Spirito
L’autorità, la vera posta in gioco del Sinodo – parte terza

L’autorità secondo il Vaticano II? «Un partito al potere e tutti gli altri in prigione», Mikhail Tomski (1880-1936), sindacalista rivoluzionario e poi membro del Politbüro nell’URSS sotto Stalin.
1. «La fortunata ingiustizia del fatto non apporta alcun detrimento alla santità del diritto». Questa proposizione condannata, la 61ª del Syllabus di Pio IX, descrive abbastanza bene l’azione pastorale di papa Francesco, almeno in ogni caso, in quanto non nega di fatto l’ammissione dei pubblici peccatori alla ricezione della santa Eucaristia. E presto forse la benedizione delle unioni LGBT?
Potremmo anche paragonare questa proposta del Syllabus con la recente destituzione di mons. Strickland. Ma già nel 1976, il cattolico perplesso e stupito aveva potuto vedere la condanna di un «seminario selvaggio», il seminario di Econe, dove mons. Lefebvre, ex arcivescovo di Dakar, si limitava ad applicare i decreti del santo concilio di Trento.
Un cambiamento nella definizione della natura dell’autorità
2. Questo modo di esercitare l’autorità corrisponde a un cambiamento di definizione della natura stessa dell’autorità. Infatti, se consacra e impone il fatto, è perché è l’espressione cruda del Numero, della volontà di una maggioranza. L’autorità diventa allora ciò che è nel Contratto sociale di Rousseau, cioè l’espressione della volontà generale. Diventa anche quello che è nel modernismo, cioè l’espressione della Coscienza comune del Popolo di Dio.
3. Il bene comune non è quindi più esattamente, nel modernismo del Vaticano II, quello che è stato fino ad oggi, nella dottrina della Chiesa, secondo la spiegazione data da Aristotele e san Tommaso. Per questi ultimi il bene comune è il Fine, cioè la causa prima da cui tutto il resto dipende e in vista della quale tutto il resto deve essere organizzato.
E questo Fine, questa causa, è anzitutto la trasmissione del deposito della fede, espressione della duplice legge divina, naturale e rivelata, alla quale gli uomini devono conformare le loro azioni se vogliono ottenere la salvezza eterna delle loro anime. Con il Vaticano II e Francesco il bene comune è quello di una «fratellanza universale», cioè di una comunione voluta per se stessa, anzi voluta come segno di speranza per l’unità di tutta l’umanità.
Non un Fine ma un segno – o un sacramento. La costituzione pastorale Gaudium et spes afferma infatti che «il santo Concilio, proclamando la grandezza somma della vocazione dell’uomo e la presenza in lui di un germe divino, offre all’umanità la cooperazione sincera della Chiesa, al fine d’instaurare quella fraternità universale che corrisponda a tale vocazione» (Prefazione, n. 3).
Per effetto della quale la costituzione dogmatica Lumen gentium definisce la Chiesa «popolo messianico», vale a dire: «per tutta l’umanità il germe più forte di unità, di speranza e di salvezza», inviato «a tutto il mondo […] quale luce del mondo e sale della terra» (capitolo II, n. 9).
La missione della Chiesa è quella della testimonianza, espressione della coscienza comune del Popolo di Dio che cristallizza i bisogni dell’umanità, ed è per questo che l’autorità si definisce nella Chiesa come un servizio, nella misura in cui sancisce questa espressione e ne garantisce la permanenza.
Sostieni Renovatio 21
4. Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, pubblicato nel 2005 sotto la responsabilità di Benedetto XVI, già diceva, al n. 15: «A chi è affidato il deposito della fede? Il deposito della fede è affidato dagli Apostoli alla totalità della Chiesa. Tutto il popolo di Dio, con il senso soprannaturale della fede, sorretto dallo Spirito Santo e guidato dal Magistero della Chiesa, accoglie la Rivelazione divina, sempre più la comprende e la applica alla vita».
Rivelazione che si identifica con la coscienza comune, ribattezzata «senso della fede soprannaturale». Il Compendio riprende qui il n. 91 del Catechismo della Chiesa Cattolica: «Tutti i fedeli sono partecipi della comprensione e della trasmissione della verità rivelata. Hanno ricevuto l’unzione dello Spirito Santo che insegna loro ogni cosa e li guida “alla verità tutta intera».
