Geopolitica
Il colonnello McGregor: siamo alle porte della guerra che cambierà il mondo
Il colonnello in pensione Douglas McGregor, l’uomo che guidò le forze americane nell’ultima battaglia di tank del XX secolo nella prima guerra d’Iraq, ha espresso una sua breve quanto terrificante analisi del quadro geopolitico e militare dell’ora presente e del futuro prossimo.
McGregor è noto per la sua schiettezza, che lo ha portato, ad esempio, a dire sin dal principio che l’Ucraina non poteva reggere sotto l’impatto della macchina militare della Federazione Russa. Ciò che scrive su Twitter dipinge uno scenario davvero devastante.
«Si prevede che le perdite israeliane supereranno i 1.000 morti. È inconcepibile che l’esercito israeliano NON avesse forze pronte posizionate nel Sud o nel Nord per affrontare la potenziale violenza nell’anniversario del 1973» dichiara il colonnello.
«Allo stesso tempo, gli arabi hanno fatto quello che non avrebbero mai fatto. Stanno zitti. In questo senso ricorda due condizioni. Innanzitutto, Custer e la sua colonna furono annientati perché le tribù ostili fecero qualcosa che non avevano mai fatto: Si sono uniti e hanno mantenuto la loro posizione. Normalmente, venivano divisi e fuggivano non appena arrivavano i regolari dell’esercito. Si affrettò a pensare che se non lo avesse fatto, i nemici sarebbero fuggiti».
Dopo aver fatto un esempio preso dalla storia americana della lotta ai nativi, McGregor passa a ricordare la guerra in Europa: «ricorda anche il Bulge [l’Offensiva delle Ardenne tra la fine del 1944 e i primi mesi del 1945, ndr]. Siamo rimasti in uno stato di pio desiderio e i tedeschi ci hanno sorpreso».
The Israeli losses are predicted to exceed 1,000 dead.
It is inconceivable that the IDF had NO ready forces positioned in the South or the North to deal with potential violence on the anniversary of 1973.
At the same time, the Arabs did what they never do. They shut up.
In…
— Douglas Macgregor (@DougAMacgregor) October 9, 2023
«Per Israele, tuttavia, questo è serio da morire. Se Hezbollah resta fuori, l’esercito israeliano schiaccerà sistematicamente Gaza. Tuttavia, gravi attacchi dal Libano meridionale metteranno a dura prova le forze di terra delle forze di difesa di Israele».
A quel punto «può darsi che la rabbia e il disgusto del mondo musulmano per la distruzione di Gaza e della sua popolazione provochino alla fine una guerra più ampia che potrebbe coinvolgere l’Iran e persino la Turchia. L’Egitto non sarà in grado di restare fuori. La Giordania potrebbe crollare sotto la pressione dei disordini interni. Insomma, il mondo potrebbe cambiare radicalmente».
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In una recente intervista nel popolare programma sui social del Giudice Napolitano, McGregor ha allargato l’obiettivo.
I would be very surprised if Benjamin Netanyahu and his administration is not gone in the next few weeks.
The Israeli's have shipped enormous quantities of 155 mm artillery ammunition to Ukraine at the request of the United States.
Zelensky forged something of a relationship… pic.twitter.com/DJmS16iXLc
— Douglas Macgregor (@DougAMacgregor) October 10, 2023
«Sarei molto sorpreso se Benjamin Netanyahu e la sua amministrazione non se ne andassero nelle prossime settimane. Gli israeliani hanno spedito in Ucraina enormi quantità di munizioni di artiglieria da 155 mm su richiesta degli Stati Uniti. Zelens’kyj ha stretto una sorta di rapporto con gli israeliani e quel rapporto potrebbe averli distratti dal vigilare sui loro confini».
Come riportato da Renovatio 21, il regime di Kiev ha dato il suo appoggio incondizionato a Tel Aviv durante questa crisi. Il presidente Zelens’kyj, che è di origine ebraica da parte di padre, secondo Voice of America ha visitato varie volte lo Stato Ebraico prima di divenire presidente per andare a trovare il suo mentore e sponsor, l’oligarca ebreo-ucraino Igor Kolomojskij, con cui ora si sarebbe consumata una rottura.
