Connettiti con Renovato 21

Geopolitica

La vittoria di Erdogan nel Nagorno-Karabakh

Pubblicato

il

 

 

 

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews.

 

 

 

A Erevan vi è stato l’assalto del parlamento e le violenze alla casa del premier Pašinyan. A Baku si festeggia con caroselli di trionfo. Turchia e Russia si orientano per il «modello siriano» di comune controllo del territorio. Già pronti 10 aerei Iljušin-76, per trasportare le truppe dei «pacificatori». In tutto saranno dislocati circa 2000 soldati.

 

 

L’accordo di pace concluso ieri tra Armenia e Azerbaijian, con la mediazione russa, appare più che altro una resa degli armeni, e una vittoria strategica della Turchia, che ha ottenuto quello che voleva fin dall’inizio del conflitto: entrare direttamente nel Caucaso del sud da protagonista.

 

Per le strade di Baku si sono svolti caroselli di trionfo, mentre gli armeni hanno addirittura assalito il palazzo del parlamento e del governo di Erevan.

L’accordo di pace concluso ieri tra Armenia e Azerbaijian, con la mediazione russa, appare più che altro una resa degli armeni, e una vittoria strategica della Turchia, che ha ottenuto quello che voleva fin dall’inizio del conflitto: entrare direttamente nel Caucaso del sud da protagonista

 

In Russia sono già atterrati 10 aerei Iljušin-76, per trasportare le truppe dei «pacificatori». In tutto saranno dislocati circa 2000 soldati, 80 mezzi corazzati e 380 mezzi di trasporto con tecnologie specializzate in controllo del territorio.

 

Il presidente azero Ilham Aliev ha anche dichiarato che la missione di pace in Nagorno Karabakh sarà composta da forze miste, russe e turche.

 

La Turchia aveva ingaggiato nel conflitto diversi mercenari stranieri, combattenti in Siria per l’ISIS, che verosimilmente rimarranno sul territorio. Anche se la Turchia non ha preso parte direttamente alle trattative, da Ankara sono giunte dichiarazioni di appropriazione della vittoria, come quella del ministro degli esteri turco Mevljut Chavushoglu, secondo cui «l’Azerbaigian ha ottenuto un grande successo sul campo di battaglia e al tavolo delle trattative, e io mi congratulo di tutto cuore con questo successo».

 

Il primo ministro armeno Nikol Pašinyan ha dichiarato di aver accettato l’accordo «con grande sofferenza», anche se di fatto gli armeni hanno comunque ottenuto un risultato significativo, conservando una parte cruciale del territorio a maggioranza armena riconquistato già 20 anni fa e dichiarato «Repubblica del Nagorno Karabakh», con l’esclusione della città di Shusha.

Per le strade di Baku si sono svolti caroselli di trionfo, mentre gli armeni hanno addirittura assalito il palazzo del parlamento e del governo di Erevan

 

I maggiori sforzi di Pašinyan sono rivolti a persuadere i propri connazionali che «non si tratta di una sconfitta», perché i patti sottoscritti erano l’unica possibilità per conservare il controllo sulla città di Stepanakert e del corridoio di Lachinsk.

 

«Mi inginocchio davanti ai nostri morti, e mi inchino a tutti i nostri soldati… con il loro sacrificio essi hanno salvato gli armeni dell’Artsakh», ha scritto su Facebook il premier, usando il nome armeno del Karabakh.

 

Gli armeni infuriati per l’accordo hanno aggredito il presidente del parlamento, Ararat Mirzoyan, che è stato picchiato dai dimostranti, dopo averlo estratto dall’automobile in cui cercava di allontanarsi

Lo status quo raggiunto non è quello da tempo indicato negli «accordi di Minsk» dell’OCSE, sotto la supervisione di Russia, Francia e Stati Uniti, ma quello stabilito dalla Russia, che ha preso su di sé tutta la responsabilità dell’accordo, e che assegna all’Azerbaigian un territorio molto più esteso di quello del testo di Minsk.

