Connettiti con Renovato 21

Spirito

Meditazione di Mons. Viganò: «lo strumento di supplizio e morte è diventato trono del Signore della vita»

Pubblicato

il

Renovatio 21 pubblica questa meditazione di Monsignor Carlo Maria Viganò.

 

 

MEDITAZIONE

nel Venerdì di Parasceve

 

 

 

Popule meus, quid feci tibi?

 

Popolo mio, cosa mai ti ho fatto? In cosa ti ho contristato? Mentre ci apprestiamo ad adorare il legno benedetto della Croce, le parole degli Improperia riecheggiano nei nostri cuori. Sono parole di rimprovero sconsolato, di straziante sofferenza del Signore che si rivolge al Suo popolo e a ciascuno di noi. Parole di un Dio che si è fatto uomo per salvare ciascuno di noi, morendo nel più infame dei supplizi, e che nel Getsemani guarda con orrore la moltitudine dei peccati di tutti i tempi, di tutti gli uomini. 

 

Άγιος ο Θεός, άγιος ισχυρός, άγιος αθάνατος ελέησον ημάς, Sanctus Deus, Sanctus Fortis, Sanctus Immortalis, miserere nobis, grida l’Umanità di Cristo al Padre, implorando perdono a nome nostro, come Signore del genere umano e Capo del Corpo Mistico. Come Agnello di Dio che ha preso su di Sé i peccati del mondo. E in quel grido sconsolato è racchiuso tutto l’amore infinito tante volte non corrisposto, l’ardente Carità oltraggiata dall’egoismo, la consapevolezza della nostra ingratitudine dinanzi alla magnificenza sconfinata dei doni ricevuti. 

 

Sarebbe bastata una sola goccia del preziosissimo Sangue di Nostro Signore per redimere il mondo intero: cujus una stilla… Ma la Carità di Dio – la Carità che è Dio stesso – non conosce misura, e giunge a dare la vita del Figlio incarnato per redimere noi, figli dell’ira. Noi che mille volte abbiamo sputato su quel Volto benedetto, percosso con l’arundine quel santo Capo coronato di spine, lacerato quelle Carni santissime con i flagelli, conficcato in quelle venerabili Mani i chiodi. 

 

Guardiamo il Redentore esanime, opprobrium hominum et abjectio plebis (Sal 21, 6). Il Re dei re innalzato sul patibolo riservato agli schiavi. Il Sommo ed Eterno Sacerdote schernito dal Sinedrio. Il più bello dei figli dell’uomo reso irriconoscibile, spogliato delle Sue vesti, esposto alla derisione e agli insulti. E per chi? Per anime aride, per cuori impietriti, per menti ribelli. 

 

Eppure, in questa sacra rappresentazione che coinvolge la natura, oscura il cielo e scuote le profondità della terra nell’assistere alla Morte dell’Uomo-Dio, riusciamo appena a scorgere l’abisso dell’Amore divino, di cui solo un Dio è capace. 

 

L’Avversario non comprende la misericordia perché non conosce l’amore, non è capace di amare, né di farsi amare. Non capisce che l’unica ragione per cui la divina Maestà tollera la presenza del peccato è che esso è occasione di pentimento e di conversione, e che proprio nella Misericordia di un Dio che giunge a offrire Se stesso per redimere l’umanità peccatrice si manifesta la perfetta coerenza di Verità e Carità, di Giustizia e Misericordia. 

 

Nella delirante illusione di sconfiggere Dio uccidendolo sulla Croce, Satana ha firmato la propria condanna. O mors, ero mors tua. Morsus tuus ero, inferne (1Cor 15, 55; Os 13, 14). O morte, sarò la tua morte; sarò la tua rovina, inferno! Ut unde mors oriebatur, inde vita quoque resurgeret; et qui in ligno vincebat, in ligno quoque vinceretur: affinché donde proveniva la morte nascesse la vita; e colui che vinceva con la Croce, con la Croce venisse sconfitto.

