Spirito
Leone nomina il cardinale Sarah «inviato speciale» per le celebrazioni liturgiche in onore di Sant’Anna in Francia
Il Vaticano ha annunciato sabato che Papa Leone XIV ha nominato Sua Eminenza il Cardinale Robert Sarah suo inviato speciale per presiedere le celebrazioni liturgiche che si terranno a luglio presso il Santuario di Sainte-Anne-d’Auray in Francia, in occasione del 400° anniversario delle apparizioni di Sant’Anna al contadino bretone Yvon Nicolazic. Lo riporta LifeSite.
Il Cardinale Sarah, Prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (CDWDS), celebrerà le celebrazioni nella diocesi di Vannes, nel nord-ovest della Francia, il 25 e 26 luglio. Sabato 26 luglio alle 10:30 celebrerà una processione e una Messa pontificale.
Il prelato africano è noto per il suo forte sostegno alla Messa latina tradizionale e alla riverenza liturgica, nonché per la sua difesa della fede cattolica, arrivando a definire i piani per «abolire» la messa in latino come «diabolici». In passato il Sarah aveva dichiarato che il rifiuto della liturgia tradizionale e della morale sono forme di «ateismo pratico» nella Chiesa.
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Il porporato è noto anche per la sua ferma posizione contro l’ideologia omotransessualista. L’anno scorso, ha condannato il documento di Papa Francesco che approva le «benedizioni» omosessuali, la Fiducia Supplicans, accusandolo di proporre «eresia».
All’inizio di gennaio 2024, in una lunga dichiarazione pubblicata dal veterano vaticanista Sandro Magister, Sarah ha unito la sua voce a quella dei suoi colleghi vescovi africani nel respingere l’appoggio del documento vaticano Fiducia Supplicans alle «benedizioni» omosessuate. Nella sua dichiarazione, il cardinale Sarah si è alleato con i vescovi e le conferenze episcopali africane che avevano fatto sapere il loro rifiuto della Fiducia Supplicans.
Come riportato da Renovatio 21, il porporato si era detto «molto orgoglioso» dei vescovi africani per il rifiuto delle benedizioni gay di Bergoglio. Sarah l’anno scorso aveva tuonato anche riguardo al fatto che «nessuno può inventare un sacerdozio femminile». Lo scorso dicembre celebrando la messa pontificale a Dakar (in Senegal), il cardinale Sarah si era espresso contro la «distorsione» della messa in Occidente e contro le celebrazioni troppo «africane».
Bergoglio aveva poi affermato che la nomina del cardinale Sarah a capo del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti per lui è stata «un errore».
Da parte sua, Papa Leone XIV ha affermato di recente che la Chiesa ha «un grande bisogno di recuperare il senso del mistero» nella liturgia.
Secondo quanto riportato da Vatican News, la visita del cardinale Sarah coinciderà anche con la festa di Sant’Anna, dedicata ai giovani dai 16 ai 30 anni. In questo Anno Giubilare per la Chiesa universale, il santuario sarà il punto di partenza per i giovani che si recheranno a Roma per la celebrazione del loro Giubileo. Si uniranno a centinaia di migliaia di altri giovani da tutto il mondo che si riuniranno attorno al Santo Padre.
Il santuario è costruito sul luogo delle apparizioni di Sant’Anna a un contadino, Yvon Nicolazic, che secondo la tradizione ebbe per la per la prima volta l’apparizione della nonna di Gesù Cristo nel 1623.
«Una sera d’estate del 1623, Nicolazic stava pregando la sua “madre benevola” quando improvvisamente una torcia illuminò la stanza. Il fenomeno si ripeté diverse settimane dopo. Fu così in una casa di famiglia che Sant’Anna scelse di apparire per prima, discretamente, onorando quella che Papa Giovanni Paolo II definì la “chiesa domestica” e invitando tutti noi a riscoprire la nostra casa come primo luogo di conversione ed evangelizzazione».
«Ma questi primi eventi non sono ancora apparizioni, sono solo l’annuncio, il preludio, ed è così che Sant’Anna preparò l’anima di Nicolazic alla sua venuta».
