Cina
L’amministrazione pubblica cinese spalanca le porte a DeepSeek

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Ad appena un mese dal lancio del nuovo prototipo di Intelligenza Artificiale «made in China» municipalità e funzionari governativi fanno a gara ad adottarlo nei propri uffici. Viene considerato un importante passo in avanti importanza nella realizzazione delle cosiddette «smart-cities».
In Cina è già DeepSeek mania. A circa un mese dal suo lancio, il nuovo prototipo di Intelligenza Artificiale «made in China» ha già trovato un’ampia applicazione in molti settori della società. Dopo essere stato adottato dai giganti della tecnologia cinese, tra cui Tencent, ByteDance, Huawei e Alibaba, il rivoluzionario modello R1 si sta facendo strada anche nell’ambito dell’amministrazione pubblica locale.
Come riporta un recente articolo pubblicato sul quotidiano South China Morning Post, per la prima volta i leader di diverse municipalità cinesi hanno annunciato la decisione di integrare questa specifica tecnologia AI ai servizi gestiti dal governo, per migliorare la loro efficienza.
Tra questi vi è An Wei, segretario generale del Partito comunista di Zhengzhou, capoluogo dello Hunan, che ha esortato i funzionari governativi a «studiare e padroneggiare a fondo (…) e a fare ampio uso dell’Intelligenza Artificiale per supportare il processo decisionale, l’analisi e la risoluzione dei problemi», al fine di sostenere la «trasformazione e lo sviluppo» della città.
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Allo stesso modo, le autorità di Laibin (Guangxi) hanno invitato i propri sottoposti ad «abbracciare e apprendere proattivamente le nuove tecnologie», mentre quelle di Foshan (Guangdong), concordano che DeepSeek potrebbe «fornire un supporto intelligente per il processo decisionale del governo».
Al fine di consentire al personale amministrativo una maggiore conoscenza delle tecnologie AI, alcuni governi locali hanno organizzato dei corsi di formazione, come quelli tenutisi a Zhengzhou da parte di un esperto di intelligenza artificiale dell’Università Qinghua di Pechino.
Questa operazione, oltre a essere il risultato della frenesia nazionale generatasi attorno al modello R1 di DeepSeek, asso vincente nella guerra tecnologica contro gli Stati Uniti e punto di svolta nell’innovazione globale dell’intelligenza artificiale, assume anche un altro importante significato.
Essa permette infatti di compiere un ulteriore passo in avanti nella realizzazione delle cosiddette «smart cities», ossia delle realtà urbane efficienti, iper-digitalizzate ed eco-friendly, come indicato in passato dallo stesso Xi Jinping.
Longgang, distretto della città di Shenzhen, nella provincia meridionale del Guangdong, è stato uno dei primi in Cina ad abbracciare l’uso del modello DeepSeek R1 nella pratica quotidiana. Come spiega un rapporto pubblicato sul portale web del governo locale, la tecnologia AI ha semplificato il lavoro dei funzionari in vari modi: dal più banale supporto nella stesura e correzione di documenti, alla rapida analisi dei feedback inviati dai cittadini, fino alla ricerca delle persone scomparse, attraverso le 230.000 telecamere di sorveglianza con AI integrata monitorate dal distretto.
Il governo di Kunshun, nella provincia orientale del Jiangsu, ha dichiarato di aver applicato i modelli DeepSeek al suo sistema di e-government, mettendo le sue funzionalità a disposizione dei vari dipartimenti. La polizia, per esempio, sta utilizzando l’AI per estrarre grandi volumi di dati utili alla ricerca di indizi, mentre le autorità addette ai trasporti sfruttano i suoi vantaggi per prevedere con maggiore tempestività i flussi di traffico.
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Guangzhou, capoluogo della provincia del Guangdong, ha integrato DeepSeek ai suoi servizi di assistenza e in particolare al numero verde «12345», per gestire in modo più efficace la ricezione di reclami e suggerimenti da parte dei residenti locali. Secondo il governo della città, ciò avrebbe ridotto del 43% il tempo di attesa medio per le chiamate e aumentato del 97% l’accuratezza dell’inoltro delle richieste al dipartimento interessato.
Anche Zhang Shijia, direttore tecnico della piattaforma online e telefonica «12345» della provincia del Liaoning, si dice soddisfatto dei risultati raggiunti dopo la connessione dell’helpline all’AI: i tempi di intervento e nella risoluzione delle emergenze si sono notevolmente accorciati rispetto a prima e il livello di precisione nell’elaborazione delle informazioni è incrementato.
Sulla scia del successo di DeepSeek, anche le università del Paese si stanno attrezzando per includere nella propria offerta formativa dei corsi incentrati su DeepSeek e altre tecnologie AI. L’Università di Shenzhen, situata nel polo tecnologico meridionale della Cina, ha stretto una partnership con Tencent Cloud per introdurre un corso basato sulla nota start-up cinese, a partire da questo semestre.
Come si legge sui social media dell’istituzione, lo scopo è quello di aiutare gli studenti ad acquisire una maggiore comprensione della tecnologia AI e delle sue applicazioni, al fine di «promuovere una più profonda integrazione e innovazione» dell’Intelligenza Artificiale in una varietà di contesti. Inoltre, verranno affrontate anche tematiche legate alla sicurezza, alla privacy e all’etica dell’AI.
Allo stesso modo, l’Università del Zhejiang nella Cina orientale ha da poco inaugurato un corso online incentrato sulla start-up cinese aperto al pubblico, oltre che a studenti e docenti. Secondo Xu Hui, ricercatore presso l’Università di Jena in Germania, «la rapida introduzione di corsi correlati a DeepSeek nelle università cinesi riflette la forte domanda di AI sia da parte del mercato che del pubblico».
Lo studioso aggiunge che «DeepSeek ha promosso in modo significativo l’applicazione dell’AI in vari settori della società cinese e i college e le università ne hanno subito maggiormente l’impatto». Xu, tuttavia, è certo che i giovani cinesi che hanno tempestivamente preso familiarità con questi strumenti all’avanguardia saranno maggiormente competitivi nel mercato del lavoro.
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Immagine di Jolius Marko via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0
Cina
La Cina accusa gli Stati Uniti di un grave attacco informatico

