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L’ortodossia e il vaccino COVID: note per il lettore occidentale

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Come noto ai più, uno dei maggiori problemi della società contemporanea riguarda l’informazione «mainstream», più correttamente definibile propaganda, contro la quale molti che non accettano la narrazione ufficiale hanno già trovato validi mezzi d’informazione corretta e alternativa.

 

Tuttavia, per ovvie ragioni, i canali d’informazione alternativi raramente riescono a coprire le notizie provenienti da mondi culturalmente lontani da quello in cui si vive, e il rischio è che su questi a prevalere sia proprio la narrazione che il mainstream ha interesse a imporci.

 

Un caso che può dirsi emblematico è quello della posizione della Chiesa Ortodossa rispetto alla vaccinazione anti-COVID.

 

Renovatio 21 ha ospitato diversi interventi e traduzioni allo scopo di illustrare le posizioni critiche di gerarchi e monaci ortodossi nei confronti di questi farmaci genici e moralmente illeciti.

 

Il lettore occidentale, tuttavia, digiuno della situazione politico-ecclesiastica del mondo ortodosso, potrebbe stupirsi alquanto leggendo notizie come questa battuta dal New York Times in cui sembra che la gerarchia ortodossa greca appoggi la vaccinazione.

 

È necessario un po’ di contesto, che dovrà essere per forza dato in via riassuntiva dato lo spazio limitato di queste noterelle.

 

L’Ortodossia, a differenza del Cattolicesimo che ha una struttura gerarchica definita e monocratica, non è monolitica; al suo interno convivono posizioni diverse su diverse materie ma, soprattutto, nessun individuo ha l’autorità di esprimersi ufficialmente a nome di tutta l’Ortodossia.

 

L’unico organo ufficiale, in assenza del Concilio Ecumenico, è il Sinodo di una Chiesa locale, il quale tuttavia vale unicamente per la propria chiesa locale e non ha carattere d’infallibilità, ma è sottoposto al giudizio delle consuetudini ecclesiastiche; i metri di giudizio non sono dunque le decisioni dell’autorità, ma la tradizione della Chiesa e soprattutto l’autorevolezza spirituale dei monaci, particolarmente quelli del Monte Athos, che non a caso è definito «Fortezza dell’Ortodossia».

 

All’interno delle varie giurisdizioni ortodosse (9 Patriarcati, 7 Chiese nazionali autocefale più numerosissime Chiese autonome) ci sono, purtroppo, pure infiltrazioni di tipo secolare e massonico, con cui il potere anticristico cerca di controllare e volgere pure l’Ortodossia ai suoi piani mondialisti, come già ha fatto con il Cattolicesimo.

 

La struttura medesima dell’Ortodossia, tuttavia, costituisce un freno notevole a tali tentativi, poiché non esiste un’autorità centrale che possa imporre la rivoluzione.

 

E così, anche se Bartolomeo di Costantinopoli, che parecchi osservatori definiscono colluso con i servizi segreti americani (a titolo di esempio vedi questo articolo della parrocchia ortodossa di Torino del Patriarcato di Mosca), ed erede di un trono patriarcale su cui lungo tutto il XX secolo si sono succeduti personaggi alquanto dubbi (vedasi qui la scheda sul portale della Gran Loggia di Grecia di Atenagora, il patriarca del famoso abbraccio con Paolo VI), cerca di imporre la propria autorità su tutti per facilitare il compito dei mondialisti, l’Ortodossia dimostra di saper resistere a questi tentativi e mantenere la propria struttura

 

Ça va sans dire, Bartolomeo è forte sostenitore della vaccinazione, ma – al di là del gran chiasso mediatico che fa, soprattutto per i suoi idilliaci rapporti con i modernisti attualmente occupanti la sede romana – il suo gregge in Turchia è ridotto a poche migliaia di fedeli, con più vescovi che chiese.

 

Il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli è forte sostenitore della vaccinazione, ma – al di là del gran chiasso mediatico che fa, soprattutto per i suoi idilliaci rapporti con i modernisti attualmente occupanti la sede romana – il suo gregge in Turchia è ridotto a poche migliaia di fedeli, con più vescovi che chiese

Diversa è per esempio la situazione della Chiesa di Grecia; ivi la struttura della Repubblica Ellenica, stato confessionale alla maniera guglielmina, in cui i chierici sono ufficiali dello Stato e ricevono lo stipendio dallo Stato, rende le gerarchie estremamente soggette alla volontà del potere politico.

