Spirito
«Resistere all’instaurazione del Regno dell’Anticristo». Mons. Viganò risponde al processo per «delitto di scisma» e «rifiuto del Concilio Vaticano II»

Renovatio 21 riceve e ripubblica il comunicato dell’arcivescovo Viganò riguardo il decreto di citazione di processo penale extragiudiziale. da lui appena ricevuto dal Vaticano, dove, secondo la documentazione fornita, monsignore dovrebbe «prendere nota delle accuse e delle prove di delitto di scisma» delle quali è stato accusato (affermazioni pubbliche delle quali risulta una negazione degli elementi necessari per mantenere la comunione con la Chiesa cattolica: negazione della legittimità di Papa Francesco, rottura della comunione con Lui e rifiuto del Concilio Vaticano II». Nel decreto vi sarebbe scritto inoltre che monsignore avrebbe dovuto presentarsi presso il Dicastero per la Dottrina della Fede (quello di Tucho Fernandez, quello della Fiducia Supplicans e dei testi teologici sull’orgasmo) oggi 20 giugno 2024 «con documento di riconoscimento in corso di validità». La notizia ha fatto molto scalpore e ne stanno parlando in tutto il mondo. Monsignor Viganò ha fatto sapere non solo di essere sereno, ma onorato del procedimento. Della situazione dietro, e davanti, a questo punto nodale della crisi della chiesa (sono i prodromi del primo scisma del XXI secolo? Della prima grande scomunica del nuovo millennio), mentre si addensano le voci di un documento che a breve sospenderà in toto le messe in rito antico in tutto il mondo, avremo modo di parlare in un prossimo articolo. Intanto, questo che segue è il suo comunicato di risposta.
COMUNICATO
di S.E. Mons. Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
Il Dicastero per la Dottrina della Fede mi ha comunicato, con una semplice email, l’avvio di un processo penale extragiudiziale nei miei confronti, con l’accusa di essere incorso nel delitto di scisma e contestandomi di aver negato la legittimità di «Papa Francesco», di aver rotto la comunione «con Lui» e di aver rifiutato il Concilio Vaticano II.
Mi si convoca al Palazzo del Sant’Uffizio il 20 Giugno, in persona o rappresentato da un Avvocato. Presumo che anche la condanna sia già pronta, visto il processo extragiudiziale.
Considero le accuse rivolte nei miei riguardi come un motivo di onore. Credo che la formulazione stessa dei capi d’accusa confermi le tesi che ho più e più volte sostenuto nei miei interventi.
Non è un caso che l’accusa nei miei confronti riguardi la messa in discussione della legittimità di Jorge Mario Bergoglio e il rifiuto del Vaticano II: il Concilio rappresenta il cancro ideologico, teologico, morale e liturgico di cui la bergogliana «chiesa sinodale» è necessaria metastasi.
Occorre che l’Episcopato, il Clero e il popolo di Dio si interroghino seriamente se sia coerente con la professione della Fede Cattolica assistere passivamente alla sistematica distruzione della Chiesa da parte dei suoi vertici, esattamente come altri eversori stanno distruggendo la società civile.
Il globalismo chiede la sostituzione etnica: Bergoglio promuove l’immigrazione incontrollata e chiede l’integrazione delle culture e delle religioni. Il globalismo sostiene l’ideologia LGBTQ+: Bergoglio autorizza la benedizione delle coppie omosessuali e impone ai fedeli l’accettazione dell’omosessualismo, mentre copre gli scandali dei suoi protetti e li promuove ai più alti posti di responsabilità.
Il globalismo impone l’agenda green: Bergoglio rende culto all’idolo della Pachamama, scrive deliranti encicliche sull’ambiente, sostiene l’Agenda 2030 e attacca chi mette in discussione la teoria sul riscaldamento globale di origine antropica.
Esorbita dal proprio ruolo in questioni di stretta pertinenza della scienza, ma sempre e solo in una direzione, che è quella diametralmente opposta a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato.
Ha imposto l’uso dei sieri genici sperimentali, che hanno provocato danni gravissimi, decessi e sterilità, definendoli «un atto d’amore», in cambio dei finanziamenti delle industrie farmaceutiche e delle fondazioni filantropiche.
La sua totale consentaneità con la religione di Davos è scandalosa. Ovunque i governi al servizio del Word Economic Forum hanno introdotto o esteso l’aborto, promosso il vizio, legittimato le unioni omosessuali o la transizione di genere, incentivato l’eutanasia e tollerato la persecuzione dei Cattolici, non una parola è stata spesa in difesa della Fede o della Morale minacciate, a sostegno delle battaglie civili di tanti Cattolici abbandonati dal Vaticano e dai Vescovi.