 

La città di Shusha e i suoi dintorni, del resto, erano già stati perduti dagli armeni fin dal 5 novembre: lo ha rivelato lo stesso presidente della repubblica armena del Nagorno Karabakh (Artsakh), Araik Arutjunyan, e il 7 novembre le forze armene avevano totalmente abbandonato la città.

 

Gli armeni infuriati per l’accordo hanno aggredito il presidente del parlamento, Ararat Mirzoyan, che è stato picchiato dai dimostranti, dopo averlo estratto dall’automobile in cui cercava di allontanarsi. È stata assalita anche la residenza del premier Pašinyan, con furti e devastazioni; il primo ministro della «rivoluzione dei fiori» dello scorso anno è oggi subissato dalle critiche provenienti da tutte le formazioni politiche e sociali del paese, compresa la Chiesa Apostolica del katholikos Karekin II.

È stata assalita anche la residenza del premier Pašinyan, con furti e devastazioni

 

Pašinyan si è difeso asserendo di aver dovuto correre al tavolo delle trattative, dopo che «coloro che vogliono le mie dimissioni si erano ritirati i giorni precedenti da Shusha».

Gli accordi di pace appaiono comunque piuttosto fragili; il presidente azero Aliev ha dichiarato più volte di volersi riprendere l’intero Nagorno Karabakh, e con ogni probabilità attenderà il momento per riprendere il conflitto, essendo il patto firmato privo di una prospettiva temporale a lungo periodo.

 

Anche in Armenia ci si aspetta una nuova crisi politica, col tentativo di condizionare o sostituire Pašinyan in direzione bellico-nazionalista.

La Turchia e la Russia si orientano per il «modello siriano» di comune controllo del territorio, dove peraltro non agiscono forze di pace, ma eserciti veri e propri.

 

La Turchia e la Russia si orientano per il «modello siriano» di comune controllo del territorio, dove peraltro non agiscono forze di pace, ma eserciti veri e propri.

 

 

Vladimir Rozanskij

 

 

 

 

Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione Asianews e le sue campagne.

 

 

 

 

Continua a leggere

Geopolitica

Lavrov: i leader europei trascinano il continente verso la guerra con la Russia

Pubblicato

il

Da

I leader dell’Europa occidentale hanno dimenticato le lezioni della storia e stanno ancora una volta guidando il continente verso uno scontro militare diretto con la Russia, ha avvertito il ministro degli Esteri Sergej Lavrov.

 

Nel corso di una conferenza stampa tenutasi venerdì in seguito agli eventi dell’ASEAN, ha sottolineato le recenti azioni e la retorica provenienti da Berlino, Parigi e Londra come prova del fatto che i leader europei stanno assumendo una posizione sempre più aggressiva nei confronti di Mosca.

 

Lavrov ha fatto riferimento a uno scambio pubblico in cui al ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot è stato chiesto perché Parigi continui a sostenere il regime nazista a Kiev. Il diplomatico russo ha messo in dubbio la sincerità della risposta «isterica» di Barrot, in cui insisteva sul fatto che la Francia stesse difendendo «l’integrità territoriale dell’Ucraina».

 

«Hanno dimenticato le conclusioni che l’intera umanità un tempo trasse da quelle lezioni. E, in sostanza, stanno ancora una volta cercando di preparare l’Europa alla guerra – non a una guerra ibrida, ma a una vera guerra contro la Russia», ha dichiarato Lavrov.

Sostieni Renovatio 21

Secondo il massimo diplomatico russo, la spinta di Kiev per il controllo territoriale serve solo a «sopprimere i diritti della popolazione russa e russofona e a eliminare fisicamente coloro che si oppongono» al regime post-golpe. Affermare che l’integrità territoriale sia l’unico movente equivale ad «autoincriminazione», ha aggiunto.

