Controllo delle nascite
La destra induista vuole imporre il limite di due figli nello Stato dell’Uttar Pradesh
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews
Il nazionalista indù Yogi Adityanath, capo del governo locale in crisi di consensi, cavalca la ricetta del contenimento demografico come via allo sviluppo. Le famiglie con più di quattro componenti verrebbero escluse dai sussidi pubblici e dalla possibilità di candidarsi alle elezioni. Ma le nascite in India stanno già calando in modo drastico anche senza queste misure.
A chi mette al mondo più di due figli sarebbe vietato accedere a impieghi pubblici, ottenere promozioni e soprattutto non potrebbe più beneficiare dei sussidi di assistenza sociale. Al contrario alle famiglie con un massimo di quattro componenti sarebbero destinati ulteriori incentivi economici.
L’Uttar Pradesh vuole introdurre il limite di due figli per famiglia. Ad annunciarlo è stato il capo del governo locale Yogi Adityanath – un esponente del BJP, il partito nazionalista indù del premier Narendra Modi – parlando della bozza di un disegno di legge che è stato già predisposto dalla Commissione legislativa dell’Uttar Pradesh, uno Stato che con 220 milioni di abitanti è uno dei più popolosi dell’India.
Sulla carta non si tratterebbe di un divieto vero e proprio ad avere un numero maggiore di figli; il provvedimento otterrebbe il medesimo obiettivo attraverso una serie di misure indirette: a chi mette al mondo più di due figli sarebbe vietato accedere a impieghi pubblici, ottenere promozioni e soprattutto non potrebbe più beneficiare dei sussidi di assistenza sociale. Al contrario alle famiglie con un massimo di quattro componenti sarebbero destinati ulteriori incentivi economici.
Verrebbe persino impedito di candidarsi alle elezioni locali a chi ha una famiglia numerosa, anche se a rendere grottesca questa parte della norma è il fatto che – secondo una rilevazione compiuta dal sito web Scroll – la maggioranza degli attuali parlamentari che dovrebbero discuterla a Lucknow ha più di due figli.
Verrebbe persino impedito di candidarsi alle elezioni locali a chi ha una famiglia numerosa, anche se a rendere grottesca questa parte della norma è il fatto che – secondo una rilevazione compiuta dal sito web Scroll – la maggioranza degli attuali parlamentari che dovrebbero discuterla a Lucknow ha più di due figli.
Gli osservatori ritengono che dietro l’iniziativa di Yogi Adityanath vi sia l’intento di sviare l’attenzione dagli scarsi risultati ottenuti finora dal suo governo, in vista delle elezioni che nell’Uttar Pradesh si terranno il prossimo anno. Ma la ricetta «meno bocche da sfamare, meno povertà», già rivelatasi fallimentare in altri contesti, appare ancora più pretestuosa se si considera che in India il numero dei figli sta già calando senza bisogno di norme come questa. Il tasso di fertilità delle donne tra i 15 e i 49 anni nel 1992/1993 era di 3,4 figli; secondo il dato del 2015/2016 (l’ultimo ufficiale disponibile) è già sceso a 2,2. Secondo le proiezioni del National Family Health Survey, esso scenderà ancora a quota 1,8 figli entro il 2030. Lo stesso Uttar Pradesh, che attualmente con 2,7 figli per donna ha un tasso di fertilità superiore alla media nazionale, nel 1992/1993 era a quota 4,82.
Per queste ragioni l’annuncio di Yogi Adityanath sta facendo discutere anche all’interno dello stesso schieramento dei nazionalisti indù: contro l’adozione della norma, per esempio, si è schierata la Vishwa Hindu Parishad, una delle maggiori organizzazioni della galassia hindutva.
Se il disegno di legge dovesse essere approvato, l’Uttar Pradesh non sarebbe il primo Stato indiano ad adottare la politica dei due figli: già altri l’hanno percorsa, sempre con il sistema degli incentivi.