E nell’Esortazione Verbum Domini, che nel 2010 trae le conclusioni del sinodo del 2008, anche papa Benedetto XVI ha dichiarato che «la sua Parola ci coinvolge non soltanto come destinatari della Rivelazione divina, ma anche come suoi annunciatori (1) […] Poiché tutto il Popolo di Dio è un popolo “inviato”, il Sinodo ha ribadito che “la missione di annunciare la Parola di Dio è compito di tutti i discepoli di Gesù Cristo come conseguenza del loro battesimo”».
«Nessun credente in Cristo può sentirsi estraneo a questa responsabilità che proviene dall’appartenere sacramentalmente al Corpo di Cristo. Questa consapevolezza deve essere ridestata in ogni famiglia, parrocchia, comunità, associazione e movimento ecclesiale. La Chiesa, come mistero di comunione, è dunque tutta missionaria e ciascuno, nel suo proprio stato di vita, è chiamato a dare un contributo incisivo all’annuncio cristiano». (2)
5. Nel Discorso pronunciato durante il Sinodo mercoledì scorso, 25 ottobre, Papa Francesco è tornato su questa idea, con parole immagine, di cui conosce il segreto. «Mi piace pensare alla Chiesa come a questo popolo semplice e umile che cammina alla presenza del Signore, il popolo fedele di Dio (…)».
«Una delle caratteristiche di questo Popolo fedele è la sua infallibilità; sì, è infallibile in credendo. (In credendo falli nequit, dice Lumen gentium, n° 12) Infallibilitas in credendo. (…) Mi viene in mente un’immagine: il Popolo fedele riunito all’ingresso della cattedrale di Efeso».
«La storia (o la leggenda) narra che la gente si trovava ai due lati della strada verso la cattedrale, mentre i vescovi entravano in processione, e ripeteva in coro “Madre di Dio”, chiedendo alla gerarchia di dichiarare dogmatica questa verità che già posseduta come Popolo di Dio. (Alcuni dicono che avevano dei bastoni in mano e li mostravano ai vescovi)».
«Non so se sia una storia o una leggenda, ma l’immagine è buona. (…) Noi, membri della gerarchia, veniamo da questo Popolo e abbiamo ricevuto la fede di questo popolo, in genere dalle loro madri e nonne, “tua madre e tua nonna”, diceva Paolo a Timoteo». Su questo punto, dunque, Francesco segue Benedetto XVI e il Sinodo del 2023-2024 è una continuazione di quello del 2008.
Aiuta Renovatio 21
La confutazione anticipata di questa concezione da parte di San Pio
6. Nell’Enciclica Pascendi, san Pio X spiega chiaramente che questo principio non è che una variazione (o un adattamento) del principio protestante, il principio dell’autonomia della coscienza – o del libero esame – per cui la Rivelazione si identifica con la coscienza – o con il «senso soprannaturale della fede» o anche «l’unzione dello Spirito Santo».
Se la Rivelazione divina (cioè la comunicazione della verità e della legge fatta da Dio agli uomini) si identifica con la coscienza (o con una consapevolezza), allora l’autorità nella Chiesa diventa logicamente l’organo della coscienza. Il protestantesimo identifica la Rivelazione con la coscienza individuale e per questo introduce un fermento di divisione e di anarchia, sia intellettuale che morale.
I protestanti possono neutralizzarlo solo a costo di una contraddizione, reintroducendo nella Chiesa il dominio di un’autorità che il loro principio del libero esame rende impossibile. Il Modernismo identifica la Rivelazione con la coscienza comune, e con il Vaticano II il «senso soprannaturale della fede» o «l’unzione dello Spirito Santo» è prerogativa dell’intero Popolo di Dio.
Questa variazione del tema protestante permette di mantenere l’autorità come principio di unità, senza cadere in contraddizione. Ma ciò avviene al prezzo di un cambiamento totale nella definizione di autorità, un cambiamento che equivale a un’inversione.
L’autorità non scende più dall’alto; emerge dal basso. San Pio X, quando evoca questa «equivalenza tra coscienza e Rivelazione» e «la legge che stabilisce la coscienza religiosa come regola universale, tutta in pari con la Rivelazione», precisa che tutto deve esserle soggetta «fino all’autorità suprema nella sua triplice manifestazione, dottrinale, culturale, disciplinare».