 

Così, quando qualche mese fa il ministro della sanità Vasilis Kikilias si è recato a una seduta del Santo Sinodo di Grecia e ha esercitato fortissime pressioni perché i gerarchi sostenessero la vaccinazione anti-COVID, moltissimi vescovi statalisti hanno accolto questo vergognoso invito, e taluni pure pronunciato frasi raccapriccevoli, come Crisostomo di Messenia, che ha affermato che è un peccatore chiunque non si vaccini.

 

C’è da dire che il Sinodo non ha adottato questa posizione, affermando invece che è fondamentale preservare la libera scelta della vaccinazione, e ha ripreso il vescovo messeno per queste temerarie dichiarazioni, il quale pure ha visto una focosa protesta da parte di numerosi fedeli assiepatisi sotto il suo episcopio.

 

 

Tuttavia, la Chiesa di Grecia non ha certo sposato in blocco tali posizioni: il basso clero, formato non da carrieristi come la maggior parte dei vescovi, ma di uomini di fede, si è opposto in massa alla vaccinazione (vedasi qui, per esempio, un prete di un villaggio della Penisola Calcidica che spiega che è inutile venire in chiesa se si porta la mascherina è accettato di farsi il vaccino o il tampone), tanto che alcuni vescovi come Nettario di Corfù, di Passo e delle Isole Joniche pare abbiano ricevuto pressioni dal governo per mettere a tacere i preti autori di prediche contro il vaccino, evidentemente fenomeni non isolati.

 

Tra gli oppositori della vaccinazione, così come delle blasfeme misure anti-COVID, vi sono però pure alcuni vescovi, tra cui spicca decisamente Serafino di Cerigo, che è pure indagato dalla procura greca per aver dichiarato che il vaccino va rifiutato in quanto fatto col prodotto degli aborti, nonché sottoposto a vergognosa indagine canonica insieme al confratello Cosimo di Etolia e Acarnania per aver criticato le misure anti-COVID imposte dallo stato per le celebrazioni pasquali .

 

È interessante notare che, confrontando le carriere dei vescovi vaccinisti con quelli critici, si vede come i primi siano sovente carrieristi creati diaconi, preti e archimandriti con lo scopo esplicito di ambire a un episcopato, mentre i secondi abbiano all’attivo numerosi anni di vita spirituale in monastero.

 

È interessante notare che, confrontando le carriere dei vescovi vaccinisti con quelli critici, si vede come i primi siano sovente carrieristi creati diaconi, preti e archimandriti con lo scopo esplicito di ambire a un episcopato, mentre i secondi abbiano all’attivo numerosi anni di vita spirituale in monastero.

Il clero della Chiesa di Grecia rischia realmente di giungere a una fortissima spaccatura, soprattutto considerando la debolezza dell’attuale Arcivescovo di Atene Geronimo, anziano e molto dipendente dal potere statale.

 

Già da qualche anno, quando Bartolomeo di Costantinopoli ha riconosciuto un riconoscimento illegittimo e contro i diritti della Chiesa canonica a una compagine scismatica e priva di ordini sacri reali in Ucraina (sostenuta dal governo filo-americano ucraino in funzione antirussa), mentre la maggior parte delle chiese locali si sono opposte o hanno ignorato la decisione, il Sinodo Greco ha dato il proprio appoggio per solidarietà etnica; il basso clero e ben sette vescovi, tuttavia, fedeli alle tradizioni, hanno contestato la decisione, e la spaccatura è tale che molti preti si rifiutano di concelebrare con i propri vescovi per questo motivo.

 

È probabile che se non ci fossero stati i lockdown nel 2020 la spaccatura sarebbe arrivata per quella ingravescente questione, ma ora a questa pare aggiungersi l’ancor più forte spaccatura del vaccino, perciò sarà interessante seguire la vicenda.