 

Quello strumento di supplizio e morte è diventato trono del Signore della vita, sul quale Egli regna. Regnavit a ligno Deus. Che mistero insondabile! E che baratro di sordo egoismo, quello di Satana, di cieca superbia, di muto rancore che divora l’anima perduta dell’angelo più luminoso. La stessa sciagurata ὕβρις, lo stesso delirio di onnipotenza muove i malvagi della terra, i nemici di Cristo e della Sua Chiesa, che credono di poter abbattere il Signore degli eserciti e di poterGli strappare le anime che Suo Figlio gli ha riscattato morendo. 

 

L’odio di Satana non è infinito, né infinito il suo potere, né eterno il regno del Principe di questo mondo; mentre infinita è la Carità di Dio, infinita la Sua onnipotenza, ed infinitamente eterno il Suo regno. Infinita la Sua Misericordia, che ogni peccato e ogni mancanza brucia e consuma nel fuoco dell’Amore per noi, povere creature, se solo ci arrendiamo, riconoscendoci peccatori e bisognosi di perdono e di aiuto, per poi partecipare della Sua eterna beatitudine, della Sua gloria.

 

Siamo stati creati per amare ed essere amati. Per ricambiare con il nostro nulla il tutto che abbiamo ricevuto senza meriti. Per lasciarci amare da Dio, come ci lasciamo scaldare e illuminare dal Sole, come il bimbo si lascia abbracciare e stringere tra le braccia forti del padre senza timore di esserne schiacciato. 

 

Misericordiam volo, et non sacrificium (Mt 9, 13), ci dice il Signore. Perché la Misericordia divina si è manifestata nel Sacrificio del Figlio eterno del Padre, che perpetuiamo in forma incruenta nella Messa; e noi dobbiamo corrispondere a questo miracolo di Carità divina offrendo ciò che maggiormente ci costa – il nostro amor proprio, il nostro ego, la nostra pretesa di meritare qualcosa quando siamo debitori di tutto – usando misericordia ai nostri fratelli, e facendolo nella consapevolezza che nessuno ha un amore più grande, di colui che dà la vita per gli amici (Gv 15, 13). 

 

Questo è il mistero di Dio: la Carità ardente che tutto avvolge e infiamma. E il mysterium iniquitatis consiste nell’incapacità di piegarsi a questo amore, nella ostinazione nel combattere una battaglia persa, nell’illudersi che il Male possa vincere il Bene, che la menzogna possa oscurare la Verità, che le tenebre riescano a sopraffare la Luce, che la creatura possa sconfiggere il Creatore.

 

Prostriamoci adoranti dinanzi alla Croce e ripetiamo quelle parole che conosciamo già, ma di cui mai abbastanza comprenderemo il significato: Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi: quia per sanctam Crucem tuam redemisti mundum

 

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

 

 

7 Aprile 2023

Feria VI in Parasceve

 

 

 

 

 

Continua a leggere

Spirito

Migliaia alla processione del Concilio dei Santi di Mosca

Pubblicato

il

Da

Migliaia di cristiani ortodossi hanno preso parte domenica a una grande processione per celebrare il Concilio dei Santi di Mosca, una festa della Chiesa ortodossa russa in onore dei santi di Mosca. L’evento segna la rinascita di una tradizione interrotta dopo la Rivoluzione russa del 1917.

 

La marcia è stata guidata dal Patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa russa, e vi hanno preso parte anche il clero della diocesi di Mosca, comunità monastiche e fedeli laici. Gli organizzatori hanno stimato la partecipazione di circa 40.000 persone.

 

I partecipanti provenivano da tutta la Russia, ma anche dalla Repubblica Ceca, dall’Uzbekistan, dalla Serbia, dall’Italia e da altri Paesi. La marcia è partita dalla Cattedrale di Cristo Salvatore nel centro di Mosca e si è diretta al Convento di Novodevichy, a 6 km di distanza.

 


Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

I video condivisi online mostrano sacerdoti e fedeli che portano striscioni colorati raffiguranti santi, mentre la folla canta il tradizionale “Cristo è risorto” e i cori rispondono «Veramente è risorto».

 

Molti cantavano inni religiosi mentre i moscoviti si schieravano lungo le strade per assistere alla processione.

