Politica
Immigrato egiziano tira molotov contro attivisti americani pro-Israele

Un uomo è stato arrestato domenica a Boulder, cittadina universitaria del Colorado, dopo aver lanciato delle molotov contro i partecipanti a una manifestazione a sostegno degli ostaggi israeliani tenuti prigionieri da Hamas a Gaza.
I video ripresi dalla scena mostrano un uomo a torso nudo che trasporta quelle che sembrano essere bottiglie di liquido infiammabile mentre grida slogan pro-palestinesi. In seguito lo si vede steso a terra mentre la polizia interviene per arrestarlo.
«Siamo a conoscenza di un attacco terroristico mirato a Boulder, in Colorado, e stiamo indagando a fondo. I nostri agenti e le forze dell’ordine locali sono già sul posto e condivideremo aggiornamenti non appena saranno disponibili ulteriori informazioni», ha dichiarato il direttore dell’FBI Kash Patel su X.
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Il capo della polizia di Boulder, Stephen Redfearn, ha dichiarato che gli agenti sono intervenuti in seguito alla segnalazione di un sospetto che «dava fuoco alle persone», confermando confermato che diverse persone sono state ricoverate in ospedale, con ferite che vanno «da molto gravi a lievi».
L’agente speciale dell’FBI Mark Michalek ha poi confermato che l’uomo che gridava «Palestina libera» ha ferito sei persone, identificando il sospettato come Mohamed Sabry Soliman, 45 anni. Secondo varie voci in rete, l’uomo sarebbe un immigrato egiziano giunto nel 2022 sotto il regime Biden.
A pro-Hamas domestic terrorist threw molotov cocktails at some pro-Israel demonstrators in Boulder, Colorado.
From the violence on campuses across the country, to violence on our streets, it’s past time these thugs were labeled as domestic terrorists.pic.twitter.com/QwcT8gQLMc
— Leftism (@LeftismForU) June 1, 2025
BREAKING: SUSPECT IDENTIFIED as Mohamad Soliman in the Boulder terror attack shows
He was shouting pro-Palestine propaganda with a thick accent.
THIS IS WHY WE NEED MASS DEPORTATIONS. These people SHOULD NOT BE HERE.
Multiple victims have been life-flighted from the area, and… pic.twitter.com/XaxiAGH2XI
— Alma Gentil (@Chinoy200096633) June 1, 2025
🚨 After trying to burn Jews alive in Boulder, Colorado today, Mohamad Soliman ranted about “children being killed” and “Until Palestine is free.”
You read that right.
He firebombed Jews—then played the victim.
This is the twisted ideology of Palestinianism:
Attack Jews, then… pic.twitter.com/Rx9QmtMTar— Jews Fight Back 🇺🇸🇮🇱 (@JewsFightBack) June 1, 2025
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Accese manifestazioni a sostegno sia della Palestina che di Israele si sono svolte in molti Paesi da quando è scoppiata la guerra tra Hamas e Israele nell’ottobre 2023. Gli Stati Uniti hanno assistito a un’ondata di episodi di violenza, con attivisti filo-palestinesi che hanno preso di mira istituzioni ebraiche e individui che manifestavano a sostegno di Israele.
Il mese scorso, un uomo che gridava slogan pro-palestinesi ha sparato mortalmente a due membri dello staff dell’ambasciata israeliana fuori dal Capital Jewish Museum, nel centro di Washington.
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Immagine screenshot da Twitter
Politica
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Politica
Gli americani irritati dal braccio destro di Zelens’kyj

Un numero crescente di funzionari statunitensi, da Capitol Hill all’amministrazione del presidente Donald Trump, sta esprimendo profonda frustrazione nei confronti del potente capo dello staff di Volodymyr Zelens’kyj, Andriy Yermak. Lo riporta la testata Politico.
Secondo dieci persone a conoscenza delle sue interazioni, le ripetute visite dello Yermak a Washington dopo l’escalation del conflitto tra Russia e Ucraina nel 2022 sono state considerate sempre più improduttive e persino controproducenti, ha riferito la pubblicazione giovedì.