«La prima apparizione avvenne alla fontana nell’agosto del 1623. Dopo il lavoro, Nicolazic stava conducendo i suoi buoi all’acqua quando, accompagnato dal cognato Le Roux, vide una maestosa donna, raggiante di luce, sorridente ma silenziosa. Il mese successivo, Sant’Anna apparve più volte a Nicolazic, alla fontana, a casa sua o vicino alla croce sulla strada per Pluneret, da allora chiamata “Croce di Nicolazic”».
«Incoraggiato dal suo rettore, Nicolazic chiese alla maestosa dama il suo nome. Lei si rivelò la notte del 25 luglio 1624: “Yvon Nicolazic, non temere: sono Anna, Madre di Maria. Di’ al tuo parroco che un tempo, nel pezzo di terra chiamato Bocenno, prima ancora del villaggio, c’era una cappella, un’altra a me dedicata nel paese dei Bretoni. Oggi è in rovina da novecentoventiquattro anni e sei mesi. Desidero che venga ricostruita il prima possibile e voglio che tu te ne occupi personalmente. È volontà di Dio che io sia onorata qui. Dio vuole che tu venga lì in processione”».
Seguirono diverse apparizioni fino al 1625.
Il cardinale Sarah è un fermo oppositore dell’idea di un sacerdozio femminile, favorita invece dalla recente nomina di Leone a San Gallo, in Svizzera, dove la Cattedra è andata ad un presbitero, padre Beat Grögli, che la chiede apertamente.
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Immagine screenshot da YouTube
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«Siamo stati creati per la gloria»: omelia nella festa di Ognissanti di mons. Viganò
Vos, purpurati martyres, Vos candidati præmio Confessionis, exsules Vocate nos in patriam.
Rabano Mauro Inno Placare, Christe
Dopo la solenne celebrazione della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, nell’ultima Domenica di Ottobre, il primo Novembre è dedicato a coloro che con Cristo hanno combattuto il bonum certamen, meritando di trionfare con Lui nella vittoria sfolgorante sul demonio. Il giorno seguente, 2 Novembre, viene ricordato un altro sterminato esercito di anime sante: quelle di coloro che il fuoco del Purgatorio purifica, come l’oro nel crogiuolo, per renderle degne di essere ammesse alla gloria della contemplazione della Maestà divina.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
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Spirito
Lo stile di Leone XIV: conservare il vero senza rigettare il falso?
In una Nota sullo stile di Papa Leone XIV del 1° giugno 2025, pubblicata sul suo blog e riproposta da Sandro Magister su Settimo Cielo il 2 giugno, Leonardo Lugaresi, esperto di Padri della Chiesa, si sforza di «cogliere un aspetto dello stile di pensiero e di governo di Papa Leone XIV, che mi sembra emergere chiaramente nei suoi primi discorsi; un tratto che merita la massima attenzione per il suo valore paradigmatico, non solo nei contenuti ma anche, e direi soprattutto, nel metodo».
Questo stile, secondo lo studioso italiano, equivale a fare «giusto uso» della tradizione: «raccogliere ciò che c’è di buono in ogni persona, in ogni discorso, in ogni evento, e filtrare ciò che è cattivo».
Spiega: «Ma oggi sarebbe altrettanto sbagliato pretendere che spetti al papa compiere una sorta di “controriforma”. Se posso azzardare una previsione, credo che questo comunque non accadrà. Penso invece che da Leone XIV possiamo attenderci non tanto delle correzioni esplicite o delle formali ritrattazioni di certi aspetti ambigui, confusi e in qualche caso problematici del precedente pontificato, quanto un loro “giusto uso” che, se così posso esprimermi, li “rimetta al loro posto”».
E illustra il suo punto con un esempio: «ad alcuni è dispiaciuto che nel discorso del 19 maggio ai rappresentanti delle altre chiese e di altre religioni papa Leone abbia citato la controversa Dichiarazione di Abu Dhabi».
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«È vero che quel documento contiene il passaggio forse più “problematico” del pontificato di Francesco, perché vi si trova un’affermazione circa la volontà divina che gli uomini aderiscano a religioni diverse dalla fede cristiana che è pressoché impossibile interpretare in modo compatibile con la dottrina cattolica».
