattori reclamano ulteriori chiarimenti, inclusi i post online di Crooks.   Nelle settimane post-attentato, le audizioni congressuali hanno aspramente criticato i protocolli del Servizio Segreto, culminando nelle dimissioni del suo direttore. Una commissione bipartisan sta indagando sulle falle sistemiche.   Un’organizzazione di vigilanza ha citato in giudizio il Sercret Service (l’agenzia a protezione dei presidenti) e l’Homeland Security (dipartimento della Sicurezza Interna) per documenti sulle vulnerabilità che hanno consentito a Crooks di arrampicarsi sul tetto armato di fucile, dopo essere stato avvistato da dimostranti e poliziotti.   Carlson, in polemica aperta anche con la presente direzione FBI, nella sua investigazione rivela molte altre incongruenze: la cremazione frettolosa del corpo, il sistema anti-droni al comizio disattivato proprio nei minuti in cui Crooks faceva volare il suo mezzo, l’FBI che cancella immediatamente tutte le tracce biologiche sulla scena pulendo il tetto del capannone dove Crooks ha sparato ed è stato quindi ucciso dal cecchino.

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Carlson chiede: è possibile sapere se Crooks fosse sotto qualche farmaco?   Perché ci avevano detto che il giovane non aveva alcuna traccia su internet, quando ciò è palesamente non vero?   E ancora: visti i centinaia di commenti violenti, prima pro poi contro Trump lasciati dal ragazzo con il suo nome su YouTube, è possibile che non fosse sotto la lente delle forze di sicurezza, che sappiamo in quel periodo controllavano i social media?   Carlson indica l’apparizione, nella vita online di Crooks, di una figura chiamata «Will Tepes», che le autorità non sembrano aver identificato.   Altra domanda: è noto che l’attentatore si allenava ad un poligono di tiro dove sparavano anche agenti FBI. Chi erano? Avevano avuto contatti col Crooks?   Domande ancora senza risposta.   Come riportato da Renovatio 21, giorni dopo l’attentato la CIA, in una grottesca excusatio non petita, aveva comunicato di non aver utilizzato la programmazione di controllo mentale MK-Ultra sull’attentatore di Trump.   Il programma MK-Ultra è sospettato di essere dietro a tanti personaggi violenti apparsi negli USA, da Charles Manson all’assassino di John Lennon Mark Chapman, dal mafioso irlandese Whitey Bulger a Teodoro Kaczynski detto Unabomber.   Come riportato da Renovatio 21, la CIA ha eseguito esperimenti, anche con uso di sostanze psicogene come l’LSD, pure su cittadini inconsapevoli.

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Terrorismo

Gli USA designano gli anarchici italiani gruppi Antifa europei come terroristi

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Il Dipartimento di Stato statunitense ha annunciato giovedì la classificazione di quattro gruppi europei antifa come entità terroristiche, nell’ambito della strategia del presidente Donald Trump per reprimere l’escalation della violenza politica.

 

A settembre, l’esecutivo Trump aveva già inquadrato la branca americana del movimento autodenominatosi antifascista come organizzazione terroristica domestica, in reazione all’omicidio dell’attivista conservatore Charlie Kirk.

 

Il Dipartimento ha precisato che tra le entità etichettate come Terroristi Globali Specialmente Designati (SDGT) vi sono Antifa Ost in Germania, due formazioni greche, Giustizia Proletaria Armata e Autodifesa di Classe Rivoluzionaria e, in Italia, la Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale, nota spesso ai giornali con l’acronimo FAI.

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Entro la prossima settimana, tutte e quattro saranno formalmente indicate come Organizzazioni Terroristiche Estere (FTO). Tali designazioni comporteranno il congelamento automatico dei loro beni, il divieto di qualsiasi transazione finanziaria con esse, l’espulsione dei loro affiliati dagli USA e la penalizzazione di chiunque le assista.

 

In un allegato informativo, il dipartimento ha evidenziato che Antifa Ost ha orchestrato svariati assalti contro individui in Germania dal 2018 al 2023, risultando inoltre implicata in aggressioni a Budapest nel febbraio 2023. Anche l’Ungheria ha bollato il gruppo come terrorista a settembre.

 

Il Dipartimento ha rilevato che le altre tre organizzazioni europee hanno similmente rivendicato attentati con ordigni artigianali e intimidazioni contro istituzioni politiche, economiche e statali in Italia e Grecia.

 

Nella sua ordinanza di settembre che sanciva Antifa come entità terroristica, Trump ha descritto la rete come un’«impresa militarista e anarchica» intesa a sovvertire il governo americano. La misura ha incaricato le agenzie federali di impiegare ogni strumento legale per indagare, neutralizzare e demolire operazioni illegali legate ad Antifa o ai suoi agenti, inclusa la persecuzione di quanti ne forniscano assistenza materiale.