Non una parola per i Cattolici perseguitati in Cina, complice la Santa Sede che considera i miliardi di Pechino più importanti della vita e della libertà di migliaia di Cinesi fedeli alla Chiesa Romana.
Nessuno scisma, nella «chiesa sinodale» presieduta da Bergoglio, si ravvisa né da parte dell’Episcopato Tedesco, né dei Vescovi di nomina governativa consacrati in Cina senza il mandato di Roma. Perché la loro azione è coerente con la distruzione della Chiesa, e quindi va dissimulata, minimizzata, tollerata e infine incoraggiata.
In questi undici anni di «pontificato» la Chiesa Cattolica è stata umiliata e screditata soprattutto a causa degli scandali e della corruzione dei vertici della Gerarchia, totalmente ignorati mentre il più spietato autoritarismo vaticano infieriva su Sacerdoti e Religiosi fedeli, piccole comunità di Monache tradizionali, comunità legate alla Messa in latino.
Questo zelo a senso unico ricorda il fanatismo di Cromwell, tipico di chi sfida la Provvidenza nella presunzione di sapersi finalmente in cima alla piramide gerarchica, libero di fare e disfare a piacimento senza che nessuno obbietti alcunché.
E quest’opera di distruzione, questa volontà di rinunciare alla salvezza delle anime in nome di una pace umana che nega Dio non è un’invenzione di Bergoglio, ma lo scopo principale (e inconfessabile) di chi ha usato un Concilio per contraddire il Magistero cattolico e iniziare a demolire la Chiesa dall’interno, per piccoli passi, ma sempre in un’unica direzione, sempre con l’indulgente tolleranza o la colpevole inazione, se non addirittura l’esplicita approvazione delle Autorità romane.
La Chiesa Cattolica è stata occupata lentamente ma inesorabilmente e a Bergoglio è stato dato l’incarico di farla diventare un’agenzia filantropica, la «chiesa dell’umanità, dell’inclusione, dell’ambiente» al servizio del Nuovo Ordine Mondiale.
Ma questa non è la Chiesa Cattolica: è la sua contraffazione.
La Rinunzia di Benedetto XVI e la nomina da parte della Mafia di San Gallo di un successore in linea con i diktat dell’Agenda 2030 doveva consentire – e ha effettivamente consentito – di gestire il golpe globale con la complicità e l’autorevolezza della Chiesa di Roma.
Bergoglio è per la Chiesa ciò che altri leader mondiali sono per le loro Nazioni: traditori, eversori, liquidatori finali della società tradizionale e certi dell’impunità. Il vizio di consenso (vitium consensus) da parte di Bergoglio nell’accettare l’elezione si basa appunto sull’evidente alienità della sua azione di governo e di magistero rispetto a ciò che qualsiasi Cattolico di qualsiasi tempo si aspetta dal Vicario di Cristo e dal Successore del Principe degli Apostoli.
Tutto ciò che Bergoglio compie costituisce un’offesa e una provocazione a tutta la Chiesa Cattolica, ai suoi Santi di tutti i tempi, ai Martiri che sono stati uccisi in odium Fidei, ai Papi di tutti i tempi fino al Concilio Vaticano II.
Questa è anche e principalmente un’offesa al divino Capo della Chiesa, Nostro Signore Gesù Cristo, la Cui sacra autorità Bergoglio esercita in danno al Corpo Mistico, con un’azione che è troppo sistematica e coerente per poter apparire frutto di mera incapacità.
Nell’opera di Bergoglio e della sua cerchia si concretizza il monito del Signore: Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di agnelli, ma che nell’intimo sono lupi rapaci (Mt 7, 15).
Con costoro mi onoro di non avere né volere alcuna comunione ecclesiale: la loro è una lobby, che dissimula la propria complicità con i padroni del mondo per ingannare tante anime e impedire ogni resistenza all’instaurazione del Regno dell’Anticristo.
Dinanzi alle accuse del Dicastero rivendico, come Successore degli Apostoli, di essere in piena comunione con la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, con il Magistero dei Romani Pontefici e con l’ininterrotta Tradizione dottrinale, morale e liturgica che essi hanno fedelmente custodito.
Ripudio gli errori neomodernisti insiti nel Concilio Vaticano II e nel cosiddetto «magistero postconciliare», in particolare in materia di collegialità, di ecumenismo, di libertà religiosa, di laicità dello Stato e di liturgia.
Ripudio, respingo e condanno gli scandali, gli errori e le eresie di Jorge Mario Bergoglio, che manifesta una gestione assolutamente tirannica del potere, esercitata contro lo scopo che legittima l’Autorità nella Chiesa: un’autorità che è vicaria di quella di Cristo, e che come tale a Lui solo deve obbedire.