 

Vanno notate altre due questioni: la prima è che circa un decimo della popolazione greca aderisce a un sinodo «resistente», i cosiddetti «Vecchi Calendaristi», che hanno cioè rifiutato l’adozione del calendario gregoriano occidentale nel 1924, e che in questi mesi hanno pronunciato parole molto severe contro la vaccinazione; la seconda è che, nell’Ortodossia, il popolo fedele (il pliroma) è l’autentico custode e difensore della tradizione ecclesiastica, che deve all’occorrenza correggere e scacciare gl’indegni pastori al grido di «Anaxios!» («indegno!»).

 

In tal senso, è interessante il recente episodio avvenuto in occasione del Vespro di Sant’Irene di Cappadocia nella chiesa a lei dedicata ad Efkarpia (piccolo paese alla periferia settentrionale di Tessalonica), quando il vescovo Barnaba di Neapoli e Stavropoli durante la predica ha iniziato a invitare gli anziani a vaccinarsi, e i fedeli presenti hanno iniziato a rumoreggiare e attaccare il metropolita gridando: «Parlaci della Santa! Se avessimo voluto sentir parlare di vaccino, avremmo guardato Sky!»

 

 

Va ribadita la posizione del Monte Athos, l’unica vera autorità morale e spirituale dell’intera ortodossia, i cui monaci e abati più volte si sono espressi contro questi sieri e i loro pericoli morali e sanitari

Restando nel mondo ellenofono, è interessante far cenno pure alla Chiesa autocefala di Cipro, dove il vescovo Neofita di Morfou sta intraprendendo una strenua resistenza contro la vaccinazione e contro le misure anti-COVID, venendo pure indagato: è di pochi giorni fa la scandalosa notizia che gli è stato impedito di difendersi in tribunale, poiché si rifiutava di indossare una maschera per entrare.

 

Tralasciando le altre chiese locali, che sono più piccole e circoscritte (ma non per questo mancano di personaggi coraggiosi che hanno parlato contro il vaccino, come Teodosio di Costanza nella Chiesa Romena o Macario di Nairobi nella Chiesa d’Alessandria), andiamo all’altra grande giurisdizione a vocazione internazionale, il Patriarcato di Mosca.

 

Ha fatto il giro del mondo una dichiarazione del vescovo Ilarione di Volokolamsk, che avrebbe definito «peccato mortale» il non vaccinarsi; tale dichiarazione, rilanciata a gran forza dai media occidentali, è stata attribuita al «rappresentante del Patriarcato di Mosca».

 

Ora, anzitutto va precisato che Ilarione è il segretario del dipartimento per le relazioni estere del Patriarcato (de facto, il ministro degli esteri), e perciò su questioni che non riguardano la politica estera rappresenta solo la propria opinione; secondariamente, Ilarione è noto in Russia per essere su posizioni al filo del modernismo, e molto legato ai poteri amministrativi moscoviti, che recentemente hanno intrapreso una strana giravolta in favore della vaccinazione, pur avendo la maggioranza della popolazione russa contraria a questi sieri.

 

D’altro canto, non si può tralasciare che a parlare contro la vaccinazione, spiegando come questi farmaci genici alterino l’immagine di Dio in noi, sia stato di recente l’abate del monastero delle Solovki (reso universalmente noto, quando fu gulag sovietico, dalle opere di Solzhenitsyn), il vescovo Porfirio, che è segretario personale del Patriarca.

 

Una posizione simile è stata assunta, mediante una lettera, dal vescovo Giorgio di Camberra, della «Chiesa Russa fuori dalla Russia» (giurisdizione autonoma nata per l’emigrazione russa in periodo sovietico, ora sotto l’omoforio moscovita). Il Patriarca, uomo molto diplomatico, non si è invece mai espresso al riguardo in nessuno dei due sensi, e probabilmente mai lo farà.

 

È significativo infine segnalare la presa di posizione del Sinodo di Moldavia, anch’essa una chiesa autonoma sotto la giurisdizione del Patriarcato di Mosca, il quale ha dichiarato come la vaccinazione sia un complotto anticristiano e un prodromo al chip sottocutaneo.

 

L’Ortodossia, dunque, nonostante le infiltrazioni del potere e i tentativi di assoggettarla, resiste e non si piega ai piani dei Neotaxiti  – parola con cui in greco vengono indicati i sostenitore del Nuovo Ordine Mondiale.

