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Il giudice stabilisce che la scena di nudo nel «Romeo e Giulietta» di Zeffirelli non è pedopornografia

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Un giudice americano ha archiviato una causa intentata dai due attori del Romeo e Giulietta cinematografico firmato da Franco Zeffirelli nel 1968. I due, oramai anziani, che sostenevano che una scena di nudo che avevano girato durante l’adolescenza costituiva pornografia infantile e che erano stati abusati sessualmente durante le riprese.

 

Il giudice della Corte Superiore Alison Mackenzie si è pronunciata a favore dell’imputato Paramount Pictures (la società che aveva prodotto la pellicola) questa settimana dopo che gli attori Olivia Hussey e Leonard Whiting, che ora hanno entrambi 72 anni, hanno affermato in una dichiarazione legale che una scena in cui erano esposti i seni nudi di Hussey e le natiche di Whiting equivaleva a un abuso infantile.

 

Il giudice Mackenzie ha respinto il reclamo giovedì, affermando che la coppia «non ha presentato alcuna autorità che dimostri che il film qui può essere considerato sufficientemente sessualmente allusivo per una questione di legge da ritenersi definitivamente illegale».

 

 

Hussey e Whiting avevano affermato durante il caso che il regista del film, l’ex senatore di Forza Italia Franco Zeffirelli, aveva inizialmente affermato che la nudità non sarebbe stata richiesta. Ma hanno detto che il defunto Zeffirelli in seguito li ha informati che indossare abiti color carne non sarebbe stato sufficiente e ha insistito sul fatto che gli adolescenti si esibissero nudi.

 

Il film è stato un grande successo al momento della sua uscita ed è stato presentato nei programmi scolastici di diversi Paesi nonostante la breve nudità.

 

«Crediamo fermamente che lo sfruttamento e la sessualizzazione dei minori nell’industria cinematografica debbano essere affrontati e affrontati legalmente per proteggere le persone vulnerabili dai danni e garantire l’applicazione delle leggi esistenti», ha affermato l’avvocato di Hussey e Whiting, Solomon Gresen, dopo il verdetto. Paramount Pictures non ha commentato la sentenza.

 

 

Il figlio del regista, Pippo Zeffirelli, ha detto al quotidiano britannico Guardian all’inizio di quest’anno che la decisione degli attori di intraprendere una causa legale è stata «imbarazzante» e ha sostenuto che non era realistico per loro “svegliarsi per dichiarare di aver subito un abuso che li ha causati anni di ansia e disagio emotivo” circa 55 anni dopo l’uscita del film.

 

Hussey e Whiting intendono presentare nuovamente la causa in tribunale federale, ha detto il loro avvocato.

 

Franco Zeffirelli, all’anagrafe Gian Franco Corsi, è morto a Roma nel 2019, ebbe una carriera internazionale ai vertici del cinema e della regia dell’opera lirica, partito dalla densa collaborazione con il regista milanese Luchino Visconti.

 

Lo Zeffirelli si dichiarava cattolico praticante ed omosessuale.  Durante la sua vita si oppose tuttavia al movimento gay sostenendo un lato «classico» dell’omofilia: «l’omosessuale non è uno che sculetta e si trucca. È la Grecia, è Roma. È una virilità creativa», ebbe a dire in un’intervista del 2009 a Il Giornale.

 

Fu senatore per il partito di Silvio Berlusconi per sette anni, dal 1993 al 2001. Berlusconi, che gli fu sempre amico, gli evitò nel 2001 lo sfratto da Villa Grande, la sua prestigiosa dimora sull’Appia Antica. Dopo la morte del regista, l’imprenditore milanese ha eletto la magione zeffirelliana quale sua residenza romana.

 

 

 

 

Immagine screenshot da YouTube

 

 

Immagine copyright Paramount Pictures, riprodotta in osservanza dell’articolo 70 comma 1 della legge 22 aprile 1941 n. 633 sulla Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio, modificata dalla legge 22 maggio 2004 n. 128, poiché trattasi di «riassunto, […] citazione o […] riproduzione di brani o di parti di opera […]» utilizzati «per uso di critica o di discussione»

 

 

 

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Il risveglio di Rosaspina. Riscopriamo le fiabe dei fratelli Grimm

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La fiaba è uno dei generi letterari più antichi, insieme al mito e all’epica. Le fiabe sono diventate a partire dall’800, dal trionfo dell’Illuminismo e dello Scientismo, l’ultimo rifugio accogliente per le verità contenute nei miti, per il senso religioso profondamente radicato in essi.

