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Bioetica

Liceità e imputabilità della vaccinazione: note teologico-morali

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Renovatio 21 pubblica questo articolo di Don Elia (sacerdote che non può firmare con il suo nome) comparso sul Duc in Altum, il sito di Aldo Maria Valli.

 

 

 

Il quesito sulla vaccinazione contro il virus Sars-CoV-2 va affrontato a due livelli: medico-scientifico e teologico-morale.

 

Occorre anzitutto osservare che quelli attualmente utilizzati in molti Paesi non sono vaccini propriamente detti, bensì presidi di terapia genica

Sul piano scientifico, occorre anzitutto osservare che quelli attualmente utilizzati in molti Paesi non sono vaccini propriamente detti, bensì presidi di terapia genica.

 

Essi, per esplicita ammissione delle stesse case produttrici, non garantiscono affatto l’immunizzazione; d’altra parte, non essendo stata eseguita un’adeguata sperimentazione, se ne ignorano completamente gli effetti collaterali a medio e lungo termine, mentre in ogni parte del mondo sono già state registrate frequenti reazioni avverse immediate, non esclusa la morte.

 

Esperti qualificati avvertono che la presenza di RNA messaggero, con ogni probabilità, non ha l’unico effetto di stimolare la sintesi della proteina Spike, ma può comportare conseguenze deleterie per tutto l’organismo. Alla luce di questi dati di fatto, con una tale sproporzione tra rischi altissimi e benefici del tutto aleatori, risulta irragionevole assumere un farmaco ancora in fase sperimentale, mentre è assolutamente illecito e illegale imporne l’assunzione contro la volontà dell’individuo.

Con una tale sproporzione tra rischi altissimi e benefici del tutto aleatori, risulta irragionevole assumere un farmaco ancora in fase sperimentale, mentre è assolutamente illecito e illegale imporne l’assunzione contro la volontà dell’individuo

 

Sul piano morale, il problema va esaminato sotto tre diversi aspetti: produzione, somministrazione e ricezione del farmaco; ognuno dei tre va ulteriormente considerato dal punto di vista della liceità e da quello dell’imputabilità dell’atto.

 

1) Se per approntare un farmaco, in fase di ricerca e di sperimentazione, è stato utilizzato materiale biologico umano di origine illecita (embrioni ottenuti mediante fecondazione artificiale oppure feti volontariamente abortiti), la sua produzione è assolutamente proibita in qualunque caso.

 

Ogni tipo di cooperazione deve essere esclusa, trattandosi di gravissimi attentati alla vita umana compiuti con l’intenzione diretta di procurare ai ricercatori e agli sperimentatori organi, tessuti e linee cellulari; la selezione di queste ultime richiede centinaia di esperimenti e, di conseguenza, un elevato numero di soggetti uccisi per il prelievo, eseguito su organismi vivi.

 

Tali atti sono sempre imputabili, dato che richiedono necessariamente piena avvertenza e deliberato consenso, a meno che non vi sia errore invincibile circa la natura dell’embrione e del feto, ipotesi comunque poco plausibile, attesa la disponibilità di informazioni scientifiche al riguardo.

 

Ogni tipo di cooperazione deve essere esclusa, trattandosi di gravissimi attentati alla vita umana compiuti con l’intenzione diretta di procurare ai ricercatori e agli sperimentatori organi, tessuti e linee cellulari; la selezione di queste ultime richiede centinaia di esperimenti e, di conseguenza, un elevato numero di soggetti uccisi per il prelievo, eseguito su organismi vivi

2) La somministrazione di un farmaco la cui produzione richieda l’aborto, il quale ne costituisca una condizione indispensabile, non è mai lecita, né a scopo di cura né, tantomeno, di prevenzione.

 

Un fine buono non giustifica un mezzo cattivo: perciò non è consentito ricorrervi neppure nel caso in cui vi sia pericolo immediato di vita e non esistano altri mezzi per evitare la morte; ancora meno è permesso nel caso di una vaccinazione, che si esegue su persone sane, le quali possono premunirsi da una malattia anche in altri modi.

 

Né le cure né la prevenzione, d’altro canto, sono obbligatorie, né a livello morale né a livello legale; è semmai doveroso, qualora si sia affetti da una malattia infettiva, prendere opportune precauzioni per non contagiare altre persone.

 

Il grado di imputabilità della somministrazione di un farmaco illecito, poi, dipende dall’avvertenza della natura dell’atto e dalla sua volontarietà. Con i moderni strumenti di conoscenza non è affatto difficoltoso ottenere informazioni attendibili in proposito, ma può facilmente accadere che gli operatori sanitari vi siano obbligati per dovere d’ufficio.