Infine, va ribadita la posizione del Monte Athos, l’unica vera autorità morale e spirituale dell’intera ortodossia, i cui monaci e abati più volte si sono espressi contro questi sieri e i loro pericoli morali e sanitari.

 

Renovatio 21 ha tradotto la lettera dell’abate di Esfigmenou Metodio e un video dell’abate di Karakallou Filoteo, ma molte altre sono le dichiarazioni rese, per esempio dall’abate di Aghiou Pavlou Partenio, dal gheron Gabriele di Koutloumousiou, dal gheron Paolo dei Vouleftiria (MD in Biologia Molecolare e Biomedicina) e soprattutto dallo ieromonaco Eutimio di Kapsala, autore di una recente lettera che sconsiglia fortemente a tutti i cristiani di ricorrere ai preparati genici prodotti con gli aborti, che è considerato il successore di San Paisio Aghiorita e la personalità spirituale vivente maggiore di tutta l’Ortodossia.

 

L’Ortodossia, dunque, nonostante le infiltrazioni del potere e i tentativi di assoggettarla, resiste e non si piega ai piani dei Neotaxiti  – parola con cui in greco vengono indicati i sostenitore del Nuovo Ordine Mondiale.

 

 

Nicolò Ghigi

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L’arcivescovo di Canterbury si dimette per lo scandalo sugli abusi sessuali «abominevoli»

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L’arcivescovo di Canterbury, il reverendissimo Giustino Welby, ha annunciato ieri le sue dimissioni, pochi giorni dopo che un rapporto ha concluso che non era riuscito a garantire un’indagine adeguata sulle affermazioni secondo cui più di 100 ragazzi e giovani uomini sarebbero stati abusati decenni fa nei campi estivi cristiani.

 

La pressione sul primate cantuariense, tecnicamente guida spirituale di 85 milioni di anglicani in tutto il mondo, era aumentata dopo la pubblicazione del rapporto e dopo che una figura di spicco della chiesa, il vescovo donna di Newcastle, Helen-Ann Hartley, gli aveva chiesto pubblicamente di farsi da parte.

 

In una dichiarazione rilasciata martedì, lo Welby ha affermato: «È molto chiaro che devo assumermi la responsabilità personale e istituzionale per il lungo e traumatico periodo tra il 2013 e il 2024».

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L’arcivescovo anglicano ha detto di aver chiesto il permesso di dimettersi da Re Carlo III – che è sulla carta il vero capo della chiesa anglicana.

 

«Spero che questa decisione chiarisca quanto seriamente la Chiesa d’Inghilterra comprenda la necessità di un cambiamento e il nostro profondo impegno nel creare una chiesa più sicura. Mentre mi dimetto, lo faccio con dolore per tutte le vittime e i sopravvissuti agli abusi».

 

Ora la successione sarà gestita con la grottesca filiera politico-statale tipica dell’anglicanesimo. Secondo le regole della chiesa, il compito di gestire la scelta del successore del signor Welby ricade su un comitato noto come Crown Nominations Commission. Questo sottopone il nome di un candidato preferito e di uno alternativo al primo ministro, che poi consiglia il monarca sulla nomina.

 

In pratica, il goscista, già trotskista, Keir Starmer (incapace di definire cosa sia una donna) avrà parte nella decisione sulla nomina di leader cristiano, il capo della gerarchia di un ramo (secco, oramai) della cristianità vecchio di cinque secoli.

 

Nella sua dichiarazione, l’arcivescovo cantuariense ha affermato che avrebbe delegato le sue responsabilità di tutela, ma la Chiesa ha affermato che i tempi della sua partenza sarebbero stati resi noti a tempo debito.

 

Lo Welby, 68 anni, ricopriva la carica dal 2013 e avrebbe dovuto andare in pensione nel 2026. La sua partenza pone fine prematuramente al mandato del più noto religioso del Paese, che ha assunto la guida della Chiesa d’Inghilterra in un periodo di tensione tra liberali e tradizionalisti.

 

La scorsa settimana una revisione indipendente ha concluso che l’arcivescovo non aveva preso sufficienti misure in seguito alle segnalazioni di abusi «abominevoli» da parte di John Smyth, un importante avvocato britannico, su oltre 100 ragazzi e giovani uomini negli anni Settanta e Ottanta. Lo Welby ha affermato nel 2017 di aver incontrato il signor Smyth ma di «non essere un suo caro amico».

