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La Costituzione italiana modificata alla luce di Laudato si’?

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L’8 febbraio il Parlamento italiano approvava quasi all’unanimità la riforma di due articoli della Costituzione in chiave «ecologica», con un iter di pochi mesi, del tutto inusuale per i tempi delle Camere in Italia e ancor più inusuale per una modifica costituzionale. Cosa pensare di tali interventi e del pensiero ad essi soggiacente?

 

La costituzione della Repubblica Italiana, approvata nel 1948, si iscrive logicamente nel solco delle costituzioni liberali occidentali, dalla Rivoluzione francese in poi. Presenta tutte le problematiche comuni a tali tipi di documenti: diritti dell’uomo, libertà religiosa, assenza di riferimenti all’ordine divino, laicità, e tutti i ben noti princìpi condannati a più riprese dai Pontefici del passato come contrari alla Rivelazione.

 

Quei princìpi liberali e rivoluzionari furono accettati dagli uomini di Chiesa, come è noto, con la dichiarazione Dignitatis humanae del 1965, nel corso del Vaticano II. Generate dal mondo ed entrate nelle costituzioni degli Stati moderni, solo in seguito a una lunga battaglia queste idee penetrarono nelle menti e nei documenti dell’episcopato cattolico. Come ebbe a dire il Cardinal Suenens, il Vaticano II era davvero stato il «1789 nella Chiesa».

La nuova prospettiva ambientalista, che fa della terra un’entità soggetto di diritti e quasi una persona vivente da tutelare, è entrata prima nei documenti di Papa Francesco, e solo in seguito nella costituzione (almeno in quella italiana)

 

Questa volta invece la nuova prospettiva ambientalista, che fa della terra un’entità soggetto di diritti e quasi una persona vivente da tutelare, è entrata prima nei documenti di Papa Francesco, e solo in seguito nella costituzione (almeno in quella italiana).

 

L’enciclica Laudato si’

L’enciclica di Papa Francesco, pubblicata nel 2015, è veramente la carta fondamentale di questa nuova era della Chiesa: essa si presenta infatti come «una visione filosofica e teologica dell’essere umano e della creazione» (n.130).

 

Nel VI capitolo si richiede esplicitamente tale «conversione ecologica» (sic) all’individuo e alla Chiesa stessa (nn. 216-217), presentata, con un termine tipicamente modernista, come aspetto essenziale dell’«esperienza cristiana», specificando bene che non si tratta solo di dottrine e di idee ma «di sentire, di vivere», di una «mistica che ci anima». I grandi doveri ecologici del mondo nuovo hanno bisogno di una profonda ragione per essere vissuti, e il Cristianesimo (come altre esperienze religiose) si presenta qui come questo motore di animazione spirituale.

L’attuale governo italiano si è dunque dato missione di portare l’Italia in la nuova prospettiva ecologica, modificando perfino la costituzione

 

Nell’enciclica la terra viene presentata come un vero organismo vivente, madre e sorella, non solo in senso figurato. Se Gaudium et spes 22, sviluppato da Giovanni Paolo II in Redemptor hominis, poteva dire che «con l’Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo» (per la dottrina cattolica, con l’Incarnazione il Figlio di Dio si è unito personalmente a una natura umana, quella nata da Maria Vergine), oggi ci si dice che il Cristo si è unito alla creazione intera (cf., ad esempio, i nn. 235 e 238 dell’enciclica), e quindi essa è tutta degna di carità e di salvezza in quanto tale, così come ogni uomo era salvo secondo Giovanni Paolo II.

 

Il V capitolo dell’enciclica è un grande invito agli Stati, alle organizzazioni internazionali e alle associazioni a rivedere profondamente le loro priorità, non solo con interventi occasionali, ma con un’agenda ambientale lungimirante e radicata nei princìpi (n. 177-178). A questo appello sembra rispondere il Parlamento italiano.

 

La «transizione ecologica» in Italia

L’attuale governo italiano si è dunque dato missione di portare l’Italia in questa nuova prospettiva, modificando perfino la costituzione. Si era già creato un apposito «ministero della transizione ecologica», affidato al fisico Roberto Cingolani, noto per aver affermato in una conferenza del giugno 2021 che «il pianeta terra è progettato [da chi? ndr] per tre miliardi di persone» e che «l’essere umano è un parassita perché consuma energia senza produrre nulla». Pochi giorni dopo aveva affermato a La Stampa che la transizione ecologica «potrebbe essere un bagno di sangue» e che «dovremo far pagare molto la CO2 con conseguenze, ad esempio sulla bolletta elettrica». Oggi questo personaggio esulta per le modifiche costituzionali.