I funzionari statunitensi descrivono Yermak come «abrasivo», incline a insistere su richieste poco chiare e «disinformato» sulla realtà della politica statunitense. Il suo ultimo viaggio a Washington, all’inizio di questo mese, ha incluso briefing scarsamente frequentati, cancellazioni dell’ultimo minuto – tra cui quella con il Segretario di Stato Marco Rubio – e confusione tra i collaboratori riguardo al suo scopo in città.
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«Non sappiamo perché sia qui», ha detto una delle fonti. Un’altra fonte dell’amministrazione Trump lo ha definito un «irritatore bipartisan».
Secondo un’altra fonte di Politico la Casa Bianca di Biden avrebbe tollerato Yermak come una fonte accettabile di attrito in tempo di guerra. Ma con il presidente Donald Trump che fa pressione su Kiev affinché adotti misure diplomatiche, ora sembra essere diventato un «peso esistenziale» per l’Ucraina.
Yermak ha respinto le critiche, dichiarando a Politico tramite un portavoce: «se questo significa essere considerati «una sfida» dagli altri, così sia», sottolineando che è concentrato sulla promozione degli obiettivi dell’Ucraina, indipendentemente dalle sottigliezze politiche.
Tuttavia, secondo un’altra fonte di Politico, lo Yermak sarebbe «estremamente frustrato» per i risultati della sua visita. Qualcuno ha descritto il viaggio come «un disastro dal punto di vista ucraino».
Lo Yermak è un ex produttore cinematografico che lo Zelens’kyj, ex attore diventato politico, ha portato al governo nel 2019. Il 53enne è stato descritto come «il braccio destro di Zelens’kyj» e «il vero mediatore di potere dell’Ucraina», con alcuni funzionari che affermano addirittura che di fatto sia lui a governare il Paese.
Come riportato da Renovatio 21, il nome dello Yermacco era ricorso anche in dichiarazioni infastidite da parte del ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto, che in un’intervista dello scorso dicembre all’emittente pubblica Kossuth Radio aveva dichiarato di essersi rivolto al ministro degli Esteri ucraino Andrey Sibiga e ad Andrey Yermak, chiedendo l’autorizzazione per una conversazione telefonica tra Orban e il leader ucraino.
«In un gesto che non ha precedenti nella diplomazia», la richiesta è stata respinta in modo «un po’ forzato», ha detto Szijjarto, come riportato dal quotidiano Magyar Nemzet. Il massimo diplomatico ungherese non ha fornito dettagli sulla formulazione esatta usata dalle autorità di Kiev.
Nel giugno 2024 diversi funzionari ucraini si erano lamentati con il quotidiano britannico The Times del crescente potere del capo dello staff Yermak, che secondo loro di fatto governa l’Ucraina.
«L’autorità di Yermak ha superato quella di tutti i funzionari eletti dell’Ucraina, escluso il presidente», ha scritto il Times. «Alcune fonti sono arrivate al punto di descriverlo come il “capo di Stato de facto” o il “vicepresidente dell’Ucraina” in una serie di interviste».
Il giornalista autore dell’articolo, Maxim Tucker, che in precedenza aveva lavorato come attivista di Amnesty International sull’Ucraina, ha affermato di aver parlato con «alte fonti governative, militari, forze dell’ordine e diplomatiche», molte delle quali hanno richiesto l’anonimato, descrivendo Yermak come il «più grande difetto» di Zelens’kyj e il suo comportamento come «sete di potere».
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«Cresce la preoccupazione che Zelens’kyj dipenda sempre più da una manciata di voci domestiche servili», ha osservato Tucker, poiché il numero di persone che hanno accesso diretto a lui si riduce mentre la squadra di Yermak si espande.
Anche alti funzionari militari hanno accusato Yermak di aver organizzato il licenziamento del generale Valery Zaluzhny a febbraio, perché lo vedeva come un rivale.
Lo Yermak, era stato indicato dai servizi russi come uno dei possibili rimpiazzo dell’attuale presidente ucraino voluto dall’Occidente.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Politica
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