 

Lavrov ha anche risposto alle dichiarazioni del cancelliere tedesco Friedrich Merz, il quale ha affermato che la Germania deve tornare a essere la principale potenza militare d’Europa.

 

«Non ha nemmeno esistato dicendo “di nuovo”», ha osservato Lavrov. Se Merz ora ritiene che le soluzioni pacifiche siano esaurite, si è di fatto dedicato alla militarizzazione della Germania a spese del suo stesso popolo, ha sostenuto Lavrov, definendo tale posizione «una totale assurdità».

 

Mosca ha avvertito che la posizione di Berlino potrebbe portare a un nuovo conflitto armato con Mosca decenni dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Lavrov ha affermato che Mosca terrà conto della militarizzazione dell’Europa «in tutti gli ambiti della nostra pianificazione strategica».

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

Continua a leggere

Geopolitica

«È ora di andare»: Orban chiede la defenestrazione della Von der Leyen

Pubblicato

il

Da

Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha chiesto le dimissioni della Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, pubblicando un’immagine parodia in vista del voto di sfiducia previsto al Parlamento europeo. La mozione, prevista per giovedì, prende di mira la sua gestione degli approvvigionamenti del vaccino contro il COVID-19.   Martedì Orban ha condiviso un’immagine stilizzata come la copertina della celeberrima rivista americana TIME, raffigurante uno sfondo rosso e una von der Leyen in ritirata, con la didascalia «è ora di andare».   L’immagine era una parodia della copertina della rivista dedicata a Biden del 2024, pubblicata dopo l’annuncio dell’allora presidente degli Stati Uniti di ritirarsi dalla campagna elettorale.   L’Orban è da tempo uno dei più aspri oppositori di von der Leyen, accusandola di minare le istituzioni dell’UE e di interferire negli affari interni degli Stati membri, scontrandosi spesse volte con Bruxelles su controversie sullo stato di diritto e sulla politica sanzionatoria, e ha affermato che la leadership dell’Unione ha cercato di isolare politicamente l’Ungheria.   All’interno dell’UE, von der Leyen ha dovuto affrontare crescenti critiche, in particolare per la sua condotta durante la pandemia di COVID-19. Il suo rifiuto di pubblicare i messaggi privati ​​scambiati con l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, durante i colloqui sull’approvvigionamento dei vaccini ha alimentato continue polemiche. Un tribunale europeo ha stabilito all’inizio di quest’anno che il suo ufficio non era riuscito a fornire una giustificazione legittima per la riservatezza dei messaggi.  

Sostieni Renovatio 21

Varie voci, provenienti da tutto l’arco europarlamentare e dal mondo dell’euroscetticismo hanno accusato Ursula di centralizzare il potere, aggirando le tradizionali procedure della Commissione e il controllo parlamentare, nonché di ignorare la sovranità nazionale in questioni delicate.   Il voto di sfiducia di giovedì è stato avviato dall’eurodeputato rumeno Gheorghe Piperea, che ha denunciato un modello di «eccesso istituzionale» nella condotta di Von der Leyen. La mozione necessita di una maggioranza dei due terzi e del sostegno della maggioranza assoluta dei 720 membri del Parlamento europeo per essere approvata – una soglia che, secondo gli osservatori, difficilmente verrà raggiunta.   Come riportato da Renovatio 21, in risposta la Von der Leyen si è scagliata contro i suoi oppositori, etichettandoli come «complottisti» e «no-vax» sostenuti dal Putin. Intervenendo in una sessione plenaria questa settimana, ha affermato che alcuni dei suoi critici stavano agendo «per conto dei loro burattinai in Russia».   Mosca ha ripetutamente accusato von der Leyen di nutrire idee russofobe. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, all’inizio di quest’anno, l’ha definita «Führer Ursula» e l’ha accusata di promuovere la militarizzazione in tutta l’UE, distogliendo l’attenzione dalla cattiva gestione finanziaria dell’era pandemica. I funzionari del Cremlino hanno anche criticato il suo sostegno all’Ucraina e il suo ruolo nell’estensione delle sanzioni contro la Russia, definendola uno dei principali motori dello scontro tra UE e Mosca.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine da Twitter
Continua a leggere