E tra i tristi risultati c’è stato anche un ulteriore aumento della piaga degli aborti selettivi.
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Oligarcato e Necrocultura: il capo di BlackRock elogia la depopolazione e la sostituzione degli umani con le macchine
Sorprendenti ammissioni del CEO di BlackRock Larry Fink durante un evento del World Economic Forum organizzato la scorsa settimana in Arabia Saudita.
L’incontro speciale del WEF – chiamato s Special Meeting on Global Collaboration, Growth and Energy for Development – comprendeva 50 sessioni attorno a tre temi principali: crescita inclusiva; collaborazione globale; ed energia per lo sviluppo. «Nel corso di due giorni, 1.000 leader globali ed esperti provenienti da governi, imprese e società civile si sono riuniti per discutere su come affrontare le più grandi questioni che affliggono il mondo» scrive il sito del gruppo estremista di Klaus Schwab.
Fink, alto papavero dell’oligarcato mondiale, è un habitué di Davos, dove negli anni si è fatto notare per considerazioni notevoli come l’accelerazione dell’abolizione del contante favorita dalla guerra in Ucraina.
Il presidente di BlackRock – fondo di investimenti che ha asset in gestione per 10 trilioni di dollari, secondo alcuni al centro della crisi energetica globale – ha parlato in una sessione chiamata «Investing in a Global Fracture» («Investire in un contesto di frattura globale») trattando di stimoli fiscali e dell’innovazione per creare un «ciclo di investimento molto ampio».
Il sito del WEF, tuttavia, non riporta come il Fink sia finito a parlare, in termini che sembrano elogiativi, della contrazione della popolazione in rapporto all’ascesa dei robot, un fenomeno da lui associato ad una futura fase di benefizio economico.
«Posso sostenere l’idea dei Paesi con la popolazione in contrazione» attacca il Fink, per poi cercare di inquadrare meglio la questione per partire con il suo pensiero all’apparenza controintuitivo.
«È qualcosa di cui non si è ma parlato, sapete, siamo abituati a pensare che una popolazione in contrazione è la causa di una crescita negativa, ma nelle mie conversazioni con i leader… questi grandi Paesi sviluppati che hanno leggi xenofobiche per l’immigrazione che non permettono a nessuno di entrare con popolazioni che si restringono… questi Paesi sviluppano rapidamente la robotica e la tecnologia dell’Intelligenza Artificiale».
«Se la promessa di tutto questo – e non sto dicendo che succederà – trasforma la produttività, cosa che la maggior parte di noi pensa farà, saremo in grado di elevare lo standard di vita dei Paesi e degli individui, anche con popolazioni in contrazione».
Larrry Fink talks about declining population growth in xenophobic countries being augmented by AI and Robots. The only major economies that fit that bill are China & Japan.
We at Phinance Technologies don’t agree with his premise on declining demographics and he doesn’t address… pic.twitter.com/NFfLsjirr6
— Edward Dowd (@DowdEdward) May 3, 2024
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«Il paradigma della crescita negativa della popolazione sta per cambiare» afferma il Fink. «E i problemi sociali che si avranno sostituendo gli umani con le macchine sarà molto più facile in quei Paesi che hanno la popolazione in declino».
L’uomo a capo del più grande ammasso di finanza della storia vi sta dicendo che accetterete la Cultura della Morte: perché siete senza bambini e sempre più dipendenti dai robot.
I paperoni ve lo dicono in faccia: si perderà ogni tabù rispetto alla Necrocultura, l’infertilità sarà considerata un fattore di benessere sociale.
Siamo davanti alla prospettiva, davvero, all’incubo totalitario della sterilità (e, per corollario, dell’omosessualità) come obbligo inflitto alla società dallo Stato, come nel romanzo di Anthony Burgess Il seme inquieto (1962). Il cambio di paradigma è annunciato: nulliparo e robotico è bello, è giusto, è obbligatorio.