Tra i possedimenti immobiliari di Zelens’kyj, oltre alla villa in Versilia, vi sarebbe anche una casa comprata per i genitori proprio in Israele.
Zelens’kyj, pur accusato di celebrare nazisti storici e di sostenere neonazisti, ha dichiarato di voler seguire il «modello israeliano per Kiev», come fedele alleato finanziato ed armato da Washington.
In un ennesimo episodio al limite del grottesco, la Casa Bianca ha espresso la volontà di introdurre aiuti a Kiev pure nel pacchetto di aiuti in partenza per Israele.
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Immagine screenshot da YouTube
Geopolitica
Gli USA stanno segretamente elaborando con la Russia un nuovo piano di pace per l’Ucraina
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Mosca ha ribadito che un accordo stabile deve salvaguardare le sue priorità in termini di sicurezza. Dmitriev si è detto «moderatamente fiducioso» sulla bozza americana, notando: «Abbiamo l’impressione che la prospettiva russa sia stata finalmente presa in considerazione».Understand Witkoff-Yermak talks tomorrow in Turkey called off. Witkoff might not have been aware of the scandal he was walking into when agreeing the meeting, I’m told.
— Oliver Carroll (@olliecarroll) November 18, 2025
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Geopolitica
L’ONU approva la «forza di stabilizzazione» sostenuta da Trump a Gaza
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato una risoluzione elaborata dagli Stati Uniti che avalla un piano di pace per Gaza e legittima l’istituzione di una «Forza Internazionale di Stabilizzazione» nell’enclave. La Russia, unitamente alla Cina, ha scelto l’astensione, motivandola con le molte criticità operative del testo e il rischio che ne derivi un indebolimento dell’idea di soluzione a due Stati.
Lunedì, l’organo a 15 membri ha espresso voto favorevole al documento americano, che appoggia il piano in 20 punti del presidente Donald Trump per chiudere il conflitto nella Striscia e convalida il «Board of Peace» (BOP), pensato quale autorità transitoria di governo.
La delibera conferma pure la creazione di una Forza Internazionale di Stabilizzazione (ISF) posta sotto l’egida del BOP. L’ISF dovrebbe integrare unità da nazioni arabe e non solo, al fine di preservare l’ordine pubblico, formare una forza di polizia palestinese innovata e monitorare il disarmo nonché la rinascita infrastrutturale di Gaza.
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L’ambasciatore statunitense Mike Waltz ha lodato il provvedimento, qualificandolo come «un ulteriore progresso decisivo verso una Gaza equilibrata, capace di fiorire, e un contesto che consentirà a Israele di esistere in piena tranquillità», precisando che le unità di sicurezza israeliane «sosterrebbero la smilitarizzazione della Striscia e l’eliminazione delle reti terroristiche».
La Russia, pur in grado di bloccare la risoluzione con il veto, ha optato per l’astensione, nondimeno Vassilij Nebenzia, rappresentante di Mosca all’Onu, ne ha aspramente contestato i contenuti, bollandolo come «l’ennesima beffa del caso».
«Il Consiglio concede il proprio imprimatur all’iniziativa Usa fondandosi solo sulle garanzie di Washington, affidando la Striscia di Gaza al Board of Peace e all’ISF, i meccanismi operativi dei quali ignoriamo ancora», ha dichiarato.
Nebenzia ha quindi invitato i membri dell’Onu a vigilare affinché il testo «non si risolva in un paravento per prove arbitrarie condotte da Stati Uniti e Israele nei Territori palestinesi occupati, né in una sentenza capitale per la soluzione a due Stati», rivelando inoltre che Mosca ha ritirato la propria proposta alternativa dopo aver rilevato l’appoggio di vari Stati arabi alla versione statunitense.
Hamas, che detiene il potere a Gaza, ha respinto con forza la risoluzione, argomentando che l’incarico all’ISF di disarmare le fazioni armate nell’enclave «le sottrae l’imparzialità e la converte in un attore del contenzioso al servizio dell’occupazione».
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Immagine di Jaber Jehad Badwan via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Geopolitica
Russia e USA in trattative per un possibile nuovo scambio di prigionieri
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