All’articolo 41, che disponeva che l’iniziativa economica privata poteva essere limitata solo da esigenze di sicurezza o dignità e libertà umana, si è aggiunto che essa può essere regolata (anche positivamente) da esigenze ambientali

 

D’ora in avanti quindi all’articolo 9 della Costituzione (articolo che rientra tra i «princìpi fondamentali») si specifica che, oltre alla cultura e al paesaggio, la Repubblica «tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali».

 

All’articolo 41, che disponeva che l’iniziativa economica privata poteva essere limitata solo da esigenze di sicurezza o dignità e libertà umana, si è aggiunto che essa può essere regolata (anche positivamente) da esigenze ambientali. La riforma di ampie parti dei codici civili e penali, che finora consideravano ambiente e animali come «cose» al servizio dell’uomo, non si farà attendere.

 

La costituzionalista Marilisa D’Amico ha commentato «Fino ad oggi la nozione di ambiente è stata riconosciuta in un’ottica antropocentrica, legata al diritto alla salute dell’uomo: l’individuo è beneficiario della tutela giuridica e non l’ambiente in quanto tale (escluso il suo valore paesaggistico, che è sempre figlio di una visione umana).

La riforma di ampie parti dei codici civili e penali, che finora consideravano ambiente e animali come «cose» al servizio dell’uomo, non si farà attendere

 

Adesso è stata adottata una concezione oggettivistica dell’ambiente: si tratta di un’acquisizione che si pone in linea con l’evoluzione della giurisprudenza costituzionale che ha valorizzato la dimensione autonoma della nozione di ambiente negli ultimi anni».

 

Insomma, lo Stato italiano ci annuncia che la tutela dell’ambiente potrà giustificare ogni intervento di riduzione dell’economia (e magari della popolazione, come vuole il ministro Cingolani), perché la terra (come gli animali) è soggetto autonomo di diritti, in una visione poco sorprendentemente simile a quella di Papa Francesco.

 

Gli uomini di Chiesa sembrano aver dunque recuperato quel «ritardo di duecento anni» di cui parlava il Cardinal Martini poco prima di morire.

Insomma, lo Stato italiano ci annuncia che la tutela dell’ambiente potrà giustificare ogni intervento di riduzione dell’economia (e magari della popolazione, come vuole il ministro Cingolani), perché la terra (come gli animali) è soggetto autonomo di diritti

 

Ormai precedono anche gli Stati occidentali nella corsa verso l’abisso. Avviano processi, come dice Papa Francesco, credendo che «il tempo sia superiore allo spazio».

 

Purtroppo però hanno dimenticato Colui che rimane in eterno, superiore al tempo e allo spazio.

 

 

 

Articolo previamente apparso su FSSPX.news

 

Immagine della Presidenza della Repubblica Italiana via Wikimedia; fonte Quirinale.it; immagine tagliata

 

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Geopolitica

Armenia, Pasqua di tensioni tra la Chiesa e il primo ministro

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Pašinyan «predica» utilizzando salmi e immagini del Vangelo per difendere la sua politica. Karekin II e il clero gli rispondono che il suo compito è «guarire le ferite del suo popolo che subito gravi perdite». Dietro allo scontro la ferita della rinuncia al Nagorno Karabakh mentre è tornata a salire la tensione con l’Azerbaigian.

 

Molti sacerdoti della Chiesa Apostolica armena hanno reagito alla «predica politica» del primo ministro Nikol Pašinyan durante le celebrazioni della Pasqua, che in armeno è chiamata Zurb Zatik, «Liberazione dalla Sofferenza» e si celebra secondo il calendario gregoriano, in quanto gli armeni non hanno seguito gli ortodossi di tradizione bizantina nel difendere il «vecchio calendario». Lo stesso patriarca, il katholikos Karekin II, nel suo messaggio pasquale ha ammonito i fedeli che «ci troviamo in tempi difficili e pieni di imprevisti per l’Armenia».

 

La sera della vigilia pasquale, il Čragalujts, Pašinyan ha incontrato i membri del suo partito dell’Accordo Civile nella città di Artašat, centro amministrativo della regione di Ararat, e nel corso della discussione ha fatto ricorso inaspettatamente al Discorso della Montagna di Gesù, dichiarando che «la dimensione politica delle fondamenta del cristianesimo per me non è meno importante di quella spirituale», in quanto «Gesù Cristo non è soltanto il Figlio di Dio, ma anche la figura ideale del leader».

