Connettiti con Renovato 21

Bioetica

La morte del giusto: vi racconto di mio nonno

Pubblicato

il

 

 

 

DAT, «fine-vita», «cure palliative». Sono termini che sentiamo sempre più spesso. La dimensione della morte oggi conosce  una fioritura di declinazioni in ambito medico ed amministrativo.

Vorrei parlarne partendo proprio da un’esperienza personale, che mi ha toccato molto da vicino – dal momento che riguardava un mio familiare. Mio nonno.

Egli è mancato pochi giorni fa.

 

Era stato ricoverato poco prima in ospedale per acciacchi della vecchiaia – in particolare riconducibili ad un importante scompenso cardiaco diagnosticato da tempo. Una volta «stabilizzata» la terapia per un’insufficienza renale e un versamento pleurico nei polmoni, è stato dimesso dal reparto di medicina in cui era ricoverato.

 

La parola che ricorre è questa: «stabilizzare».
Poco importa se le sue condizioni fisiche fossero precarie: l’importante, per i medici, era quello di «stabilizzare» la sua terapia.

Malati e gli anziani diventano di fatto tutti terminali da «curare» con cure palliative

D’altronde ormai negli ospedali funziona così. Se si viene ricoverati in diabetologia per problemi di insulina, e allo stesso tempo si hanno, ad esempio, dei calcoli ai reni, i medici della diabetologia – statene certi – si occuperanno di stabilizzare il livello di glicemia nel sangue, ma non si preoccuperanno affatto di ciò che non compete al proprio reparto. E, quindi, ecco pronta la dimissione una volta sistemato l’orticello clinico di propria competenza.

 

Ma torniamo a noi. La prassi prevede che, ad una dimissione dall’ospedale, corrisponda la lettera di dimissione solitamente redatta e firmata dal primario del reparto. Leggendo la lettera di dimissione del nonno, mi è subito caduto l’occhio su un dato particolare: vista la gravità dello scompenso cardiaco, vista l’insufficienza renale, e visto il rischio di emorragie, alcuni farmaci – in particolar modo l’anticoagulante che prendeva di prassi – sono stati sospesi per evitare, a quanto ho capito, un male peggiore.

 

Fino a qui, non avendo le competenze ma confrontandomi poi insieme alla mia famiglia con altri medici, tutto par essere logico: tolgo da una parte per non rischiare qualcosa di peggio dall’altra.

 

Ciò che invece mi ha colpito di più – e vengo qui al dunque – è stata una frase inserita nel riassunto medico, che diceva più o meno così: sospesi questi farmaci, consigliamo invece di continuare con l’accompagnamento delle cure palliative già iniziate.

Mio nonno è stato considerato come un terminale pur non essendolo

 

In buona sostanza, mio nonno è stato considerato come un terminale pur non essendolo. In buona sostanza, i malati e gli anziani diventano di fatto tutti terminali da «curare» con cure palliative.

 

Ma cosa cosa sono e a cosa servono, soprattutto, nella maggior parte dei casi, queste «cure palliative»?

 

Parlando con franchezza, potremmo dire che sono terapie in grado di allontanare i sintomi di una determinata malattia, la quale dovrebbe essere sempre considerata grave o, comunque, ad uno stadio terminale. Spesso «cura palliativa» corrisponde a «morfina».

Terminali o non terminali, l’unica volontà è quella di non far sentire dolore al paziente, smettendo le cure terapeutiche e tentando di allontanare i sintomi del male che li affligge

 

Aldilà delle chiacchiere e i sermoni che potrebbero e vorrebbero farvi, le cure palliative servono al  cosiddetto  «accompagnamento alla morte», oggidì tanto in auge. Come detto, però, ormai pare non esserci più limite di casi o situazioni: terminali o non terminali, l’unica volontà è quella di non far sentire dolore al paziente, smettendo le cure terapeutiche e tentando di allontanare i sintomi del male che li affligge. Ciò, ai più, potrebbe apparire comprensibilmente come cosa buona e giusta.

 

Quello che si deve però capire sono le conseguenze dell’allucinante uso improprio che si fa di questi farmaci potentissimi, con l’annessa logica di utilizzo. Se è vero che la morfina allevia il dolore, va compreso che, anche laddove il dolore potrebbe essere minimo – come nel caso del nonno che non era ad uno stadio «terminale» –il farmaco potrebbe dare gravi disturbi alla coscienza e alla vigilanza dei pazienti.

Vogliono eliminare il dolore in cambio dell’incoscienza

 

Ed è in effetti proprio questo il punto. Vi è una ragione «filosofica»,  dietro all’accanimento delle «cure palliative». Io la ritengo una filosofia diabolica.