 

Come riportato da Renovatio 21, la designazione da parte della Casa Bianca degli Antifa come ente terroristico era partito ancora mesi fa. A settembre i leader politici di Paesi Bassi e Ungheria stanno promuovendo proposte per classificare Antifa come gruppo terroristico, sulla scia delle indicazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha suggerito un’iniziativa simile negli Stati Uniti.

 

Antifa, ovvia abbreviazione di «antifascisti», è un termine generico che indica attivisti di sinistra vestiti di nero e mascherati che spesso interrompono violentemente le manifestazioni conservatrici e si scontrano con i manifestanti di destra e con la polizia. Ai tempi dei disordini per il G8 di Genova nel 2001, e negli anni successivi, si chiamavano «Black Bloc», e costituivano orde di devastatori bizzarramente organizzati in maniera militare. Nessuno è mai riuscito davvero a comprenderne le origini e le dinamiche, anche se vi sono sospetti sulla loro provenienza e i loro finanziamenti.

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Secondo la versione ufficiale dell’assassinio dell’attivista repubblicano americano Charli Kirk, Tyler Robinson, l’uomo accusato dell’omicidio di Kirk, avrebbe avuto opinioni di sinistra e pro-omotransessualiste. L’accusa ha affermato che l’uomo ha confessato di aver ucciso Kirk tramite messaggi di testo inviati al suo giovane compagno transgender. «Ne avevo abbastanza del suo odio. Certi odi non si possono negoziare», avrebbe scritto Robinson poco dopo che Kirk era stato colpito. Ha colpito il lettore italiano il fatto che sulle pallottole vi sarebbe stato scritto «Bella Ciao»,

 

Come visto anche durante l’istituzione della zona autonoma di Seattle, rimane da risolvere la questione delle possibili correlazioni tra attivismo politico violento di estrema sinistra e pedofilia, con alla base, la presenza del pensiero del pensatore Hakim Bey (vero nome Peter Lamborn Wilson, 1945-2022), anarchico noto anche per scritti su pedofilia e pederastia.

 

Come riportato da Renovatio 21, cinque anni fa ad una manifestazione antipedofilia a Dublino, in Irlanda, vi fu l’irruzione degli Antifa che attaccarono la protesta.

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Immagine di Tim Sheerman-Chase via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

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Terrorismo

Trump alla Casa Bianca loda il jihadista al Jolani

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Il presidente USA Donald Trump ha lodato il presidente siriano Ahmed al-Sharaa, già noto come il jihadista al-Jolani, come leader forte dopo averlo ricevuto alla Casa Bianca lunedì.   Jolani, ex comandante jihadista legato ad Al-Qaeda e in passato nella lista nera del governo statunitense che aveva posto su di lui una taglia da 10 milioni di dollari, ha destituito il leader storico siriano Bashar Assad nel dicembre 2024. Da allora si è impegnato a ricostruire il Paese devastato dalla guerra e a tutelare le minoranze etniche e religiose.   «Un leader molto forte. Viene da un posto molto difficile, ed è un tipo tosto. Mi è piaciuto. Vado d’accordo con lui», ha dichiarato Trump ai giornalisti nello Studio Ovale. «Vogliamo vedere la Siria diventare un Paese di grande successo, e pensiamo che questo leader possa farcela», ha aggiunto.

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Trump ha poi scritto su Truth Social: «È stato un onore passare del tempo con Ahmed Hussein al-Sharaa, il nuovo presidente della Siria, con cui abbiamo discusso tutti i dettagli della PACE in Medio Oriente, di cui è un grande sostenitore». «Una Siria stabile e prospera è molto importante per tutti i Paesi della regione» ha proseguito il presidente statunintense.   Nonostante le promesse di al-Jolani di costruire una società «inclusiva», il suo governo «luminoso e sostenibile» è stato segnato da ondate di violenza settaria contro le comunità druse e cristiane, suscitando la condanna degli Stati Uniti.   Pochi giorni prima della visita, Stati Uniti, Gran Bretagna e Nazioni Unite hanno rimosso al-Sharaa/ Jolani dalle rispettive liste di terroristi. Lunedì, Washington ha prorogato per altri 180 giorni la sospensione delle sanzioni, mentre la Siria cerca di normalizzare i rapporti bilaterali e ampliare la cooperazione in materia di sicurezza. Trump aveva ordinato una revisione della de-designazione come «terrorista» del Jolani ancora quattro mesi fa, all’altezza del loro primo incontro a Riadh.   Washington ha reso nota la decisione in un avviso congiunto emesso dal Dipartimento del Tesoro e dai Dipartimenti di Stato e Commercio. Il documento elencava le restrizioni revocate per la Siria e forniva linee guida per le aziende interessate a operare con lo Stato mediorientale.   Secondo l’avviso, il Segretario di Stato Marco Rubio ha prorogato di ulteriori sei mesi la deroga di maggio che sospendeva le sanzioni previste dal Caesar Syria Civilian Protection Act del 2019. La legge imponeva ampie restrizioni a individui, aziende e istituzioni legate all’ex presidente siriano Bashar al-Assad e di fatto impediva a qualsiasi impresa straniera di partecipare alla ricostruzione del Paese, sotto minaccia di sanzioni secondarie.   In base alla deroga, le aziende possono trasferire la maggior parte dei beni civili di base di origine statunitense, oltre a software e tecnologia, verso o all’interno della Siria senza licenza. Tuttavia, è ancora richiesto il permesso di Washington per commerciare articoli inclusi nella Commerce Control List, si legge nel documento.   La deroga non copre «le transazioni che coinvolgono i governi di Russia e Iran, o il trasferimento di beni, tecnologie flesta, software, fondi, finanziamenti o servizi di origine russa o iraniana», precisa l’avviso.   Le misure rientrano nell’impegno di Trump di dare alla Siria «una possibilità di grandezza», si legge nel documento. I rapporti tra Washington e Damasco hanno iniziato a normalizzarsi dopo la caduta del governo di Assad alla fine dell’anno scorso.

