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Sport e Marzialistica

Judoka serbo punito per aver fatto il segno della croce alle Olimpiadi

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La Federazione Internazionale di Judo (IJF) ha sanzionato il serbo Nemanja Majdov per aver violato le regole religiose dell’organizzazione durante un incontro alle Olimpiadi di Parigi, ha annunciato lunedì l’atleta tramite i social media.

 

Majdov ha dichiarato di essere stato informato della decisione 15 giorni fa e di aver appreso che la sospensione di cinque mesi era dovuta al fatto di essersi fatto il segno della croce prima di un incontro contro il greco Teodor Tselidis.

 

L’atleta ha dichiarato che fino alla scadenza del divieto non potrà partecipare ad alcun torneo, ritiro o preparazione.

 


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In un post su Instagram, Majdov ha affermato che nella sua lettera di risposta all’IJF si era rifiutato di scusarsi per il gesto e che, anche se avesse saputo la punizione che avrebbe ricevuto, non si sarebbe scusato.

 

«Personalmente non è una novità, solo una nuova pagina nella mia carriera e una nuova esperienza di vita. Mi dispiace che uno sport così bello e difficile come il Judo sia caduto in queste cose», ha scritto l’atleta.

 

Durante il suo incontro contro Tselidis, Majdov ha subito una sconfitta precoce dopo aver ricevuto tre cartellini gialli. Frustrato dalla squalifica, Majdov si è espresso duramente contro la sentenza e le Olimpiadi di Parigi nel loro complesso.

 

«Spazzatura satanica. Il loro giudizio è avvelenato… Squalificatemi in due minuti e non datemi la possibilità di mostrare alcunché… Questi vostri valori, lo sport e le Olimpiadi sono solo spazzatura», ha scritto Majdov in una serie di post su Instagram, poi cancellati.

 

 

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«Il Judo è uno sport perduto. Il 100% dell’esito del combattimento è controllato dagli arbitri. Chi si piega e si inchina a loro va avanti. Non lo otterrete mai da me. Non ho bisogno di una medaglia del genere».

 

In un post Instagram del 31 luglio, quindi prima dell’inizio dei Giochi, il Majdov scriveva: «È un onore rappresentare la Serbia ed è un privilegio speciale essere serbo e cristiano ortodosso. Grazie per il vostro supporto, ricevo tantissimi messaggi. Li ripagheremo per ogni lacrima. Quando allora. Staremo davanti a loro con orgoglio, a testa alta, e non l’abbasseremo mai. Loda il Signore per ogni cosa. IC XC NI KA».

 

 

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La sigla IC XC NI KA è un’abbreviazione del greco᾽Ιησου̑ς Ξριστὸς νίκα, cioèè «Gesù Cristo Conquista»

 

L’IJF non ha ancora rilasciato una dichiarazione ufficiale sulla sospensione dell’atleta.

 

Nonostante la medaglia d’oro ad Alice Bellandi nella categoria -78kg, anche FIJLKAM (la Federazione Italiana Judo Lotta Karate e Arti Marziali)  durante i Giochi è entrata pesantemente in polemica con l’arbitraggio internazionale, attaccando le decisioni arbitrali che abrebbero penalizzato gli incontri di Odette Giufrida e Manuel Lombardo, che erano in corsa per la medaglia Parigina.

 

In quel caso l’IJF aveva risposto duramente alla Federazione Italiana, scrivendo che «piena trasparenza e arbitraggio giusto e imparziale, completamente in linea con le regole di arbitraggio IJF così come un sorteggio di arbitri del tutto casuale per ogni gara sono tutte priorità assolute per la IJF e sono presenti in ogni competizione, e naturalmente è così anche ai Giochi Olimpici. Gli arbitri IJF ai Giochi di Parigi 2024 sono i migliori al mondo e hanno anche svolto il loro lavoro delicato lavoro nel World Judo Tour negli ultimi quattro anni. Sono riconosciuti per leloro professionalità, esperienza, imparzialità e onestà».