Geopolitica

L’UE potrebbe dare altri 100 miliardi di euro all’Ucraina

Pubblicato

il

Da

I funzionari dell’Unione Europea stanno valutando una proposta per fornire all’Ucraina altri 100 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti a basso interesse, ha riferito martedì Bloomberg, citando fonti a conoscenza della questione.

 

Il piano prevede l’istituzione di un fondo dedicato nell’ambito del prossimo bilancio settennale dell’Unione, hanno riferito fonti interne anonime alla testata. L’erogazione inizierà nel 2028 se la proposta verrà approvata.

 

Questa mossa sposterebbe ulteriormente l’onere finanziario sui contribuenti dell’Europa occidentale, a causa di quella che Mosca ha condannato come una guerra per procura della NATO innescata dagli Stati Uniti. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha dichiarato ad aprile che i funzionari di Bruxelles «considerano la possibile sospensione degli aiuti all’Ucraina come una conferma dell’incapacità strategica dell’UE» e stanno spingendo per la continuazione dei finanziamenti a tutela della propria reputazione.

Sostieni Renovatio 21

Le istituzioni militari e di difesa ucraine hanno dovuto affrontare una serie di scandali di corruzione durante il conflitto con la Russia, tra cui pagamenti in eccesso per le razioni alimentari e contratti poco trasparenti per l’approvvigionamento di armi. Questa settimana, i media ucraini hanno riferito che gli investigatori anticorruzione hanno perquisito una proprietà appartenente all’ex ministro della Difesa Aleksey Reznikov. Reznikov si è dimesso nel 2023 a seguito di accuse di cattiva condotta finanziaria nel suo dipartimento. Il suo sostituto, ha scritto il reporter premio Pulitzer Seymour Hersh, era ritenuto da fonti dell’Intelligence USA come ancora più corrotto del predecessore.

 

Secondo la testata economica americana Bloomberg, il fondo proposto sarebbe una delle diverse strade in fase di valutazione, con una decisione finale prevista entro il 16 luglio o forse più tardi. Il rapporto aggiunge che il mese scorso la Commissione europea ha informato i ministri delle finanze dell’UE sull’intenzione di Kiev di aumentare la spesa per la difesa di quest’anno di 8,4 miliardi di dollari, utilizzando fonti interne.

 

Il primo ministro ucraino Denis Shmigal ha dichiarato a giugno che le spese per la difesa sono aumentate del 34% su base annua nei primi cinque mesi del 2025. Nel frattempo, il ministro delle Finanze Serhiy Marchenko ha avvertito a maggio che il debito pubblico di Kiev si sta avvicinando ai 171 miliardi di dollari, approssimativamente l’equivalente del prodotto interno lordo del Paese.

 

L’Ucraina continua a fare ampio affidamento sugli aiuti finanziari esterni per sostenere il proprio bilancio nazionale. All’inizio di quest’anno, il governo non è riuscito a ristrutturare una parte del debito sovrano emesso nel 2015 e si è rifiutato di onorare un rimborso di 665 milioni di dollari agli investitori privati ​​all’inizio di giugno.

 

Anche l’economia del Paese risente della carenza di manodopera, con milioni di persone fuggite in paesi occidentali che offrono loro protezione e prestazioni sociali. Molti uomini in età militare rimasti in Ucraina hanno eluso la leva obbligatoria, il che di solito significa evitare un impiego formale e, di conseguenza, il pagamento delle imposte sul reddito.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di © European Union, 2025 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International

 

Continua a leggere

Più popolari