«Tuttavia, da parte di chi è ben saldo nella certezza (scritturistica e tradizionale!) che tutti gli uomini sono chiamati a convertirsi a Cristo, perché ‘in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati’ (At 4, 12), si può benissimo citare un altro passo, del tutto innocuo, di quello stesso documento, proprio nella logica che ho cercato di descrivere;»
«È anche in questo modo, io spero, che si realizzerà una sorta di ‘riassorbimento dell’eccezione bergogliana’ nel corpo vivo della tradizione»
«Ah! Con quanta galanteria vengono espresse queste cose!» [Molière, Il Misantropo, Atto I, Scena 2] Le affermazioni eretiche diventano “eccezioni” che devono essere «riassorbite”, diluite in affermazioni “innocenti” per renderle accettabili al «corpo vivo della tradizione»! Con un simile regime, c’è da temere che questo corpo non rimanga vivo a lungo! Ci si può accontentare di «filtrare» l’errore senza rifiutarlo esplicitamente?
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Leone XIV può accontentarsi di aggirare gli errori senza condannarli?
Nelle Res Novæ del 4 agosto, padre Claude Barthe scrive: «Leone XIV, è un fatto, è responsabile dell’eredità di Francesco. Questa eredità, fondamentalmente conciliare, se si escludono la sinodalità, che resiste a qualsiasi tentativo di definizione precisa, e l’impegno ecologico, può essere riassunta in tre testi: Amoris Laetitia e Fiducia Supplicans, sulla morale del matrimonio, e Traditionis Custodes sulla liturgia tradizionale».
Sulla moralità del matrimonio, prosegue, «tutta la difficoltà di Amoris Laetitia si concentra nel paragrafo 301, da cui si potrebbe ricavare la seguente proposizione: “Alcuni di coloro che vivono in adulterio, anche se conoscono la norma che stanno trasgredendo, potrebbero non essere in stato di peccato mortale”».
«Leone XIV dovrebbe abbracciare questo insegnamento bergogliano, che mina gravemente la santità del matrimonio. Aggirarlo abilmente, indirettamente, non sarà sufficiente per invalidarlo. Dovrà necessariamente approvarlo o annullarlo. La Chiesa, infatti, è custode del contenuto della Rivelazione e della dottrina di fede e morale a cui bisogna aderire per essere salvati. […]»
«Non ci si può accontentare, a difesa della fede, di dichiarazioni che mitighino tale eterodossia o la controbilancino con insegnamenti contrari che tuttavia lascino intatta la dottrina difettosa. È necessario, per la salvezza delle anime, sradicare la falsa dottrina».
Riguardo alla Messa tradizionale, padre Barthe osserva che «a causa di papa Bergoglio, la questione è diventata molto semplice: tutto l’approccio repressivo di Traditionis Custodes si basa, infatti, sul suo articolo 1: ‘I libri liturgici promulgati dai santi pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità con i decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano (…)»
«Secondo Traditionis Custodes, a seguito della riforma conciliare, la liturgia romana precedente a questa riforma ha quindi perso il suo status di lex orandi. […] (Certamente) è estremamente auspicabile che il nuovo papa conceda a questa liturgia, direttamente o indirettamente, maggiore libertà. Ma, nonostante ciò, resta da insegnare nella Chiesa la seguente proposizione: “I libri liturgici in vigore prima della riforma di Paolo VI non esprimono la lex orandi del Rito Romano”»
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«La questione che il Magistero della Chiesa è ora chiamato a risolvere è questa: questa proposizione è vera o falsa? Se è falsa, deve essere condannata, con tutte le conseguenze che ne conseguono».
Pertanto, un uso sapiente della «tradizione vivente» per assorbire le «eccezioni bergogliane» sembra non solo insufficiente, ma soprattutto pericoloso. Anche in questo caso, solo il futuro potrà dirlo. E il futuro appartiene a Dio.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine di Lula Oficial via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International; immagine tagliata
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Filippine: le sette evangeliche riscuotono un successo clamoroso
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