7. Se l’autorità, nella Chiesa, diventa portavoce della coscienza comune del Popolo di Dio, allora, dice san Pio X, «imbavagliare la critica, impedendole di spingere per gli sviluppi necessari, non è quindi più un uso del potere impegnato a fini utili, è un abuso di autorità».
Vediamo che Papa Francesco lascia tutta la libertà di espressione a coloro che egli designa come «periferie della Chiesa» e che spingono proprio a questi necessari sviluppi, di cui l’ultimo Sinodo ha voluto dimostrare la consapevolezza. E se mette a tacere le critiche di mons. Strickland è proprio perché si pone contro tali sviluppi, e per lo stesso motivo anche contro il Sinodo.
8. Con Francesco e l’ultimo Sinodo, l’autorità del Papa nella Chiesa si trova quindi a un bivio.
Don Jean-Michel Gleize
Don Jean-Michel Gleize è professore di Apologetica, Ecclesiologia e Dogma al Seminario San Pio X di Econe. È il principale collaboratore del Courrier de Rome. Ha partecipato alle discussioni dottrinali con Roma tra il 2009 e il 2011.
NOTE
1) Verbum Domini, n° 91.
2) Verbum Domini, n° 94
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine: Adolfo Müller-Ury (1862–1947), Ritratto di Pio X (1911); immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia.
Gender
Mons. Viganò: la filosofia catto-LGBT intrinsecamente demoniaca perché distrugge il concetto di Dio e quello della Redenzione

«Ricordiamo quello che diceva spesso Papa Francesco: “La realtà è superiore all’idea”. Preferendo la realtà al pregiudizio Dio può entrare. Opponendo alla realtà le idee, le idee stesse impazziscono e uccidono. È la differenza tra una verità viva e una verità morta: la verità… pic.twitter.com/7dnUvLrxDg
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) September 10, 2025
Sostieni Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Gender
La sodomia come «idolatria indiretta». Mons. Schneider: il «pellegrinaggio LGBT» è un «abominio» che richiede «riparazione pubblica» di Leone

Il vescovo Athanasius Schneider ha espresso «orrore» per l’approvazione da parte del Vaticano del «pellegrinaggio giubilare LGBTQ», rimproverando i sacerdoti che sostengono l’omosessualità come «criminali spirituali» e «assassini di anime». Lo riporta LifeSite.
«La mia reazione è stata un grido silenzioso di orrore, indignazione e dolore», ha affermato l’ausiliare di Astana, in Kazakistan, in merito all’approvazione da parte del Vaticano di un «pellegrinaggio» a tema LGBT sul suo sito web del Giubileo, in un’intervista con Diane Montagna, giornalista di Roma.
La Montagna aveva sottolineato il fatto che le foto immortalavano una serie di oggetti arcobaleno nella Basilica di San Pietro, così come una coppia omosessuale che si teneva sfacciatamente per mano, uno dei quali con uno zaino diceva «Fanculo le regole», al termine del loro «pellegrinaggio».
Sostieni Renovatio 21
Ciò che è accaduto lì potrebbe essere descritto come un «abominio della desolazione posto nel luogo santo», secondo le parole di Cristo (cfr Mt 24,15), ha affermato il vescovo Schneider, sottolineando che l’accettazione dell’omosessualità da parte di questi «pellegrini» contraddice uno dei significati chiave dell’Anno Giubilare e della Porta Santa: «condurre l’uomo alla conversione e alla penitenza», come ha spiegato papa Giovanni Paolo II nella Bolla di indizione dell’Anno Santo 2000.
«Non c’è stato alcun segno di pentimento e di rinuncia a peccati omosessuali oggettivamente gravi… da parte degli organizzatori e dei partecipanti a questo pellegrinaggio», ha osservato il vescovo Schneider. «Attraversare la Porta Santa e partecipare al Giubileo senza pentimento, promuovendo al contempo un’ideologia che rifiuta apertamente il Sesto Comandamento di Dio, costituisce una sorta di profanazione della Porta Santa e una presa in giro di Dio e del dono dell’indulgenza».
Il vescovo ha avuto parole forti nei confronti delle autorità vaticane che hanno «collaborato di fatto» a questo aperto rifiuto del comandamento di Dio, espresso in modo appropriato nel messaggio «al diavolo le regole».