 

Il rapporto, compilato da Keith Makin, ex direttore dei servizi sociali, afferma che nel corso di quattro decenni, lo Smyth è diventato «probabilmente il più prolifico abusatore seriale associato alla Chiesa d’Inghilterra», operando in tre diversi paesi dove ha inflitto aggressioni fisiche, sessuali e psicologiche a ben 130 persone. È morto nel 2018 in Sudafrica.

 

Il rapporto criticava le azioni di un certo numero di persone all’interno della chiesa. «Nonostante gli sforzi di alcuni individui per portare l’abuso all’attenzione delle autorità, le risposte della Chiesa d’Inghilterra e di altri sono state del tutto inefficaci e hanno rappresentato una copertura», affermava.

 

In una dichiarazione in risposta al rapporto del signor Makin, l’arcivescovo Welby ha affermato di non aver avuto «alcuna idea o sospetto di questo abuso prima del 2013», ma che poi «personalmente non è riuscito» a garantire che le accuse di abuso fossero indagate correttamente.

 

Ripetendo le scuse, Welby ha riconosciuto di «non aver incontrato rapidamente le vittime dopo che l’intero orrore dell’abuso è stato rivelato» dalla TV britannica Channel 4 nel 2017. «Ho promesso di vederle e ho fallito fino al 2020. Questo è stato sbagliato», ha dichiarato.

 

Il servizio televisivo di Channel 4 forniva dettagli su come il signor Smyth aveva addestrato ragazzi e giovani uomini nei campi estivi cristiani, nelle università e al Winchester College, una delle migliori scuole private britanniche, prima di sottoporli a brutali percosse.

 

Smyth convinse coloro che abusava «che la via per Cristo passava attraverso la sofferenza», afferma il rapporto Makin, aggiungendo che li sottoponeva ad «attacchi fisici, sessuali, psicologici e spirituali traumatici. L’impatto di quell’abuso è impossibile da sopravvalutare e ha segnato in modo permanente la vita delle sue vittime».

 

Il rapporto afferma di aver trovato «prove evidenti che gli abusi perpetrati da John Smyth nel Regno Unito» erano stati «”insabbiati”, minimizzati e tenuti come “segreti” almeno dal 1982 (e forse anche prima)».

 

Secondo quanto affermato, la Chiesa d’Inghilterra era a conoscenza, ai massimi livelli, degli abusi fin dal luglio 2013, mentre l’arcivescovo Welby venne a conoscenza delle accuse contro John Smyth intorno all’agosto 2013, nella sua veste di arcivescovo di Canterbury.

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«C’è stata una netta mancanza di curiosità mostrata da queste figure di alto livello e una tendenza a minimizzare la questione, dimostrata dall’assenza di ulteriori domande e follow-up» ha aggiunto.

 

Secondo il rapporto, lo Smyth avrebbe potuto e dovuto essere denunciato alla polizia nel 2013, un passo che probabilmente avrebbe portato a un’indagine completa, alla scoperta della natura seriale degli abusi in Gran Bretagna, che coinvolgevano più vittime, e alla possibilità che venisse emessa una condanna nei suoi confronti.

 

L’immane scandalo di abusi e coperture, performati in serie negli stessi anni in cui accusavano la chiesa cattolica di fare lo stesso, avviene in un contesto di degrado totale della chiesa anglicana, con rave party tenuti dentro la cattedrale di Canterbury.

 

Come riportato in questi anni da Renovatio 21, la chiesa anglicana opera la sua stessa demolizione con continue rivoluzioni benedizione delle coppie omosessuali, al matrimonio omofilo e alla questione gender in generale (che non esclude i pronomi di Dio), che sta portando il ramo africano della chiesa nata con lo Scisma d’Occidente, verso un ulteriore scisma,.

 

Come noto, l’omosessualismo della Chiesa anglicana, che si è mostrato di recente anche con episodi blasfemi come il ricercatore di Cambridge che fa una conferenza sul «corpo trans di Gesù», tracima anche nella Chiesa cattolica, come parso evidente tre mesi fa nel viaggio africano congiunto di Bergoglio e Welby in Africa e nella devastante conferenza stampa aera di ritorno.