 

Vogliono eliminare il dolore in cambio dell’incoscienza, in cambio di un percorso che «accompagni» alla «dolce morte».
Il dolore non deve più esistere, ma il prezzo da pagare diventa l’impossibilità di essere lucidi e vigili proprio negli ultimi momenti della vita terrena e, in ultimo, nell’istante della morte.

 

Stiamo parlando di una questione di vitale importanza che non può essere banalizzata.

Il nemico che la medicina moderna vuole abbattere è l’agonia

Il nemico che la medicina moderna vuole abbattere è l’agonia: non vogliono più che esista l’agonia; non vogliono che si affronti la morte con le capacità umane di intendere e di volere

 

Ed ecco perché, allora, possiamo presupporre che il vero nemico contro cui la medicina moderna vuole scontrarsi è Dio: sì, perché negli ultimi istanti della vita di un uomo si decide tutto: il suo passato, il suo ultimo presente, la sua Vita eterna. La grazia di una Buona Morte sta proprio nell’ultima possibilità che Dio offre all’uomo di combattere contro se stesso, di dare all’Angelo Custode la possibilità di assistere nell’ultimo e tremendo scontro un’anima, strappandola dal finale e subdolo tentativo di attacco dei demoni.

Gli fanno credere che l’anzianità sia una malattia

 

L’agonia, per quanto può spaventare, può essere riscatto, redenzione, e, per chi crede, imitazione di Cristo sulla Croce dove, versando il Suo Sangue e patendo lucidamente e coscientemente una morte atroce, il Salvatore ha salvato il mondo.

 

La medicina moderna vuole sottrarre questa possibilità a tutti, vuole fare addormentare nella «dolce morte» i pazienti senza dare a ciascuno la possibilità di fare lucidamente i conti con se stessi prima dell’Eterno Giudizio.
Qui si nasconde il vero e drammatico inganno delle cosiddette «cure palliative».

La medicina moderna vuole sottrarre questa possibilità a tutti, vuole fare addormentare nella «dolce morte» i pazienti senza dare a ciascuno la possibilità di fare lucidamente i conti con se stessi prima dell’Eterno Giudizio.

 

Addormentarsi nell’oblio del nulla eliminando il patibolo della Croce che tutto sana, che tutto monda. Si soffoca la dimensione spirituale sacrificandola sugli altari della medicina ufficiale, che vorrebbe costringere l’Uomo, come Pellegrino di questa terra, a non essere altro che materia vivente.

 

 

Grazie al Cielo, pur avendo subito queste cose, mio nonno è sfuggito alla medicalizzazione di stato, è sfuggito al freddo e bianco ambiente ospedaliero che riduce le anime a numeri e che confina la morte ad un fatto normale, privo di importanza soprannaturale.

 

Grazie al Cielo, mio nonno ha fatto la morte del giusto, morendo come un cristiano «di una volta».
È morto a casa sua, nel suo letto. Sfinito dalla vita ma pronto per la morte, ricevendo i Sacramenti di sempre con lucidità e volontà, e avendo consapevolezza che il tremendo momento era ormai giunto.

 

Possano i nostri anziani tornare a morire nelle loro case. Possano essere risparmiati dalla coercizione sanitaria che vincola, tormenta, fa vivere gli ultimi anni della vita terrena fuori e dentro dagli ospedali, con esami continui, controlli continui, abituando le persone ad uno stato di perenne morte in vita, abbattendo gli anziani psicologicamente, facendogli credere che la malattia sia l’anzianità, e che l’anzianità da malati debba essere l’unica ragione su cui fondare il resto della propria esistenza.

 

Possano i nostri anziani ritornare a morire nel Signore, con la vicinanza dei propri familiari nel focolare domestico e con il conforto di Dio attraverso i Sacramenti e la preghiera.

 

Scrive il libro dell’Apocalisse (14, 17)

«Beati d’ora in poi, i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono»

 

Cristiano Lugli

 

 

Continua a leggere

Bioetica

Quanto è di sinistra la bioetica?

Pubblicato

il

Da

Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

Vi è un crescente riconoscimento del fatto che il background, le idee e la politica degli accademici americani non sono al passo con il background, le idee e la politica del pubblico americano.

 

«I professori universitari di ruolo provengono da una fetta ristretta e peculiare della società», scrive Musa al-Gharbi, professore di giornalismo alla Stony Brook University. «Molti background e prospettive sono drammaticamente sottorappresentati nel mondo accademico».