 

«In questo contesto le accuse riportate dai media italiani e sottolineate dalla Federazione Italiana, che mette in dubbio la regolarità dei risultati di alcune gare, suggerendo che esiste fosse un desiderio di ingiustizia o di manipolazione, sono del tutto infondate. Tutte le decisioni, qualunque esse siano eventualmente, sono assunti sulla base di un’analisi chiara e precisa degli elementi di fatto di ciascun concorso, rigorosamente secondo le norme applicate, accessibili al pubblico e ben note a tutte le delegazioni» continuava il comunicato IJF, apparentemente piccato per le polemiche sollevate dal Judo azzurro.

 

«Le dichiarazioni rilasciate alla stampa da esponenti della Federazione Italiana Judo non hanno alcun fondamento nella realtà. Le regole vanno seguite, verificate e applicate. Tutto ciò che viene contestato durante la competizione riguarda le sanzioni» concludeva la Federazione Internazionale Judo che ora sospende un atleta per un segno della croce.

 

«Non dobbiamo dimenticare che l’obiettivo di ogni competizione di judo resta vincere con un punteggio ippon o waza-ari. Non abbiamo ricevuto alcuna richiesta ufficiale di revisione e siamo sorpresi di vedere argomentazioni infondate o commenti. Nel Judo non c’è spazio per la manipolazione».

 

Non c’è spazio nemmeno per la religiosità degli atleti, a quanto sembra.

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Sport e Marzialistica

Il record dell’Hockey americano lo ha fatto un russo

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L’hockeyista russo Alexander Ovechkin ha raggiunto domenica un altro traguardo nella NHL, la lega hockeistica professionistica statunitense, segnando il suo 895° gol in carriera e battendo il record stabilito dal membro della Hall of Fame Wayne Gretzky, un’impresa un tempo ritenuta intoccabile.   L’attaccante dei Washington Capitals è diventato il miglior marcatore di tutti i tempi della NHL nel secondo tempo di una partita in trasferta contro i New York Islanders domenica.   Il 39enne russo ha segnato contro il suo connazionale, il portiere Ilja Sorokin, la prima volta che Ovechkin ha segnato contro di lui. La partita è stata brevemente posticipata in seguito per onorare il nuovo detentore del record.   Durante la cerimonia che è seguita, Ovechkin ha ringraziato i suoi compagni di squadra, gli allenatori e i tifosi, affermando che l’hockey è uno «sport di squadra».   «Grazie mille, vi amo così tanto», ha detto, aggiungendo che «non sarebbe qui» senza il loro supporto. L’atleta primatista anche ringraziato scherzosamente Sorokin per «avergli permesso di segnare».     «We did it, boys, we did it!». «Ce l’abbiamo fatta, ragazzi! Ce l’abbiamo fatta!».   Ovechkin è tre volte campione del mondo con la nazionale russa e ha portato a casa la Stanley Cup del 2018 con i Washington Capitals, con cui ha trascorso l’intera carriera nella NHL. Gretzky, considerato il più grande giocatore di hockey di tutti i tempi, ha impiegato 1.487 partite per segnare 894 gol. Ovechkin è stato in grado di eguagliarlo nella sua 1.486a partita e di superarlo in quella successiva.   Il rapporto tra la Russia e gli USA si semplifica assai nell’area dell’Hockey, sport popolarissimo tra le classi dell’America soprattutto bianca dove abbondano, ancora prima del crollo del muro, i campioni provenienti dalla Federazione Russa.   Come riportato da Renovatio 21, due anni fa il campione russo NHL Ivan Provorov era finito sui giornali per il suo rifiuto di indossare una maglietta pro-LGBT: «la mia scelta è rimanere fedele a me stesso e alla mia religione», disse.   Gli USA per anni hanno nutrito un senso di inferiorità nei confronti dell’Hockey sovietico, la cui squadra olimpica era parsa, per lunghissimi anni, totalmente imbattibile.   Tuttavia l’incantesimo svanì quando Herb Brooks (1937-2003), allenatore del team olimpico americano fatto solo da ventenni universitari non professionisti, riuscì a battere in semifinale alle Olimpiadi invernali di Lake Placid del 1980 l’allora imbattuto squadrone sovietico.   L’episodio elettrizzò la nazione. Vennero prodotti la docu-fiction Miracolo sul Ghiaccio (1981) e più tardi il film Miracle (2004)con Kurt Russell. I russi ancora ricordano con un senso di sdegno e mistero quella partita. Circola tra gli appassionati russi la battuta che i maggiori film horror americani degli anni Ottanta sono Nightmare, Venerdì 13 e appunto il Miracolo.       Come riportato da Renovatio 21, la nazionale USA ha mostrato il suo carattere poche settimane fa quando nella partita contro il Canada i giocatori statunitensi scatenarono tre risse in meno di nove secondi dall’inizio della partita – durante l’inno americano, il pubblico canadese aveva sonoramente fischiato, forse in risposta alle minacce di annessione del Paese da parte di Donald Trump.  