 

L’anno scorso è stata incredibilmente concessa la Chiesa di San Giovanni Laterano ad una celebrazione anglicana presidiata da un loro vescovo, Johnatan Baker della diocesi di Fulham, già noto per la sua carriera in massoneria. Quest’anno siamo passati direttamente alle celebrazioni anglicane nella Basilica papale di San Bartolomeo a Roma, che ora monsignor Viganò chiede di riconsacrare.

 

Da segnalare, en passant, le posizioni di un altro arcivescovo di Canterbury, George Carey, predecessore dello Welby, che in Australia si è trasformato in grande promotore dell’eutanasia.

 

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Il vescovo Strickland contro il Sinodo: «Lo respingo», «non è cattolico»

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Il vescovo texano Joseph Strickland ha rivolto un duro rimprovero al Sinodo sulla sinodalità, invitando i cattolici a opporsi a coloro che seguono le orme di Giuda Iscariota. Lo riporta LifeSiteNews.   «Ci sono minacce all’orizzonte. Questo Sinodo sulla sinodalità, lo respingo, perché non è cattolico. Molte voci hanno già detto che questa non è la Chiesa cattolica», ha osservato Sua Eccellenza durante la copertura della notte elettorale di LifeSite martedì sera.   «Siamo in un momento in cui Giuda Iscariota sta alzando la sua brutta testa».

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Esortando i cattolici degli Stati Uniti a «essere forti e gioiosi nella verità», lo Stickland ha inoltre detto al conduttore della trasmissione e fondatore di LifeSiteNews John-Henry Westen che questo è un «momento critico in questa nazione e … nella Chiesa universale» poiché ci sono «minacce a quell’universalità che provengono tristemente da Roma stessa, dal Vaticano».   «Siamo in territorio pericoloso per questa nazione, ma più importante, e più criticamente, credo, per la fede cattolica», ha continuato il vescovco emerito di Tyler, Texas. «La fede cattolica, la Chiesa cattolica, non crollerà. Cristo ha promesso che prevarrà contro le porte dell’inferno fino alla fine dei tempi».   Tuttavia, «se si tratta di opporsi a un prete o vescovo o qualcuno del Vaticano che sta proclamando un falso messaggio, dobbiamo essere discepoli di Gesù Cristo abbastanza forti da dire, “No. Viviamo la verità che è Cristo. Lui è la verità incarnata”».   Monsignor Strickland ha mantenuto un profilo pubblico attivo da quando è stato rimosso da papa Francesco dal suo incarico di vescovo di Tyler, Texas, per il suo sostegno, tra le altre cose, alla Santa Messa in rito tradizionale. Negli scorsi mesi il vescovo texano ha rilasciato dichiarazioni ricordando le presunte parole della Madonna di Fatima circa l’esistenza di «un’apostasia che inizierebbe al vertice» della Chiesa.   Il prelato statunitense ha altresì parlato dei messaggi apocalittici della Madonna di Akita.

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Strickland ha anche sostenuto che Giuda Iscariota vorrebbe «una fratellanza globale di uomini», ma che un tale «regno sulla terra» era «contrario a ciò che Gesù Cristo aveva proclamato».   «Abbiamo l’opportunità di combattere l’oscurità, il male e i falsi messaggi che stanno persino influenzando e infettando la chiesa», ha spiegato. «Dobbiamo essere forti. Dobbiamo essere chiari. Dobbiamo parlare e non permettere a nessuno in carica o su un pulpito di dire qualcosa che non è fedele a Cristo e lasciar perdere».   Strickland ha inoltre invitato i cattolici a pregare davanti a Cristo nel Santissimo Sacramento e a «smettere di scendere a compromessi» con coloro che seminano errori e a «proclamare chiaramente qual è la verità perché troppi sono illusi».   Il monsignore negli scorsi mesi si è altresì scusato per aver chiuso le chiese durante il COVID, dicendo di essere stato «ingannato». Riguardo alle parole di Bergoglio nel suo viaggio nel Sud-Est asiatico, ha detto che negare che Gesù sia l’unica via per arrivare a Dio Padre è eresia.