Questa separazione del Papato dal proprio principio legittimante che è Cristo Pontefice trasforma il ministerium in una tirannide autoreferenziale.
Con questa «chiesa bergogliana», nessun Cattolico degno di questo nome può essere in comunione, perché essa agisce in palese discontinuità e rottura con tutti i Papi della storia e con la Chiesa di Cristo.
Cinquant’anni fa, in quello stesso Palazzo del Sant’Uffizio, l’Arcivescovo Marcel Lefebvre venne convocato e accusato di scisma per aver rifiutato il Vaticano II.
La sua difesa è la mia, le sue parole sono le mie, miei sono i suoi argomenti dinanzi ai quali le Autorità romane non hanno potuto condannarlo per eresia, dovendo aspettare che consacrasse dei Vescovi per avere il pretesto di dichiararlo scismatico e revocargli la scomunica quando ormai era morto.
Lo schema si ripete anche dopo che dieci lustri hanno dimostrato la scelta profetica di Mons. Lefebvre.
In questi tempi di apostasia, i Cattolici troveranno nei Pastori fedeli al mandato ricevuto da Nostro Signore un esempio e un incoraggiamento a permanere nella Verità di Cristo.
Depositum custodi, secondo l’esortazione dell’Apostolo: avvicinandosi il momento in cui dovrò rendere conto al Figlio di Dio di ogni mia azione, intendo perseverare nel bonum certamen e non venir meno alla testimonianza di Fede che è richiesta a chi come Vescovo è insignito della pienezza del Sacerdozio e costituito Successore degli Apostoli.
Invito tutti i Cattolici a pregare perché il Signore venga in soccorso della Sua Chiesa e infonda coraggio a quanti sono perseguitati a causa della Fede.
+ Carlo Maria Viganò
Arcivescovo
20 Giugno 2024
S. Silverii Papæ et Martyris
B. Dermitii O’Hurley, Episcopi et Martyris
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Renovatio 21 offre questo testo di Monsignor Viganò per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Bioetica
Vescovo sostiene l’aborto

Il vescovo di Limburgo rompe il silenzio
Il vescovo Georg Bätzing della diocesi di Limburgo, presidente della Conferenza episcopale tedesca e promotore del Cammino sinodale tedesco, ha recentemente difeso Frauke Brosius-Gersdorf. In un’intervista all’Augsburger Allgemeine , ha deplorato il «danno» causato alla candidata dalla controversia e si è rifiutato di unirsi alle critiche degli altri prelati. Ma è andato oltre, difendendo la legge sull’aborto – che lo depenalizza a determinate condizioni – definendola un «equilibrio intelligente» tra i diritti della madre e la tutela della vita del nascituro. Ha anche criticato l’AfD, accusandola di strumentalizzare il dibattito per interessi etno-nazionalisti. «Non voglio dare all’AfD una piattaforma o contribuire alla divisione», ha affermato. Il vescovo Bätzing ha insistito sul fatto che la nomina di Brosius-Gersdorf a giudice costituzionale fosse «una questione personale che deve essere risolta politicamente» e ha definito lo scontro che ne è derivato un Kulturkampf. «Non abbiamo bisogno di questa guerra culturale. Troppe persone ne traggono profitto», ha aggiunto. Se seguiamo il ragionamento del vescovo di Limburgo, per timore che l’AfD possa trarre profitto da questo episodio della vita politica tedesca, dobbiamo arrivare a dichiarare che una legge che consente l’aborto – l’omicidio di un bambino – fino alla dodicesima settimana di gravidanza è «intelligente». Nessuno sa dove si trovi tale intelligenza, poiché è contraria all’Intelligenza divina. La Chiesa tedesca, guidata da tali prelati, si sta separando sempre più dalla Chiesa cattolica e si sta crogiolando in uno scisma che presto diventerà eresia. È auspicabile che reagisca prima di allora. Articolo previamente apparso su FSSPX.NewsIscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Spirito
Il vescovo Schneider chiede a papa Leone di «liberare la Messa in latino»

Il vescovo Athanasius Schneider ha condannato la soppressione delle Messa in rito antico, anche impropriamente detta «Messa in latino», in tutto il mondo come un’«ingiustizia» e ha chiesto a papa Leone XIV di «liberare» le Santa Messe tridentine. Lo riporta LifeSite.
In un’intervista domenicale con il vescovo kazako, Christopher Wendt della Confraternita di Nostra Signora di Fatima ha menzionato la repressione del TLM provocata dal documento Traditionis Custodes di papa Francesco, che ha innescato una serie di chiusure della Messa vetus ordo che si sono protratte anche durante il papato di Leone XIV.