 

3) Alla luce di quanto asserito, la ricezione di un farmaco illecito è anch’essa proibita, a prescindere dall’approvazione o meno delle modalità in cui esso è stato prodotto.

Un fine buono non giustifica un mezzo cattivo: perciò non è consentito ricorrervi neppure nel caso in cui vi sia pericolo immediato di vita e non esistano altri mezzi per evitare la morte; ancora meno è permesso nel caso di una vaccinazione, che si esegue su persone sane, le quali possono premunirsi da una malattia anche in altri modi

 

Dato che ogni farmaco è stato elaborato con il preciso scopo di essere messo in commercio e assunto dal consumatore, l’acquisto e l’assunzione costituiscono una forma di cooperazione attiva alla sua produzione.

 

Se in nessuna delle fasi di quest’ultima si presentano problemi di natura morale, non c’è colpa, pur permanendo peraltro l’esigenza di una prudente valutazione degli effetti collaterali; se invece tali problemi sussistono e sono noti o facilmente conoscibili, non è lecito né acquistarlo né assumerlo.

 

Per quanto riguarda l’imputabilità dell’atto, nondimeno, essa rimane condizionata a) dal grado di avvertenza e b) dalla perfezione o meno del consenso.

 

a) L’errore soggettivo attenua la colpevolezza dell’atto in modo inversamente proporzionale alla misura in cui, nel giudizio erroneo, è implicata la responsabilità personale.

 

Dato che ogni farmaco è stato elaborato con il preciso scopo di essere messo in commercio e assunto dal consumatore, l’acquisto e l’assunzione costituiscono una forma di cooperazione attiva alla sua produzione.

Se un fedele cattolico compie un atto cattivo attenendosi al responso erroneo di un superiore gerarchico appositamente consultato, l’atto che commette è sostanzialmente non imputabile, a meno che il fedele non abbia la capacità di valutare il grado di autorevolezza del parere udito, cioè se si tratti di un’espressione del Magistero autentico (che esiga il religioso ossequio dell’intelletto e della volontà) o di un’opinione privata, non coperta dall’autorità del munus docendi e non garantita dalla grazia di stato.

 

Perché il Magistero ordinario non infallibile possa obbligare la coscienza, in ogni caso, è necessario che le sue dichiarazioni siano conformi alle norme della retta ragione, evitando di ribadire i principi in astratto per poi contraddirli nell’applicazione.

 

b) Il consenso imperfetto (se dovuto a incertezza, ignoranza o debolezza, anziché al compromesso) è un’altra causa di attenuazione della responsabilità morale.

Il fedele cattolico, in conclusione, deve rifiutare categoricamente la vaccinazione, appellandosi a ragioni di coscienza ed esigendo il rispetto del suo inalienabile diritto all’integrità fisica

 

Nel caso in cui l’esecuzione di un atto cattivo, poi, sia ottenuta mediante violenza fisica o morale, oppure per mezzo di timore grave ingiustamente incusso, l’atto non è per niente imputabile.

 

Il fedele cattolico, in conclusione, deve rifiutare categoricamente la vaccinazione, appellandosi a ragioni di coscienza ed esigendo il rispetto del suo inalienabile diritto all’integrità fisica; qualora, tuttavia, vi sia obbligato con la forza, non ne porta la colpa.

 

La virtù esercitata in grado eroico può richiedere la resistenza ad oltranza, malgrado le gravi conseguenze prevedibili (perdita del posto di lavoro, esclusione sociale, limitazioni alla libertà di movimento); tale scelta non è però obbligatoria, soprattutto per i coniugati con figli, tenuti per dovere di stato ad assicurare alla famiglia il necessario sostentamento.

 

Gli stessi obblighi nei confronti della famiglia, d’altronde, impongono non solo il dovere di conservare, nei limiti del possibile, il posto di lavoro, ma anche quello di preservare la salute dai probabili danni causati da un farmaco sperimentale

Quest’ultima osservazione, riguardante il grado di colpevolezza in caso di cedimento per violenza o timore tali da richiedere l’esercizio della virtù in grado eroico, non esime il soggetto dall’ineludibile dovere di cercare tutti i modi possibili per evitare l’assunzione o la somministrazione di un farmaco moralmente illecito, tenuto conto anche del fatto che si può difendere in sede giudiziaria o ricorrere all’obiezione di coscienza.

 

Gli stessi obblighi nei confronti della famiglia, d’altronde, impongono non solo il dovere di conservare, nei limiti del possibile, il posto di lavoro, ma anche quello di preservare la salute dai probabili danni causati da un farmaco sperimentale.

 

 

Don Elia

 

 

 

 

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Bioetica

Quanto è di sinistra la bioetica?

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

Vi è un crescente riconoscimento del fatto che il background, le idee e la politica degli accademici americani non sono al passo con il background, le idee e la politica del pubblico americano.

