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Iphone chiamano in massa la polizia perché i loro proprietari vanno a pogare

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Le autorità locali nella contea di Coffee, nel Tennessee, hanno visto un enorme picco nelle chiamate ai servizi di emergenza sanitaria al festival musicale Bonnaroo dopo che innumerevoli iPhone hanno iniziato a scambiare un pogo – detto anche mosh, ossia una danza selvaggia in cui ci si dà spallate – per incidenti automobilistici. Lo riporta il sito Futurism.

 

Il Moshing (noto anche come slam dance o semplicemente slamming), detto comunemente nel gergo giovanile italiano «pogo» (da cui il verbo della prima coniugazione «pogare») è uno stile estremo di ballo in cui i partecipanti si spingono l’uno contro l’altro, tipicamente eseguito su musica dal vivo “aggressiva” come heavy metal e punk rock.

 

Il pogo di solito avviene al centro della folla del concerto, generalmente più vicino al palco, in un’area chiamata in inglese «mosh pit», cioè il pozzo del pogo. Si tratta di un’attività nota per la sua energia messa nel contatto corporeo con sconosciuti, i danni collaterali e pure la quantità di ceffi a petto nudo che circolano nello spazio pogatorio.

 

 

Ciò non si sposa bene con i nuovi servizi di Apple. Una funzionalità denominata Crash Detection, introdotta nell’iPhone 14, nell’iPhone 14 Pro e negli ultimi orologi Apple lo scorso anno, è progettata per avvisare le autorità se rileva movimenti improvvisi e violenti. L’idea sarebbe di aiutare qualcuno in caso di emergenza come un incidente in mountain bike o un incidente automobilistico.

 

Il risultato è stato un torrente di chiamate di emergenza alle autorità durante il festival musicale Bonnaroo: la telefonata parte automaticamente qualora l’utente non reagisce alla schermata che appare per 20 secondi. Nel pieno della mischia di un concerto di musica pesante è comprensibile che pochi si siano resi conto di cosa stava comunicando loro il dispositivo.

 

In risposta all’ondata di chiamate, le autorità locali hanno inviato avvisi agli utenti della zona, incoraggiandoli a disattivare la funzione sui loro smartphoni e smartwatchi.

 

Ciò «ha ridotto la quantità di chiamate che stavamo ricevendo», ha detto alla stazione di notizie locale WKRN il direttore del centro di comunicazione del pronto intervento della contea di Coffee Scott LeDuc. «Probabilmente lo ha ridotto dal 40% al 60% (…) I nostri dipendenti si sono davvero fatti avanti, poiché i primi soccorritori si fanno sempre davvero avanti nella linea del dovere e lo hanno fatto», ha continuato il Le Duc.

 

 

 

 

 

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Giocatore di hockey si amputa un dito per giocare alle Olimpiadi. Un certo numero di sue colleghe atlete invece avranno abortito

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Il giocatore australiano di hockey su prato Matt Dawson ha deciso di sacrificare parte del suo dito per assicurarsi la partecipazione alle Olimpiadi di Parigi, hanno riferito i media venerdì.

 

L’atleta trentenne si è rotto l’anulare della mano destra durante una gara pre-olimpica, mettendo a repentaglio la possibilità di partecipare alla sua terza Olimpiade.

 

Per assicurarsi che l’infortunio e il processo di guarigione non lo tengano fuori dalle competizioni, Dawson, membro della squadra vincitrice della medaglia d’argento alle Olimpiadi di Tokyo, ha dovuto fare una scelta critica. Ha optato per il taglio della parte superiore del dito, sottoponendosi a un intervento chirurgico questa settimana.

 

«Ho preso una decisione informata con il chirurgo plastico in quel momento, non solo per l’opportunità di giocare a Parigi, ma anche per la vita dopo», ha detto Dawson al media australiano 7NEWS.

 

«La scelta migliore per me era quella di togliermi la parte superiore del dito. È un po’ un cambiamento al momento e una sfida emozionante, credo», ha aggiunto.

 

L’atleta non avrebbe avuto molto tempo per decidere, ma si è detto «molto fortunato» ad aver dovuto amputare solo «un pezzettino» del dito.

 

L’allenatore della nazionale australiana Colin Batch ha elogiato la determinazione di Dawson nel partecipare ai Giochi, affermando che si è trattato di un’incredibile dimostrazione di impegno.