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Gender

Schermitrice espulsa per essersi rifiutata di competere contro un avversario maschio

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Una schermitrice universitaria dello Stato americano del Maryland si è rifiutata di gareggiare contro un avversario biologicamente maschio e di conseguenza è stata espulsa dalla gara.

 

Stephanie Turner si è rifiutata di competere contro lo schermidore transessuale Redmond Sullivan al Cherry Blossom Open, optando per un ginocchio all’inizio dell’incontro e venendo di conseguenza squalificata dal torneo.

 

«Sapevo cosa dovevo fare perché USA Fencing [l’ente americano della scherma, ndr] non aveva ascoltato le obiezioni delle donne» riguardo alla sua politica di idoneità di genere, ha detto la Turner dopo l’incidente.

 

 

«Mi sono inginocchiata subito a quel punto. Redmond aveva l’impressione che avrei iniziato a tirare di scherma. Quindi, quando mi sono inginocchiata, ho guardato l’arbitro e ho detto: “Mi dispiace, non posso farlo. Sono una donna, e questo è un uomo, e questo è un torneo femminile. E non tirerò di scherma contro questo individuo”», ha spiegato l’atleta.

 

«Redmond non mi ha sentito, e si è avvicinato a me, e ha pensato che potessi essere ferita, o che non capisse cosa stava succedendo. Mi ha chiesto, “Stai bene?” E io ho detto, ‘Mi dispiace. Ho molto amore e rispetto per te, ma non competerò con te» ha continuato la Turner.

 

Turner ha poi raccontato come è stata fatta sfilare di fronte alla commissione d’incontro per spiegare le sue azioni.

 

Le è stata fornita una copia della politica transgenderra di USA Fencing ed è stata costretta, dietro obiezione, a firmare un documento in cui riconosceva il cartellino nero.

 

USA Fencing ha difeso la propria politica, sostenendo che «è stata progettata per ampliare l’accesso allo sport della scherma e creare spazi inclusivi e sicuri».

 

«La politica si basa sul principio che tutti dovrebbero avere la possibilità di partecipare agli sport ed è basata sulle ricerche disponibili all’epoca», ha ulteriormente proclamato USA Fencing nella dichiarazione.

 

Anche la leggenda del tennis Martina Navratilova è tra coloro che hanno espresso disappunto per le azioni dell’organizzazione.

 

 

Poco dopo il suo insediamento, il presidente Trump ha emesso un ordine esecutivo che proibisce agli uomini biologici di competere negli sport femminili, spingendo la NCAA a modificare la sua politica sugli atleti transgender per adeguarla all’ordine.

 

Tuttavia, USA Fencing è governata principalmente dal suo Consiglio di Amministrazione, opera come ente senza scopo di lucro ed è riconosciuta dal Comitato Olimpico e Paralimpico degli Stati Uniti (USOPC) come organo di governo nazionale (NGB) ufficiale per la scherma.

 

In quanto tale, gode di autonomia nella sua amministrazione quotidiana, ma deve rispettare gli standard e i requisiti dell’USOPC, in particolare per quanto riguarda la rappresentanza degli atleti, la sicurezza e le attività legate alle Olimpiadi.

 

Non è chiaro come questa storia andrà a finire in relazione all’ordine esecutivo di Trump sull’esclusione dei maschi biologici dagli sport femminili.

 

Come noto, i record di ogni possibile disciplina femminile sono stati in questi anni stracciati dai transessuali. In più, c’è la questione dei danni possibili.

 

Come riportato da Renovatio 21, traumi ad atlete causate da avversari transessuali si sono visti in vari sport, come la pallavolo, l’hockey, la BMXJu-jitsuMMA.