 

«I professori universitari di ruolo provengono da una fetta ristretta e peculiare della società», scrive Musa al-Gharbi, professore di giornalismo alla Stony Brook University. «Molti background e prospettive sono drammaticamente sottorappresentati nel mondo accademico».

 

In un libro di prossima uscita, Al-Gharbi elenca le differenze. Gli accademici hanno il 30% in meno di probabilità di essere cristiani; il 131% di probabilità in più di essere di sinistra; 60% di probabilità in più di essere LGBTQ; e il 55% in più di probabilità di non essere affiliato religiosamente.

 

E i bioeticisti?

 

Uno studio affascinante pubblicato sull’American Journal of Bioethics suggerisce che la loro professione potrebbe essere ancora meno rappresentativa di quella accademica nel suo complesso. È stato scritto da esperti di bioetica, alcuni affiliati all’Università di Harvard, una delle istituzioni più liberali del Paese:

«Quasi l’80% degli esperti di bioetica nel nostro campione si identifica come bianco, mentre solo il 64% degli adulti americani lo fa. I bioeticisti sono anche più bianchi degli accademici in generale, un gruppo che somiglia di più alla popolazione statunitense: il 61% degli accademici di ruolo sono bianchi, mentre lo è il 74% dei docenti di ruolo».

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«La maggioranza degli intervistati possiede un dottorato di ricerca o un altro titolo professionale, che probabilmente riflette i requisiti professionali di bioetica. In particolare, gli intervistati provengono anche da famiglie istruite. Negli Stati Uniti, solo il 14% delle persone ha completato un titolo di studio avanzato, compreso un master, un diploma professionale o un dottorato; tuttavia, il 62% degli intervistati del nostro campione ha almeno un genitore con un titolo di studio avanzato».

 

«Gli esperti di bioetica nel nostro campione sono in stragrande maggioranza liberali (87%), mentre solo una piccola frazione si identifica come moderata o conservatrice; al contrario, solo il 25% degli americani si autodefinisce liberale, mentre il 37% si autodefinisce moderato e il 36% si identifica come conservatore».

 

«I bioeticisti sono meno religiosi rispetto ai membri del pubblico americano, e il loro background religioso è diverso. Nel nostro campione, poco meno della metà dei bioeticisti dichiara di appartenere a una religione organizzata; al contrario, più di tre quarti degli americani si considerano membri di una religione organizzata. Inoltre, nel nostro campione, il 14% degli esperti di bioetica si identifica come ebreo, il 15% come protestante e il 14% come cattolico; degli americani, solo il 2,5% si identifica come ebreo, mentre il 47% si identifica come protestante e il 21% si identifica come cattolico. Nel nostro campione, il 13 e il 18% degli intervistati si identificano rispettivamente come agnostico o ateo; degli americani, il 4% si identifica come agnostico e il 3% si identifica come ateo».

 

E le loro opinioni sulle controversie bioetiche? Per quanto riguarda la morte assistita, gli esperti di bioetica statunitensi sono più o meno in sintonia con l’opinione pubblica: circa il 60% lo sostiene. Per quanto riguarda l’aborto, gli studiosi di bioetica sono «in stragrande maggioranza» favorevoli, più del pubblico, di cui più della metà sostiene in una certa misura l’aborto.

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Bioetica

La Bioetica riflette sulla cooperazione dei dottori con il male

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.   Il bioeticista Carl Elliott sembra apprezzare la provocazione dei colleghi bioeticisti e della professione medica. Nel suo ultimo libro, The Occasional Human Sacrifice: Medical Experimentation and the Price of Saying No, esamina il ruolo degli informatori nello scoprire gli scandali medici.   Lo sa per esperienza. Ha lottato per anni affinché la sua stessa istituzione, l’Università del Minnesota, riconoscesse il suo ruolo nel suicidio di un uomo in uno studio clinico finanziato dall’industria sui farmaci antipsicotici.   Il New York Times ha recentemente pubblicato un breve estratto dal suo libro in cui si chiede perché i medici finiscono per partecipare ad atrocità come i processi sulla sifilide di Tuskegee [studio condotto tra il 1932 e il 1972 dal Servizio sanitario pubblico degli Stati Uniti (PHS) e dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) su un gruppo di quasi 400 uomini afroamericani affetti da sifilide con lo scopo dello studio di osservare gli effetti della malattia quando non veniva trattata, anche se alla fine dello studio i progressi della medicina la resero completamente curabile, con i soggetti uomini non informati della natura dell’esperimento;  di conseguenza morirono più di 100 persone, ndt] o lo studio sull’epatite di Willowbrook [uno studio in un’istituzione per bambini disabili mentali dove si arrivò a somministrare virus vivi dell’epatite prelevati da altri campioni di feci a sessanta bambini sani, ndt].