«Sono rimasti a guardare e hanno permesso che Dio venisse deriso e che i suoi comandamenti venissero sprezzantemente ignorati», ha detto il vescovo Schneider.
Quando gli è stato chiesto di paragonarlo allo scandalo della Pachamama, ha osservato che, mentre la trasgressione diretta del Primo Comandamento è ancora più grave, l’approvazione della sodomia – un peccato che grida vendetta al Cielo – «equivale a una forma di idolatria indiretta».
«Entrambi gli eventi devono essere riparati pubblicamente dal Papa stesso. È urgente, prima che sia troppo tardi, perché Dio non si lascia prendere in giro», ha affermato il vescovo kazako.
Il vescovo Schneider ha affermato che il suo messaggio per i partecipanti al «pellegrinaggio» omotransessualista è di compassione e ha invitato tutti i cristiani a mostrare compassione non solo verso coloro che vivono stili di vita omosessuali, ma anche verso coloro che ne sostengono la legittimazione e «perseverano in esso senza pentirsi e persino con orgoglio».
«Quando una persona rifiuta consapevolmente l’esplicito comandamento di Dio che proibisce qualsiasi attività sessuale al di fuori di un matrimonio valido, si espone al pericolo più grave: quello di perdere la vita eterna ed essere eternamente condannata all’Inferno», ha affermato il prelato.
«Il vero amore per queste persone consiste nel chiamarle, dolcemente ma con insistenza, a una conversione autentica alla volontà rivelata di Dio», ha continuato, aggiungendo che queste persone sono «in definitiva infelici» anche quando hanno represso la loro coscienza.
«Dobbiamo essere pieni di grande zelo per salvare queste anime, per liberarle da inganni velenosi. Quei sacerdoti che le confermano nella loro attività omosessuale o in uno stile di vita omosessuale sono criminali spirituali, assassini di anime, e Dio chiederà loro un resoconto severo», ha dichiarato il vescovo Schneider.
A coloro che difendono papa Leone XIV in seguito all’approvazione da parte del Vaticano dello scandaloso «pellegrinaggio» omotransessualista perché non ha ricevuto una delegazione da loro né ha inviato loro un messaggio, il vescovo Schneider ha detto che «non si può ragionevolmente presumere ingenuità da parte sua», perché era «del tutto prevedibile» che un gruppo di attivisti LGBT avrebbe approfittato della Porta Santa per promuovere il loro stile di vita peccaminoso.
Incontrando il gesuita padre James Martin, un prete pro-LGBT, e suor Lucia Caram, pro-matrimonio omosessuale, papa Leone XIV ha espresso di non essere contrario al loro «insegnamento e comportamento eterodosso e scandaloso, soprattutto perché la Santa Sede non ha offerto alcun chiarimento in seguito e non ha corretto i messaggi trionfali di padre James Martin diffusi sui social media», ha osservato il vescovo Schneider, sottolineando che che così facendo, Papa Leone XIV ha rotto con il precedente di tutti i papi prima di Francesco, i quali «non hanno ricevuto ufficialmente né posato per fotografie con coloro che, con parole o azioni, hanno apertamente rifiutato l’insegnamento dottrinale e morale della Chiesa».
Aiuta Renovatio 21
«C’è un detto comune che recita: ‘”Qui tacet consentire videtur“, ovvero “Chi tace acconsente”», ha aggiunto il vescovo Schneider. Il prelato ha invitato tutti i cattolici a «compiere un atto collettivo di riparazione per l’oltraggio commesso contro la santità della casa di Dio e la santità dei suoi comandamenti», e ha implorato papa Leone XIV di seguire le orme di papa Giovanni Paolo II, di cui l’intervistatrice ricorda la denunzia per il primo evento «World Pride» a Roma durante il Grande Giubileo del 2000.
«Se papa Leone XIV dovesse fare pubblici atti di rammarico e persino di riparazione, non perderebbe nulla; se non lo facesse, perderebbe qualcosa agli occhi di Dio, e solo Dio conta», ha affermato monsignor Schneider.