 

Questo rifugio da qualche tempo è stato individuato dalla cultura secolarista dominante, ed è oggetto di uno spietato attacco.

 

Nelle rappresentazioni dell’industria occidentale dell’intrattenimento, che ha colonizzato e quasi del tutto sostituito l’immaginario popolare tradizionale, si tende a riscrivere le fiabe in senso progressista, trasformando i loro significati originari in un’ottica riduttiva di produzione di determinati modelli sociali.

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E così si distrugge ciò che, delle fiabe, è sempre stato il cuore, la profondità archetipica e spirituale.

 

Attraverso la parodia umoristica, il rovesciamento satirico, per cui l’orco è buono, il principe cattivo, e così via, e un generale tono superficiale e spesso demenziale, questa artificiosa leggerezza ha in realtà lo scopo di educare le nuove generazioni ai magnifici valori progressisti occidentali.

 

In particolare, viene presa in carico pesantemente la figura femminile, e spesso quella maschile è messa forzatamente in secondo piano se non apertamente disprezzata.

 

È un attacco a quell’ultima fortezza letteraria che era stata valorizzata dal Romanticismo come difesa del mito e del Sacro, come reazione alle pretese della nascente Modernità scientista. Non c’è da stupirsi che la postmodernità liquida e intollerante voglia scagliare l’ultima offensiva contro la fiaba.

 

Il XIX Secolo fu il secolo delle macchine, del vapore, dell’elettricità, della Rivoluzione industriale, ma fu anche il secolo delle fiabe. Accanto alle locomotive, alle ciminiere, agli ingranaggi meccanici, spuntarono nella letteratura le fiabe, emergendo dai miti antichi e dai racconti popolari.

 

L’Ottocento, vide la nascita di questo tipo di letteratura, che consegnò ai lettori capolavori immortali. Gli studiosi definiscono questo fenomeno come la reazione romantica allo spirito del tempo, alle idee ereditate dall’Illuminismo, dal Positivismo, dal Meccanisismo, ma l’origine di questa narrativa ha radici ben più profonde. Opere di grande originalità, che si staccavano decisamente dalla novellistica di corte del Settecento, e andavano anche oltre la fiaba d’arte romantica tedesca, di Ludwig Tieck, Novalis, Clemens Brentano.

 

La fiaba rinacque nel nord dell’Europa. Se le sue origini erano state nel mondo classico, a partire da Fedro, le fiabe ottocentesche videro la luce in Germania, in Danimarca, in Scozia, in Inghilterra, in Bretagna. Nacquero dall’opera di riscoperta dei fratelli Jacob e Wilhelm Grimm, che come degli archeologi culturali portarono alla luce i resti di narrazioni e miti antichi di secoli.

 

In questa impresa furono sostenuti e coadiuvati dagli amici Clemens Brentano e Achim von Arnim, che a loro volta si adoperavano per la valorizzazione del patrimonio letterario e folcloristico tedesco.

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Per comprendere chi siano stati i Grimm e l’importanza del loro lavoro, giunge in libreria il volume di Giuseppe Reguzzoni Il risveglio di Rosaspina, Una prospettiva sulle fiabe dei Grimm, dell’editrice Marcianum Press.

 

Il volume del professor Reguzzoni, studioso germanista, docente, traduttore, pubblicista, è una vera e propria guida nel mondo di questi due fratelli nati negli ultimi anni del Settecento, coevi della Rivoluzione francese, e quindi testimoni degli sviluppi tecnologici del secolo seguente, cui risposero guardando ai misteri conservati e tramandati nei villaggi, nelle antiche foreste della loro terra, e non solo.

