Gender
La polizia turca spara gas lacrimogeni sul Gay Pride
La polizia antisommossa ha usato gas lacrimogeni e proiettili di gomma per interrompere la parata annuale del Gay Pride a Istanbul. Almeno 20 persone sono state arrestate, secondo i media locali.
L’ufficio del governatore di Istanbul si era rifiutato di concedere il permesso per la manifestazione, che si tiene dal 2003 ma vietata da sette anni. Nonostante ciò, centinaia di persone, molte delle quali con bandiere arcobaleno sventolanti, hanno marciato sabato nel quartiere storico di Beyoglu, giocando al gatto e al topo nei vicoli con battaglioni di agenti di polizia che hanno cercato di impedire loro di radunarsi su viale Istiklal, un luogo di shopping e turismo.
La polizia antisommossa ha usato gas lacrimogeni e proiettili di gomma per interrompere la parata annuale del Gay Pride a Istanbul. Almeno 20 persone sono state arrestate, secondo i media locali
A febbraio, funzionari dello Stato, tra cui il presidente Recep Tayyip Erdogan e il ministro degli interni turco, avevano attaccato la lobby LGBT durante delle proteste studentesche in un’università di Istanbul.
«Non esiste una cosa come gli LGBT. Questo Paese è nazionale, spirituale e cammina verso il futuro con questi valori», ha detto il presidente Erdogan durante un discorso ai membri del suo partito quel mese, in commenti che hanno attirato critiche dall’amministrazione Biden.
All’inizio di quest’anno, il governo si è anche ritirato dalla Convenzione di Istanbul , un trattato dell’Unione Europea volto a prevenire la violenza contro le donne, giustificando in parte il ritiro affermando che l’accordo stava «normalizzando» l’omosessualità.
Erdogan aveva parlato a favore dei diritti degli omosessuali quasi due decenni fa quando il suo partito islamista stava salendo al potere, ma negli ultimi tempi ha usato una retorica diversa perché, sostiene qualche analista, la popolarità del suo partito sta diminuendo e sta cercando di radunare elettori tra i conservatori e i nazionalisti.
In realtà, facendo un semplice giro su YouTube, è possibile vedere che ogni anno il Gay Pride turco viene salutato con lanci di gas lacrimogeni dalla polizia. Tuttavia, anche quest’anno hanno cercato di venderci la cosa come totalmente nuova: con Biden alla Casa Bianca, Bergoglio sul Soglio e la legge da Zan da approvare, non poteva essere altrimenti
Negli anni passati, la Turchia ha citato i problemi di sicurezza come la ragione apparente per vietare le celebrazioni LGBT. Più di recente, il governo ha anche indicato i protocolli di sicurezza relativi al coronavirus. Ma i sostenitori affermano che tali giustificazioni ignorano ciò che è effettivamente un giro di vite mirato contro i gruppi di minoranza.
I video pubblicati sui social media sabato hanno mostrato agenti di polizia con scudi antisommossa che interrompevano l’evento e spingevano via i partecipanti alla marcia del Pride vestiti di arcobaleno.
In realtà, facendo un semplice giro su YouTube, è possibile vedere che ogni anno il Gay Pride turco viene salutato con lanci di gas lacrimogeni dalla polizia.
Per esempio, nel 2019:
Nel 2015:
Oppure nel 2017:
E via così ogni anno. Di fatto, si tratta di una non-notizia.
Tuttavia, anche quest’anno hanno cercato di venderci la cosa come totalmente nuova: con Biden alla Casa Bianca, Bergoglio sul Soglio e la legge da Zan da approvare, non poteva essere altrimenti.
Immagine screenshot da YouTube
Gender
La prima donna primo ministro del Giappone si oppone al «matrimonio» omosessuale
La nuova prima ministra giapponese, Sanae Takaichi, prima donna a ricoprire questa carica, si oppone al «matrimonio» omosessuale.
Takaichi, insediatasi martedì, ha espresso durante un dibattito elettorale dello scorso mese la sua contrarietà al «matrimonio» omosessuale, pur definendo «giusta» una relazione omosessuale, secondo il sito di informazione LGBT Them.
Nel 2023, durante una riunione della commissione bilancio del governo, ha descritto la legalizzazione del «matrimonio» omosessuale come una «questione estremamente complessa», citando un articolo della costituzione giapponese che definisce il matrimonio come basato sul «consenso reciproco di entrambi i sessi».
Le posizioni di Takaichi sul «matrimonio» omosessuale, non legale in Giappone, sono in contrasto con l’opinione pubblica del Paese, prevalentemente laica. Un sondaggio Pew del 2023 ha rilevato che circa il 70% dei giapponesi sostiene il «matrimonio» omosessuale, il tasso di approvazione più alto tra i Paesi asiatici analizzati.
Diverse città e località giapponesi emettono «certificati di unione» per le coppie omosessuali. Ad esempio, nel 2015 il distretto di Shibuya a Tokyo ha approvato una normativa che riconosce le coppie omosessuali «come partner equivalenti a quelli sposati per legge».
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Inoltre, l’anno scorso un’Alta corte giapponese ha stabilito che il divieto del codice civile sul «matrimonio» omosessuale viola il principio costituzionale contro la discriminazione basata su «razza, credo, sesso, status sociale o origine familiare». Tuttavia, le Alte corti giapponesi non possono abrogare il divieto, rendendo la sentenza simbolica.