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I media USA hanno riferito che la Siria aderirà ufficialmente alla coalizione a guida statunitense contro lo Stato Islamico (IS, ex ISIS). Il ministero degli Esteri siriano ha annunciato lunedì che diplomatici statunitensi, siriani e turchi hanno concordato un piano per integrare le Forze Democratiche Siriane (SDF), sostenute dagli USA e a guida curda, nell’esercito siriano. Le SDF controllano vaste aree del nord e dell’est del Paese dalla metà degli anni 2010.   Il mese scorso al-Sharaa ha incontrato a Mosca il presidente russo Vladimir Putin. In seguito, Mosca ha ripreso i voli per la base aerea di Khmeimim, nella Siria occidentale, sospesi nel 2024.   Gli Stati Uniti hanno esteso per altri 180 giorni la sospensione di un vasto pacchetto di sanzioni contro la Siria, mentre il presidente Donald Trump riceveva lunedì alla Casa Bianca il presidente ad interim siriano Ahmed al-Sharaa.   Al-Sharaa, salito al potere dopo la destituzione di Assad, aveva precedentemente guidato il gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (HTS), nato da un’ex affiliata di Al-Qaeda. La sua visita a Washington lunedì ha rappresentato il secondo incontro con Trump negli ultimi mesi.   Durante la visita, il Jolani ha ridimensionato i suoi trascorsi con il gruppo terroristico Al-Qaeda e si è dissociato dagli attacchi dell’11 settembre.   Al-Sharaa, tolto la settimana scorsa dalla lista dei «terroristi globali» del Dipartimento di Stato USA, ha incontrato lunedì il presidente Donald Trump alla Casa Bianca.   In passato guidava il gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS), affiliato regionale di Al-Qaeda, che ha capeggiato una coalizione antigovernativa che ha conquistato Damasco nel dicembre 2024, rovesciando il presidente siriano di lunga data Bashar Assad.   In un’intervista a Fox News subito dopo l’incontro con Trump, al-Sharaa ha definito la sua precedente militanza jihadista «una questione del passato». Interrogato su eventuali rimpianti per gli attacchi di Al-Qaeda dell’11 settembre, ha negato ogni coinvolgimento.   «Avevo solo 19 anni. Ero molto giovane. All’epoca non avevo alcun potere decisionale. Non c’entro nulla. Al-Qaeda non era presente nella mia zona in quel momento», ha dichiarato al-Sharaa, che ha aggiunto di essere «la persona sbagliata» da collegare ai dirottamenti aerei che causarono quasi 3.000 vittime americane l’11 settembre 2001, eventi che aprirono la strada alle invasioni USA di Afghanistan e Iraq. «Piangiamo per ogni civile ucciso», ha affermato.

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Nell’intervista a Fox News, al-Sharaa ha sostenuto che Siria e Stati Uniti devono coordinare gli sforzi contro il gruppo terroristico Stato Islamico (IS, ex ISIS). Ha espresso inoltre la speranza che Trump possa favorire un accordo con Israele, che nel 2024 ha esteso la sua occupazione nella Siria sudoccidentale.   Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa, proprio a ridosso dell’anniversario della megastrage delle Due Torri, al-Jolani visitò Nuova York per la plenaria ONU, venendo ricevuto in pompa magna dal segretario di Stato USA Marco Rubio e dall’ex generale americano, già direttore CIA, David Petraeus.   Come riportato da Renovatio 21, al-Jolani sta incontrando alti funzionari israeliani in un «silenzioso» sforzo di normalizzazione dei rapporti tra Damasco e lo Stato degli ebrei in stile accordi di Abramo.

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