 

«Il modo migliore per riprendersi era semplicemente tagliarsi la punta del dito. Ecco cosa ha deciso di fare. Non è una cosa che un allenatore può decidere per un giocatore», ha detto a 7NEWS. «Pieni voti a Matt. Ovviamente è molto impegnato per giocare a Parigi. Non sono sicuro che l’avrei fatto, ma lui l’ha fatto, fantastico.”

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Dawson fa parte della squadra maschile australiana di hockey su prato dal 2014, con la quale ha partecipato alle Olimpiadi del 2016 e del 2020. Le Olimpiadi del 2024 si terranno a Parigi dal 26 luglio all’11 agosto.

 

L’atleta ha fatto un sacrificio di poco conto rispetto a quanto di certo hanno già fatto segretamente (o meno) tante sue colleghe: parliamo dell’«aborto-doping», che ovviamente schizza con l’approssimarsi dei Giochi Olimpici.

 

La dinamica del fenomeno è piuttosto semplice: per giovarsi della biochimica ormonale fantastica offerta dalla gravidanza e migliorare quindi le proprie prestazioni sportive, le atlete si fanno ingravidare per poi uccidere il figlio e godere del beneficio organico e muscolare della gravidanza. Praticamente: vero e proprio doping, senza alcuno steroide sintetico – quindi perfettamente legale. Specie, immaginiamo, nelle Olimpiadi delle «pari opportunità».

 

«Ora che i test antidroga sono di routine, la gravidanza sta diventando il modo preferito per ottenere un vantaggio sulla concorrenza» avvertiva ancora nel 2013 Mona Passiganno, direttrice di un gruppo pro-life texano. In quell’anno emerse anche la storia di un atleta russo che avrebbe raccontato a un giornalista che già negli anni Settanta, alle ginnaste di appena 14 anni veniva ordinato di far sesso con i loro allenatori per rimanere incinte e poi abortire.

 

La procedura sarebbe così conosciuta da arrivare persino anche sui libri di testo: un libro di testo online di fisiologia del dipartimento di Fisiologia Medica dell’Università di Copenaghen sembra averne ancora traccia.

 

Annotata anche questa realtà orrenda e allucinante consegnataci dal mondo moderno, Renovatio 21 ci tiene a specificare che ritiene l’hockey su ghiaccio come uno sport eccezionale ingiustamente negletto dal pubblico italiano. Dell’hockey su prato – tizi che corrono sull’erba con una mazza – tuttavia, come molti, si chiede talvolta il senso.

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Immagine di Raul Lieberwirth via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0

 

 

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Incredibile foto mostra il proiettile che passa accanto a Trump

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Il New York Times ha pubblicato una foto che sembra mostrare un proiettile che vola oltre la testa di Donald Trump, nel momento in cui è stato preso di mira da un uomo armato durante il comizio in Pennsylvania dove l’ex presidente sembra essere scampato alla morte per pochi millimetri.   L’immagine è stata scattata dal fotografo veterano del NYT Doug Mills all’evento della campagna nella città di Butler, dove il candidato repubblicano alla presidenza stava tenendo un discorso in vista delle elezioni del 5 novembre.   La foto di Mills mostra quello che sembra essere un proiettile che attraversa l’aria alla destra della testa di Trump. Il fotografo, che ha scattato foto dei presidenti degli Stati Uniti per più di quattro decenni, ha descritto la sua esperienza ai colleghi del NYT.  