 

Polemica e scandalo si sono avuti anche alle tremende Olimpiadi di Parigi, dove i due partecipanti sospettati di essere trans hanno vinto tranquillamente l’oro nella loro categoria di pugilato.

 

Resta da capire perché mai la schermitrice americana abbia voluto inginocchiarsi davanti al suo avversario transgenderro e a quello che rappresenta. Forse non la migliore forma di protesta, che potrebbe indicare come ancora ora l’incantesimo genderista, con il suo ricatto morale sinteticamente indotto, infetta la mente della popolazione.

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Arte

Il Giappone celebra Holly e Benji, ma vieta di giocare a calcio nel parchetto

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Per molti italiani il cartone animato Holly e Benji (in originale Kyaputen Tsubasa, cioè «Capitan Tsubasa» il vero cognome di Holly) è stato il primo approccio con quella civiltà aliena che è il Giappone.   La serie animata trattava un tema che nel Belpaese è più familiare dell’ossigeno, il calcio, ma lo faceva in un’ottica completamente inverosimile: campi da gioco infiniti che iprotagonisti attraversavano correndo per tempi interminabili, pallonate che sfondavano reti e giocatori che si libravano in aria facendosi beffe della gravità. Oltre al fatto che i protagonisti giapponesi di una serie ambientata in Giappone avevano, nella versione italiana, improbabili nomi inglesi.   Il geniale divulgatore Yanagita Rikao, fondatore del Kusokagaku Kenkyujo, il «laboratorio di scienza fantastica» che si occupa di calcolare secondo la fisica del mondo reale quanto avviene nel mondo dei fumetti e dei cartoni animati ha stabilito che la tipica pallonata che attraversa la rete e fracassa il muro retrostante scagliata da Mark Lenders (al secolo Hyuga Kojiro) dovrebbe viaggiare a 5900 km, ovvero mach 4,8!   Corre voce che quando l’autore Yoichi Takahashi decise di scrivere un fumetto incentrato sul calcio fosse sì entusiasta riguardo a questo sport, ma con una conoscenza soltanto superficiale riguardo ad esso, con le inverosimiglianze di cui sopra come conseguenza.  

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In ogni caso, la serie ha un successo enorme a livello globale da più di quarant’anni a questa parte. In conseguenza di ciò il municipio di Tokyo dove l’autore ha visto i natali, Katsushika, ha deciso di omaggiare Takahashi dedicando un’intera stazione ferroviaria a Tsubasa e compagni.   La stazione di Yotsugi sulla linea Keisei appare oggi come nelle foto seguenti.      

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All’inaugurazione della nuova veste della stazione, nel 2019, era presente il campione del mondo spagnolo Andres Iniesta, allora militante nel Vissel Kobe e grande fan di Captain Tsubasa.   Le ferrovie Keisei pubblicizzano la stazione con un occhio rivolto ai turisti stranieri, che altrimenti difficilmente visiterebbero la zona di Katsushika, defilata rispetto al centro della capitale nipponica.     Oltre alla stazione, ci sono anche nove statue in bronzo dei personaggi della serie disseminate tra il quartiere di Yotsugi e quello adiacente di Tateishi. Scannerizzando un QRcode posto alla base di ogni statua è possibile collezionare dei timbri commemorativi virtuali.   Nel piccolo parco di Shibue a Tateishi si trova questa statua di Misaki Taro (alias Tom Becker, amico e compagno di squadra di Capitan Tsubasa).     Il parco, oltre a due campi da tennis, ospita una piccola area gioco per i bambini ed un prato su cui troneggia il seguente cartello.     «Sul prato sono vietati (…) baseball, calcio, golf, fuochi d’artificio (…)». La statua di Misaki Taro è sullo sfondo.   Non trovo sunto più esauriente della vita quotidiana nel Giappone urbano contemporaneo.   P.S. Siccome Katsushika è nella parte Est di Tokyo e qui la gente è tosta, domenica pomeriggio al parco Shibue c’erano ragazzini e adulti che giocavano a baseball e calcio…    Taro Negishi Corrispondente di Renovatio 21 dal Giappone

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