 

Alcune delle fiabe, come ad esempio Cenerentola o La bella addormentata nel bosco, sono parte del patrimonio europeo da molto prima dei fratelli Grimm. Le storie dei fratelli Grimm hanno spesso un’ambientazione oscura e tenebrosa, fatta di fitte foreste popolate da streghe, goblin, troll e lupi in cui accadono terribili fatti di sangue, così come voleva la tradizione popolare tipica tedesca.

 

L’unica opera di depurazione che sembra essere stata messa consapevolmente in atto dai Grimm riguarda i contenuti sessualmente espliciti, piuttosto comuni nelle fiabe del tempo e ampiamente ridimensionati nella narrazione dei fratelli tedeschi, cristiani riformati piuttosto devoti, come ci rivela il professor Reguzzoni. In effetti, il grande interesse suscitato dalle fiabe dell’Ottocento fece nascere al tempo un vero e proprio genere letterario.

 

L’espressione «letteratura per ragazzi» o «letteratura per l’infanzia» si riferisce a un vasto insieme di opere e generi letterari che, in qualche modo, si ritengono adatti per un pubblico molto giovane.

 

Si possono intendere come opere letterarie per ragazzi quelle pensate esplicitamente per la lettura da parte di giovani, oppure opere giudicate adatte ai minori da parte di una autorità riconosciuta come competente – un tempo gli educatori, oggi molto più spesso gli editori – da destinarsi a questo tipo di pubblico. Molto spesso questa scelta è frutto di una valutazione fatta prendendo in esame i contenuti morali delle opere, in particolare rilevando messaggi potenzialmente diseducativi.

 

L’insieme di tutti i testi pensati e pubblicati per un pubblico di bambini e ragazzi fa riferimento a un insieme complesso, variegato e contradditorio tanto che è difficile definire univocamente questa disciplina: sono molte le strade che si possono percorrere per operare un discorso critico su questa letteratura.

 

Essa è comunque da considerarsi come letteratura tout court, che, per essere compresa, ha bisogno di strumenti e conoscenze che si rifanno alla critica letteraria, alle conoscenze storiche, filologiche, pedagogiche e artistiche. Non sono necessari soltanto strumenti educativi e pedagogici per studiarla e comprenderla, ma è fondamentale un’impalcatura critica e artistica che la consideri come letteratura e arte a tutti gli effetti.

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Oggi, spesso, l’etichetta «letteratura per ragazzi» viene affibbiata a opere nelle quali mancano due tipi di ingredienti: il sesso e la violenza. Se un romanzo è privo di questi elementi, viene derubricato a opera per ragazzi.

 

Il romanzo occupa una vasta categoria della letteratura per ragazzi, e tale categoria può essere ulteriormente suddivisa a seconda del genere delle storie, come il romanzo fantastico, uno dei generi più famosi, che narra storie ambientate in luoghi immaginari, popolati da personaggi fantasiosi e magici.

 

Come si è detto, l’Ottocento fu dominato dalla tecnica, dallo scientismo, ma anche da un crescente agnosticismo. Nelle fiabe dei Grimm, così come in quelle dei loro migliori allievi, si riscontra un forte senso religioso, una profonda dimensione del Sacro, magari precristiano.

 

Nell’immaginario dei Paesi nordici riformati (curiosamente tranne il cattolico Clemens Brentano non solo i Grimm, ma tutti i grandi autori di fiabe furono protestanti) erano rimaste sopravvivenze del paganesimo nordico, delle divinità del Walhalla, o in altri luoghi del Tir nan Og celtico. Questa religiosità è evidente nei fratelli Grimm.

 

Le fiabe dei fratelli Grimm, raccolte in un momento in cui la cultura europea entrava nella fase più acuta del processo di secolarizzazione e di disincantamento, che vennero in seguito interpretate in modi diversi, soprattutto in chiave psicoanalitica, sono in realtà una splendida testimonianza di ciò che alberga nell’animo umano: una profonda nostalgia di Bene, di Buono, di Vero.

 

Paolo Gulisano

 

Articolo previamente apparso su Ricognizioni.