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Cina
La Cina espelle 9 generali di alto rango, tra cui due dirigenti del Partito Comunista, in una purga radicale

In una delle più significative operazioni di epurazione degli ultimi decenni, il presidente cinese Xi Jinping ha avviato una nuova ondata di licenziamenti ai vertici delle forze armate. Il Partito Comunista Cinese (PCC) ha infatti espulso nove generali di alto rango, in quella che gli analisti definiscono una mossa dettata non solo da motivazioni disciplinari, ma anche da logiche di lealtà politica.
Secondo una dichiarazione del ministero della Difesa pechinese, i nove ufficiali sarebbero sotto inchiesta per «grave illecito finanziario». A rendere il caso ancora più insolito è il fatto che la maggior parte di loro erano generali a tre stelle e membri del potente Comitato Centrale del Partito.
Non si è trattato di semplici retrocessioni: la maggior parte dei militari è stata completamente espulsa dalle forze armate. Nella nota ufficiale, il ministero ha accusato i generali di aver «gravemente violato la disciplina di partito» e di essere «sospettati di gravi reati connessi al servizio, che coinvolgevano una quantità di denaro estremamente elevata, di natura estremamente grave e con conseguenze estremamente dannose».
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Le autorità cinesi hanno sottolineato che gli ufficiali «saranno puniti legalmente e militarmente» a seguito dell’indagine, definita «un risultato significativo nella campagna anticorruzione del partito e dell’esercito».
La figura più illustre tra gli epurati è il generale He Weidong, fino a poco tempo fa vicepresidente della Commissione Militare Centrale (CMC) e membro del Politburo, l’élite di 24 dirigenti che guidano il Paese. He era considerato il secondo uomo più potente dell’apparato militare dopo Xi Jinping stesso, che presiede la CMC.
Negli ultimi mesi si erano diffuse voci secondo cui il generale He si fosse scontrato con Xi e con la leadership del Partito. Da marzo, infatti, non era più apparso in pubblico, circostanza che aveva alimentato le speculazioni su una possibile inchiesta interna.
Secondo il Wall Street Journal «il generale He è l’ufficiale militare in servizio attivo più anziano che Xi abbia mai epurato, e il primo vicepresidente in carica della Commissione Militare Centrale a essere estromesso in quasi quarant’anni». Il quotidiano statunitense ricorda inoltre che il 68enne He è «il primo membro in carica del Politburo a essere indagato dal 2017».
L’ultima volta che la Cina aveva assistito a un’epurazione di vertici militari di simile livello risale a circa un decennio fa, quando furono espulsi due vicepresidenti in pensione della CMC per corruzione, durante il primo mandato di Xi Jinping.
Segnali di una possibile purga erano già emersi a luglio, quando la Commissione Militare Centrale aveva emanato nuove linee guida che invitavano a eliminare «l’influenza tossica» nelle forze armate e a seguire «regole ferree» per gli ufficiali di alto grado.
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I nove ufficiali epurati sono He Weidong (vicepresidente della Commissione Militare Centrale, CMC); Miao Hua (direttore del dipartimento di Lavoro Politico del CMCM), He Hongjun (vicedirettore esecutivo del Dipartimento di Lavoro Politico del CMC); Wang Xiubin (vicedirettore esecutivo del Centro di Comando delle Operazioni Congiunte del CMC; Lin Xiangyang (comandante del Teatro Orientale); Qin Shutong (commissario politico dell’Esercito); Yuan Huazhi (commissario politico della Marina); Wang Houbin (Comandante delle Forze Missilistiche); Wang Chunning (comandante della Forza di Polizia Armata).
Secondo osservatori interni, potrebbero esserci ulteriori epurazioni nelle prossime settimane. I licenziamenti, infatti, sono stati annunciati alla vigilia del conclave annuale a porte chiuse del Comitato Centrale del Partito Comunista, in programma dal 20 al 23 ottobre a Pechino, durante il quale si discuterà il prossimo piano quinquennale.
Wen-Ti Sung, analista del Global China Hub dell’Atlantic Council, ha commentato la notizia ai media statunitensi affermando: «Xi sta sicuramente facendo pulizia. La rimozione formale di He e Miao significa che potrà nominare nuovi membri della Commissione Militare Centrale, che è rimasta praticamente mezza vuota da marzo, durante il Plenum».
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Immagine di China News Service via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
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