«Che il nostro Santo Padre Papa Leone XIV prenda a cuore le seguenti parole di Nostro Signore, che una volta rivolse tramite Santa Brigida di Svezia a uno dei suoi predecessori (Papa Gregorio XI)»:
«Sradica, estirpa e distruggi tutti i vizi della tua corte! Separati dai consigli degli amici carnali e mondani e segui umilmente il consiglio spirituale dei Miei amici. Alzati come un uomo e rivestiti con fiducia di forza! Inizia a riformare la Chiesa che ho acquistato con il Mio Sangue, affinché possa essere riformata e ricondotta spiritualmente al suo primitivo stato di santità, perché oggigiorno si mostra più venerazione a un bordello che alla Mia Santa Chiesa. Figlio mio, ascolta il Mio consiglio. Se mi obbedisci in ciò che ti ho detto, ti accoglierò misericordiosamente come un padre amorevole. Avvicinati coraggiosamente alla via della giustizia e prospererai. Non disprezzare Colui che ti ama. Se obbedisci, ti mostrerò misericordia, ti benedirò, ti vestirò e ti adornerò con le preziose insegne pontificali di un santo papa. Vi rivestirò di Me stesso in modo tale che voi siate in Me e Io in voi, e sarete glorificati nell’eternità».
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine screenshot da YouTube
Arte
Vaticano, una nuova nomina controversa

Pontificia Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon
L’Accademia, fondata nel XVI secolo, si propone, secondo i suoi statuti approvati nel 1995, di «promuovere lo studio, la pratica e lo sviluppo delle lettere e delle belle arti, con particolare riguardo alla letteratura di ispirazione cristiana e all’arte sacra in tutte le sue espressioni, e di promuovere l’elevazione spirituale degli artisti, in collaborazione con il Pontificio Consiglio della Cultura». Riconosciuta da Papa Paolo III il 5 ottobre 1543, è la più antica associazione artistica nazionale italiana ancora esistente. È composta da circa cinquanta accademici ordinari nominati dal Papa (i «virtuosi»), suddivisi in cinque categorie: architetti, pittori e cineasti, scultori, musicisti e amanti dell’arte, scrittori e poeti, oltre a 49 accademici onorari.Il nuovo presidente
Nata a Roma nel 1965, Cristiana Perrella è curatrice di mostre, critica d’arte e docente di management ed economia dell’arte presso l’Università San Raffaele di Milano. Ha diretto il Centro Pecci di Prato fino al 2021, ha organizzato la mostra Panorama a L’Aquila nel 2023 e ha collaborato con il MAXXI, la Biennale di Valencia, l’IKSV di Istanbul e la Fondazione Prada. Dal 2025 dirige il MACRO, dove programma stagioni artistiche che integrano arti visive, musica e progetti comunitari, evidenziando il ruolo sociale dell’arte. Tra i suoi progetti più importanti come curatrice c’è la mostra con l’artista Yan Pei-Ming per il Giubileo del 2025, incentrata sui temi dell’emarginazione e dell’inclusione sociale. Perrella è membro della Pontificia Accademia dal 2022, nominata da papa Francesco, e nel 2024 è stata nominata curatrice delle mostre d’arte contemporanea per lo spazio Conciliazione 5 dal Dicastero per la Cultura e l’Istruzione del Vaticano.Sostieni Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-
Spirito2 settimane fa
Vescovo messicano «concelebra» la messa con una «sacerdotessa» lesbica anglicana «sposata» che ha ricevuto l’Eucaristia
-
Armi biologiche1 settimana fa
I vaccini COVID «sono armi biologiche» che «hanno provocato danni profondi»: nuovo studio
-
Spirito2 settimane fa
Leone punisca l’omoeresia: mons. Viganò sull’udienza papale concessa a padre Martin
-
Vaccini1 settimana fa
Vaccino COVID, mentre Reuters faceva «fact-cheking sulla «disinformazione» il suo CEO faceva anche parte del CdA di Pfizer
-
Spirito2 settimane fa
Don Giussani, errori ed misteri di Comunione e Liberazione. Una vecchia intervista con Don Ennio Innocenti
-
Salute2 settimane fa
I malori della 35ª settimana 2025
-
Vaccini2 settimane fa
Vaccino mRNA COVID, nuovi studi forniscono basi «inconfutabili» per il ritiro immediato
-
Autismo6 giorni fa
La sanità di Kennedy alza il tiro: autismo collegato al vaccino MPR e all’uso di paracetamolo durante la gravidanza