 

La processione è stata preceduta da una funzione celebrata dal Patriarca Cirillo nella Cattedrale di Cristo Salvatore. Parlando prima dell’evento, il Patriarca ha affermato che la marcia ha sottolineato il ruolo di Mosca come capitale dell’Ortodossia e ha espresso la speranza che possa ripristinare un’antica tradizione.

 

«Mosca è una capitale veramente ortodossa della nostra patria», ha detto ai giornalisti dopo la funzione. «Da un lato, è una città aperta ai nostri fratelli di altre religioni, riconoscendo il loro contributo alla nostra storia comune, ma allo stesso tempo è una città che non rinuncerà mai alla sua eredità cristiana».

 

La processione celebra lo storico trasferimento dell’icona di Smolensk della Santa Madre di Dio dalla Cattedrale dell’Annunciazione del Cremlino al Convento di Novodevichy, fondato dal Granduca Vasilij III dopo la presa di Smolensk nel 1525. In memoria del trasferimento dell’icona venne istituita una marcia annuale, che continuò per quasi quattro secoli fino alla Rivoluzione russa.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine screenshot da Twitter

 

 

 

 

 

Continua a leggere

Spirito

Lourdes, i famosi carretti saranno sostituiti

Pubblicato

il

Da

In occasione del 140° anniversario dell’Hospitalité di Nostra Signora di Lourdes, il santuario mariano ha annunciato il rinnovo delle sue emblematiche «auto blu», che dall’inizio del XX secolo sono parte integrante del paesaggio e del patrimonio del santuario.   Un comunicato stampa del Santuario riporta le parole di Daniel Pezet, presidente dell’Hospitalité Notre-Dame de Lourdes, ricordando innanzitutto che «dall’inizio del XX secolo , le auto blu permettono ai pellegrini malati, stanchi o disabili di partecipare ai pellegrinaggi al Santuario di Lourdes».   Daniel Pezet spiega poi che questi veicoli sono stati sviluppati negli anni ’60 dalla società Aumon. La versione attuale rappresenta una flotta di diverse centinaia di veicoli che hanno accompagnato generazioni di pellegrini.

Sostieni Renovatio 21

Tuttavia, un utilizzo così elevato, nonostante gli sforzi del personale ospedaliero per mantenere i veicoli in buone condizioni e l’aggiunta di un impianto frenante nel 2012, non impedisce che alcuni veicoli si trovino in uno stato di degrado avanzato, il che solleva una questione di sicurezza, ma anche di comfort per gli utenti. Diventa quindi necessario rinnovare il parco auto «blu».   Sono stati identificati pochi veicoli che soddisfano questo requisito. Il veicolo attuale rimane il miglior riferimento. Alcuni veicoli come barelle, sedie a rotelle e tricicli possono soddisfare parte del bisogno, ma l’architettura e il legame che si crea tra il pellegrino e il suo accompagnatore rimangono unici.   L’Hospitalité Notre-Dame de Lourdes ha quindi deciso di affidare all’azienda bigourdan Milc (Made In Le Coin), con sede a La Barthe-de-Neste (Alti Pirenei), lo sviluppo e la prototipazione di una nuova auto blu.   L’azienda produce biciclette, veicoli elettrici, carrelli per il trasporto e dispositivi per persone con disabilità. Potrà quindi mettere a frutto la propria competenza in soluzioni di mobilità adattata, garantendo un design funzionale e su misura per le esigenze del santuario.   L’azienda sta attualmente sviluppando due prototipi, che saranno testati alla fine del 2025, dopo un lavoro di osservazione diretta da parte dei suoi ingegneri per comprendere come vengono utilizzati i carri durante i pellegrinaggi.