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Morto James Earl Jones, lo straordinario attore che doppiò Darth Vader

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James Earl Jones, noto attore teatrale, cinematografico e doppiatore, è morto lunedì nella sua casa di Nuova York all’età di 93 anni.   Il Jones è stato uno degli attori afroamericani più noti e uno dei pochissimi artisti ad aver vinto i quattro premi «EGOT» (Emmy, Grammy, Oscar, Tony) per il suo lavoro in TV, musica, cinema e teatro.   Sebbene avesse una presenza scenica e cinematografica imponente, il marchio di fabbrica di Jones era la sua voce «basso profondo rimbombante, che trasmetteva dignità o minaccia immediata», ha osservato la CNN, la quale assunse Jones per registrare il suo famoso slogan «This is CNN», dopo aver sentito la sua voce lavorare come Darth Vader nella trilogia di Star Wars.  

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Jones era noto anche per aver doppiato con estremo successo Mufasa nella serie Disney Il Re Leone.     Nato nel Mississippi nel 1931, Jones superò la balbuzie e studiò teatro prima di ottenere una commissione nell’esercito degli Stati Uniti. Tuttavia, non combattè mai in Corea e finì per lavorare come bidello in un teatro del Michigan dopo il congedo. Il suo primo ruolo teatrale fu Otello nell’omonima opera di William Shakespeare, a metà degli anni Cinquanta.   Il suo primo ruolo cinematografico fu in Il dottor Stranamore (1964) di Stanlio Kubrick, dopodiché ottenne un ruolo da protagonista nell’adattamento cinematografico di Per salire più in basso (1970), avendo vinto un premio Tony per la produzione teatrale (dalla pièce La grande speranza bianca di Howard Sackler) l’anno precedente.   Negli anni Ottanta, Jones continuò a recitare a teatro, ma ebbe ruoli importanti nei blockbuster di Hollywood.   Impressionante la sua prova in Conan il barbaro (1982) di John Milius, dove lui, afroamericano, interpreta perfettamente il ruolo di Thulsa Doom, un re demoniaco di un mondo nordico che si troverà a combattere contro Arnoldo Schwarzenegger.     Un enorme successo seguì l’uscita del film con Eddie Murphy Il principe cerca moglie (1988), dove il Jones interpretava il ricco di re di un improbabile felice piccolo regno africano, padre del protagonista lasciato fuggire negli USA per, parole sue, «deliziare il suo reale augello» prima di sposarsi con un matrimonio combinato in patria.     L’uomo dei sogni (1989) è un altro film importante a cui ha partecipato, e vogliamo ricordare anche I giardini di pietra (1987) di Francis Ford Coppola, durante la cui lavorazione il regista perse tragicamente il figlio maggiore.   Negli anni Novanta, Jones ha interpretato l’ammiraglio James Greer in tre adattamenti cinematografici dei thriller di Tom Clancy: Caccia a Ottobre Rosso (1990), Giochi di potere (1992) e Sotto il segno del pericolo (1994), gli ultimi due con il suo collega di Guerre Stellari, Harrison Ford.  

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Jones si è ritirato dal palcoscenico e dalla TV nel 2017 e il suo ultimo ruolo cinematografico è stato in Il principe cerca figlio del 2021, sequel della commedia di Eddie Murphy del 1988.   Tuttavia, il suo risultato più alto è sicuramente il doppiaggio del personaggio di Darth Vader, uno dei più iconici della storia del cinema e dell’immaginario moderno tutto.   Il lavoro del Jones sul personaggio non era previsto, tuttavia si rese necessario quando l’accento britannico dell’attore che interpretava, sotto la maschera Darth Vader (per qualche ragione inizialmente reso nella versione italiana come «Lord Fener»), David Prowse (1935-2020) venne giudicato un po’ rude e poco attinente al personaggio. Il Prowse, ex culturista, noto per aver girato Arancia Meccanica (1971) e un film del regista erotico-mammario Russ Meyer, fu sorpreso dalla scelta del regista George Lucas, tuttavia, a vedere dai filmati emersi, la scelta è stata più che giusta.   Si narra che sul set qualcuno aveva preso a chiamare il personaggio interpretato dal Prowse «Darth Farmer» («Darth contadino»).     Come riportato da Renovatio 21, il Jones aveva anche firmato un accordo con la Lucasfilm (che è di proprietà della Disney) che consentirà alla società di utilizzare le registrazioni d’archivio della sua performance per generare tramite Intelligenza Artificiale la voce di Darth Vader in futuro.   Impressionante il tributo che gli ha riservato ieri il grattacielo di Nuova York Empire State Building.   Grazie a Darth Vaderro, la voce del Jones è ora immortale. E grazie alla voce del Jones, anche Anakin Skywalker lo è.  