 

In un libro di prossima uscita, Al-Gharbi elenca le differenze. Gli accademici hanno il 30% in meno di probabilità di essere cristiani; il 131% di probabilità in più di essere di sinistra; 60% di probabilità in più di essere LGBTQ; e il 55% in più di probabilità di non essere affiliato religiosamente.

 

E i bioeticisti?

 

Uno studio affascinante pubblicato sull’American Journal of Bioethics suggerisce che la loro professione potrebbe essere ancora meno rappresentativa di quella accademica nel suo complesso. È stato scritto da esperti di bioetica, alcuni affiliati all’Università di Harvard, una delle istituzioni più liberali del Paese:

«Quasi l’80% degli esperti di bioetica nel nostro campione si identifica come bianco, mentre solo il 64% degli adulti americani lo fa. I bioeticisti sono anche più bianchi degli accademici in generale, un gruppo che somiglia di più alla popolazione statunitense: il 61% degli accademici di ruolo sono bianchi, mentre lo è il 74% dei docenti di ruolo».

Sostieni Renovatio 21

«La maggioranza degli intervistati possiede un dottorato di ricerca o un altro titolo professionale, che probabilmente riflette i requisiti professionali di bioetica. In particolare, gli intervistati provengono anche da famiglie istruite. Negli Stati Uniti, solo il 14% delle persone ha completato un titolo di studio avanzato, compreso un master, un diploma professionale o un dottorato; tuttavia, il 62% degli intervistati del nostro campione ha almeno un genitore con un titolo di studio avanzato».

 

«Gli esperti di bioetica nel nostro campione sono in stragrande maggioranza liberali (87%), mentre solo una piccola frazione si identifica come moderata o conservatrice; al contrario, solo il 25% degli americani si autodefinisce liberale, mentre il 37% si autodefinisce moderato e il 36% si identifica come conservatore».

 

«I bioeticisti sono meno religiosi rispetto ai membri del pubblico americano, e il loro background religioso è diverso. Nel nostro campione, poco meno della metà dei bioeticisti dichiara di appartenere a una religione organizzata; al contrario, più di tre quarti degli americani si considerano membri di una religione organizzata. Inoltre, nel nostro campione, il 14% degli esperti di bioetica si identifica come ebreo, il 15% come protestante e il 14% come cattolico; degli americani, solo il 2,5% si identifica come ebreo, mentre il 47% si identifica come protestante e il 21% si identifica come cattolico. Nel nostro campione, il 13 e il 18% degli intervistati si identificano rispettivamente come agnostico o ateo; degli americani, il 4% si identifica come agnostico e il 3% si identifica come ateo».

 

E le loro opinioni sulle controversie bioetiche? Per quanto riguarda la morte assistita, gli esperti di bioetica statunitensi sono più o meno in sintonia con l’opinione pubblica: circa il 60% lo sostiene. Per quanto riguarda l’aborto, gli studiosi di bioetica sono «in stragrande maggioranza» favorevoli, più del pubblico, di cui più della metà sostiene in una certa misura l’aborto.

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

 

Continua a leggere

Bioetica

La Bioetica riflette sulla cooperazione dei dottori con il male

Pubblicato

il

Da

Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.   Il bioeticista Carl Elliott sembra apprezzare la provocazione dei colleghi bioeticisti e della professione medica. Nel suo ultimo libro, The Occasional Human Sacrifice: Medical Experimentation and the Price of Saying No, esamina il ruolo degli informatori nello scoprire gli scandali medici.   Lo sa per esperienza. Ha lottato per anni affinché la sua stessa istituzione, l’Università del Minnesota, riconoscesse il suo ruolo nel suicidio di un uomo in uno studio clinico finanziato dall’industria sui farmaci antipsicotici.   Il New York Times ha recentemente pubblicato un breve estratto dal suo libro in cui si chiede perché i medici finiscono per partecipare ad atrocità come i processi sulla sifilide di Tuskegee [studio condotto tra il 1932 e il 1972 dal Servizio sanitario pubblico degli Stati Uniti (PHS) e dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) su un gruppo di quasi 400 uomini afroamericani affetti da sifilide con lo scopo dello studio di osservare gli effetti della malattia quando non veniva trattata, anche se alla fine dello studio i progressi della medicina la resero completamente curabile, con i soggetti uomini non informati della natura dell’esperimento;  di conseguenza morirono più di 100 persone, ndt] o lo studio sull’epatite di Willowbrook [uno studio in un’istituzione per bambini disabili mentali dove si arrivò a somministrare virus vivi dell’epatite prelevati da altri campioni di feci a sessanta bambini sani, ndt].

