Cina
La Cina ammonisce Taiwan sulla protezione offerta dagli USA: finirete come Kabul
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di Asianews
Per il quotidiano vicino al governo di Pechino la caduta dell’Afghanistan è una «lezione» per Taipei. Da Saigon alla Siria, per gli americani è prassi «abbandonare gli alleati». La leadership dell’isola deve «svegliarsi dai sogni» di indipendenza. Esercitazioni militari cinesi al largo di Taiwan.
Il ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan ha determinato una «rapida caduta» del governo di Kabul, mentre il mondo assisteva con i propri occhi «all’evacuazione dei diplomatici in elicottero» come avvenuto alla fine della guerra in Vietnam, nel 1975.
È quanto scrive in un editoriale il Global Times, quotidiano in lingua inglese del Partito comunista cinese: commentando a caldo i fatti dell’Afghanistan sottolinea che «la fuoriuscita» di Washington è «una lezione» per il Partito progressista democratico (PPD) di Taiwan.
L’organo ufficiale del governo cinese dice che «la fuoriuscita» di Washington è «una lezione» per il Partito progressista democratico (PPD) di Taiwan.
Da Saigon alla Siria, avverte il giornale vicino al governo di Pechino, «abbandonare gli alleati» per «proteggere i propri interessi» è un «difetto» intrinseco «radicato» negli USA. E il messaggio è accompagnato da una eloquente vignetta in cui l’aquila americana accompagna la presidente Tsai Ing-wen verso un tombino aperto.
Per l’organo di informazione legato alla leadership comunista, Taiwan «è con tutta probabilità l’alleato più conveniente» degli Stati Uniti nell’Asia orientale, sebbene non vi sia una «presenza militare» sull’isola.
Washington, osserva, vende armi e incoraggia il governo locale «ad attuare politiche anti-continente mediante sostegno politico e manipolazione». Un approccio che ha «causato un certo grado di impoverimento» fra le due sponde dello Stretto.
Il Global Times invita Taipei a «svegliarsi dai propri sogni» di indipendenza, valutando con attenzione quanto «successo in Afghanistan: una volta scoppiata la guerra – aggiunge – la difesa dell’isola crollerà in poche ore e l’esercito americano non verrà in aiuto».
Ecco perché, conclude l’editoriale, la scelta migliore per i vertici del PPD «è evitare di portare la situazione a quel punto» e «agire come pedine strategiche degli Stati Uniti, portando i frutti amari di una guerra».
Da Saigon alla Siria, avverte il giornale vicino al governo di Pechino, «abbandonare gli alleati» per «proteggere i propri interessi» è un «difetto» intrinseco «radicato» negli USA
Alla propaganda degli organi di partito si affiancano anche le operazioni militari sul terreno: proprio in queste ore, infatti, la Cina ha promosso una serie di esercitazioni e simulato attacchi con navi da guerra e caccia nelle acque a sud-ovest e sud-est di Taiwan.
Per il governo di Pechino quelle dell’Esercito popolare di liberazione sono una risposta «alle interferenze esterne» e alle «provocazioni» contro la sovranità cinese nell’area.
In una nota il comando orientale PLA ha affermato che navi da guerra, aerei antisommergibile e aerei da combattimento hanno effettuato vicino Taiwan un «assalto congiunto a fuoco e altre esercitazioni utilizzando truppe reali».
Il ministero della Difesa di Taiwan non ha voluto commentare le ultime esercitazioni militari promosse da Pechino nell’area.
Di contro, i vertici militari cinesi affermano che di recente Washington e Taipei hanno «a più riprese lanciato provocazioni […] violando in modo grave la sovranità della Cina e minando la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan».
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Cina
Storie di utero in affitto in Cina
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Questa storia nasce dall’intersezione tra la politica cinese del figlio unico, l’assenza volontaria di figli, la maternità surrogata e le norme tradizionali di pietà filiale.
Come riportato dal South China Morning News, un uomo di Yiyang, nella provincia di Hunan, nella Cina centrale, desiderava disperatamente un nipote. Ma sua figlia, 29 anni, ha rifiutato di avere figli o di sposarsi. Così, all’insaputa della moglie, ha organizzato tramite un’agenzia una studentessa universitaria come madre surrogata. Era impregnata del suo stesso sperma.
Sua moglie è tornato a casa un giorno nel 2022 e trovò una tata con un bambino. Lo sconosciuto disse alla moglie che la bambina apparteneva a lei e a suo marito. E infatti, poiché il marito aveva rubato la carta d’identità della moglie, lei e il marito erano stati registrati come genitori del bambino.
La moglie infuriata ha detto ai media: «Mio marito ha detto [a mia figlia]: “La tua scelta significa che non sarò mai nonno. Che senso ha crescerti? Non avere un bambino significa non essere filiale, secondo la cultura tradizionale cinese”». Ora minaccia di divorziare da lui.
Anche la figlia è sconvolta. Lei sostiene che suo padre è del tutto incapace di allevare un figlio da solo. Teme di essere legalmente obbligata ad allevare lei stessa il bambino se i suoi genitori procedessero con il divorzio.