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«Brokeback Mountain», il film con i cowboy gay vietato in Russia

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L’organismo di controllo dei media russo, Roskomnadzor, ha bloccato diversi siti web che ospitavano copie pirata del melodramma premio Oscar del 2005 I segreti di Brokeback Mountain, incentrato sulla storia d’amore tra due cowboy gay.

 

Il dramma è stato diretto dal grande cineasta americano-taiwanese Ang Lee, che vede come protagonisti il compianto attore australiano vincitore del premio Oscar Heath Ledger e il meno carismatico Jake Gyllenhaal, è ambientato nello Wyoming degli anni Sessanta e racconta la storia di due cowboy che si legano sentimentalmente e pure carnalmente – da notare che Brokeback si traduce impudicamente in «dietro rotto».

 

Il film è stato descritto come il «primo western gay» e ha vinto numerosi premi alla sua uscita nel 2005, tra cui gli Oscar per il miglior regista, la migliore sceneggiatura non originale e la migliore colonna sonora.

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In seguito all’adozione di una nuova legge russa che vieta la propaganda LGBT, che ha introdotto pesanti multe per le violazioni, il Roskomnadzor ha pubblicato un elenco di film e serie TV che dovrebbero essere vietati nel Paese per ottemperare alla nuova legislazione.

 

Brokeback Mountain era tra i film sulla lista nera e successivamente è stato rimosso da tutti i servizi ufficiali di streaming video.

 

 

Come riportato da Renovatio 21, l’anno scorso, la Corte Suprema della Russia ha anche messo fuori legge il «movimento pubblico internazionale LGBT» e lo ha definito un «gruppo estremista», accusandolo di seminare «discordia sociale e religiosa» nel Paese.

 

A marzo, il Servizio federale di monitoraggio finanziario della Russia ha ampliato la sua designazione di persone e organizzazioni ritenute coinvolte in attività estremiste o terroristiche, includendo il «movimento LGBT» e le sue «unità strutturali».

 

Nel frattempo, il presidente russo Vladimiro Putin ha chiarito che le autorità non hanno alcun problema con ciò che i membri della comunità gay fanno nella loro vita personale, purché «non lo ostentino» in pubblico e non coinvolgano bambini.

 

Il Putin è anche espresso contro la promozione di «relazioni sessuali non tradizionali» come parte di un’iniziativa per promuovere i «valori della famiglia» iniziata durante il suo terzo mandato presidenziale all’inizio del 2010.

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Come riportato da Renovatio 21, lo scorso novembre, interrogato sul tema dal regista serbo Emir Kusturica 9° Forum internazionale della cultura a San Pietroburgo, Putin aveva espresso parole di favore rispetto al diritto all’espressione artistica delle minoranze, inclusa quella omosessuale.

 

Kusturica chiesto a Putin se la sua opinione sui temi LGBTQ diventasse un requisito obbligatorio per vincere alcuni concorsi cinematografici in Occidente.

 

«Sì, in effetti, vediamo che in vari concorsi nei paesi occidentali, per vincere qualcosa, devi raccontare, scrivere o mostrare la vita delle minoranze sessuali, dei transgender e dei trasformatori [sic] – con molti nomi diversi per loro», ha affermato il presidente russo.

 

«Ma ti dirò una cosa inaspettata. Anche loro – questi argomenti e queste persone – hanno il diritto di vincere, mostrare e raccontare, perché anche questo fa parte della società. Questo è anche ciò con cui vivono le persone. È brutto se vincono semplicemente ogni tipo di competizione, non serve a niente».

 

Il presidente ha sottolineato che «l’uguaglianza» dovrebbe essere un principio universale, anche nei concorsi culturali.

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