 

Il Signore era anche «un grandissimo rivoluzionario, che per un certo periodo è andato in giro per il mondo, cambiandolo profondamente con le sue azioni». Il premier ha quindi paragonato il destino del Salvatore con quello del suo partito, che diverse volte «era morto» e poi «è sempre risorto», vedendo un particolare significato nelle parole del Vangelo che proclamano «Beati i perseguitati per la giustizia, poiché di essi è il Regno dei Cieli», parole «che mi hanno sempre dato tanta forza nei momenti più difficili», ha concluso Pašinyan.

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In questi giorni diversi membri del clero hanno commentato queste parole, a cominciare dal capo del servizio informativo della curia di Ečmjadzin, la sede patriarcale, il sacerdote Esai Artenyan, che ha ricordato come «Cristo fu crocifisso proprio perché non voleva essere un rivoluzionario, e prendere il potere… nel Vangelo ci sono molte testimonianze del fatto che gli ebrei volessero che Gesù diventasse re, ma il Signore si è rifiutato, speravano che li guidasse alla rivolta contro l’imperatore e li liberasse dal giogo dei romani, ma Cristo è il re celeste, come Lui stesso più volte ha spiegato». Padre Esai non ha fatto il nome di Pašinyan, ma i suoi follower sulle reti social hanno capito a chi si riferiva.

 

Del resto non è la prima polemica che nasce tra il premier e la Chiesa armena, e Pašinyan ha perfino rifiutato di partecipare alle celebrazioni pasquali, limitandosi a rivolgere un saluto a tutti i credenti in un breve video pubblicato nei giorni precedenti, in cui invece di congratularsi ha letto il testo del salmo 25, «Signore, fammi giustizia, nell’integrità ho camminato». Il premier ha cominciato nei suoi discorsi a citare passi di letteratura religiosa da alcuni anni, senza spiegarne le motivazioni.

 

Mentre Pašinyan teneva il suo «discorso della montagna» ai piedi dell’Ararat, il patriarca Karekin II guidava i fedeli nel corteo della veglia con le lampade accese al cero pasquale, e anche nella sua omelia non sono mancati i commenti alla situazione politica, esortando i fedeli a «dare la giusta risposta alle realtà che ci affliggono, il compito del nostro popolo è quello di superare le divisioni interne e l’incomunicabilità, guarire le ferite del popolo che ha sofferto di gravi perdite, rafforzando la Patria unendo le forze». La grazia del Risorto deve fare in modo che «non ci riduciamo a essere una nazione debole e sconsolata, che mette in pericolo il futuro e l’indipendenza della nostra Patria».

 

La Chiesa ha sempre criticato l’arrendevolezza del governo sulla questione dell’Artsakh, la «terra dei nostri guerrieri e dei nostri martiri», ha ricordato il katholikos.

 

Nel Nagorno Karabakh stanno «le tombe scavate per noi malvagi, ma la tomba di chi vince l’angoscia della morte insieme a Cristo è vuota, noi crediamo nella risurrezione». Le parole del capo dei cristiani armeni sono risuonate come un appello a riprendere la lotta contro il nemico, proprio nei giorni in cui si rinnovano i conflitti di frontiera con l’Azerbaigian. In Armenia i politici parlano con i versi dei salmi e dei vangeli, mentre i preti usano la lingua della politica e della guerra.

 

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Immagine di Kremlin.ru via Wikimedia pubblicata su licenza e Creative Commons Attribution 4.0 International .

 

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Sinodo 2024, grandi manovre in favore dell’ordinazione delle donne

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La seconda sessione del sinodo sulla sinodalità si svolgerà dal 2 al 27 ottobre 2024, e il blog italiano Messa in latino del 19 febbraio, riprendono le informazioni fornite sul suo account X da Diane Montagna del sito LifeSiteNews, secondo cui Francesco ha nominato diversi consultori, tra cui tre donne chiaramente orientate.   Otto mesi prima del sinodo, queste nomine non sono aneddotiche. Giudichiamo dai precedenti di servizio queste tre donne:   Una suora tedesca, suor Birgit Weiler, docente di teologia in Perù, che nell’aprile 2023 disse: «penso che le donne che si sentono chiamate a farlo dovrebbero poter essere ammesse al sacerdozio».   Un’insegnante brasiliana, Maria Clara Lucchetti Bingemer, sostenitrice della «teologia femminista», si è espressa anche a favore dell’ordinazione delle donne al sacerdozio.