L’orgoglioso padre è ignaro dell’opposizione della sua famiglia. Il suo commento è stato che, poiché la bambina era così carina e sana, la prossima volta avrebbe potuto chiedere all’agenzia di maternità surrogata un maschio.
Michael Cook
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Cina
Ancora un governo filo-cinese alle Isole Salomone: Pechino mantiene la presa sul Pacifico
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Cina
Cina, nel 2024 calano i profitti per il settore delle terre rare
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
In una comunicazione alla borsa di Shenzhen, la China Rare Earth Resources and Technology ha riferito che l’industria sta affrontando una «fase cruciale» a livello mondiale. La Cina continua a essere leader nell’estrazione e lavorazione dei minerali, ma le difficoltà dell’economia nazionale e la volontà degli altri Paesi di creare nuove catene di approvvigionamento stanno generando ricavi nettamente minori.
Nonostante gli sforzi da parte del governo cinese di dominare a livello mondiale il settore strategico delle terre rare, i ricavi e i profitti delle aziende che si occupano di estrazione e lavorazione di questi minerali essenziali per il mondo digitale hanno registrato una contrazione. Il conglomerato China Rare Earth Resources and Technology, di proprietà statale, ha comunicato un calo del fatturato del 5,4% nel 2023 rispetto all’anno precedente, mentre l’utile netto è crollato del 45,7%.
I dati relativi al primo trimestre del 2024 sono ancora più gravi: il fatturato è sceso dell’81,9%, portando a una perdita netta di 288,76 milioni di yuan (meno di 40 milioni di dollari), contro un utile netto di 108,97 milioni di yuan nello stesso periodo dell’anno precedente. Anche altre aziende cinesi hanno riportato riduzioni del fatturato tra il 60% e il 79%, in linea con il generale rallentamento dell’economia nazionale.
In una comunicazione alla borsa di Shenzhen della settimana scorsa, la China Rare Earth Resources and Technology ha spiegato che il settore sta affrontando una «fase cruciale» caratterizzata da rapidi sviluppi e adattamenti strutturali su scala globale che hanno determinato un’erosione dei guadagni. In altre parole, nonostante la Cina resti di gran lunga il primo estrattore mondiale di terre rare, altri Paesi hanno cercato di costruire catene di approvvigionamento alternative.
Per alcuni tipi di minerali, nuove catene di approvvigionamento «sono già state create», ha proseguito il comunicato della China Rare Earth Resources and Technology, che ha affermato di aver attuato «aggiustamenti nella strategia di vendita», senza fornire ulteriori dettagli. Inoltre, un numero crescente di aziende cinesi ha importato minerali estratti all’estero (soprattutto dal Myanmar) a causa delle difficoltà economiche interne, e in particolare di un calo della domanda. Una situazione che non vede miglioramenti e potrebbe portare al «rischio» di un ulteriore calo di prezzi, ha sottolineato ancora la società.
I dati ufficiali delle dogane cinesi confermano tali affermazioni, secondo il Nikkei Asia: le importazioni di alcune terre rare sono aumentate di circa il 60% ed è stato rivisto il limite di estrazione delle terre rare, stabilito a livello nazionale, per consentire un aumento della produzione interna del 21%.
Le terre rare sono un gruppo di 17 minerali fondamentali per la produzione di una serie di tecnologie, che vanno dalle batterie delle auto elettriche alle turbine delle pale eoliche ai pannelli solari. Secondo i dati dell’US Geological Survey (USGS), le riserve mondiali di terre rare ammontano a 110 milioni di tonnellate, di cui il 40% si trovano in territorio cinese. Seguono poi, per estensione di giacimenti, il Myanmar, la Russia, l’India e l’Australia.
I dati dell’USGS mostrano anche che nel 2023 la Cina è stata responsabile dell’estrazione di 240mila tonnellate di terre rare, pari a circa due terzi della produzione globale. Gli Stati Uniti si sono piazzati al secondo posto, seguiti dal Myanmar, ed entrambi lo scorso anno hanno triplicato la produzione.
Negli ultimi anni la Cina è diventata leader del settore migliorando le proprie capacità di estrazione e lavorazione, ma anche ottenendo il controllo di diversi giacimenti in altre zone del mondo. Un’indagine della BBC ha individuato almeno 62 progetti destinati all’estrazione di litio, cobalto nichel o manganese (minerali necessari per la realizzazione di tecnologie verdi) in cui le aziende cinesi hanno una partecipazione.
La regolamentazione del settore a livello nazionale è iniziata nel 2010 e nel corso gli anni, a seguito di una serie di fusioni, sono state create quattro società principali, tra cui il gruppo China Rare Earth, controllato direttamente dal Consiglio di Stato cinese.
Anche il mese scorso il presidente Xi Jinping, durante una visita nell’Hunan una delle maggiori regioni produttrici, ha ribadito la necessità di «migliorare ulteriormente» lo sviluppo dell’utilizzo delle terre rare per generare una «crescita di alta qualità» e di fornire un «alto livello di sicurezza» alla nazione.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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