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Elliott è feroce. Dice che studenti e medici possono essere socializzati affinché accettino situazioni moralmente indifendibili. Gli informatori coraggiosi sono essenziali per rompere la bolla di competenza sicura di sé.   «Le tradizioni mediche sono notoriamente difficili da sradicare e la medicina accademica non tollera facilmente il dissenso etico. Dubito che si possa avere fiducia che la professione medica possa riformarsi».   «Intraprendere la carriera medica è come trasferirsi in un Paese straniero di cui non si comprendono gli usi, i rituali, le buone maniere o la lingua. La tua principale preoccupazione all’arrivo è come integrarti ed evitare di offendere. Questo è vero anche se le usanze locali sembrano arretrate o crudeli. Inoltre, questo particolare Paese ha un governo autoritario e una rigida gerarchia di status in cui il dissenso non è solo scoraggiato ma anche punito. Per vivere felicemente in questo paese devi convincerti che qualunque disagio provi deriva dalla tua ignoranza e mancanza di esperienza. Col tempo impari ad assimilare. Potresti anche arrivare a ridere di quanto eri ingenuo quando sei arrivato».   «Uno dei grandi misteri del comportamento umano è il modo in cui le istituzioni creano mondi sociali in cui pratiche impensabili arrivano a sembrare normali. Questo vale tanto per i centri medici accademici quanto per le carceri e le unità militari. Quando ci viene detto di un terribile scandalo della ricerca medica, presumiamo che lo vedremmo proprio come l’informatore Peter Buxtun vide lo studio sulla sifilide di Tuskegee: un abuso così scioccante che solo un sociopatico potrebbe non percepirlo».   «Eppure raramente accade in questo modo. Buxtun ha impiegato sette anni per convincere gli altri a vedere gli abusi per quello che erano. Ad altri informatori ci è voluto ancora più tempo. Anche quando il mondo esterno condanna una pratica, le istituzioni mediche in genere insistono sul fatto che gli esterni non la capiscono veramente».   Michael Cook   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Immagine dello studio sulla sifilide Tuskegee di pubblico dominio CC0 via Wikimedia.
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Bioetica

Proprietario di sito web di castrazione riconosciuto colpevole di lesioni personali gravi

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

«Potenziamento» normalmente connota l’aggiunta di poteri oltre il normale funzionamento umano. Tuttavia, ci sono tipi oscuri di miglioramento che li rimuovono.

 

Un cittadino norvegese che vive in Inghilterra è stato appena giudicato colpevole di diversi reati di lesioni personali gravi per aver gestito un sito web di castrazione rivolto a uomini che vogliono essere «nullos» – maschi senza genitali.

 

Marius Gustavson, 46 anni, e altri hanno effettuato numerose mutilazioni attraverso il suo sito Eunuch Maker [«creatore di eunuchi», ndt], che contava circa 23.000 abbonati in tutto il mondo. Secondo la BBC, il sito gli ha fruttato circa 375.000 dollari. Lui e i suoi assistenti filmavano le procedure e le pubblicavano sul sito web dove erano disponibili in pay-per-view.

 

A Gustavson è stato amputato il pene (che teneva in un cassetto a casa sua), il capezzolo e la gamba.

 

Secondo il suo avvocato, Gustavson è caduto in questo mondo oscuro dopo il crollo del suo matrimonio nel 2011. «Quando è finito, lo ha mandato in una spirale», ha spiegato. «Aveva il desiderio di essere l’architetto del proprio corpo. La sua modifica lo ha portato a sentimenti di empowerment» [potenziamento, ndt].

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«È impossibile sapere quanti procedimenti siano avvenuti negli anni in cui era attivo il sito Eunuch Maker», ha detto alla corte il pubblico ministero . «Gustavson è stato coinvolto in un minimo di 30 procedure».

 

«È una caratteristica incredibile di questo caso che il sito web operasse in bella vista, non nel dark web, ma accessibile a chiunque vi si imbattesse e avesse l’inclinazione e i mezzi per vedere il raccapricciante filmato».

 

Insieme a lui verranno condannati altri sei partecipanti al suo piano. La polizia dice che stanno salvaguardando 13 vittime.

 

Qui c’è un’evidente angolazione bioetica.

 

Nella copertura mediatica di questa storia raccapricciante non vi era alcun accenno al fatto che gli uomini fossero stati castrati involontariamente. Penectomie e orchiectomie vengono eseguite regolarmente dai chirurghi su uomini che vogliono essere «nullos». Queste procedure sono state approvate anche dalla World Professional Association for Transgender Health.

 

Quindi è solo il monopolio della professione medica a trasformare gli affari del signor Gustavson in un crimine?

 

Michael Cook

 

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