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Una sociologa americana, Tricia C. Bruce, autrice nel 2021 di un rapporto per il diaconato femminile dal titolo: Called to Contribute: Findings from an In-Depth Interview Study of US Catholic Women & the Diaconate [Chiamate a partecipare: risultati di uno studio approfondito sulle donne cattoliche americane e il diaconato].   In Belgio, come annunciato da FSSPX.Attualità del 22 febbraio: «l’episcopato belga ha pubblicato una bozza delle priorità di discussione per la seconda sessione della 16a assemblea generale del sinodo dei vescovi – ottobre 2024».   Tra le priorità contenute in questo documento di meno di cinque pagine troviamo «il posto della donna nella Chiesa». Basandosi su quanto «insegna la nostra società: l’uguaglianza di genere, l’importanza delle pari opportunità tra uomini e donne», il testo chiede «il via libera affinché le conferenze episcopali possano adottare alcune misure».   E chiarisce: «l’attribuzione di una crescente responsabilità pastorale alle donne e l’ordinazione diaconale delle donne non dovrebbero essere universalmente obbligatorie o proibite».   I vescovi belgi chiedono inoltre «che ciascuna conferenza episcopale o assemblea episcopale continentale possa adottare alcune misure in vista dell’ordinazione sacerdotale dei viri probati [uomini sposati con una certa esperienza dovuta alla loro età]. L’ordinazione sacerdotale dei viri probati non dovrebbe essere universalmente obbligatoria o vietata».

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L’aeroporto di Dublino esita a cancellare la «benedizione degli aerei» annuale in seguito alla protesta pubblica

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L’aeroporto più trafficato d’Irlanda sta rivedendo la sua annuale “benedizione degli aerei”, che ha avuto luogo dal 1947. Lo riporta LifeSite.

 

L’aeroporto di Dublino conta in media circa 30 milioni di passeggeri all’anno. Fondato nel 1940, dispone di una chiesa cattolica in loco chiamata Nostra Signora Regina del Cielo, aperta nel 1964. È disponibile anche una «sala di preghiera multireligiosa».

 

Notizie sui social media da parte di organi di stampa irlandesi all’inizio di questa settimana affermavano che l’aeroporto di Dublino ha annullato il rituale della benedizione degli aerei, che si svolge ogni giorno di Natale quando l’aeroporto è chiuso ai viaggi.

 

Padre Des Doyle ne è il cappellano dal 2008 e ha benedetto gli aerei più recentemente nel dicembre 2023.

 

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Il sito conservatore Gript.com ha riferito che l’aeroporto ha ricevuto una richiesta da John Hamill, un noto ateo del Paese, di condurre una benedizione «non religiosa». Il redattore di Gript John McGuirk ha detto su X che la lettera di Hamill avrebbe spinto l’aeroporto a condurre una «revisione» dei suoi protocolli di sicurezza che ha portato all’annullamento della benedizione.

 

Il team dei social media dell’aeroporto ha risposto a McGuirk su X contestando la sua richiesta. «Per maggiore chiarezza, la decisione non ha nulla a che fare con “un attivista laico che richiede il diritto di tenere una benedizione non religiosa”. È il risultato delle modifiche ai protocolli di sicurezza relativi all’accesso lato volo”, hanno scritto.

 

Eppure Hamill, in un post su X, ha affermato di aver richiesto una «benedizione per mancanza di fede» e che l’aeroporto ha annunciato in seguito «tutte queste benedizioni saranno cancellate». Poi, dopo la pubblicazione dell’articolo di Gript, i cattolici si sono lamentati e l’aeroporto ha affermato che stava riconsiderando la sua politica.

 

Un portavoce dell’autorità aerea dublinese DAA, il gestore dell’aeroporto ha risposto a LifeSiteNews con una dichiarazione per cui «a causa delle recenti modifiche ai protocolli di sicurezza, l’accesso lato volo è ora limitato alle sole operazioni aeroportuali. Per questo motivo non potranno più essere agevolate le attività non operative sulla pista. Stiamo attualmente lavorando a un nuovo approccio per facilitare la tradizionale benedizione natalizia degli aerei all’aeroporto di Dublino».

 

Michael Collins, un membro del Parlamento irlandese che rappresenta Cork South-West, ha detto a Gript di essere «deluso» dalla decisione iniziale e che la benedizione degli aerei «è una tradizione importante» che dovrebbe poter continuare.

 

Aer Lingus è la compagnia aerea di bandiera del governo irlandese. Originariamente la benedizione annuale aveva luogo ogni estate solo per gli aerei della compagnia, che prendono il nome dai santi. Fu spostato a Natale nel 1967.

 

All’inizio degli anni ’60 fu pubblicato un mini-documentario che spiegava la natura unica della benedizione.

 

 

La popolazione irlandese è circa il 70% cattolica. Nel 1920 Papa Benedetto XV nominò Nostra Signora di Loretta patrona dell’aviazione.

 

Su YouTube circolano video che mostrerebbero che venivano benedetti anche gli aerei della compagnia irlandese Ryanair.

 

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Immagine di Anna Zvereva via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic

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