Paradossalmente, nonostante sia la prima donna a capo del governo giapponese, l’amministrazione di Takaichi è stata criticata dalla sinistra come un ostacolo per la «parità di genere» e i «diritti delle minoranze sessuali». L’emittente pubblica americana PBS News l’ha definita «non femminista».
Takaichi sostiene la successione esclusivamente maschile della famiglia imperiale, che ha un ruolo cerimoniale, e si oppone alla possibilità per le coppie sposate di mantenere cognomi separati, sostenendo che ciò potrebbe «minare la struttura sociale basata sulle unità familiari». Tuttavia, non insiste sul fatto che la donna debba adottare il cognome del marito. Curiosamente, il marito di Takaichi, il politico LDP Taku Yamamoto, ha preso il suo cognome quando si sono risposati, per cui ora legalmente si chiama Taky Takaichi
«La nascita della prima donna primo ministro giapponese è storica, ma (Takaichi) rappresenta un’ombra per la parità di genere e i diritti delle minoranze sessuali», ha dichiarato a PBS Soshi Matsuoka, attivista LGBT. «Le opinioni di Takaichi su genere e sessualità sono estremamente conservatrici e potrebbero costituire un grave ostacolo per i diritti, in particolare per le minoranze sessuali».
Il Giappone resta uno dei pochi Paesi sviluppati, insieme a Paesi come Corea del Sud e Repubblica Ceca, a non aver legalizzato il «matrimonio» omosessuale.
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Immagine di 内閣広報室|Cabinet Public Affairs Office via Wikimedia pubblicata su licenza Attribution 4.0 International
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Il Parlamento austriaco vieta il linguaggio «inclusivo di genere» nelle sue comunicazioni ufficiali
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Gender
Il transgenderismo è in declino tra i giovani americani: «una moda in declino»
Un recente rapporto indica un calo nell’identificazione transgender tra i giovani americani, dopo il picco registrato durante l’amministrazione Biden.
Il rapporto, intitolato «The Decline of Trans and Queer Identity among Young Americans», redatto dal professor Eric Kaufmann, analizza i dati di studenti universitari negli Stati Uniti attraverso sette fonti.
I risultati mostrano che l’identificazione transgender è scesa a circa la metà rispetto al massimo raggiunto nel 2023, passando dal 7% al 4%.
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Tra il 2024 e il 2025, meno studenti universitari del primo anno si sono identificati come «trans o queer» rispetto agli studenti dell’ultimo anno, invertendo la tendenza osservata nel 2022-2023.
Anche l’identificazione come «non binario» (né uomo né donna) è diminuita della metà in tre delle cinque fonti di dati dello studio. L’identificazione eterosessuale è in aumento, pur rimanendo inferiore rispetto al 2020, mentre quella gay e lesbica è rimasta stabile.
«Questo suggerisce che la non conformità di genere/sessuale continuerà a diminuire», ha scritto Kaufmann su X, commentando i risultati, definendo l’identità transgender e queer una «moda» ormai in declino.
«Il calo delle persone trans e queer sembra simile allo svanire di una tendenza», ha affermato, sottolineando che tale cambiamento è avvenuto indipendentemente dalle variazioni nelle convinzioni politiche o nell’uso dei social media, ma con un ruolo significativo del miglioramento della salute mentale.
«Gli studenti meno ansiosi e, soprattutto, meno depressi [sono] associati a una minore percentuale di identificazioni trans, queer o bisessuali», ha aggiunto.
Come riportato da Renovatio 21, gennaio, il presidente Trump – che prima di rientrare alla Casa Bianca aveva promesso di fermare la «follia transgender» dal primo giorno della sua presidenza –ha firmato un ordine esecutivo per vietare al governo federale di finanziare o promuovere la transizione di genere nei minori. «Questa pericolosa tendenza sarà una macchia nella storia della nostra nazione e deve finire», ha dichiarato.
Sono seguiti interventi dell’amministrazione Trump contro il reclutamento di trans nell’esercito (nonché la cacciata dei già recluati) e la partecipazione di transessuali maschi alle gare sportive delle donne. «la guerra allo sport femminile è finita» ha dichiarato il presidente americano.
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Secondo il Williams Institute, il 76% delle persone transgender (circa 2,8 milioni) ha meno di 35 anni, di cui il 25% (724.000) è tra i 13 e i 17 anni. Il rapporto evidenzia che la composizione razziale delle persone transgender riflette quella degli Stati Uniti. Circa un terzo si identifica come donna, un terzo come uomo e un terzo come non binario.
Dal 2022, il Williams Institute stima che il numero di persone transgender sia cresciuto da 1,6 milioni a 2,8 milioni, un aumento del 75% in tre anni.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa uno studio dell’ente americano Public Religion Research Institute (PRRI) aveva rivelato che più di un americano su quattro (28%) di età compresa tra 18 e 25 anni, nota come Generazione Z, si è identificato come LGBT.
La «moda» ora può essere finita. Tuttavia, ci chiediamo: quale ne è stato il prezzo?
Quanti ragazzi castrati per sempre? Quante ragazze mutilate dei seni? Quanti adolescenti intossicati di steroidi sintetici? Quante famiglie lacerate e distrutte?
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