Se pensavate che il green pass fosse l’attacco finale alla vostra sovranità biologica (e famigliare, spirituale) vi sbagliavate di grosso.
La Necrocultura è oramai slatentizzata, pure nelle parole dei suoi corifei miliardari.
Preparatevi a difendere la vostra prole, a proteggere la vostra stessa capacità di generare la vita umana. Perché, giocoforza, contro di esse vi scateneranno lo Stato moderno e – non è più un film di fantascienza – orde di robot a quattro zampe, a due zampe, a quattro eliche che vi toglieranno il lavoro, vi sorveglieranno, vi daranno la caccia, vi staneranno, vi uccideranno.
Preparatevi, contro la Necrocultura degli oligarchi e le sue macchine, a difendere l’umanità – a cominciare dalla vostra.
Roberto Dal Bosco
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Come sarà il futuro del mondo a «bassa fertilità»?
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Decenni di preoccupazione per la sovrappopolazione e di incoraggiamento alla contraccezione e all’aborto hanno avuto successo. Ma il sogno di una crescita demografica pari a zero è diventato un incubo, suggerisce un nuovo studio pubblicato su The Lancet. Invece di stabilizzarsi, il numero della popolazione continua a diminuire.
Anche se entro il 2100 oltre il 97% dei paesi e territori avrà tassi di fertilità inferiori a quelli di sostituzione, tassi relativamente elevati nei Paesi a basso reddito, soprattutto nell’Africa subsahariana occidentale e orientale, continueranno a guidare l’aumento della popolazione in queste località per tutto il secolo. Questo «mondo demograficamente diviso» avrà enormi conseguenze per le economie e le società.
The Lancet ha pubblicato le stime del Global Burden of Disease, Injuries, and Risk Factors Study (GBD) 2021, uno sforzo di ricerca globale guidato dall’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) presso la School of Medicine dell’Università di Washington.
Per mantenere la propria popolazione i paesi devono avere un tasso di fertilità totale (TFR) di 2,1 figli per donna. I ricercatori stimano che entro il 2050, 155 Paesi e territori su 204 (76%) saranno al di sotto del livello di sostituzione. Il numero di Paesi e territori al di sotto della sostituzione aumenterà fino a 198 su 204 (97%) entro il 2100.
Solo l’immigrazione – che è sempre una questione altamente controversa – impedirà loro di ridursi.
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Queste nuove previsioni sulla fertilità sottolineano le enormi sfide per la crescita economica in molti paesi a medio e alto reddito, con una forza lavoro in diminuzione e il crescente onere sui sistemi sanitari e di sicurezza sociale dovuto all’invecchiamento della popolazione.
Nel 2021, il 29% dei bambini del mondo è nato nell’Africa subsahariana; entro il 2100, si prevede che questa percentuale aumenterà fino a raggiungere oltre la metà (54%) di tutti i bambini.
«Stiamo affrontando un cambiamento sociale sconcertante nel 21° secolo», ha affermato l’autore principale, il professor Stein Emil Vollset, dell’IHME. «Il mondo si troverà ad affrontare contemporaneamente un “baby boom” in alcuni Paesi e un “baby bust” in altri. Mentre la maggior parte del mondo si confronta con le gravi sfide legate alla crescita economica di una forza lavoro in contrazione e alle modalità di assistenza e pagamento per l’invecchiamento della popolazione, molti dei Paesi con risorse più limitate dell’Africa sub-sahariana saranno alle prese con il modo di sostenere l’invecchiamento della popolazione. popolazione più giovane e in più rapida crescita del pianeta in alcuni dei luoghi politicamente ed economicamente più instabili, stressati dal caldo e con problemi di sistema sanitario sulla terra».
