Economia
La Russia per evitare il default effettua il pagamento anticipato delle obbligazioni
Il 20 maggio il governo russo ha effettuato pagamenti di interessi per circa 100 milioni di dollari su due obbligazioni denominate in dollari e in euro, una settimana prima della scadenza del 27 maggio.
Lo hanno fatto a causa di un’esenzione chiave del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti che consente tali pagamenti sotto il regime sanzionatorio USA scadrà il 25 maggio.
All’inizio di questa settimana, il segretario al Tesoro Janet Yellen ha affermato in merito all’esenzione che sarebbe «improbabile ch continuasse», portando così la Russia al default sui propri obblighi esteri nonostante la loro capacità e volontà pagare.
Ciò potrebbe accadere il 23 giugno, quando scadrà il prossimo pagamento di 235 milioni di dollari su due Eurobond.
Il 18 maggio il ministro delle Finanze russo Anton Siluanov ha dichiarato che Mosca avrebbe onorato i propri debiti con l’estero in rubli se e quando gli Stati Uniti avessero bloccato altre opzioni, osservando che qualsiasi mancato pagamento sarebbe quindi interamente a carico dei creditori, e quindi chiaramente non un inadempimento formale.
Nel frattempo, nessuno in Occidente pare filarsi la storia fondamentale di questa guerra – ossia il primo vero episodio di guerra economica della storia umana – Financial Times dixit – sferrato dall’Occidente contro la Russia tramite il sequestro di 300 miliardi di dollari di riserve russe depositate su banche estere. In pratica, quando vi mostrano yacht e ville degli oligarchi messi sotto sequestro, stanno concentrando la vostra attenzione sull’unghia del dito, invece che sulla Luna. Cioè vi stanno trattando da idioti.
Il ruolo primario di Draghi – ex megabanchiere globale, con profonde conoscenze di network e persone nei piani altissimi della finanza degli Stati – nell’ideazione di questa guerra economica era ben sottolineato dall’articolo del Financial Times.
Come possiamo immaginare che la Russia voglia davvero rivolgerci la parola, per il gas, la pace o per qualsiasi altra cosa?
Nel frattempo, anche alcune banche occidentali come JP Morgan stanno ammettendo che la guerra economica contro la Russia non sta dando alcun frutto. Lo stesso pensiero è stato espresso dal presidente della Federazione Russa Vladimir Putin.
I russi conoscevano questa configurazione della guerra ibrida. E hanno giocato d’anticipo su vari altri fronti.
Cina
La Cina supera il trilione di dollari di surplus commerciale
Per la prima volta, il surplus commerciale della Cina ha superato i mille miliardi di dollari nei primi 11 mesi del 2025. Mentre le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite di circa un terzo a causa dei dazi, le esportazioni verso Europa, Australia e Sud-est asiatico sono aumentate.
Gran parte di questa impennata è stata trainata dalla forte crescita dei beni high-tech, che ha superato del 5,4% l’aumento delle esportazioni complessive. Le esportazioni di automobili hanno registrato un boom, sostituendo Giappone e Germania in termini di quota di mercato. Le esportazioni di semiconduttori sono aumentate del 24,7% nello stesso periodo e le esportazioni di cantieristica navale sono aumentate del 26,8%.
Il canale all-news cinese CGTN ha pubblicato un articolo che attacca le narrative occidentali di «sovracapacità» o «dumping» come spiegazioni del boom delle esportazioni cinesi.
«Per i politici e i leader dell’industria occidentali, la questione non è come presentare la Cina come un rivale, ma come riconoscere le realtà strutturali che rappresenta. Comprendendo il surplus come parte del panorama economico globale, si apre l’opportunità di adattare le strategie, esplorare le complementarietà, promuovere la collaborazione e ricercare miglioramenti dell’efficienza che vadano a vantaggio di entrambe le parti».
Vari allarmi sulla tenuta dell’economia cinese erano stati lanciati negli ultimi anni.
Come riportato da Renovatio 21, la Cina, dopo la guerra dei dazi di Trump, è ancora impegnata in un conflitto con gli USA e i satelliti occidentali per i chip.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Economia
Hollywood al capolinea: Netflix vuole comprare Warner Bros
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Economia
L’ex proprietario di Pornhub vuole acquistare le attività del gigante petrolifero russo
Bernd Bergmair, l’ex proprietario di Pornhub, starebbe valutando l’acquisto delle attività internazionali del gigante petrolifero russo sanzionato Lukoil. Lo riporta l’agenzia Reuters, citando fonti riservate.
A ottobre, gli Stati Uniti hanno colpito Lukoil con sanzioni che hanno costretto la compagnia a dismettere le proprie partecipazioni estere, stimate in circa 22 miliardi di dollari. Lukoil aveva inizialmente accettato un’offerta del trader energetico Gunvor per l’intera controllata estera, ma l’operazione è saltata dopo che il Tesoro americano ha accusato Gunvor di legami con il Cremlino.
Secondo Reuters, Bergmair avrebbe già sondato il dipartimento del Tesoro statunitense per una possibile acquisizione. Interpellato tramite un legale, ha né confermato né smentito, limitandosi a dichiarare: «Lukoil International GmbH rappresenterebbe ovviamente un investimento eccellente; chiunque sarebbe fortunato a possedere asset del genere», senza precisare quali porzioni gli interessino o se abbia già contattato l’azienda. Un portavoce del Tesoro ha declinato ogni commento.
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Il finanziere austriaco è l’ex azionista di maggioranza di MindGeek, la casa madre di Pornhub, la cui identità è emersa solo nel 2021 dopo anni di strutture offshore. Il Bergmair ha ceduto la propria partecipazione nel 2023, quando la società è stata rilevata da un fondo canadese di private equity chiamato «Ethic Capital», nella cui compagine spicca un rabbino. Il patrimonio dell’uomo è stimato intorno a 1,4 miliardi di euro, investiti principalmente in immobili, terreni agricoli e altre operazioni private.
Il mese scorso, il Tesoro statunitense ha autorizzato le parti interessate a intavolare negoziati per gli asset esteri di Lukoil; l’approvazione è indispensabile poiché, senza licenza, ogni transazione resterebbe congelata. La finestra concessa scade il 13 dicembre.
Fonti giornalistiche indicano che diversi player, tra cui Exxon Mobil e Chevron, avrebbero manifestato interesse, ma Lukoil preferirebbe cedere il pacchetto in blocco, complicando le trattative per chi punta su singoli asset. L’azienda ha reso noto di essere in contatto con più potenziali acquirenti.
Mosca continua a condannare le sanzioni occidentali come «politiche e illegittime», avvertendo che finiranno per danneggiare chi le ha imposte». Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito il caso Lukoil la prova che le «restrizioni commerciali illegali» americane sono «inaccettabili e ledono il commercio globale».
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Immagine di Marco Verch via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
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