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Diaconato femminile: il «tuttavia» è stato invitato al sinodo

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Mentre i membri della sessione autunnale del sinodo hanno consegnato i loro compiti, le tensioni sono apparse nei dibattiti riguardanti il ​​posto e il ruolo delle donne nella Chiesa.

 

La questione del diaconato femminile si sarebbe conclusa con una risposta vaga da parte del Vaticano? A meno che non si tratti di una sottile attuazione ecclesiastica dell’atteggiamento del «e tuttavia»…

 

Ricordiamo che la spinosa questione del diaconato femminile sembra essere stata messa sotto accusa per la prima volta da Papa Francesco stesso che l’ha rimossa dall’agenda sinodale nel febbraio 2024. Senza contare i gruppi di pressione femminili rappresentati attraverso le 58 donne presenti alla sessione d’autunno della XVI Assemblea ordinaria del Sinodo Romano.

 

Donne – religiose o laiche – che, come nota Jean-Marie Guénois su Le Figaro del 25 ottobre, «hanno finito per costringere il Vaticano, che intendeva controllare questa materia delicata, a venire a rendere conto davanti all’assemblea sinodale, giovedì sera, in un modo imprevisto e senza precedenti».

 

Il culmine della crisi è arrivato il 18 ottobre 2024, durante un incontro tra un centinaio di membri del sinodo e due esperti nell’ambito dei circoli di riflessione sul ruolo e il posto delle donne nella Chiesa.

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Secondo i media che hanno ampiamente riportato l’evento, l’incontro è stato teso, soprattutto perché il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) ha brillato per la sua assenza: comportamento definito «scandaloso» e «deludente» da diversi partecipanti.

 

I comunicatori sinodali hanno subito preso in mano la situazione e il cardinale Victor Manuel Fernandez è venuto pochi giorni dopo a parlare per un’ora e mezza davanti all’assemblea sinodale sul ruolo delle donne nella Chiesa. E per evitare ulteriori polemiche, il Vaticano ha deciso di rendere pubblica la registrazione dell’incontro.

 

Il prefetto della fede – controverso per le sue posizioni progressiste – ha distinto l’aspetto dell’ordinazione al diaconato da quello della promozione della donna, ribadendo che «sono già adottate misure chiare e concrete per dare maggiori responsabilità alle donne nella Chiesa, avendo cura di distinguere ciò che è inseparabile dal sacramento dell’ordine e ciò che non lo è».

 

Per il porporato argentino, la maggior parte delle donne «non chiede il diaconato, nel senso che non vuole essere aggiunta al clero», ma secondo lui aspirerebbe a «esercitare più autorità e sviluppare i propri carismi e le proprie capacità».

 

Se il diaconato femminile è una questione «non matura» per il cardinale Fernandez, quest’ultimo afferma che i suoi servizi operano «per poter affidare ai laici e, di conseguenza, alle donne, funzioni di autorità nella Chiesa».

 

Un modo di intervenire che non soddisfa davvero nessuno: secondo quanto riportato da FSSPX.Attualità, il 30% degli elettori ha detto «no» all’articolo 60 sulla posizione delle donne nella Chiesa, segno del malcontento dei progressisti di fronte a un documento ritenuto troppo timido. Mentre nelle file più conservatrici, si resta stupiti nel vedere che l’attuale prefetto del DDF considera «non matura» una questione già decisa sotto il sigillo dell’infallibilità.

 

Ma poteva la Santa Sede fare di meglio di questa risposta incerta quando la diluizione dell’autorità nell’insegnamento della fede e della morale caratterizza l’approccio sinodale messo in atto da diversi anni? Ci sentiremmo quasi sollevati se il testo finale del sinodo permettesse di evitare il peggio.

 

Una magra consolazione, che non deve far dimenticare che questa sessione ha tuttavia delineato un piano posto sotto il controllo dei vescovi, posto tuttavia sotto una maggiore vigilanza dei laici, nonché un’evoluzione del rapporto tra la Santa Sede e le Chiese locali di che «finirà per scuotere gli attuali equilibri della Chiesa cattolica, molto centralizzata nella Santa Sede dove si decidono molte cose», ha osservato il capo del dipartimento di religione di Le Figaro.

 

Basti dire che l’orizzonte della Chiesa sembra da tempo ancora ghiacciato nel clima invernale: nebbioso e fioco.

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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