Aiuta Renovatio 21

Il design manterrà l’essenza del modello attuale, preservandone l’architettura: due grandi ruote posteriori, una piccola ruota anteriore, un tendalino pieghevole e un timone metallico per la trazione manuale, che può ospitare un passeggero adulto e favorisce un legame speciale tra il pellegrino e il suo compagno.   Sebbene non siano state rivelate specifiche tecniche dettagliate, l’esperienza di Milc suggerisce miglioramenti significativi. In termini di sicurezza, si prevedono freni ottimizzati (oltre al sistema del 2012, finanziato dall’Ordine di Malta) e possibili sistemi antiribaltamento.   In termini di comfort, sono previsti sedili più ergonomici, sospensioni migliorate e una migliore protezione dal sole e dalla pioggia. I materiali potrebbero includere alluminio o compositi leggeri e resistenti, in linea con l’esperienza di Milc nella mobilità adattata, ma la trazione rimarrà manuale per preservare l’aspetto umano del servizio.   Il colore azzurro, che evoca la Vergine Maria, sarà mantenuto, così come le dimensioni approssimative (1,5 m di lunghezza e 0,8 m di larghezza, secondo il modello attuale). Il numero di unità che saranno prodotte non è stato specificato, ma il budget, definito «enorme», sarà finanziato da donazioni di privati, associazioni e strutture ricettive, come da tradizione del santuario.   Articolo previamente apparso su FSSPX.News  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
  Immagine di Andy Hay via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0  
   
Continua a leggere

Spirito

La messa tradizionale nuovamente autorizzata in San Pietro

Pubblicato

il

Da

Durante il 14° Pellegrinaggio ad Petri Sedem, organizzato dal Coetus Internationalis Summorum Pontificum, che si terrà a Roma e in Vaticano dal 24 al 26 ottobre, il Cardinale Raymond Leo Burke celebrerà una Messa pontificale secondo il rito tridentino presso l’Altare della Cattedra della Basilica di San Pietro sabato 25 ottobre.

 

Il presidente del Coetus Internationalis Summorum Pontificum ha annunciato l’autorizzazione di questa celebrazione, che fa parte del calendario degli eventi del pellegrinaggio, che da oltre un decennio riunisce fedeli provenienti da diversi Paesi attorno alla liturgia tradizionale latina.

 

Questo pellegrinaggio è stato fondato nel 2012. Negli ultimi anni, aveva subito le conseguenze delle restrizioni imposte dal motu proprio Traditionis Custodes di papa Francesco, che limitava l’uso della Messa tradizionale, una limitazione che aveva influenzato l’organizzazione del pellegrinaggio.

 

È tuttavia gratificante che, per la prima volta dall’entrata in vigore del Traditionis Custodes, la celebrazione della Messa tradizionale sia autorizzata presso l’altare della Cattedra di San Pietro nella Basilica Vaticana, mentre il rito tridentino era stato praticamente vietato. Questo va certamente attribuito a Papa Leone XIV, senza dubbio su richiesta del Cardinale Burke.

Sostieni Renovatio 21

Durante i primi pellegrinaggi ad Petri Sedem, la Messa tridentina veniva celebrata liberamente nella Basilica di San Pietro. Tuttavia, già nel marzo 2021, la Segreteria di Stato aveva vietato le Messe private secondo il rito tradizionale, autorizzandole solo nella piccola Cappella Clementina.

 

Dopo la pubblicazione di Traditionis Custodes, i pellegrinaggi non furono autorizzati a celebrare nella Basilica Vaticana per l’anno 2022, un divieto che fu mantenuto negli anni successivi. I pellegrini dovettero invece recarsi nella Chiesa della Trinità dei Pellegrini o al Pantheon. Quest’anno il divieto verrà revocato.

 

Speriamo che questo episodio non sia isolato, ma che le restrizioni assolutamente ingiuste, del tutto contrarie alla tradizione e al diritto, che gravano sulla celebrazione del cosiddetto Rito di San Pio V, vengano completamente revocate e che il rito tradizionale possa essere celebrato liberamente da tutti i sacerdoti che lo desiderano. Questo è ciò che la Fraternità Sacerdotale San Pio X ha sempre chiesto.

 

Sarebbe bene, a partire da Roma, che le direttive della Segreteria di Stato venissero abolite, che il rito tradizionale non fosse più confinato in una piccola cappella della Basilica Vaticana, ma che riacquistasse il suo giusto posto all’interno di questa basilica, che, va ricordato, è stata costruita per esso.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.News

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di Steven Zucker via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-SA 2.0

 

Continua a leggere

Più popolari