Sostieni Renovatio 21

Elliott è feroce. Dice che studenti e medici possono essere socializzati affinché accettino situazioni moralmente indifendibili. Gli informatori coraggiosi sono essenziali per rompere la bolla di competenza sicura di sé.   «Le tradizioni mediche sono notoriamente difficili da sradicare e la medicina accademica non tollera facilmente il dissenso etico. Dubito che si possa avere fiducia che la professione medica possa riformarsi».   «Intraprendere la carriera medica è come trasferirsi in un Paese straniero di cui non si comprendono gli usi, i rituali, le buone maniere o la lingua. La tua principale preoccupazione all’arrivo è come integrarti ed evitare di offendere. Questo è vero anche se le usanze locali sembrano arretrate o crudeli. Inoltre, questo particolare Paese ha un governo autoritario e una rigida gerarchia di status in cui il dissenso non è solo scoraggiato ma anche punito. Per vivere felicemente in questo paese devi convincerti che qualunque disagio provi deriva dalla tua ignoranza e mancanza di esperienza. Col tempo impari ad assimilare. Potresti anche arrivare a ridere di quanto eri ingenuo quando sei arrivato».   «Uno dei grandi misteri del comportamento umano è il modo in cui le istituzioni creano mondi sociali in cui pratiche impensabili arrivano a sembrare normali. Questo vale tanto per i centri medici accademici quanto per le carceri e le unità militari. Quando ci viene detto di un terribile scandalo della ricerca medica, presumiamo che lo vedremmo proprio come l’informatore Peter Buxtun vide lo studio sulla sifilide di Tuskegee: un abuso così scioccante che solo un sociopatico potrebbe non percepirlo».   «Eppure raramente accade in questo modo. Buxtun ha impiegato sette anni per convincere gli altri a vedere gli abusi per quello che erano. Ad altri informatori ci è voluto ancora più tempo. Anche quando il mondo esterno condanna una pratica, le istituzioni mediche in genere insistono sul fatto che gli esterni non la capiscono veramente».   Michael Cook   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine dello studio sulla sifilide Tuskegee di pubblico dominio CC0 via Wikimedia.
Continua a leggere

Bioetica

Proprietario di sito web di castrazione riconosciuto colpevole di lesioni personali gravi

Pubblicato

il

Da

Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

«Potenziamento» normalmente connota l’aggiunta di poteri oltre il normale funzionamento umano. Tuttavia, ci sono tipi oscuri di miglioramento che li rimuovono.

 

Un cittadino norvegese che vive in Inghilterra è stato appena giudicato colpevole di diversi reati di lesioni personali gravi per aver gestito un sito web di castrazione rivolto a uomini che vogliono essere «nullos» – maschi senza genitali.

 

Marius Gustavson, 46 anni, e altri hanno effettuato numerose mutilazioni attraverso il suo sito Eunuch Maker [«creatore di eunuchi», ndt], che contava circa 23.000 abbonati in tutto il mondo. Secondo la BBC, il sito gli ha fruttato circa 375.000 dollari. Lui e i suoi assistenti filmavano le procedure e le pubblicavano sul sito web dove erano disponibili in pay-per-view.

 

A Gustavson è stato amputato il pene (che teneva in un cassetto a casa sua), il capezzolo e la gamba.

 

Secondo il suo avvocato, Gustavson è caduto in questo mondo oscuro dopo il crollo del suo matrimonio nel 2011. «Quando è finito, lo ha mandato in una spirale», ha spiegato. «Aveva il desiderio di essere l’architetto del proprio corpo. La sua modifica lo ha portato a sentimenti di empowerment» [potenziamento, ndt].

Sostieni Renovatio 21

«È impossibile sapere quanti procedimenti siano avvenuti negli anni in cui era attivo il sito Eunuch Maker», ha detto alla corte il pubblico ministero . «Gustavson è stato coinvolto in un minimo di 30 procedure».

 

«È una caratteristica incredibile di questo caso che il sito web operasse in bella vista, non nel dark web, ma accessibile a chiunque vi si imbattesse e avesse l’inclinazione e i mezzi per vedere il raccapricciante filmato».

 

Insieme a lui verranno condannati altri sei partecipanti al suo piano. La polizia dice che stanno salvaguardando 13 vittime.

 

Qui c’è un’evidente angolazione bioetica.

 

Nella copertura mediatica di questa storia raccapricciante non vi era alcun accenno al fatto che gli uomini fossero stati castrati involontariamente. Penectomie e orchiectomie vengono eseguite regolarmente dai chirurghi su uomini che vogliono essere «nullos». Queste procedure sono state approvate anche dalla World Professional Association for Transgender Health.

 

Quindi è solo il monopolio della professione medica a trasformare gli affari del signor Gustavson in un crimine?

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

 

Continua a leggere

Più popolari