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Il signor Mills stava usando una macchina fotografica digitale Sony in grado di catturare immagini fino a 30 fotogrammi al secondo. Ha scattato queste foto con una velocità di otturazione di 1/8.000 di secondo, estremamente veloce per gli standard del settore.   Mills ha detto che l’evento è iniziato come un «raduno molto standard e tipico», con lui e molti altri fotografi in piedi «in quella che viene chiamata l’area cuscinetto a soli due metri dall’ex presidente».   «All’improvviso, ci sono stati quelli che ho pensato fossero tre o quattro forti scoppi. All’inizio ho pensato che fosse un’auto. L’ultima cosa che ho pensato è che fosse un fucile», ha ricordato Mills.   Il fotografo ha quindi continuato a scattare, tuttavia ben presto non è più riuscito a vedere l’ex presidente perché Trump era circondato da agenti dei servizi segreti da ogni parte, mentre sul palco apparivano cecchini.   Nonostante apparisse provocatorio e apparentemente imperturbabile nella foto con il pugno alzato, Trump sembrava «molto, molto scioccato» un attimo dopo, secondo Mills.   Il fotografo ha dichiarato al giornale di «non essersi mai trovato in una scena più orribile» nel corso della sua decennale carriera.   L’agente speciale in pensione dell’FBI Michael Harrigan, che attualmente lavora come consulente nel settore delle armi da fuoco, ha confermato al giornale che la foto di Mills ha molto probabilmente catturato «il percorso del proiettile nell’aria».   «Se l’uomo armato stesse sparando con un fucile in stile AR-15, i proiettili calibro .223 o 5,56 millimetri che usano viaggiano a circa 3.200 piedi [975 metri] al secondo quando escono dalla volata dell’arma», ha detto l’Harrigan. «E con una velocità dell’otturatore di 1/8.000 di secondo, questo consentirebbe al proiettile di viaggiare a circa quattro decimi di piede mentre l’otturatore è aperto».   Sebbene tecnicamente possibile con la macchina fotografica usata da Mills, «catturare un proiettile su una traiettoria laterale come quella che si vede in quella foto sarebbe un’ipotesi su un milione… anche se si sapesse che il proiettile sta arrivando», ha osservato l’ex agente dell’FBI.   «Date le circostanze, se questo non mostra il percorso del proiettile nell’aria, non so cos’altro potrebbe essere», ha affermato.   Un commentatore su X l’ha definita la più pazzesca foto della storia americana. Non si tratta della cosa più pazzesca, per la storia americana e quella dell’umanità, vista durante quegli attimi concitati in Pennsylvania.

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Arrestato uomo con 100 serpenti nei pantaloni

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Doganieri cinesi hanno sorpreso un uomo che cercava di introdurre di nascosto nel paese più di 100 serpenti vivi, nascondendoli nei pantaloni. Lo riportano varie testate locali.

 

L’uomo, descritto come «dall’aspetto sospetto» (e ci mancherebbe), è stato arrestato dalle autorità la scorsa settimana mentre tentava di entrare nel Paese attraverso il canale «nulla da dichiarare» del porto di Futian a Shenzhen, che è un posto di blocco tra Hong Kong e la Cina continentale.

 

Da dichiarare invece il personaggio pare avesse moltissimo.

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Dopo l’ispezione, gli ufficiali hanno trovato sei sacchetti di plastica infilati nelle tasche dei pantaloni dell’uomo, contenenti un’ampia varietà di serpenti vivi. Il conteggio finale ha rivelato che c’erano 104 rettili nascosti nei suoi pantaloni.

 

Successivamente sono state identificate cinque specie di serpenti: serpenti del latte (Lampropeltis triangulum), serpenti muso di porco occidentali (Heterodon nasicus), serpenti del grano (Pantherophis guttatus), serpenti ratto del Texas (Elaphe obsoleta lindheimeri) e serpenti toro (Pituophis melanoleucus). Quattro delle specie non sono originarie della Cina e pertanto è vietato portarle nel paese senza certificazione.

 


 

L’autorità doganale non ha rivelato il nome del contrabbandiere, né ha detto se l’uomo è stato arrestato. L’agenzia ha tuttavia avvertito che, in conformità con la legislazione cinese sulla biosicurezza e il controllo delle malattie, potrebbe perseguire la responsabilità legale se riterrà che le azioni dell’uomo abbiano violato le normative.

 

L’episodio è così sconcertante che non ci riesce nemmeno a fare delle battute. Tuttavia, è lasciata all’immaginazione dei lettori capire come potessero starci 104 serpenti nei dipressi delle pudenda di un uomo, così come bisogna fare sforzi mentali per cercare di comprenderne le motivazioni. Lo fa per soldi? Vediamo: se ti dicessero «ti metteresti cento bisce sotto i pantaloni per 10 mila euro», voi lo fareste?

 

Il traffico di animali è un fenomeno comune in Cina, nonostante le leggi ne proibiscano la pratica. Il mese scorso, CCTV News ha riferito che un uomo era stato arrestato mentre cercava di contrabbandare un totale di 454 tartarughe, tra cui alcune specie in via di estinzione, da Macao alla Cina continentale.

 

Speriamo solo che la prossima pandemia, invece che dal pangolino venduto per qualche motivo al mercato del pesce di Wuhano, o dal pipistrello suo amico, non decidano di farlo partire dai serpenti mutandari.

 

Per questo tipo di storie, bisogna dire, siamo oramai vaccinati.

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