«È un’ingiustizia. Dobbiamo dirlo pubblicamente» ha affermato monsignor Schneider, vescovo ausiliare della diocesi di Astana, in Kazakistan. Ha sottolineato che la soppressione della Messa tradizionale è particolarmente ingiusta in un momento in cui, come sotto Francesco, i vertici della Chiesa dichiarano l’importanza di ascoltare tutti i fedeli laici e di accogliere le loro «proposte e desideri».
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«Solo una categoria viene punita ed emarginata. Si tratta dei sacerdoti fedeli che desiderano solo pregare e celebrare la Messa, assistervi, e questo è stato fatto per… quasi un millennio, e dai santi», ha dichiarato il prelato.
Alla domanda su cosa avrebbe dovuto fare il Santo Padre in risposta, il vescovo Schneider lo ha esortato a «proteggere» le sue «figlie e i suoi figli» che sono «perseguitati» dai vescovi che limitano l’accesso alla Messa in rito antico, come nell’arcidiocesi di Detroit, dove dal 1° luglio le Sante Messe vetus ordo sono state vietate in tutte le 28 parrocchie e relegate a sole quattro sedi.
«Questo è insopportabile. È una grande ingiustizia nei confronti dei buoni fedeli che desiderano solo pregare come i loro antenati», ha lamentato il vescovo Schneider. «Niente di più. Che amano il papa, che amano il loro vescovo».
Il vescovo kazako ha dichiarato che è «urgente» che il papa protegga i fedeli che vengono trattati come cattolici di «seconda classe» e ha invitato i fedeli a pregare per papa Leone «affinché riconosca questa ingiustizia» e «abbia il coraggio» di liberare la messa latina attraverso un atto del suo magistero.
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Monsignor Schneider ha sottolineato che papa Pio V aveva «solennemente canonizzato» la messa latina tradizionale nella sua bolla Quo Primum, dichiarando in modo «straordinario» che «a nessuno può essere proibito, neppure in futuro», di celebrare la messa tridentina.
La Quo Primum ordina che, «in perpetuo», il Messale della Messa Tridentina «deve essere seguito assolutamente, senza alcun scrupolo di coscienza o timore di incorrere in alcuna pena, giudizio o censura, e può essere usato liberamente e legittimamente» e che «il presente documento non può essere revocato o modificato, ma rimane sempre valido e conserva tutta la sua forza».
Il vescovo Schneider ha affermato che «ogni sacerdote cattolico e ogni cattolico ha il diritto di celebrare o assistere» a questo rito e di trasmetterlo.
Il vescovo di Astana ha espresso la speranza che Papa Leone XIV ponga fine alla «persecuzione» della Messa di sempre, cosa che i cattolici lo hanno implorato di fare in una campagna di lettere. Leone XIV non ha ancora risposto né ha dato alcuna indicazione che riconoscerà l’autorità del Quo Primum dichiarando invalida il motu proprio bergogliano Traditionis Custodes. Invece, concedendo una proroga di due anni a una Messa in rito antico in Texas, sembra riconoscere i dettami dei Traditionis Custodes.
L’intervistatore ha poi continuato chiedendo se il vescovo Schneider ritenesse giusto «valutare» Leone XIV in base alle sue nomine ecclesiastiche, un compito a cui aveva iniziato a partecipare in qualità di prefetto del Dicastero per i vescovi.
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Il vescovo centrasiatico ha affermato che nominando vescovi «che promuovono confusione e ambiguità o addirittura errori che erano noti prima della nomina», cioè «candidati dubbi, candidati ambigui o candidati apertamente eterodossi», il papa «apre la porta» affinché i «lupi» entrino nel gregge.
Cattolici ortodossi e ecclesiastici come il vescovo Joseph Strickland hanno già espresso preoccupazioni circa la fedeltà dottrinale delle nomine clericali di Leone XIV, tra cui ad esempio la nomina del vescovo Shane Mackinlay, che, scrive LifeSite, ha pubblicamente espresso il suo sostegno alla possibilità di «ordinare» donne al diaconato, come arcivescovo di Brisbane.
Il vescovo Schneider nell’intervista dice di credere che Dio chiederà conto a ogni papa «delle sue nomine». «È una cosa seria», ha aggiunto.
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Spirito
Cardinale Burke: il messaggio di Fatima mette in guardia dall’«apostasia pratica del nostro tempo»

Cardinal Burke: Fatima “speaks about the practical apostasy of our time that is the going away from Christ by so many in the Church, & the violence & death which are its fruit”
Many “embrace the confusion, lies, & violence of contemporary culture. Their lives contradict the most… pic.twitter.com/OPKhNEji75 — Michael Haynes 🇻🇦 (@MLJHaynes) July 14, 2025
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