«Le implicazioni sono immense», ha affermato la co-autrice principale, la dott.ssa Natalia V. Bhattacharjee. «Queste tendenze future nei tassi di fertilità e nelle nascite vive riconfigureranno completamente l’economia globale e l’equilibrio di potere internazionale e richiederanno una riorganizzazione delle società. Il riconoscimento globale delle sfide legate alla migrazione e alle reti di aiuto globali sarà ancora più critico quando c’è una forte concorrenza per i migranti per sostenere la crescita economica e mentre il baby boom dell’Africa sub-sahariana continua a ritmo sostenuto».
Solo sei paesi sopra il livello di sostituzione nel 2100
Il TFR globale si è più che dimezzato negli ultimi 70 anni, da circa cinque figli per ogni femmina nel 1950 a 2,2 bambini nel 2021, con oltre la metà di tutti i Paesi e territori al di sotto del livello di sostituzione della popolazione di 2,1 nascite per femmina a partire dal 2021. Questa tendenza è particolarmente preoccupante per luoghi come la Corea del Sud e la Serbia, dove il tasso è inferiore a 1,1 figli per ogni donna.
Ma per molti Paesi dell’Africa sub-sahariana, i tassi di fertilità rimangono elevati: il TFR della regione è quasi il doppio della media globale, con quattro figli per donna nel 2021. In Ciad, il TFR di sette nascite è il più alto del mondo.
Nei prossimi decenni, si prevede che la fertilità globale diminuirà ulteriormente, raggiungendo un TFR di circa 1,8 nel 2050 e 1,6 nel 2100, ben al di sotto del livello di sostituzione. Si prevede che entro il 2100 solo sei dei 204 paesi e territori (Samoa, Somalia, Tonga, Niger, Ciad e Tagikistan) avranno tassi di fertilità superiori a 2,1 nascite per femmina. In 13 paesi, tra cui Bhutan, Bangladesh, Nepal e Arabia Saudita, si prevede che i tassi scenderanno addirittura al di sotto di un figlio per donna.
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Si prevede che il TFR in Europa occidentale sarà pari a 1,44 nel 2050, scendendo a 1,37 nel 2100, con Israele, Islanda, Danimarca, Francia e Germania che dovrebbero avere i tassi di fertilità più alti tra 2,09 e 1,40 alla fine del secolo. Si prevede che le tariffe saranno molto più basse nel resto dell’Europa e in alcune parti dell’Asia.
La maggior parte del mondo sta attraversando una fase di declino naturale della popolazione (quando il numero di morti supera il numero di nati vivi); si prevede che nel 2100 solo 26 paesi continueranno a crescere in termini di popolazione, tra cui Angola, Zambia e Uganda.
Politiche pro natali
Lo studio ha inoltre esaminato l’impatto delle politiche pro-natali progettate per fornire sostegno finanziario e assistenza ai bambini e alle famiglie. L’esperienza dei paesi che hanno implementato tali politiche suggerisce che queste impediranno solo ai paesi di scendere a livelli di fertilità estremamente bassi (con solo 30 paesi e territori al di sotto di un TFR di 1,3 nel 2100 se le politiche pro-natali vengono implementate rispetto ai 94 della maggior parte dei paesi). scenario probabile).
«Non esiste una soluzione miracolosa», ha detto Bhattacharjee. «Le politiche sociali volte a migliorare i tassi di natalità, come il miglioramento del congedo parentale, l’assistenza all’infanzia gratuita, gli incentivi finanziari e ulteriori diritti occupazionali, potrebbero fornire un piccolo impulso ai tassi di fertilità, ma la maggior parte dei paesi rimarrà al di sotto dei livelli di sostituzione. E una volta che la popolazione di quasi tutti i paesi diminuirà, sarà necessario fare affidamento sull’immigrazione aperta per sostenere la crescita economica. I paesi dell’Africa sub-sahariana hanno una risorsa vitale che le società che invecchiano stanno perdendo: una popolazione giovane».
«C’è una reale preoccupazione che, di fronte al calo demografico e all’assenza di soluzioni chiare, alcuni paesi potrebbero giustificare misure più draconiane che limitano i diritti riproduttivi», ha avvertito.
Michael Cook
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